mercoledì 26 dicembre 2018

NUMERI MORENI




Come ogni anno, negli ultimi giorni di dicembre, Saverio Ceri pubblica su Dime Web una accuratissima disamina della produzione a fumetti della Sergio Bonelli Editore, con una puntata speciale della sua rubrica "Diamo i numeri". Rubrica che una volta veniva pubblicata sulla rivista cartacea "Dime Press" (da lui fondata con me, Francesco Manetti e Alessandro Monti), poi fu ospitata a lungo sul blog del sottoscritto (questo) e quindi trovò la collocazione attuale. Tutte le cifre, le classifiche, le tabelle e le considerazioni riguardanti le pubblicazioni bonelliane del 2018 le troverete dunque cliccando qui:

https://dimeweb.blogspot.com/2018/12/bonelli-2018-lanno-di-tex.html


Dal canto mio, attingo solo qualche dato riguardante Zagor, il mio lavoro come sceneggiatore, e quello quale curatore di uno staff attivo, motivato e che fa squadra. Comincerò citando il numero complessivo di tavole a fumetti inedite pubblicate dalla Bonelli nel 2018: 23452. Di queste 1290 per albi e volumi da libreria. C'è un lieve calo rispetto al 2017, ma c'è un record quando a numero di albi inediti: 219. Il che significa che ci sono stati più albi, ma con meno pagine. La tendenza è dunque quella verso albi più smilzi.

La serie con più tavole è Tex:  2906 tavole per 23 albi, record storico. Segue Dylan Dog: 2636 tavole  per 21 albi.  Zagor: 2576 tavole per 24 albi. Dunque Zagor è la prima serie per numero di albi. Un risultato eccezionale, segno di una invidiabile vivacità. Faccio notare che in ogni caso, sia per numero di pagine che per numero di albi, Zagor è sul podio. 

Tra gli sceneggiatori, nella classifica delle pagine pubblicate vince Boselli con 1650 tavole (anche se non c'è, ovviamente, nessuna gara), seguito da Ruju e Vietti. Però lo zagoriano Jacopo Rauch è quarto con 1199 pagine. Io quest'anno sono soltanto ventiduesimo (su 73) con 386 pagine. Va detto però che ho ridotto volontariamente le tavole a mia firma pubblicate, essendo io che decido la programmazione, preferendo dare spazio ad altri autori per la gioia dei miei critici. Il prossimo anno, invece, per il loro dispiacere, imperverserò.

Tra i disegnatori:, vince invece Gianni Sedioli, primo su 229 con 487 tavole, e Marcello Mangiantini è secondo con 410,  Mauro Laurenti quarto con 408 e gli Esposito Bros sesti con 377, i Di Vitto decimi con 318. Tra i primi dieci, dunque ben cinque sono zagoriani. Tra i copertinisti, il nostro Alessandro Piccinelli secondo con 22 copertine, dopo Cavenago con 24.

La sintesi di Ceri riguardo a Zagor è questa: "In quest’annata record per la redazione di Zagor, Rauch interrompe dopo 20 anni il dominio di Burattini, per lui 886 tavole pubblicate in questo 2018. Sedioli, con le sue 487 tavole è invece per la quarta volta in carriera il disegnatore di Zagor più pubblicato dell’anno". Riguardo agli Speciali, invece, Saverio scrive: "gli autori  più 'speciali' dell’anno sono zagoriani: tra gli sceneggiatori Rauch con 604 pagine; tra i disegnatori i Di Vitto con 318 tavole pubblicate su albi fuori collana. Completa il trittico Piccinelli con 6 cover destinate ai fuoriserie del 2018".

Nella classifica del decennale (2010-218) io sono quarto con 8156 (primo Boselli con 16.125). Sono però al mio ventottesimo anno consecutivo di pubblicazioni in casa Bonelli, il che mi rende innegabilmente un veterano.

Qui di seguito trovate il dettaglio dei fumetti (bonelliani e non) usciti a mia firma nel 2018. Vorrei aggiungere che nel corso dell'anno ho anche pubblicato tre libri ("Il negromante e altri incubi" e "Discorsi sulle nuvole" usciti per Cut-Up e "Io sono Zagor" con il marchio Bonelli), collaborato con pezzi miei a svariate riviste, scritto numerose prefazioni e post-fazioni di libri altrui e soprattutto gestito due blog. Uno è questo, con cinquanta articoli; l'altro è "Utili sputi di riflessione", con ben centodieci (per ora). Buon 2019!


Il 2018 a fumetti di Moreno Burattini





Zagor e Jovanotti
albetto allegato al numero di febbraio 2018 della collana Zenith
Il richiamo della foresta
Disegni di Walter Venturi
26 tavole







Zagor 634, 635, 636

maggio-luglio 2018
Furia cieca
La roccia che brucia
La follia di Thunderman
disegni degli Esposito Bros


http://morenoburattini.blogspot.com/2018/06/la-roccia-che-brucia.html







Zagor miniserie a striscia
Il battello dei misteri
Sei albetti disegnati da Gianni Sedioli e Marco Verni
12o tavole








Cimiteria
L'ultimo desiderio
Disegni di Nestore Del Boccio
18 tavole
Annexia








Strip della serie
Stelle a strisce
su Enigmistica mia
Cairo Editore
Disegni di James Hogg





Than Dai
Memorie Perdute
24 tavole a colori
disegni di Francesco Bonanno e Luciano Costarelli
novembre 2018
Edizioni Cronaca di Topolinia



Vignette della serie Burattini & Hogg
su ogni numero de
Il Vernacoliere
Mario Cardinali Editore








domenica 23 dicembre 2018

POTEVA ANDARVI PEGGIO


Moreno Burattini visto da Luca "Laca" Montagliani

Ho appena aggiornato la cronologia dei miei fumetti dal 1990 a oggi, nell’apposita pagina collegata a questo blog (che potete trovare cliccando sull’apposito tasto sotto il banner iniziale oppure facendo click qui).

Per la gioia dei miei detrattori, durante il 2018 sono state pubblicate pochissimi storie di Zagor a mia firma, di cui soltanto una nella serie regolare e negli extra tradizionali (quella che inizia con l’albo “Furia cieca”). Poi c’è stato lalbetto con Jovanotti e abbiamo avuto la serie a striscia. Fine. Ho lasciato spazio ad altri sceneggiatori, così chi si lamenta di me ha potuto rifarsi la bocca con le avventure scritte dai bravi Jacopo Rauch, Mirko Perniola, Antonio Zamberletti, Giorgio Giusfredi, Tito Faraci, Francesco Testi e Luigi Mignacco. In un fumetto seriale il bello sta anche nell’alternanza degli autori: se non piace questo, basterà aspettare il turno di quell’altro.

Purtroppo i detrattori detraggono in generale e sistematicamente, trovando nella detrazione, probabilmente, una valvola di sfogo dalle ugge della vita. E’ l’unica spiegazione che riesco a darmi quando leggo certi commenti non tanto riguardanti Zagor (che non leggo) ma un po’ dappertutto in Rete: la gente sembra impazzita scagliandosi con insulti e improperi contro chiunque, augurando morte e lanciando maledizioni. Gli haters imperversano. Anzi, da questo punto di vista noi di Zagor siamo fortunati perché ci detraggono per partito preso soltanto pochi sfigati, facilmente identificabili anche nei loro cloni e nelle false identità, che seminano dappertutto per darsi ragione da soli. Costoro, a quanto mi riferiscono, sono abbastanza isolati data la pochezza delle loro argomentazioni.

Un esempio? Mi è stato mostrato lo screenshot di un genio dell’analisi critica il quale, in un commento sulla pagina FB ufficiale di Zagor, si scagliava contro il volume “Zagor: le origini” (uscito in anteprima a Lucca e accolto con grande favore) valutandolo negativamente dalla copertina di Michele Rubini perché lo Spirito con la Scure che vi è raffigurato “non assomiglia”: sui pantaloni mancano “le striature nere”, cioè (immagino, dato che anche a livello di italiano la rimostranza non è facilmente decifrabile) le righine sulle gambe che nelle copertine di Ferri davano l’effetto jeans. Che cosa si deve rispondere a questa gente? A scrivere queste cose in pubblico ci si copre solo di ridicolo. Rubini, un artista apprezzato in tutto il mondo e che il mondo ci invidia, ha fatto un eccellente lavoro, la sua copertina è fantastica e naturalmente sarà lui a illustrare tutte quelle della miniserie.

Un’altra chicca, sempre riferita alla copertina di Michele è quella del commento di qualcuno che contesta la posizione della casa dei Wilding, collocata su una sorta di rupe e non al livello del fiume Clear Water com'era in "Zagor racconta". Ora, a parte il fatto che chiunque abbia un briciolo di intelligenza è in grado di capire che la copertina è una composizione grafica e non una raffigurazione reale (gli elementi sono stati collocati a disegnare un percorso ideale, che riassume il senso della storia, alle spalle dello Spirito con la Scure), basterebbe sfogliare il volume per vedere che la capanna dei genitori di Zagor è, nella storia, non su una rupe ma rialzata solo di qualche metro rispetto all’acqua. Immagino che gli ottusi vorranno contestare anche quel piccolo rialzamento: in “Zagor racconta” la casa era proprio sul fiume. Beh, si trattava evidentemente di una ingenuità da correggere (accettabile nel 1969 quando a queste cose si faceva meno caso, ma non oggi): chi mai costruirebbe una casa esattamente sulla riva di un corso d’acqua? Alla prima piena (e di sicuro ci sono piene tutti gli anni, più volte l’anno) l’edificio verrebbe spazzato via. Basta vedere i fatti di cronaca anche più recenti: nove morti vicino a Palermo nel novembre di quest’anno.

Dunque, se questo è il livello delle critiche, siamo ancora fortunati. La mia speranza è che i lettori ragionevoli facciano argine e muro contro questa gente. Personalmente, dovunque vada, incontro lettori entusiasti che mi incoraggiano ad andare avanti. In genere costoro mi invitano anche a lasciar perdere i detrattori (contro cui ho assestato diversi colpi anche nella mia recente raccolta di saggi "Discorsi sulle nuvole"). Confesso che a volte ci resto un po’ male (e talvolta mi vien fatto pure di agognare la pensione) perché il mio tanto darmi da fare per promuovere Zagor non viene apprezzato da questo o da quello. Mi chiedo come faccia, certa gente, a non vedere le millemila iniziative attorno al nostro eroe, vitale come pochi altri in un’epoca storica in cui tutto sembra congiurare per uccidere il fumetto. Cerco, anche nelle storie altrui che blocco o in quelle che metto in produzione, di rinnovare senza stravolgere. 

Chi, talebano della tradizione, mi accusa di eccedere sul lato fantastico (dimenticando che Zagor è un personaggio fantastico e che il western puro, che ha comunque Tex come baluardo, non è proprio il genere più di moda fra i potenziali giovani lettori) forse non sa che gli sceneggiatori che mi propongono soggetti vorrebbero scrivere solo storie fantasy con creature e magie improbabili in ambito zagoriano che io boccio di continuo, riportando tutti all’ordine e chiedendo di scrivere solo storie con mostri che il nostro eroe possa prendere a mazzate in testa. In generale, Zagor è molto più simile a com’era nel 1961 di quanto lo siano Tex o l’Uomo Ragno. C’era stata una notevole evoluzione del personaggio anche sotto la gestione nolittiana, tra il 1961 e il 1980; e vorrei vedere chi possa affermare che il Nolitta del Mister No n° 1 scriveva con lo stesso stile nella storia finale e conclusiva della saga di Jerry Drake.

A parte, comunque, nel mondo del fumetto (in America ma ormai anche in Italia, e io non sempre apprezzo) si assiste a reboot, restyling, rinnovamenti epocali, cambi di staff che deludono i vecchi lettori e non ne portano mai tanti di nuovi quanti sarebbero auspicabili. Su Zagor questo non è accaduto. Se c’è un guardiano della tradizione, pur con un occhio attento all’ammodernamento che resta comunque indispensabile, sono io. Secondo me, cari detrattori, poteva andarvi peggio. Un altro curatore chissà che innovazioni avrebbe portato. 

Ho parlato della necessità da parte delle persone ragionevoli di far argine contro gli haters che imperversano in Rete (anche con più identità che usano dopo essere stati bloccati o aver perso credibilità). Eppure scopro che c'è chi li difende. Ecco i singolari fatti accaduti pochi giorni fa sulla mia pagina FB, fatti degni davvero di un resoconto persino degno di una risata sarcastica. 

Avevo scritto: A volte mi informano di idiozie apocalittiche scritte da qualche commentatore su forum e gruppi, riguardo questa o quella storia di Zagor. Che ci siano sempre più esagitati da tastiera alla ribalta, purtroppo è una triste controindicazione dei social. Sta però alle persone più misurate, consapevoli, intelligenti e riflessive fare da argine isolando i più scalmanati, soprattutto facendo capire che non ci sono solo loro, gli imbecilli.

Una certa signora (almeno dal nome) che non ho il piacere di conoscere, risponde piccata: "Signor Moreno Burattini, dare dell'imbecille a lettori delle testate Bonelli, le sembra il modo più intelligente di confrontarsi con chi critica? Il suo topic, senza citazioni, quale valore aggiunto può portare ? Le persone intelligenti e riflessive sono quelle che la pensano come lei?"

Ecco cosa ho risposto: Dare degli imbecilli a scrive "idiozie apocalittiche" non vuol dire darlo ai lettori Bobelli, ma appunto a scrive "idiozie apocalittiche". Se lei deve giudicare chi scrive "idiozie apocalittiche" come lo definisce? Chi non la pensa come me può essere la persona più intelligente del mondo, viceversa se io scrivo una idiozia apocalittica sono un imbecille. I social sono pieni di gente che augura la morte o invoca malattie contro chi ha idee diverse: non sono forse imbecilli? Secondo me lo sono, e lo scrivo. Il mio intervento non è contro qualcuno in particolare, è contro l'imbecillità. Ecco il valore aggiunto. Lei è forse a favore dell'imbecillità? E' a favore di chi impreca? Di chi sbraita? Io no, almeno in questo più intelligente e più riflessivo. Dopodiché se non vuol sentirmi scagliarmi conto i leoni da tastiera e contro gli haters, ci sono tanti bei posti su Internet dove trovarsi in migliore compagnia. Si accomodi. In questo mio spazio privato, purtroppo per lei, diamo dell'imbercille agli haters.

Scusatemi, ma sono buono tutto l’anno e cattivo a Natale.

venerdì 14 dicembre 2018

ORIZZONTI PERDUTI



Ho pubblicato una volta, su questo blog, un articolo intitolato "Là, Dio c'è", dedicato all'importanza delle edicole nella vita di quelli della mia generazione. "Là, Dio c'è" è, con ogni evidenza, l'anagramma di "edicola". C'è anche una possibile sciarada: "e dico, là".

In quel mio vecchio pezzo scrivevo: "Quelli come me abituati a comprare fumetti dai giornalai, sanno benissimo quanto renda felici la visita quotidiana al proprio edicolante di fiducia. E trovare qualcosa di bello da sfogliare, da leggere e poi da tenere di conto nei propri scaffali, rimirando ogni giorno la fila di costoline che vi fanno bella mostra, dimostra senza dubbio, al pari dell'alba e del tramonto, la bontà e la misericordia del Padreterno". 

In una intervista, l'editore Renzo Barbieri (uno che aveva il fiuto della serie a fumetti di successo) raccontava: "Una delle mie tecniche è quella di parlare con i giovani in continuazione, perché loro hanno il polso di quello che succede. Però bisogna avere la pazienza di fermarsi anche un'ora davanti a un'edicola di Corso Buenos Aires, di sera, per vedere cosa compra la gente. Poi mettersi davanti all'edicola all'uscita delle scuole per vedere cosa comprano i ragazzi. Questo è un lavoro che un editore deve fare".  

Oggi, Barbieri scoprirebbe che i ragazzi in edicola non ci vanno più. Le fumetterie hanno preso il posto dei giornalai soltanto in minima parte, e con ogni evidenza non sono la stessa cosa, non hanno lo stesso pubblico, non hanno la stessa diffusione.

Per me la visita dal giornalaio è sempre stato un rito di tutti i giorni. Andavo a scuola e ogni mattina mi fermavo, lungo il tragitto, nella mia edicola. Entravo dentro e mi guardavo tutti gli scaffali. Dal primo all'ultimo. Vedevo subito se erano usciti Tex o Alan Ford. Prendevo Urania, o Eureka. Compravo Il Monello o Topolino. Non mi facevo mancare L'Uomo Ragno e I Fantastici Quattro. Se c'era una novità, mi brillavano gli occhi. La sfogliavo lì, dalla prima all'ultima pagina. Le copertine colorati, i loghi delle testate, gli speciali e i supplementi, non mi sfuggiva nulla. Per i più giovani, era impossibile non notare Zagor, con la sua casacca rossa, le mitiche copertine di Ferri, i bei titoli emozionanti.  Nessuno shop on line potrà mai, ai miei occhi, avere lo stesso fascino.

E oggi? I miei figli e i loro amici non vanno in edicola quasi mai. Non dico che la evitano, ma certo non viene loro in mente di passarci. Dunque, se anche uscisse il fumetto più bello del mondo, loro non lo saprebbero. Non se ne accorgerebbero. Il problema, dunque, non è che i fumetti non sono belli e i ragazzi non li comprano perché, avendoli letti, non li apprezzano. Il problema è che i ragazzi non sanno neppure che esistono, quei fumetti che potrebbero loro piacere.

Non è soltanto una questione di ragazzi. Anche i più grandi latitano. Con il fatto che le notizie vengono lette (gratis) in Rete, è sparita l'abitudine di fermarsi a comprare il quotidiano o le riviste di informazione, e dunque anche i fumetti cascano meno sotto gli del potenziale acquirente. Risultato: le edicole chiudono. 

Le statistiche parlano di cinque chiusure al giorno, domeniche comprese. Chiunque di noi può facilmente verificare quante rivendite siano sparite lungo il percorso che facciamo per andare al lavoro. La cosa strana è che quando chiude un'edicola, spariscono anche i suoi clienti: soltanto in minima parte costoro vengono redistribuiti fra gli altri chioschi dei dintorni rimasti aperti. Il fenomeno riguarda tutta la carta stampata, non soltanto gli albi a fumetti.  La minor remunerazione del mercato riduce anche il numero di distributori locali, e ci sono zone che non sono più neppure raggiunte dal servizio.  E' vero che talvolta a chiudere sono i giornalai meno capaci di gestire il proprio commercio, oppure svogliati o disillusi che non chiedono maggiori rifornimenti, non espongono bene la loro merce, non sanno consigliare il cliente, mettono subito in resa ciò che credono non venderanno (così non lo venderanno di sicuro). Gli edicolanti intraprendenti, informati e capaci invece tengono testa alla crisi, e si fanno intendere con i distributori per rinfoltire le copie ricevute o per far arrivare ciò che non arriva.

Ciò che mi colpisce di più di questa crisi, però, è il fatalismo con cui la vivono gli attori del dramma. Sembra quasi che editori, distributori e rivenditori siano rassegnati al vedere scomparire il loro (e il nostro) mondo, invece di mettersi d'accordo tutti insieme, in qualche modo, per vedere di raddrizzare le cose. Non dico che dandosi da fare si riporteranno le folle in edicola, ma se ci sono pubblicazioni da calibrare nella grafica e nei contenuti, modalità di distribuzione da migliorare, tecniche commerciali da mettere in atto, la rete dei punti vendita esiste ancora ed è abbastanza capillare da poter essere messa a frutto. Io non darei l'edicola per spacciata e farei di tutto per valorizzarla. Come, non lo so: non è il mio mestiere, servono (come in tutti i campi) gli esperti. Ma ci sarà pure il modo di fidelizzare i clienti e far riscoprire il giusto della visita in un negozio affascinante, gestito bene, rifornito bene. Le edicole erano magiche: secondo me il trend discendente a un certo punto troverà un suo assestamento,  ci sarà un momento in cui le chiusure finiranno, resteranno i gestori più in gamba e si creerà un nuovo meccanismo funzionante.