Questa simpatica immagine è stata pubblicata da qualche parte su Internet da qualcuno dei miei affezionati detrattori. Me l'hanno segnalata e ringrazio il segnalatore perché in effetti è molto divertente e, come vedete, mi torna utilissima per introdurre una nuova puntata di quel genere di miei post che io etichetto come "un po' di sana polemica". Quando su Facebook segnalo un articolo presentandolo con questa frase, ottengo subito centinaia e centinaia di click, quindi sono lieto di aver trovato la formula giusta, nonostante le mie polemiche siano decisamente all'acqua di rose (altrimenti di click ne otterrei a migliaia). Comunque sia, se siete amanti del genere, e se vi fa piacere vedermi battagliare per il poco che so fare, potete cliccare sulla voce "polemiche" nell'elenco delle etichette del blog e avrete di che divertirvi. Altrimenti potete leggervi il mio libro "Io e Zagor", che secondo i critici più illuminati ha l'unico difetto, appunto, del troppo indulgere nelle risposte date ai detrattori. Ma io le ho inserite appunto per far aumentare le vendite: tutti gli haters vorranno vedere se parlo di loro. Ciò detto, vediamo a chi tocca oggi.
Cominciamo con il dato di cronaca di una mia intervista, apparsa sul n° 10 della bella rivista digitale Tew Willer Magazine, scaricabile gratuitamente in Rete. Cliccando qui troverete tutte le informazioni del caso. Filippo Galizia, a un certo punto, mi ha fatto la seguente, elaborata domanda.
La copertina del n° 10 di TW Magazine |
La mia risposta è stata questa:
La pagina di TWM n° 10 dove inizia la mia intervista |
Dopo aver notato come l'intervistatore paragoni la mia tendenza a controbattere ai detrattori a quella di Mauro Boselli (sicuramente più assiduo di me nel farlo), vorrei fare un esempio di quello che considero un "commento stupidino". In Rete si legge di tutto, chiunque può commentare qualunque cosa in qualsiasi modo potendo godere dell'immunità di gregge (intendendo: gregge di capre), perciò si potranno trovare su ogni questione commenti anche più assurdi di questo, ma peschiamo dal mazzo una carta e vediamo.
Vi faccio vedere questa carrellata di pagine di giornali (su carta e digitali):
Queste intere paginate sono state pubblicate, in edicola e in Rete, lo scorso dicembre su il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport, due fra i quotidiani più venduti in Italia. La Casa editrice di entrambi, la RCS, ha fatto un importante investimento per garantirsi la pubblicazione delle più belle avventure di Zagor a beneficio dei suoi lettori, nell'ambito delle iniziative editoriali definite "collaterali", fatte da molti giornali italiani (come fu lo Zagor di Repubblica). La collana RCS prevede una serie di volumi cartonati le cui costoline, affiancate, formano un disegno di Gallieno Ferri, e al cui interno vengono proposte figurine da incollare su un album allegato gratuitamente alla seconda uscita. Qui di seguito la dimostrazione fotografica.
A me tutto ciò pare una gran bella cosa, indipendentemente dal fatto che io mi occupi di un paio di rubriche all'interno dei volumi. Peraltro, i risultati sono stati lusinghieri e chi ha cominciato la collezione ne è soddisfatto. Ecco qui sotto una video recensione.
Si potrebbe pensare che tutti concordino sul fatto che, almeno, non ci sia niente di male nel proporre questa collana in edicola. Sarebbe da immaginare che tutti gli zagoriani siano felici quantomeno della visibilità data al personaggio anche al di fuori della normale cerchia dei fedeli lettori. Pia illusione. Data la notizia, si sono scatenati i bastian contrari. Decine di commenti sull'inutilità di una nuova ristampa, e frasi inacidite del tipo: "io queste storie ce l'ho già, che le ripubblicano a fare?".
Sono stato costretto a pubblicare questo post su Facebook.
"Zagor ottiene l’attenzione del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport che investono in una iniziativa importante per i loro lettori: mi pare una gran bella cosa. Il format del best of con storie a seguire è lo stesso della collana gemella dedicata a Tex, che ha avuto e sta avendo un grande successo. Dopodiché ognuno scelga se la cosa gli interessa o no, e lasci liberi gli altri di comportarsi come credono. Da quando esiste la stampa le opere migliori vengono stampate e ristampate. Chi ritiene che qualcosa non debba essere ristampato perché lui ha già la prima e magari la seconda edizione sostiene una tesi bizzarra; è evidente che ogni nuova ristampa è indirizzata a chi l’opera non ce l’ha e non a lui".
Mi ha fatto molto ridere leggere quelli che siccome loro hanno già hanno queste storie nella versione della collana Zenith, in quella di TuttoZagor e a colori con la cronologica di Repubblica, allora non si dovrebbero più ristampare. Non viene loro neanche il sospetto che ci siano altri che magari possono essere interessati, come ci sono stati gli interessati a una analoga ristampa di Tex. Non importa: “Zagor racconta” (per dire un titolo) loro già ce l’hanno, perciò fine delle ristampe. Mi viene da ridere perché immagino la scena di uno di costoro che con gli amici si lamenta dicendo: “ma pensa te, bastava che mi telefonassero, gli dicevo che gli Zagor ce li ho tutti e così si risparmiavano tutto quel popó di lavoro”.
Ecco: aver scherzato su questa cosa, rispondendo alle critiche più acide, mi ha fatto guadagnare l'odio imperituro dei criticoni. Secondo loro, li avrei offesi. Come oso rispondere così a dei lettori? Ora, fermo restando che non mi sembra di aver offeso nessuno, perché al massimo ho scherzato e casomai sono loro i permalosi, il ragionamento dei detrattori sarebbe questo: io scrivo quel che voglio e tu non devi contraddirmi. Se io contraddico, portando degli argomenti, li offendo. Faccio notare che gli haters vengono a fare i loro commenti nella mia pagina Facebook: ci sono tanti bei posti su Internet dove dir male di tutto e di tutti, e voi volete venire a commentare nel mio spazio pretendendo che io non risponda? Peraltro, rispondo davvero di rado, come chiunque può verificare. Questa cosa mi ricorda un po' quel tale che, sempre sulla mia pagina FB, fece non so quale critica. Io risposi argomentando quel che mi pareva di poter rispondere, e quello si inalberò dicendo qualcosa del tipo: ma insomma, perché invece di rispondere non ammetti che hai torto? Cioè, se a me non pare di aver torto e spiego il mio punto di vista, devo ammettere che ho torto lo stesso. Questo il livello della detrazione.