mercoledì 29 luglio 2020

L'INATTENDIBILE





Lunedì 20 luglio, sul blog “Quel giorno all’alba di un dicembre”, è comparso un articolo dal titolo “Morte e psiche”, scritto a quattro mani da Giampiero Belardinelli e Nazzareno GiorginiL’articolo è una disamina della storia di Zagor “La figlia del mutante”, apparsa sui numeri di Zagor dal 655 al 657. I saggisti esaminano le caratteristiche dei vari personaggi, confrontano gli stili di sceneggiatori diversi che si sono cimentati con temi simili, trovano le fonti, commentano i disegni degli Esposito Bros. Insomma, compilano una documentata recensione.

Come sempre faccio quando mi imbatto in spazi in Rete dove si parla dello Spirito con la Scure, ho segnalato sulla mia pagina Facebook (Moreno "Zagor" Burattini) il link del blog.
Un commentatore ha immediatamente replicato con queste parole: “Le recensioni di Belardinelli non sono attendibili non ha senso critico di piacere tutto. Mai visto una recensione o una critica negativa”.


Non mi sono sorpreso. Mi pare infatti di aver capito che da anni il povero Belardinelli viene sistematicamente attaccato perché ha il torto di apprezzare le storie di Zagor e il lavoro di certi autori. I detrattori dei medesimi non glielo perdonano. Cercando di capire il senso di queste affermazioni, provando anche a inserire la punteggiatura là dove manca e forse qualche vocabolo rimasto nella tastiera, mi pare di poter decifrare così: “Siccome a Belardinelli piacciono le storie di Zagor di cui ritiene di dover parlare, non è attendibile”. Quindi, sviscerando: se a Belardinelli una storia piace, deve parlarne male per poter essere attendibile. Oppure: se Belardinelli decide di parlare di una storia che gli piace, non lo deve fare e deve scegliere di parlare di una che non gli piace. In conclusione: un critico è attendibile solo se fa critiche negative.

Si potrebbe pensare anche di intenderla così: un critico, per essere attendibile, deve alternare giudizi positivi e giudizi negativi. Ma anche in questo caso, la considerazione è di una banalità sconcertante. Per esempio, io non lo so se Belardinelli dà solo giudizi positivi. Bisognerebbe leggere tutto quello che scrive – cosa che non faccio, perché non ho il tempo di farlo. Forse il commentatore antibelardinelliano invece lo fa? Legge tutto? O ha parla per sentito dire, o magari per pregiudizio dopo aver attribuito una etichetta? E se lo fa per pregiudizio, è attendibile lui?  

Un critico non è attendibile o inattendibile per la quantità di giudizi a favore o a discredito, è attendibile per la sua capacità di analizzare ciò di cui parla. Che senso ha valutare un articolo come “favorevole” o “negativo”, senza entrare nel merito delle argomentazioni? Che superficialità, ridurre tutto a “pro” e “contro”. Se io leggo un saggio che parla dell'opera di Pinco Pallino, lo faccio per stabilire se il saggista è pro o contro? Siamo proprio al grado zero dell'approccio critico. Vien fatto di pensare che il detrattore dia, personalmente, dei giudizi negativi e poi valuti come inattendibili tutti i giudizi positivi, solo perché non corrispondono alla sua visione.

C’è anche da considerare che l’articolo “Morte e psiche”, contro cui il commentatore si scaglia, non è stato scritto da Giampiero Belardinelli, ma anche da Nazzareno Giorgini. Dunque anche Nazzareno Giorgini è inattendibile? Il fatto che non lo si rammenti fa pensare che il detrattore non si sia neppure accorto della seconda firma, ergo non abbia neppure letto a recensione, dunque parli per partito preso. Ma scacciamo da noi questi pensieri non lusinghieri, diamo per scontato che il commentatore abbia letto quel che intende attaccare. Se l’ha letto, quali sono gli argomenti di Belardinelli e Giorgini che ritiene inattendibili? Non ci viene spiegato. Belardinelli è inattendibile e basta, e lo è perché “gli piace tutto” (tesi indimostrabile, peraltro). 

Ora, se a me piacesse la musica di Ennio Morricone, e tenessi un blog dove parlo di musiche da film, sembra che per essere attendibile dovrei parlar male di Ennio Morricone. Una logica aberrante. Io, per esempio, tengo un blog intitolato “Utili sputi di riflessione”, in cui recensisco i libri che leggo. Non tutti: solo quelli che leggo. Siccome leggo i libri da cui sono attratto (li scelgo –e mi pare normale), le mie recensioni sono quasi sempre positive. Un altro blogger potrebbe decidere di parlare solo delle cose che gli piacciono. Solo per questo è inattendibile? No: dipende da come argomenta. Fermo restando il fatto che un blogger, sul suo blog, può scrivere quel che gli pare, beninteso. Ma per i detrattori che hanno deciso che Zagor fa schifo (o le storie di un certo autore fanno schifo), leggere che c’è qualcuno che le apprezza è un delitto di lesa maestà.



Ora, io ignoro se Belardinelli parli sempre bene di me o di Zagor, non ignoro però la sua storia: Giampiero è stato una delle colonne della rivista “Dime Press” (vedi l'immagine in apertura) ed è l’autore di quattro monumentali “Zagor Index” (vedi immagine qui sopra) editi da Paolo Ferriani Editore, collabora con “Dime Web” (e con altre cose che magari non so). Scrive di fumetti da trent’anni, ha pubblicato libri. Ci andrei piano nel ritenerlo inattendibile. Un minimo di competenza ce l’ha, il curriculum è lungo. Se no, ci sarebbe da chiedere ai suoi detrattori di esibire il loro. Voi che ritenete un saggista inattendibile, quali saggi avete pubblicato? Ce li fate leggere, così valutiamo la vostra attendibilità? Anche Nazzareno Giorgini, andando a guardare, ha una lunga bibliografia di articoli e libri pubblicati. Che si possa definirlo inattendibile così su due piedi mi sembra una bestemmia. Ma tant’è, c’è chi riesce a farlo senza provare vergogna.

La cosa buffa è che ci sono leoni da testiera e commentatori da forum che giudicano sempre negativamente tutto quello che scrive un certo autore o come viene gestito un certo personaggio. Si potrebbe dire di loro di non aver mai visto una critica positva. E dunque? Costoro, con i loro pregiudizi, sarebbero attendibili?

La figlia del mutante” magari non è piaciuta a Tizio e a Caio. Benissimo: spiegate il perché. L’avete fatto? Bravi. “La figlia del mutante” magari è piaciuta a Belardinelli e Giorgini. Benissimo: ci spiegano il perché. Commento del detrattore: Tizio e Caio sono attendibili, Belardinelli e Giorgini no. Okay: quali argomentazioni ti fanno dare questo giudizio tranciante? Che i primi ne parlano male, i secondi ne parlano bene. Sì, ma le argomentazioni? Non pervenute. Chiunque non la pensi come il detrattore, è inattendibile.

Questo modo di pensare produce risultati aberranti. Racconterò adesso un aneddoto piuttosto spiacevole. Qualcuno si sarà forse accorto che da molto tempo ho interrotto il “filo diretto con Moreno Burattini” che per anni e anni ho tenuto su un forum, rispondendo puntualmente alle domande che mi venivano rivolte e dedicando moltissimo del mio tempo a questo confronto. Non ho smesso di confrontarmi dato che continuo a farlo su Facebook, su questo blog, su Twitter e, soprattutto, in maniera più puntuale, sul blog “Zagor e altro” dove tengo una rubrica grazie all’ospitalità di Marco Corbetta. Uno dei motivi per cui ho preferito sottrarmi agli strali sempre più frequenti di taluni (come ho spiegato più volte qui e anche nel mio libro “Io e Zagor”, edito da Cut-Up) è stato uno sgradevole accadimento, di cui ho francamente parlato in uno dei miei ultimi post in quello spazio. 
Risale al 2015. Eccolo


Cari amici,
mi trovo costretto a intervenire per segnalare un fatto piuttosto grave e inquietante che ha probabilmente un collegamento con le dinamiche (a me in gran parte oscure) di questo o di altri forum zagoriani.
Qualcuno ha avuto accesso al mio indirizzo email pubblico, riportato sul mio blog, o lo ha del tutto falsificato. Spacciandosi per me ha inviato lettere offensive a lettori di Zagor che, ai suoi occhi, hanno il torto di avere (bontà loro) una opinione non negativa del mio lavoro e che, dunque, hanno osato parlarne bene in pubblico. Si è cercato di intimidirli perché non prendano più le mie difese o abbiano l'ardire di farmi dei complimenti quando ritengano di doverne fare. Agli occhi del fake (il pirata informatico) è lecito solo esprimere pareri negativi. Se dunque qualcuno di voi dovesse ricevere mail a mia firma dal contenuto offensivo, sappia che non le ho spedite io e si senta autorizzato a perseguire in ogni modo il responsabile dell'hackeraggio. Da parte mia ho già provveduto a denunciare l'accaduto alle autorità competenti e non dubito che il responsabile (colpevole di reati perseguibili legalmente) verrà identificato e costretto a risarcire me e le altre vittime della sua crociata. Spiace che certe menti siano così ottenebrate da abbassarsi a compiere simili atti, del resto inspiegabili alla luce dell'impegno e della passione messa dal sottoscritto nella cura della serie dello Spirito con la Scure. Ma tant'è. Il pregiudizio e la bassezza di certi individui non conosce limiti. L'indirizzo in questione verrà presto disattivato e si interromperà così un altro filo diretto con il sottoscritto. 
Scusate il disturbo. 
Moreno Burattini


Ecco, posso oggi rivelare che una delle persone a cui sono giunte mail hackerate del sottoscritto fu appunto Giampiero Belardinelli. Siccome sul forum c’erano continui attacchi e Belardinelli diceva il suo parere prendendo le mie difese (in diatribe che non seguivo e su cui non posso essere più preciso), ecco che un detrattore pensò di hackerare la mia mail e far arrivare a chi mi difendeva delle mie false lettere, in cui chiedevo di non leccarmi il didietro troppo platealmente se no si sarebbero accorti tutti che eravamo d’accordo, e altre amenità del genere. Inutile il dire che chi mi difendeva diceva solo il proprio parere. Ma gli attacchi erano leciti, sostenere il parere opposto no. A tanto arrivano gli haters. Dopo cinque anni, e il mio ritiro da quel ring, i detrattori sono sempre lì.

venerdì 24 luglio 2020

IL VENTO DELLA PRATERIA





"Il vento della prateria" è il secondo titolo della miniserie di sei "Zagor Darkwood Novels". I testi sono miei, i disegni sono di Anna Lazzarini, la copertina è di Michele Rubini, Ammiro il talento di Anna dal 1997, anno in cui la vidi esordire su Legs. L’ho sempre seguita in tutte le sue variegate collaborazioni. Dopo il fantastico exploit di Lola Airaghi con una storia breve dello Spirito con la Scure apparsa su un Maxi della serie “I racconti di Darkwood”, ho pensato che sarebbe stato bello vedere altre donne disegnare l’eroe di Darkwood, e ho chiesto ad Anna se avrebbe voluto provare anche lei a cimentarsi con una short-story. Ha risposto di sì, “eccome!”. Al che le ho domandato se avesse avuto delle preferenze riguardo all’argomento e allo scenario: indiani, soldati, foresta, mare, prateria, montagna. Anna ha posto come unica condizione che ci fossero dei cavalli. “Il respiro della prateria” mi è parsa la storia giusta da affidarle.




Nel prologo e nell’epilogo di questo secondo tassello del puzzle troverete altri indizi (mescolati, però, a false piste, pur senza alcuna informazione sbagliata) sull’identità del Misterioso Personaggio che racconta al giornalista Roger Hodgson brevi storie inedite della vita di Zagor, allo scopo di meglio spiegarne la personalità.  Tra i lettori si è già scatenata la caccia all’uomo, basata su ipotesi e controdeduzioni, per giungere a scoprire di chi si tratta: naturalmente tutto sarà rivelato nel sesto albo.

Ai più attenti dei miei ventitré lettori non sarà sfuggito come l'ispirazione della storia derivi dal racconto "Cavalli bradi" contenuto nella mia raccolta di storie brevi (in prosa) intitolata "Dall'altra parte" (edita da Cut-Up). Innegabili anche le suggestioni da Ken Parker.  Del resto, ho sempre detto che "Zagor Darkwood Novels" sarebbe stata una serie kenparkeriana.



giovedì 16 luglio 2020

ANDRA' TUTTO BEH

Zagor contro il Virus in una illustrazione di Joevito Nuccio


L'otto marzo, il giorno in cui in tanti scapparono da Milano saltando sul primo treno prima che entrassero in vigore i divieti di spostamento imposti dall'epidemia di Covid-19, io mi affrettai a rientrare in città perché sapevo che se fossi rimasto bloccato fuori non avrei potuto contribuire a mandare in edicola Zagor - così come sono riuscito a fare restando bloccato dentro. Ho lavorato in redazione per tre mesi, senza mai tornare in Toscana finché non ci è stato dato il via libera, andando a piedi in ufficio ogni pomeriggio, munito di autocertificazione, guanti e mascherina.  Durante il lockdown ho stemperato ansia e malumore anche scrivendo dei tweet sui giorni che stavamo vivendo, e quei brevi messaggi in bottiglia hanno finito per costituire il mio diario della segregazione domestica. Mi ha fatto piacere leggere qualche parola di apprezzamento da parte di chi diceva di sorridere di fronte a certe mie battute, e di sorridere c'era bisogno in quei giorni più che al solito.
Ho fatto una selezione di quei tweet, che trovate qui di seguito, divisi per argomento.



Battute

Ho letto che c’è chi contesta le battute sul coronavirus in quanto non ci sarebbe niente da scherzare. Meno male, invece, che si può almeno ridere in funzione catartica e che qualcuno ci tira su il morale.

Siccome si può avere il virus senza sintomi, stare bene non promette niente di buono.

Una volta delle città si sapeva dire il nome dello stadio o dell’aeroporto, adesso dell’ospedale.

Il coronavirus passerà alla storia come il primo virus trasmesso dallo spritz.

Sopravviveranno solo gli asociali.

Due sono stati i grandi temi dell’informazione durante il lockdown: il numero di morti da Covid e quando sarebbe ripreso il campionato di calcio.

Ma se mi facessero il tampone, potrei dire di essere stato tamponato?

La pandemia mi ha fatto scoprire città che non avevo mai sentito nominare prima: Codogno e Wuhan.

Sono contento di star male con un sacco di sintomi fastidiosissimi che però non assomigliano a quelli del coronavirus. 

Quando andavo a scuola io, le epidemie non succedevano mai.

Ora che anche allo stadio ci si può contagiare e i giocatori hanno paura del virus, capisco il senso del nome “FIFA”.

E io che pensavo che la pandemia forse un dolce come il pandoro, il panettone, il panforte e il pan di Spagna.


Chiusi in casa

Il focolaio domestico.

Più che a casa, siamo nel casino.

Chi vive la quarantena separato dall’anima gemella, passato il pericolo si sposa. Chi la vive in casa con lei, passato il pericolo divorzia.

Secondo me gli adolescenti di oggi vivono talmente tanta parte della loro vita sui social, che il fatto di non poter uscire pesa loro molto meno di quanto sarebbe pesato a noi.

Pur di avere qualcosa da fare in casa ho lavato anche i piatti puliti.

Se continuo a ingrassare, quando finirà la quarantena non potrò uscire perché non passerò dalla porta.

In questa epidemia, io che non sono mai andato a una manifestazione di piazza, sono partito avvantaggiato.

Stando tutti in casa risolveremo il problema del coronavirus, ma arriverà quello delle piaghe da decubito.



Contagio

Un altro virus al coronavirus: “complimenti per la trasmissione”.

A noi ansiosi conviene prendere il virus subito, guarire e non pensarci più.

Questa brutta faccenda del virus mi fa capire come mi comporterei io se ci dicessero che una meteora in arrivo distruggerà la Terra fra sei mesi. Smetterei di fare qualunque cosa, non perché impaurito, perché disinteressato a tutto.

Si scoprirà presto che i contagiati sono solo quelli con Saturno contro.

Ma un bel contagio di ninfomania, non era meglio?

Vir, in latino, significa “uomo”. Ecco perché il virus colpisce meno le donne. (Non è vero, ma è buffo).

Si scoprirà che hanno diffuso il coronavirus per distrarci dalla meteora in arrivo.


Dio

Tifo per il papa che prega per la fine della pandemia come per lo stregone che fa la danza della pioggia davanti a tutta la tribù speranzosa, e non piove.

Forse siamo stati creati solo come terreno di coltura per i virus, e sono loro i veri prediletti della divinità.

ll Papa sta bene e vuole che d’ora in poi lo si chiami Sua Sanità.

Noi non lo sappiamo, ma i virus si credono il popolo eletto.


Distanziamento sociale

Per essere distanziati al mare basta indossare tutti, costantemente, una maxi ciambella gonfiabile.

Per il distacco sociale basterebbe che invece del Covid ci fosse l’epidemia zombi.

Quando esco di casa spero che la polizia mi fermi, così almeno scambio due parole con qualcuno.

Una conseguenza positiva c’è: vietate le riunioni di condominio.


Dubbi e domande

Ma i virus avranno virus più piccoli che li contaminano? 

Quando si dice che l’epidemia sta raggiungendo il picco, significa che cominceranno ad ammalarsi quelli in montagna?

Ma l’immunità di gregge protegge anche le pecore nere?


Fase 2

La chiamano Fase 2 per non chiamarla Lato B, che darebbe meglio l’idea.

Mi sono tranquillizzato per il coronavirus, ma sono nel panico temendo l’arrivo dell’ebola.

Tutti sperano nel ritorno alla ripresa, il cinema nel ritorno alle riprese.


Fuggitivi

Ogni mattina in Africa un leone si sveglia e non può mettersi a correre perché lo fermano con gli elicotteri.

Per Pasquetta farò una gita fuori porta fino al sesto piano del palazzo lungo le scale.

Non avendo un cane, posso dire che lo stavo portando a far pipì ma mi è scappato e lo cerco dappertutto disperato?

Non resto in casa, ma in casamento. Nel senso che dico di restare in casa, ma mento.


Guanti e mascherine

Meno male non si devono portare mascherine sui décolleté.

Sembra impossibile far tenere su la mascherina ai fumatori.

La mia richiesta di guanti di lattice in farmacia ha provocato un attacco di irrefrenabili risolini isterici nel farmacista.

Ma tutti gli alpinisti in coda per salire sull’Everest le indosseranno le mascherine?


Libri e fumetti

Bisogna evitare i luoghi troppi frequentati. Le edicole e le librerie, perciò, vanno benissimo.

I fumetti continuano a uscire. Beati loro.

Quando a causa della pandemia regalano gli eBook ma tu non hai l’e-reader.


Morte

Il guaio delle malattie infettive è che si muore senza carezze, baci e abbracci.

La piccola soddisfazione di pensare che se il paziente muore, muore anche lo stupidissimo virus.

Si leggono dovunque (anche su autorevoli quotidiani) testimonianze drammatiche di gente lasciata morire in casa, però se un giornalista ne chiede conto nella conferenza stampa delle sei del pomeriggio si sente rispondere che non risulta. Un giorno sapremo. Forse.

Un effetto collaterale del coronavirus è che sta abbassando l’età media della popolazione italiana.

Però, dai, meglio morire in una catastrofe epocale piuttosto che inciampando come scemi su uno scalino.


Paziente zero

Il paziente zero è il padre di Angelo Branduardi che andò alla Fiera dell’Est.

Proporrò alla Bonelli una nuova serie a fumetti chiamata “Zero”. Racconterà della latitanza del primo untore.

Sul nuovo modulo di autocertificazione si deve garantire di non essere il paziente Zero.

Un giorno faranno un film sulla latitanza del Paziente Zero braccato dalla polizia.


Pipistrelli

Per carità, ognuno mangi ciò che vuole. Però, fra mucche, maiali, tacchini e polli andare a scegliere proprio cani e pipistrelli, boh.

Come dolce pasquale invece delle colombe ci vorrebbero le pipistrelle.


Regole

E se il modulo di autocertificazione che mi fanno firmare avesse un inghippo scritto in carattere microscopico, in cui mi impegno ad acquistare una batteria di pentole di fabbricazione cinese?

Se muoio, crematemi. Poi dividete le mie ceneri in dieci urne e fate dieci cortei di quindici persone ciascuno. Così al mio funerale avrò centocinquanta persone.

Io trovo normale e giusto che se c’è un focolaio di infezione, chi proviene da lì possa non venire accolto altrove finché non passa l’emergenza.


Rimedi

Ma di amuchina quanta se ne deve bere, per immunizzarsi?

Il Tocilizumab era un farmaco usato anche dagli antichi Aztechi.

Secondo me il collutorio Listerine stermina più virus dell’amuchina.

Funziona un farmaco antiartritico. La buona notizia è che si entra in ospedale con il coronavirus e si guarisce dall’artrite.


Il virus cinese

Dovete smettele di dile che il colonavilus è di oligine cinese.

Se il virus fosse stato inventato nei laboratori cinesi sarebbe la prima cosa inventata senza copiare.

C’è un altro virus cinese su cui occorrerebbe indagare: quello che nell’antichità trasformò un intero esercito in terracotta, il cui caso venne insabbiato.

Comunque io se fossi al governo mi alleerei con il resto del mondo le chiederei i danni ai macellai del mercato di Wuhan.

Un amico che vive a Taiwan mi ha spiegato che loro se la sono sfangata perché, alle primissime avvisaglie del virus, hanno chiuso ermeticamente i collegamenti con la Cina fregandosene del fatto di poter passare per razzisti.

Se i metodi della medicina cinese proteggessero, a Wuhan sarebbero sani come pesci.

Giorni fa venne intervistata una cinese residente in Italia, a proposito dell'epidemia scoppiata nel suo Paese. La donna disse di essere tranquilla perché i propri governanti avrebbe sicuramente risolto il problema. Mi chiedo quanti italiani potrebbero dire lo stesso dei nostri.

Coronavirus; ecco a che cosa serviva la muraglia cinese.

Che cosa ci si poteva aspettare dall’anno del Topo se non una epidemia?

Divertenti le scene viste in Rete in cui gli italiani si accaparrano la pasta. I cinesi hanno riso.


Il virus nelle parole dei grandi

State in casa! “Obbedisco!” (Giuseppe Garibaldi) 

Muoiono i già gravi di altre patologie. “Virus, tu uccidi un uomo morto!” (Francesco Ferrucci) 

Il virus uccide anche gli studiosi. “Eppur si muore...” (Galileo Galilei) 

Contagi anche tra famigliari. “Tu quoque, Brute, infetti mi?”


Scienza

“Abbiamo fatto le analisi e lei risulta non avere il coronavirus ma la leucemia fulminante.” “Che culo!”

“Il virus potrebbe non sparire mai” lo può sostenere solo chi crede nella “decrescita felice” invece che nella ricerca scientifica, nello sviluppo tecnologico e nel progresso. Troveremo il modo solo studiando. Anche gli antichi credevano che la peste non sarebbe sparita mai.

Nei film, uno scienziato sconosciuto e snobbato da tutti avrebbe già trovato la cura sperimentandola sul figlio malato.

Quando cercano di tranquillizzarmi elencando tutte le malattie che potrei beccarmi con un tasso di mortalità superiore al coronavirus, sono proprio dei fenomeni.

C’è gente che cerca di tranquillizzarmi sul Covid19 facendo notare quanto sia assai più alta la mortalità dell’Ebola.

Io sono prontissimo a credere che la cura con il plasma sia miracolosa. Basta che venga pubblicato uno studio clinico su una delle riviste scientifiche preposte allo scopo e che un secondo laboratorio lo confermi. Finché lo dice uno su whatsapp, resto in attesa.

Trovate tracce di vita su Marte. E’ un virus.

martedì 7 luglio 2020

VIDEO KILLED THE BLOGSTARS




"Video killed the radio stars", cantavano una volta i Buggles. E oggi i video che imperversano ovunque hanno ormai ucciso anche i blogger, e segneranno la fine di ogni comunicazione scritta. Io mi ostino ancora a redigere le mie recensioni letterarie sul blog "Utili sputi di riflessione", forte del fatto che tanto le scrivo per me stesso e per fermare nella memoria l'archivio delle mie letture, ma certamente se anziché pubblicarle sottoforma di testo le leggessi in un video, magari diventerei anch'io uno youtuber di successo. In realtà un timido tentativo di realizzare dei filmati per un mio canale Youtube l'ho fatto, ed ecco il risultato:



Mi sono fermato subito, così come non mi sono mai neppure provato a realizzare una "storia" su Instagram, social su cui sono presente ma dove non interagisco perché non ho capito come si fa: metto delle foto ogni tanto e poi non so più che fine facciano (avranno successo? Qualcuno le guarderà? Ci saranno commenti? Si potranno disabilitare i commenti? Non ho la più pallida idea). Un amico mi ha persino inviato un tutorial per spiegarmi come si fanno queste benedette "storie" ma sono così spaventato dall'idea di dovermi applicare su un terreno sconosciuto che per ora non ho mai avuto il coraggio di guardarlo.

Vero è che quando ho l'assistenza di un paio di tecnici che mi piazzano davanti a una telecamera e mi dicono quanti minuti ho, mi danno il via e montano il risultato, non me la cavo male; non perché sono bravo davanti all'obiettivo ma perché sono da sempre a mio agio su un palcoscenico (ho un passato da attore giovane). Ecco un esempio:



Anche le recensioni dei fumetti sono sempre più in video e sempre meno scritte. Il che può essere un vantaggio per gli autori, così sappiamo che faccia hanno i nostri critici ed evitiamo di prendercela con dei nickname tipo Satana64 o SerpeConLa Scure. Nel caso si debba fare a botte, se non altro, si può valutare la stazza dell'avversario.

Sulla mia pagina Facebook Moreno "Zagor" Burattini segnalo tutte le videorecensioni che mi riguardano in cui mi capita di imbattermi. Le ultime che ho trovato guardano la miniserie di cui vi ho parlato nel post (scritto) precedente, e perciò mi sembra utile corredare quell'articolo con gli elementi forniti dai recensori che potrete vedere qui sotto.













domenica 5 luglio 2020

GLI OCCHI DEL DESTINO



Alla fine di maggio di questo 2020 è giunta in edicola una nuova miniserie intitolata  “Zagor Darkwood Novels”, messa in cantiere dopo il grande successo de “Le origini”. Anche in questo caso si tratte di sei albi, proposti, però, in bianco e nero.  Su ogni numero vengono proposte sessanta tavole a fumetti, tutte con un prologo e un epilogo ambientati alcuni decenni dopo l’epoca zagoriana. A Philadelphia, nel 1860, un giornalista intenzionato a scrivere un libro sullo Spirito con la Scure, Roger Hodgson, intervista un misterioso personaggio che ha conosciuto Patrick Wilding, eroe di cui si sono perse le tracce. Di albo in albo si scopriranno nuovi indizi sull’identità di questa figura, finché nel sesto e ultimo episodio si svelerà chi è. I racconti sono tutti molto drammatici, e scavano, con un taglio moderno e un ritmo vivace, nella parte più intima della personalità dell’eroe. Il primo numero, è disegnato da uno strepitoso Giovanni Freghieri. Negli albi successivi vedremo all’opera altri cinque artisti del pennello, tra cui anche un’autentica guest-star come Franco Saudelli. Ma saranno una gioia per gli occhi e per il cuore anche le tavole di (in ordine alfabetico) Lola Airaghi, Max Bertolini, Anna Lazzarini e Massimo Pesce. Confermato alle copertine, il mirabolante Michele Rubini. Non mancate, dunque, all’appuntamento! 

Dicevamo del successo de “Le origini”, andato oltre ogni rosea previsione: dell’intera miniserie si stanno approntando le edizioni cartonate: da pochi giorni è in distribuzione, in libreria e sullo shop on line della Bonelli, il terzo volume intitolato “Il demone cannibale” (disegni di Giuseppe Candita), e non ci vorrà molto perché la collana venga completata. L’iniziativa editoriale ha dimostrato che il pubblico degli zagoriani è pronto ad accogliere anche prodotti innovativi (per formato e linguaggio narrativo), e che questo tipo di proposte trova il consenso anche fra chi, magari per motivi generazionali, non si è mai accostato prima allo Spirito con la Scure. 



Però, per non ricalcare troppo da vicino le caratteristiche de “Le Origini”, ma volendo sperimentare qualcosa di diverso, “Zagor Darkwood Novels” si propone in un bianco e nero teso a valorizzare il tratto dei sei grandi disegnatori chiamati a illustrare i vari numeri, e nel formato che ha portato fortuna alla testata “Tex Willer”, quella in cui vengono raccontate le avventure di Aquila della Notte da giovane (quando ancora non aveva un nome indiano). La grafica della copertina e delle rubriche interne non a caso ricorda le pubblicazioni note come dime novels, quelle che ispirarono a Sergio Bonelli uno dei nomi della sua Casa editrice, Daim Press. 



Perché “Darkwood Novels”?  Il principale riferimento è ai dime novels,  espressione che significa “romanzi da dieci centesimi”. Furono un fenomeno editoriale diffuso negli Stati Uniti a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, che però trova le sue radici in una analoga e precedente produzione inglese, quella dei penny dreadful, cioè “orrore da uno spicciolo”. Si trattò di un tipo di narrativa che, a partire dagli anni Trenta del diciannovesimo secolo, proponeva storie a puntate, con periodicità perlopiù settimanale, al costo di un penny per fascicolo. La definizione comprende una grande varietà di pubblicazioni, specializzate in romanzi avventurosi, a volte molto truculenti, sempre comunque scritti in tono sensazionalistico, puntando a sorprendere, inorridire, commuovere o comunque turbare il pubblico, composto soprattutto da acquirenti delle classi povere. Gli agili opuscoli potevano essere venduti a buon mercato anche perché venivano stampati su carta molto scadente, ricavata dalla cosiddetta “polpa” di cellulosa, la stessa da cui deriva il termine pulp. La risposta americana ai penny dreadful furono appunto i dime novel. Le caratteristiche erano molto simili, ma le tematiche furono adattate ai gusti dei lettori del Nuovo Mondo. In particolare, si inaugurò un filone di storie avventurose e drammatiche ambientate nelle terre di frontiera, e in particolare fra i pellerossa. Quello che viene considerato il primo esempio di dime novel, datato 1860, si intitolò “Malaeska: la moglie indiana del cacciatore bianco”. Si tendeva a rivolgersi a lettori giovani e facilmente impressionabili e si narrava l’eterna lotta del bene contro il male, condita con truci elementi orrorifici. Questi racconti finirono presto per essere seriali, cioè per proporre sempre nuove avventure di uno stesso eroe, come Buffalo Bill o Davy Crockett. Ovviamente la produzione non riguardò soltanto tematiche western, ma anche quelle poliziesche, e molti titoli riguardavano ambientazioni da bassifondi urbani. 



“Novel”, in inglese, non significa “novella”, ma “romanzo”. Tuttavia, i dieci centesimi della parola “dime” rimandano alla brevità del racconto, dato che per essere venduta a quel prezzo, la pubblicazione non poteva certo contare troppe pagine. Le storie di Zagor che verranno proposte nella nostra miniserie sono di sessanta pagine: non troppo lunghe, ma nemmeno troppo corte. Potremmo dire che si tratta di “romanzi brevi”, un’altra definizione da bibliofili. Del resto, il nostro titolo rimanda anche ai graphic novels, per usare la definizione sdoganata da Will Eisner nel 1978 con  "A contract with God", un volume che aveva in copertina la dicitura “romanzo a fumetti”. Con Eisner, che non fu il primo ma fu il più importante, e con il successo di autori come Art Spiegelman (un nome fra i anti che meriterebbero di venire citati), alcuni fumetti hanno a essere concepiti e proposti come veri e propri libri, scollegati dall’appartenenza a una serie, liberi da vincoli grafici e narrativi. Dato che gli autori di fumetti italiani non hanno niente da invidiare a quelli del resto del mondo, e anzi costituiscono una delle scuole più folte e talentuose, in Italia già nel 1968 usciva “Una ballata del mare salato” di Hugo Pratt, vero e proprio graphic novel ante litteram anche se inizialmente pubblicata a puntate su rivista. Nel 1969 lo scrittore Dino Buzzati, peraltro apprezzato anche come pittore, riproponeva in un suo libro il mito di Orfeo ed Euridice attraverso un adattamento fantastico in chiave moderna intitolato "Poema a Fumetti", vero e proprio romanzo realizzato non in prosa ma secondo il codice fumettistico. Da noi, si discute se graphic novel sia maschile o femminile. In inglese, “novel” è parola neutra. Perciò, se si intende come “romanzo”, ne parleremo al maschile. C’è però chi si lascia sedurre dall’assonanza che “novella” e ne parla al femminile. 

Di sicuro, le storie della nostra miniserie si rivolgono anche a un pubblico di donne, e “Gli occhi del destino”, il primo albo proposto, lo dimostra. Viene proposto un forte personaggio chiamato Kendra, protagonista della vicenda al pari di Zagor. Il fatto di trovarci al di fuori della serie regolare ci ha permesso qualche libertà in più riguardo il nudo e l’atteggiamento dello Spirito con la Scure verso l’altro sesso. Niente di trascendente, figuriamoci: nulla in più di quanto già facessero Berardi & Milazzo con Ken Parker. Il minimo indispensabile volendo rivolgerci a un pubblico più ampio di quello della vecchia guardia. Peraltro, anche Boselli con il giovane Tex Willer sta tentando la stessa operazione. Nel secondo episodio l’unico personaggio di sesso femminile sarà una cavalla, per cui rientreremo subito nei ranghi (ma ci saranno altre trasgressioni – delicate, ma ci saranno). Spero non sia sfuggita a nessuno la citazione da "Pericolo Biondo" nella scena iniziale con la ragazza che fa il bagno (a testimonianza di come anche ai tempi di Nolitta ci fosse qualche trasgressione). E’ comunque cominciata la caccia al Personaggio Misterioso che racconta a Roger Hodgson le avventure delle “Novels”: saranno parecchi gli indizi disseminati qua e là nei primi cinque episodi. Vedremo, nel sesto, chi avrà indovinato.

Qui la recensione di Marco Corbetta sul suo  blog "Zagor e altro":
http://zagorealtro.blogspot.com/2020/05/zagor-darkwood-novels-n-1-gli-occhi-del.html