martedì 31 ottobre 2023

TRE STORIE BREVI




Nei primi giorni di ottobre è uscito in edicola lo Speciale Zagor n° 37, di cui vedete qui sopra la bella copertina di Alessandro Piccinelli. Il piatto forte della pubblicazione è costituito indubbiamente dall'edizione in albo da edicola di una storia di 120 tavole intitolata "I monti della solitudine", scritta da Jacopo Rauch per i disegni di Raffaele Della Monica e Stefano Di Vitto, proposta originariamente nel 2019 sottoforma di sei albetti a striscia, in una serie denominata “Collana Scure” destinata alla sola distribuzione in fumetteria.  Lo scorso anno, in questo stesso periodo, lo Speciale n° 35 aveva fatto la stessa cosa (cioè raccogliere in un unico blocco un racconto uscito a puntate nel formato orizzontale) con la storia, sempre di 120 tavole, dal titolo "Il battello dei misteri", da me sceneggiata, risalente al 2018. Ve ne avevo parlato qui:
 
 
E similmente a ciò che avvenne con lo Speciale n° 35, anche questo n° 37 presenta altre avventure brevi se non brevissime dello Spirito con la Scure, per la precisione tre, pubblicate in passato in occasione di eventi particolari, ma mai distribuite in edicola. Dato che è usanza di questo blog che io presenti ciò che esce a mia firma, mi soffermerò proprio su questi tre episodi aggiuntivi che sono appunto, nel bene e nel male, opera mia.

 
 
Il primo racconto, originariamente pubblicato a colori e intitolato “Mo-hi-la, la palude maledetta”, venne realizzato  da me e da Walter Venturi in occasione dell’uscita dell’album di figurine dedicato a Zagor dalla Casa editrice Panini, nel 2016. Volutamente, visto che molte vignette avrebbero dovuto servire da base per una sagomatura di adesivi fustellati, e in coerenza con il tono giocoso del contenitore, alla vicenda narrata venne dato un tono leggero (si potrebbe dire: d’altri tempi) in cui le sequenze più orrorifiche venivano sdrammatizzate. Nel 2018 le stesse 16 tavole vennero riproposte, sempre a colori, nel volume della Sergio Bonelli Editore “Io, Zagor”. Tuttavia, data l’importanza dell’argomento (la scelta da parte dello Spirito con la Scure del luogo su cui costruire la propria capanna), nel 2021 mi sembrò giusto raccontare la vicenda più approfonditamente e con un taglio maggiormente drammatico e maturo, e dunque scrissi una nuova sceneggiatura di 40 tavole, “La palude di Mo-Hi-La”, che affidai al disegnatore Arturo Lozzi e che venne pubblicata nel 2021 nel Magazine dedicato ai 60 anni dell’eroe di Darkwood. Lo Speciale Zagor n° 37 ripropone la versione originale del 2016. 
 
 
 

 
A seguire, ecco “La strega”: un insolito episodio senza balloon (l’unico del tutto muto dell’intera saga), contenuto nell’albetto “La Strega… e le altre”, dedicato alle figure femmminili nella saga dell’eroe di Darkwood, realizzato dai catanesi Marco Grasso e Giuseppe Reina nell’ambito delle iniziative di un gruppo di appassionati radunati sotto la sigla ZTN, e distribuito per la prima volta in occasione dell’edizione 2012 di Etna Comics. Si trattò di un vero e proprio divertissement mio e di Marco Verni, i cui disegni furono, all’epoca, colorati da Attila Juhas.  Vi consiglio di cliccare sul link colorato poco sopra per scoprire altri retroscena su questa storia.
 
 

Per finire, ecco “La capanna nella palude”, una storia che nasce da un breve racconto (in prosa) da me scritto per un albetto celebrativo di Gallieno Ferri in occasione di una mostra a lui dedicata al Castello di Santa Margherita Ligure nel novembre del 2014. Lo stesso racconto venne poi raccolto in un volume con altri tre (sempre miei, sempre in prosa, sempre con protagonista Zagor), intitolato “La capanna nella palude e altre storie”, pubblicato nel 2016 da Cartoon Club. Più di recente, nel 2021, ne è stata fatta anche una edizione in audiolibro destinata al catalogo Storytel Italia. Stefano Bidetti, scrittore e curatore di una rivista dedicata a Zagor e realizzata da un gruppo di appassionati, nel 2015 aveva però già utilizzato il racconto come soggetto di una sua sceneggiatura affidata alla mezzatinta di Marcello Mangiantini, apparsa su “SCLS Magazine” n° 11. Di storie zagoriane extra-serie ne rimangono ancora altre, vedremo se continuare a raccoglierle in un terzo Speciale o riproporle in altro modo.


sabato 7 ottobre 2023

LA CITTA' DI BERARDI

 


Tra l'otto e il dieci settembre 2023 si è svolta a Città di Castello (PG) l'inaugurazione (con eventi distribuiti nell'arco di tre giorni) della mostra "Giancarlo Berardi, un narratore fra le nuvole", visitabile a Palazzo Facchinetti fino al 29 ottobre 2023. Città di Castello ospita da molti anni (oltre venti) una manifestazione chiamata "Tiferno Comics" (Tiferno è l'antico nome del borgo umbro), nell'ambito della quale viene organizzata ogni volta una mostra legata, di volta in volta, ai più grandi nomi del fumetto italiano (ce ne sono state di dedicatate a Manara, Toppi, Cavazzano, Serpieri, Crepax, Jacovitti...). Quest'anno, per la prima volta, l'autore prescelto non è stato un disegnatore ma uno sceneggiatore: Giancarlo Berardi. Lo vedete nella foto qui sotto mentre commentiamo insieme al n° 300 di Julia, durante la cena ufficiale che ha dato il via all'evento. Nella foto si vedono anche (a sinistra) Marco Grasso e (a destra) Gianni Brunoro.

 
 
Sono stato varie volte a  Città di Castello in occasione di Tiferno Comics, ma è un luogo assolutamente da visitare indipendentemente dalle iniziative legate al mondo del fumetto. Per esempio, è la località dove il grande pittore e scultore Alberto Burri è nato, vissuto, lavorato, e dove sono raccolte, in due diversi musei (uno per le opere di dimensioni ridotte, uno per quelle gigantesche), i suoi capolavori. Vedere dal vero le creazioni di Burri è una esperienza emozionale che lascia il segno (non paragonabile a ciò che viene trasmesso in foto). Perciò, ogni volta che vado nella cittadina umbra, una visita al Palazzo Albizzini o al Seccatoio è d'obbligo.
 

 

Ma torniano a Giancarlo Berardi. Esperienza emozionale è stata anche ritrovare, all'ingresso della mostra a lui dedicata, la Morgan di Julia. Non solo: alla conferenza inaugurale, dalla Morgan è scesa Julia stessa, interpretata dalla bella Emma Hepburn Ferrer, nipote di Audrey Hepburn, madrina della manifestazione (è una artista, vive in Italia, parla un ottimo italiano). Audrey Hepburn, come di certo sapete, è l'attrice che ha ispirato il volto di Julia.
 


Inaspettato è stato trovare anche una mia foto esposta in mostra fra le altre scelte per ripercorrere la vita e la carriera di Giancarlo Berardi. Venne scattata durante un incontro avvenuto pià o meno vebticinque anni fa a Prato, nella fumetteria "Mondi Paralleli", di cui ero uno dei proprietari.
 



Sapevo da sempre (basti pensare a "La ballata di Pat O'Shane") che Giancarlo scriveva canzoni, non sapevo che avesse inciso un intero album (ce ne sono altri, ho scoperto) intitolato "Mentre", contenente 15 brani da lui composti e interpretati. Tutti molto belli, soprattutto la title track e "Tempo Scaduto". Il CD si può acquistare soltanto visitando la mostra di Città di Castello, mi hanno detto. Berardi cantante mi ricorda Gino Paoli ma lui è un appassionato di Jimi Hendrix, tant'è vero che la sera di venerdì 8 settembre è andato in scena uno spettacolo scritto e diretto dallo stesso Giancarlo, già portato in giro in varie altre città, intitolato "Jimi Hendrix Revolution" in cui l'autore funge da voce narrante e introduce tre musicisti di incredibile talento che interpretano brani del chitarrista americano, mentre un pittore realizza in diretta un ritratto dell'artista. Tutto molto bello da vedere e da sentire.
 

 
Sono stato invitato dagli organizzatori a Città di Castello non solo perché legato a Tiferno Comics anche per altre mie collaborazioni ad mostre del passato (la più recente, quella dedicata a Paolo Eleuteri Serpieri), ma sopratutto perché ho scritto uno dei saggi che compongono il catalogo della mostra. Qui sotto ne vedete la bella copertina, e a seguire troverete la recensione che, del volume, ho pubblicato sul mio blog letterario "Utili sputi di riflessione". Buona lettura.



 
 
Autori Vari
GIANCARLO BERARDI
UN NARRATORE FRA LE NUVOLE
Lo Scarabeo
cartonato, 220 pagine
2023


Questo volume non è soltanto il bel catalogo della mostra dedicata a Giancarlo Berardi che è stata allestita a Città di Castello nel settembre 2023 (mostra praticamente tutta quanta riprodotta nelle illustrazioni del ponderoso tomo), ma rappresenta ai miei occhi di saggista chiamato a scrivere uno degli articoli contenuti all’interno, il modo di saldare un debito che ho con lo sceneggiatore genovese, senza il quale indubbiamente la mia vita sarebbe stata diversa. Ritengo di avere dei debiti anche con altri maestri del fumetto italiano, naturalmente, e alcuni li ho, per il poco che ho potuto, a mio modo saldati (dando alle stampe per esempio saggi su Sergio Bonelli, Gallieno Ferri, Max Bunker, Giovanni Ticci, Paolo Eleuteri Serpieri). Ma a Berardi, di cui pure mi sono occupato scrivendo saggi e articoli e perfino dedicandogli un capitolo della tesi di laurea, continuavo a sentire di dovere qualcosa, un “grazie” più argomentato di quanto avessi fatto finora, che non ritenevo sufficiente. Non sono sufficienti neppure le ventisei pagine a mia firma contenute nel catalogo “Un narratore fra le nuvole”, ma se non altro si sommano alle altre scritte da Vincenzo Mollica, Pietro Alligo, Paolo Bertolazzo, Gianni Brunoro, Claudio Ferracci, Gianni Di Pietro, Roberto Guarino, Matteo Pollone, Chiara Cristilli, Daniele Barbieri, Marco Grasso e Daniele Bevilacqua. Quest’ultimo è stato convocato per compilare la fumettografia berardiana (tra cui si trovano racconti “insospettabili” di Diabolik, del Piccolo Ranger e per il “Corriere dei Piccoli” e “Horror”). “Insospettabili” anche le notizie riferite da Marco Grasso che si occupa del Berardi musicista, autore peraltro (e regista) di uno spettacolo teatrale dedicato a Jimi Hendrix. Lo stesso Berardi ci stupisce non solo mostrandosi in veste di illustratore e nei panni di autore di racconti in prosa e di intense poesie, ma anche annotando ricordi e tirando fuori dai cassetti foto d’epoca (una, esposta pure in mostra, addirittura con il giovanissimo sottoscritto). Un volume, dunque, bello da sfogliare (è illustratissimo) e da leggere. Riassumerlo qui sarebbe impossibile, però, forse, riportare l’inizio del mio articolo, “Un autore in cerca di sei personaggi” può servire a far meglio capire che cosa ha rappresentato Giancarlo per me. Eccolo qui di seguito.

Ho scoperto Ken Parker piuttosto in ritardo rispetto alla sua prima uscita (giugno 1977), e precisamente con l'albo intitolato "Il poeta" (n° 38, aprile 1981). Non so dire perché non mi ci fossi accostato prima. In ogni caso, quell’albo mi colpì moltissimo. Potrei dire che mi turbò. Era qualcosa di diverso da qualunque western avessi letto. Di diverso, in realtà, anche al di là del genere. Decisi di rintracciare i numeri arretrati che mi erano sfuggiti. Me li procurai in un negozietto di fumetti usati e, in attesa di leggerli, li tenevo sul comodino. Ricordo che guardavo quella pila con il vago senso di angoscia di chi sa che, facendo qualcosa, poi dovrà soffrire. Infatti spesso la concludevo la lettura con il groppo alla gola ed emotivamente sconvolto. "Butch l'implacabile", "Cronaca", "Diritto e rovescio", "Lily e il cacciatore"... tutti albi che mi hanno lasciato il segno, sui quali ho sofferto per quanto erano coinvolgenti. Rammento di aver versato una lacrima sul finale di Alcune signore di piccola virtù. Qualcosa del genere mi è successo con l'ultima avventura di Ken Parker. Ultima in tutti i sensi, quella in cui la saga si conclude, uscita come volume finale dell'edizione definitiva mondadoriana, mandata in edicola settimanalmente in tomi che hanno raccolto tutto quanto era già uscito, più appunto l'episodio inedito Fin dove arriva il mattino (2015). Ho temporeggiato finché ho potuto, sapendo che leggere mi avrebbe oppresso il petto.
Dopo Lungo Fucile ho scoperto i personaggi precedenti di Giancarlo Berardi e, naturalmente, ho seguito i successivi: Tiki, L’uomo delle Filippine, Sherlock Holmes, Giuli Bai, Marvin, Julia, per citarne sei come quelli del dramma di Luigi Pirandello (evitando di contare i protagonisti della serie "Welcome to Springville" o i comprimari dei tanti microcosmi che ruotano attorno ai titolari di testata). In Berardi mi sono imbattuto quando ero già ventenne e credevo di essere ormai scafato. Si è trattato di un innamoramento maturo e consapevole, insomma. Inutile dire che ho cercato di carpirne i segreti, visto che mi proponevo di fare il suo stesso mestiere. Ancora più inutile è dire che non ci sono riuscito, anche se Decio Canzio una volta, quando già quel mestiere avevo cominciato a farlo, mi ha detto che “berardeggiavo”. Se dovessi circoscrivere in una frase ciò che ho imparato da Berardi, citerei: “Una buona storia è quella con dei buoni personaggi”, che ricordo di aver letto in una sua intervista.