venerdì 6 maggio 2011

LA PROGENIE DEL MALE

E' in edicola da qualche giorno "La progenie del male", una storia da me sceneggiata per i disegni del bravo Massimo Pesce, che conclude il racconto iniziato il mese scorso con "A volte ritornano". In realtà, nella conclusione c'è un nuovo inizio, dato che la frase finale è "prepariamoci al peggio". Nella foto più in basso vedete Pesce, il primo a sinistra, insieme a Graziano Romani e Marcello Mangiantini. A questo punto, se non avete già letto "La progenie del male" e non volete rovinarvi la sorpresa su ciò che attende Zagor in fondo all'Abisso Verde (o non anticipare la vostra delusione nel caso la soluzione del mistero non sia di vostro gradimento), rimandate la scorsa delle prossime righe a quando avrete finito l'albo. Insomma, occhio al cosiddetto "spoiler". I motivi per cui questa avventura in due parti fosse particolarmente attesa (e, secondo me, piuttosto importante) sono stati spiegati in un articolo che ho dedicato alla prima puntata, alcune settimane fa. Qui, basterà ricordare che 1) c'è il ritorno di Shyer, la sciamana protagonista delle Speciale "Darkwood Anno Zero" con cui nel 2001 fu celebrato il qurantennale zagoriano, riportata sulle scene in occasione del cinquantennale; 2) si gettano indizi e premesse per la trasferta dello Spirito con la Scure in Sudamerica, che inizierà con la storia prevista subito dopo l'albo a colori del mese di giugno.



Avevo già anticipato, proprio su questo blog, come "A volte ritornano" e il suo seguito avessero l'ambizione di puntare a non lasciare indifferenti i lettori. In realtà, ogni sceneggiatore cerca, o dovrebbe cercare, di basare le proprie storie su una qualche idea "forte", e anche se inevitabilmente si finisce per sfruttare spunti già usati da qualcun altro (visto che sono cinquemila anni che gli uomini scrivono storie, e dieci volte di più che se le raccontano a voce), il tentativo è sempre quello di rimescolare le carte o trovare un nuovo modo per narrare cose già dette.
Io mi sforzo per escogitare sempre qualche trovata che, almeno in ambito zagoriano, non sappia troppo di deja vu o non sembri una minestra riscaldata. Per cui, tiro fuori dal cilindro i freak piuttosto che le macchine volanti, la Loggia della Corona oppure un espediente per far diventare Zagor e Tonka nemici fra loro. Talvolta, il tentativo di sorprendere la platea fallisce. Anzi, fallisce sempre perché ci sarà comunque qualcuno che non apprezzerà la trovata di turno.


Anche se Nolitta ha inventato il robot Titan e il sommergibile Squalus, se io invento dei biplani costruiti da un pioniere dell'aria ideato dallo stesso Bonelli qualcuno troverà lo stesso improponibili i miei aerei dalla foggia verniana sostenendo, per esempio, che Zagor dovrebbe essere un western tradizionale senza troppi voli (è il caso di dirlo) di fantasia. Ogni lettore ha la propria idea di come dovrebbe essere lo Spirito con la Scure, e del resto la saga permette di trovare tanti diversi tipi di storie zagoriane, tra le quali ciascuno può trovare le sue preferite: quelle western, ma anche quelle horror, quelle fantasy, quelle gialle, quelle comiche, eccetera. La mia idea è che questa estrema varietà di filoni, generi e tematiche sia alla base del successo cinquantennale dell'eroe di Darkwood, e che Darkwood stessa sia, proprio per volere del suo creatore, Guido Nolitta, il regno del possibile e dell'impossibile (pur nel rispetto di una coerenza interna ormai sedimentata). Dunque, proprio il rispetto della nolittianità impone la ricerca di sempre nuovi orizzonti. I disegnatori dello Spirito con la Scure dicono sempre, e chi viene agli incontri lo sa, che a realizzare le storie di Zagor non ci si annoia mai. Ogni avventura è diversa dall'altra, gli scenari cambiano sempre, le tematiche e le atmosfere si rinnovano continuamente. Dunque, anche ne "La progenie del male" c'è un mio tentativo di aprire nuovi orizzonti verso scenari più vasti, pur riallacciandomi alla tradizione (perché non ho inventato io né l'Abisso Verde, né le basi di Atlantide e Mu).


Un aneddoto divertente riguarda i mostri trovati da Zagor nella prima sala del laboratorio antidiluviano costruito dagli scienziati di Mu. Chi ha letto sa che degli esperimenti genetici sfuggiti di mano e proseguiti senza controllo dai computer impazziti della base hanno creato dei mostri come pipistrelli e bisce giganti. Volevo però qualche altro "animale" mutato, e ho pensato alle pulci perché, se guardate un acaro o un pidocchio al microscopio, vedrete delle bestie orrende. Ingrandite una pulce alle dimensioni di un cane e avrete un mostro orripilante. Dunque, ecco la mia richiesta a Pesce perché disegnasse appunto qualcosa del genere. E' successo però che qualcuno, in redazione, durante una pausa pranzo, mi abbia chiesto: "Ma insomma, dimmi, contro chi lotta Zagor nella storia che stai sceneggiando?". E io: "Contro le pulci".


Un'altra cosa da sottolineare è come l'idea della "lingua degli antichi" mi è stata ispirata da Umberto Eco che nel suo saggio "La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea" cita l'arcaica lingua aymara (un idioma andino parlato ancora oggi) per la sua struttura paragonabile a quella di un linguaggio informatico, al punto che sembra appunto costruita in laboratorio. Quando Zagor "comunica" con la "matrice" lo fa appunto parlando in aymara. E' un argomento affascinante su cui potremmo, volendo, anche tornare.
I primi commenti sembrano, per ora, quasi tutti molto positivi, tuttavia mi permetto di citarne due, molto brevi, di segno opposto, per rispondere poi a una obiezione sollevata dal secondo. Winter Snake, telegraficamente scrive: "Comprato e divorato. Disegni spettacolari. Una pietra miliare nella saga zagoriana. Ottima l'idea della vera natura dell'abisso verde e del mostro antidiluviano. In attesa dei successivi sviluppi". Contericci, anch'egli dotato di una apprezzabile sintesi, ribatte: "Storia nella quale si avvertono forti influenze esoteriche, massoniche e dei culti pagani dedicati alla madre terra. Non che ci sia poi nulla di male, ma preferirei evitare". Ecco, sono rimasto colpito dall'aggettivo "massonico". Non avrei mai pensato di aver scritto qualcosa che suonasse come vergato con il compasso. E, riflettendoci, faccio fatica a capire quali siano le "forti influenze" massoniche ne "La progenie del male". Forse qualcuno mi può aiutare. In ogni caso, non sono proprio il tipo da indossare cappucci e grembiulini, né di venerare Architetti dell'Universo, benché rispetti chiunque veneri qualcosa. Soprattutto, non avrei tempo di partecipare a riunioni di logge, dato che ho una decina di autori di Zagor affamati di pagine di sceneggiatura e un blog da aggiornare a giorni alterni. La faccenda dei culti pagani dedicati alla Madre Terra vale invece la pena di essere approfondita.

Non si può leggere qualcosa sulla storia, la cultura e le leggende del Sud America, come io vado facendo da anni, senza imbattersi nello sciamanesimo femminile e nel culto di Pacha Mama, appunto la Madre Terra. In particolare, i libri di Hernán Huarache Mamani, come "La profezia della Curandera" o "Negli occhi dello Sciamano". Secondo la tradizione andina, soltanto le donne possiedono un'energia straordinaria capace di riportare pace ed equilibrio nel mondo: "Ricorda, la terra appartiene alla donna non all'uomo. Per questo la donna ha potere sulla terra; solo lei può salvarla, se vuole. In caso contrario, potrebbe essere distrutta. - ha scritto Mamani in un passaggio che mi sono appuntato - Quando sarà il momento, sentirai il potere della donna, della madre, dell'essenza stessa della Madre Terra. Il curandero esiste perché esiste la curandera. E' da lei che hai ricevuto il suo potere e grazie ad esso lavorerai per il bene dei nostri popoli, che soffrono in silenzio l'oltraggio perpetrato al loro sapere e alla loro conoscenza. L'amore per la terra e lo stimolo del potere della donna arriveranno quando tu, loro figlio, saprai rompere il silenzio che è stato imposto dagli invasori e dai distruttori dei nostri popoli". E ancora: "Il giorno in cui amerai, conoscerai e rispetterai te stessa, scoprirai che la terra comunica con te, che la Pachamama possiede un linguaggio attraverso il quale le montagne ti parlano, i fiumi ti mormorano e le sorgenti ti consigliano. Allora saprai che sei un tutt'uno con l'universo, che sei come l'acqua che si espande. Il giorno in cui ti accetterai davvero, orizzonti sconosciuti ti si schiuderanno e una musica mai ascoltata giungerà alle tue orecchie. Così potrai apportare il tuo contributo alla realizzazione della profezia secondo la quale in questo ciclo cosmico il risveglio del femminile permetterà di risanare le ferite inferte a Madre Natura".




Al di là del misticismo, da cui personalmente non sono attratto, approfondendo l'argomento sembra proprio che lo sciamanesimo sia stato retaggio femminile. Anche presso le antiche culture mediterranee abbiamo, in epoche remote, il sacerdozio femminile, accompagnato da trance e divinazione. I luoghi di culto e di trance erano sotterranei: templi nascosti dedicati a divinità che avevano a che fare con l'energia della terra, della luna e delle acque. Le dee invocate erano in genere raffigurate dipinte di nero e da loro nasce la serie delle Madonne nere o divinità femminili scure collegate alla terra e alla guarigione. La dea egizia della terra è Iside, il cui nome significa "pietra nera". Troverete un interessante Inno a Iside in fondo a questo articolo: è stato ritrovato fra i manoscritti di Nag Hammadi.



E' chiaro che, in perfetto ossequio al mio atteggiamento laico e razionale di cui non ho mai fatto mistero, non pratico nessun culto pagano. Però ho trovato interessante l'idea dello sciamanesimo femminile e mi è parso utile collegare una mia sciamana (Shyer) con le curandere andine, dando un'origine fantastica alle conoscenze di cui le sacerdotesse di vari popoli sono depositarie. Vedrete in seguito come questo tentativo verrà svolto in chiave avventurosa. Perché, mi preme dirlo, è ovvio che per quanto ci sia un fondamento culturale a un po' tutte le cose che ho raccontato e che racconterò, narrare l'avventura resta lo scopo principale della mia vocazione. Dunque, bravo (o brava) chi saprà cogliere un substrato di documentazione o un piano di lettura più elevato tra le vignette piene di mostri, banditi, spari e pugni, ma non c'è nessun bisogno di capire nulla al di là della trama avventurosa principale così come si dipana sotto gli occhi del lettore più distratto e rilassato.


Inno a Iside

Io sono la prima e l'ultima,
io sono la venerata e la disprezzata,
io sono la prostituta e la santa,
io sono la sposa e la vergine,
io sono la mamma e la figlia,
io sono le braccia di mia madre,
io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli.
Io sono la donna sposata e la nubile,
io sono colei che dà la luce e colei che non ha mai procreato,
io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
e fu il mio uomo che mi creò.
Io sono la madre di mio padre,
io sono la sorella di mio marito,
ed egli è il mio figlio respinto.
Rispettatemi sempre,
poiché io sono la scandalosa e la magnifica.

(sec. III o IV, ritrovato a Nag Hammadi)