sabato 26 novembre 2016

ZAGOR: LE FIGURINE!



Sono in distribuzione in edicola, ormai da qualche settimana, le figurine della raccolta dedicata a Zagor dalla Panini. Il titolo dell'album è "Zagor, lo Spirito con la Scure" e del raccoglitore esistono tre versioni: una in brossura, una cartonata e una a tiratura limitata dalla grafica diversa e con una stampa realizzata da Alessandro Piccinelli in allegato. L'edizione in brossura a sua volta viene venduta o così com'è o in uno "start pack" che offre alcune bustine e una maxi card fuori serie. L'edizione limitata è stata distribuita solo tramite prenotazione via Internet in un numero ristretto di copie (del resto il senso di queste operazioni è appunto quello di offrire ai collezionisti più accaniti qualcosa di raro ed esclusivo). In ogni caso, la gestione del marketing è appannaggio dell'editore, cioè la Panini: io mi sono limitato a scrivere, per conto della Bonelli, i testi di accompagnamento di ogni figurina e di introduzione a ogni paginata. La cura delle singole immagini (scelte con cura, ripulite dai ballon e ricolorate anche con effetti metallizzati e fosforescenti nel buio) è stata di Graziano Romani e di Giovanni Mattioli, con l'ausilio dei grafici sia della Panini che bonelliani - a cui va il mio ringraziamento per il gran lavoro svolto con pazienza e disponibilità nonostante i tempi stretti che avevamo a disposizione. 


L'album contiene anche una storia indedita, "Mo-hi-la: la palude maledetta", scritta da me e disegnata da Walter Venturi. Si tratta di sedici tavole che cercano di spiegare perché l' isolotto in mezzo alle sabbie mobili scelto dallo Spirito con la Scure per costruirci la sua capanna avesse fama di essere infestato da presenze misteriose e malefiche, come si dice ne "La foresta degli agguati" (la prima striscia della serie). La storia inedita è più lunga di quella che Boselli e Piccinelli realizzarono lo scorso anno per l'album di figurine di Tex, e tutta la raccolta conta del resto più pagine  e più stickers.  Gli zagoriani che soffrono spesso di un senso di sudditanza nei confronti della considerazione che gode Aquila della Notte avranno di che esserne soddisfatti. C'è anche di che rallegrarsi del fatto che il Re di Darkwood abbia raccolto il convinto interesse della Panini, a testimonianza di come il nostro eroe sia sempre, e sempre di più, sulla cresta dell'onda. Il gran numero di iniziative, di gadget, di saggi, di mostre che vede Zagor al centro dei riflettori la dice lunga circa la salute del personaggio, a dispetto dei profeti di sventura che si stracciano le vesti ogni volta che una storia o un disegnatore sembrano (ai loro occhi) tradire l'ortodossia. 

Che io sappia la raccolta di figurine ha avuto un lancio stratosferico a Lucca Comics e la mia impressione è che stia andando bene anche in edicola. Parlando con i lettori e i collezionisti che incontro tutti mi raccontano di album comportati e di seconde raccolte avviate con i doppioni, doppioni oggetto peraltro di fervidi scambi e di mancoliste da spuntare (è questo, anche, il bello del gioco - perché di gioco si tratta). In ogni caso, una volta che l'album è completato si può sfogliare come un coloratissimo libro godibile da tutti, grandi e bambini.

Tuttavia, in un contesto di apprezzamento generale, ho sentito anche alcune critiche a cui proverò a rispondere. Qualcuno, a quanto pare, ha storto il naso di fronte alla scelta di selezionare soltanto illustrazioni di Gallieno Ferri. Per quanto mi sembri assurdo vedere contestare il maestro ligure, credo di aver capito che le recriminazioni nascano da due considerazioni: Zagor è stato disegnato anche da altri e a tutti bisognava dare rappresentanza; inoltre Ferri non ha mai raffigurato alcuni personaggi (per esempio, non so, Billy Boy Kirby o Guedé Danseur) pertanto esclusi dalla raccolta. Ora: l'album ha voluto essere un preciso omaggio a Gallieno in quanto realizzato a pochi mesi dalla sua scomparsa, nel quadro di una serie di celebrazioni che lo hanno visto ricordare in più occasioni, per esempio proprio a Lucca, e che proseguiranno con un Magazine a lui dedicato nel 2017. Di fronte a Ferri non ci dovrebbero essere discussioni. Inoltre, se avessimo dovuto dare spazio a tutti i disegnatori che hanno collaborato alla saga zagoriana sarebbe stato necessario dedicare un gran numero di figurine (e di pagine) proprio a questa carrellata. 

Ipotizzando di averlo fatto, secondo voi Franco Donatelli avrebbe dovuto avere lo stesso spazio di Cubbino o Chiomenti? E se ogni disegnatore avesse al contrario goduto di un numero di stickers proporzionale al proprio contributo, come stabilire, con il bilancino, le immagini di Pini Segna e Francesco Gamba, Roberto D'Arcangelo o Stefano Andreucci? E che cosa rispondere alle obiezioni di chi avesse contestato una figurina in più riservata all'uno o all'altro? Meglio, sicuramente meglio, tagliare la testa al toro riservando tutto l'album a Ferri, punto e basta. Nessuno, di sicuro non io, nega la bravura e l'apporto di un autore indimenticabile come Franco Bignotti: ma non si tratta di un saggio, o di una tesi di laurea su Zagor, si tratta di un album di figurine. Non c'è da tener conto soltanto dei super-appassionati e degli esperti, ci stiamo rivolgendo a un pubblico molto ma molto più vasto, composto anche dai collezionisti Panini o di altri coinvolti per caso o per curiosità. Più che il problema di non trascurare Giancarlo Tenenti o Renato Polese si deve tener conto della necessità di offrire un prodotto accattivante, bello da vedersi, affascinante. E l'omogeneità garantita dalla scelta di puntare soltanto su Ferri è la miglior garanzia riguardo questo tipo di risultato. Va detto poi che Gallieno ha raffigurato tutti i personaggi principali, persino alcuni non presenti nelle sue storie, come il Going-Going, Marie Laveau o l'Arciere Rosso: l'ha fatto sulle copertine o nella galleria de "Il mondo di Zagor", la rubrica in appendice alla ristampa con la costolina gialla. Perciò, se proprio manca Eddy Rufus facciamocene una ragione: lo spazio è a quel che è.

Altra obiezione: nelle cards denominate "personaggi indimenticabili" e "le copertine storiche" avrebbero dovuto esserci altre immagini. Per esempio: perché la card n° 10 raffigura la strega Yaska, che appare in una sola storia, mentre non c'è Drunky Duck, presente in decine di racconti? E perché c'è la copertina de "L'abisso verde" mentre manca quella de "L'uomo lupo"? Cominciamo col dire che le cards sono soltanto 36 e dunque qualunque scelta si fosse fatta avrebbe potuto venire contestata. Potrei proseguire dicendo che per me Yaska è indimenticabile e che nessuno può negare che "L'abisso verde" sia un numero storico, perciò non è che viene contestato Assalonne Tipperary (che infatti non c'è) o la cover di una fanzine (escluse dal novero). Del resto la cover de "L'uomo lupo" è presente con lo sticker  n° 77 a pagina 18 e Drunky Duck c'è a pagina 48 con la figurina 191. Il punto è che certi personaggi (amici, nemici, alleati, mostri) sono rappresentati nelle loro sezioni e le card hanno offerto l'occasione per colmare alcuni "buchi" creati altrove dalla mancanza di spazio. Ogni immagine è stata pensata e ripensata, di sicuro scelta con cura fra tante altre possibili. Ricordo infinite discussioni con Graziano Romani per capire dove mettere Gelsomino e Serafino piuttosto che Kruger e Meyer. Ogni alchimia aveva controindicazioni ed effetti collaterali e fino all'ultimo sono stati fatti aggiustamenti, nella consapevolezza che avremmo avuto contestazioni da parte di qualcuno, Però a un certo punto bisognava prendere delle decisioni e, per un motivo o per l'altro, quel che è venuto fuori è stato quello che è finito in edicola. Il mio consiglio è: attaccate le figurine e sorridete. Buon divertimento!


lunedì 21 novembre 2016

CHUPACABRAS!


E' in edicola in questi giorni il Color Tex n° 10, intitolato "Il mescalero senza volto e altre storie". L'albo contiene cinque storie brevi e a colori, scritte da Barbieri, Boselli, Burattini, Rauch e Testi  e disegnate da Bocci, Dotti, Laurenti, Rubini, Venturi (in ordine alfabetico). Per una inquadratura generale della pubblicazione può essere utile leggere la recensione di BadComics, cliccando qua. Se permettete, io mi limiterò a dire qualcosa sull'episodio a mia firma, intitolato "Chupacabras!", splendidamente illustrato da Michele Rubini (con il quale avevo già lavorato su Zagor, con la storia "La morte sospesa", in quattro albi). 

Innanzitutto, si tratta della mia seconda prova su Tex, dopo "Incontro a Tularosa" (disegni di Giuseppe Camuncoli), pubblicato su un Color di un paio di anni fa. Poiché non c'è due senza tre, ho già consegnato, nel frattempo, una terza sceneggiatura texiana che è stata affidata a Raffaele Della Monica (un altri che di solito lavora con me sulle tavole dello Spirito con la Scure, ma che ha un passato di autore anche di Aquila della Notte). E' probabile (e io ci spero) che Mauro Boselli mi chieda di lavorare su un quarto e forse un quinto episodio, ma ne parleremo a tempo opportuno. Scrivere per Tex è impegnativo e faticoso: sento la responsabilità di dovermi presentare con tutti i documenti in regola di fronte a un pubblico attento e numerassimo ed è come giocare in Nazionale venendo dalla Fiorentina. In più, scrivere un Tex interessante  potendo avere solo trentadue tavole a disposizione è impresa improba. Non pretendo di fare gol, ma spero di contribuire al risultato. Il Color Tex esce poi nello stesso momento dello Speciale Dampyr a mia firma, "La porta dell'inferno", accolto con molto favore dal pubblico, e dunque serve a dimostrare che sono in grado di cavarmela anche con altri personaggi oltre a Zagor (il mio eroe del cuore che, finché dipenderà da me, comunque mai abbandonerò). "

"Il mescalero senza volto e altre storie" presenta racconti western intrigarti ma di stampo tutto sommato tradizionale, "Chupacabras!" è l'unico dell'albo a uscire dai canoni per proporre una contaminazione horror. Contaminazione, tuttavia, che si basa su una creatura,  un folcloristico succhiatore di sangue del Sud Ovest, legata alle leggende messicane di cui ancora oggi si parla nei programmi di Giacobbo e là dove si affrontano temi legati alla criptozoologia. Una disciplina, questa, considerata pseudoscientifica, ma non per questo priva di interesse: gli studiosi che se ne occupano cercano di verificare l’attendibilità delle segnalazioni di specie animali su cui si hanno solo segnalazioni e prove indirette (testimonianze, impronte, foto dubbie e via dicendo) ma non l’evidenza di un esemplare catturato vivo, o dei suoi resti da esaminare. A fondare e teorizzare questo tipo di indagine fu lo zoologo belga Bernard Heuvelmans che, nel 1955, scrisse un saggio intitolato “Sulle tracce delle creature ignote”. Secondo lui, la materia avrebbe dovuto essere una branca della zoologia tradizionale ma la comunità scientifica non l’ha mai riconosciuta come tale, ritenendola più affine allo studio delle leggende e lontana dalle metodologie scientifiche. Tra le specie animali di cui non è mai stata provata l’esistenza, nonostante ci sia chi racconta di averli visti, oltre allo Yeti e al Sasquatch ci sono, solo per fare degli esempi, il Mostro di Loch Ness, la Bestia dello Géveudan e il Chupacabras (quest’ultimo, una sorta di grosso cane, o piccolo orso, munito di aculei dalla testa alla coda, che vivrebbe nelle zone desertiche del Centro America). Va detto che almeno uno degli animali considerati fantastici di cui si è occupata la criptozoologia si è poi scoperto essere realmente esistente: si tratta del calamaro gigante, di cui sono stati catturati anche alcuni esemplari. Molti delle creature che hanno attirato l’attenzione di Heuelmand hanno anche offerto spunti a non finire per romanzi, film e fumetti. 






lunedì 7 novembre 2016

LA PORTA DELL'INFERNO




E’ in edicola da qualche giorno “La porta dell’inferno”, lo Speciale Dampyr n° 12, da me sceneggiato per i disegni di Fabrizio Longo. Sono le mie prime 160 pagine scritte per Harlan Draka e anche per Fabrizio si è trattato di un esordio, sia in casa Bonelli che in casa Boselli. Il sito della Casa editrice ha pubblicato una mia intervista al disegnatore,  intitolata “Benvenuti all’Inferno”, preceduta da questa introduzione a mia firma.


Nonostante i miei venticinque anni di esperienza alle spalle, quando Mauro Boselli mi ha chiesto di scrivere una storia di Dampyr mi sono sentito tremare le vene ai polsi. Le storie di Harlan Draka non sono mai, come sanno bene i lettori (e benissimo gli sceneggiatori), un compitino da sbrigare con la mano sinistra. Al contrario, richiedono originalità d’invenzione e ricchezza di documentazione, oltre che rispetto di una linea editoriale e di uno standard qualitativo stabiliti da oltre quindici anni di storie che hanno costruito un universo e una continuity da cui non si può prescindere. Vista la competenza con cui Boselli maneggia materie complicatissime come i miti celtici, le leggende scandinave e i cicli arturiani, ho pensato che avrei potuto cavarmela soltanto trattando temi in cui anche io sono un minimo ferrato, come la letteratura italiana, la filologia dantesca e la storia fiorentina.


Appunto da toscano qual sono, ho pensato di ambientare proprio a Firenze la vicenda che ero chiamato a scrivere. Poi, riflettendo sulle tematiche horror tipiche della saga dampyriana, sono partito dal presupposto che il racconto più orrorifico mai concepito da mente umana sia la discesa negli inferi di Dante Alighieri: ho immaginato dunque una storia in cui Harlan compisse quello stesso viaggio. Per inciso, una annotazione: “tremar le vene e i polsi” (la frase da cui sono partito), è appunto una espressione dantesca usata nel primo canto dell’“Inferno”: “Vedi la bestia per cu’ io mi volsi /?aiutami da lei, famoso saggio / ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi". Tutto torna.

Quanto alla documentazione, oltre a leggere un bel po’ di saggi e far ricorso agli appunti universitari, ho consultato un vecchio amico, Alessandro Monti (noto anche in ambito fumettistico per aver collaborato con me in vari saggi critici e alla rivista “Dime Press”): Alessandro è oggi un insegnante e uno storico di professione e lavora abitualmente in ricerche di archivio su vecchi testi e carteggi medievali e rinascimentali. Dai miei consulti con lui derivano molti dei particolari riguardanti le tecniche di studio dei codici antichi che vengono spiegati ne “La porta dell’inferno”, appunto la storia di Dampyr che sono poi andato a scrivere. Non a caso uno dei personaggi del racconto si chiama Montanari e ha appunto lo stesso aspetto del mio “consulente”. A illustrare le 160 tavole dello Speciale – in edicola dal 22 ottobre – è stato chiamato un esordiente (solo in campo bonelliano, in realtà disegnatore con già alcune esperienze alle spalle): Fabrizio Longo. La sfida che si è trovato davanti era davvero pazzesca: visualizzare gli scenari danteschi confrontandosi con le illustrazioni di incisori del calibro di Gustave Dorè e pittori di ogni epoca. L’impresa è stata portata a compimento con i risultati che finalmente sono gli occhi di tutti. 

Per leggere il seguito vi rimando appunto all’intervista che ho fatto a Longo, leggibile cliccando qui

Moreno Burattini e Fabrizio Longo
Rinnovo a Fabrizio i miei complimenti per come è riuscito a confrontarsi con gli scenari danteschi, impresa davvero non facile, nel rispetto delle descrizioni del Sommo Poeta che, davvero, ha scritto uno de testi più orrorifici della letteratura mondiale. Fra tanti mostri e tante visioni apocalittiche, il vero dramma (quello che più sconvolge) è il dato di fatto di non poter morire: il dolore si rinnova senza fine, come sperimentano Dampyr e i suoi compagni finiti nell’Inferno di Dante, là dove, quando si entra, si lascia ogni speranza, anche quella della morte.

Una curiosità riguarda il cameo (una vera e propria piccola parte, a dire il vero) di Desdemona Metus, ovvero quella Desdy che con il soprannome de “L’Insonne” (dal titolo del programma radiofonico che conduce) è stata protagonista di più incarnazioni editoriali: creata nel 1994 da Giuseppe di Bernardo e da Andrea J. Polidori adesso sembra pronta per una serie TV (o una pellicola cinemotografica?) tutta sua. Essendo Desdemona fiorentina, portando Harlan a Firenze mi è sembrato giusto creare un team up non ufficiale (non si fa mai il nome della ragazza per esteso) d’accordo con Boselli e Di Bernardo. Guarda caso, fra le sue esperienze precedenti a Dampyr, Longo annovera anche un episodio dell’Insonne.

Nei giorni seguenti l’uscita dello Speciale si sono succedute numerose recensioni. Finora, i giudizi che ho letto sono più che positivi, talvolta entusiasmanti. Ne segnalo qui alcuni. estratti. Ringrazio in ogni caso tutti, anche chi avesse espresso pareri meno lusinghieri, per l'attenzione.  In calce troverete l'invito a una presentazione culinaria de "La porta dell'Inferno" prevista per il 18 novembre 2016 a Firenze, al ristorante "Il Latini" (un vero paradiso gastronomico). Ci saremo io e Longo e anche tanti altri autori.


Bad Comics



La narrazione e l’arte di queste tavole pensate ovviamente per un prodotto di intrattenimento, sono capaci di un trasporto insolito: riescono a catturare e a trasmettere al lettore alcune delle emozioni centrali del capolavoro originale: il tormento e il totale abbandono a cui sono condannate le anime dei peccatori in quei luoghi di pena e di indicibile dolore, che non viene risparmiato neppure ai nostri eroi.
Pensavamo finora che l’Inferno di Dante avrebbe smesso di angosciarci dimenticate le interrogazioni e finite le scuole. Ci sbagliavamo: Malebolge e dintorni possono ancora rappresentare un incubo, come pure l’occasione per godersi un’incredibile esperienza horror.


Gli Audaci



Emerge con chiarezza il ricco apparato di documentazione al quale si sono rivolti gli autori: lo stesso Burattini in un recente articolo/intervista ha dichiarato di essersi avvalso della consulenza dello storico Alessandro Monti (citato anche nella storia nella figura del Professor Montanari), mentre visivamente è evidente anche a uno sguardo superficiale che Longo ha studiato ed assimilato le incisioni di Gustave Dorè per dar vita a delle tavole al contempo personali ma colme di citazioni. Tutti i passaggi dell'albo ambientati all'Inferno sono caratterizzati da una perizia e una minuziosità nella rappresentazione grafica che rendono la lettura particolarmente piacevole, con il verosimile risultato di spingere il lettore con minor memoria degli studi classici a rileggersi una delle opere fondamentali della letteratura italiana.


Nerdgate


Un albo molto interessante, godibilissimo sia da chi segue ogni mese le avventure del Dampyr, sia da chi invece ne è completamente digiuno. La storia è infatti auto conclusiva e non eccessivamente legata a fatti accaduti in pubblicazioni precedenti.
Un ottimo lavoro, che consiglio caldamente a tutti!

A6Fanzine


Un gran bel volume da collezione che ci catapulta lì all'inferno, dove l'incubo prende realtà e le anime entrano in un loop senza fine. Bellissime i disegni e le ambientazioni di Fabrizio Longo, il quale riesce a far prendere vita quei mostruosi personaggi che abitano l'inferno e che speriamo di non incontrare mai.

Zagor e Altro



Questa prima storia dampyriana di Moreno Burattini mi ha davvero appassionato. L’idea di un’antica magia che, per un accidente, riesce a conferire concretezza all’Inferno immaginato da Dante Alighieri nella Divina Commedia, l’ho trovata davvero originale. Lo sceneggiatore non si è limitato “escogitare” un modo per poter far interagire i protagonisti della serie con i personaggi e l’ambientazione di un’opera letteraria, ma – da razionalista (a volte fin troppo) qual è – ha trovato una spiegazione oggettivamente plausibile perché ciò potesse accadere.
Da studente di liceo classico avevo passato ore e ore a studiare le cantiche dantesche ed è stato per me molto bello poter ammirare in un fumetto “drammatico” le raffigurazioni di personaggi e situazioni in precedenza solo immaginate. C’è davvero tutto l’essenziale dell’Inferno.