martedì 31 dicembre 2024

MEMORIE PERDUTE

 
 

E’ in edicola da qualche settimana il Color Zagor n° 20, datato novembre 2024 e intitolato “Memorie perdute”. I testi sono miei, i disegni di Anna Lazzarini, la copertina di Alessandro Piccinelli, i colori della GFB. Si tratta di un episodio particolare e fuori dall’ordinario, il cui principale protagonista non è Zagor ma Patrick Wilding, cioè l’eroe prima di diventare lo Spirito con la Scure. Siccome prima o poi andrò i pensione (più prima che poi), mi premeva andarmene lasciando le cose in ordine (almeno il più possibile e per quanto mi riesce fare). C’erano infatti un po’ di punti rimasti in sospeso e da chiarire nell’albo n° 400, “Il ponte dell’arcobaleno”, e nel quinto volume de “Le Origini”, “La grotta sacra”. 
 
La domanda principale riguarda che fine abbia fatto Ayane, la ragazza che dà a Patrick il nome di Za-Gor-Te-Nay, mistero da cui ne consegue un'altra: perché il viaggio oltre il Ponte dell’Arcobaleno venga permesso allo Spirito con la Scure dai poteri di una sciamana, mai vista prima, chiamata Jayla e non appunto da Ayane, che sappiamo aver preso il posto di Shyer (solo per fare due esempi). Ma c’è anche qualche spiegazione da dare su Kanoxen, caduto nel fiume nel finale di “Darkwood Anno Zero”. So che esiste una linea di pensiero tra i lettori secondo la quale non si devono dare spiegazioni. A costoro, basterà non leggere “Memorie perdute” o far finta che non esista.  A me, invece, le spiegazioni sembrano doverose e indispensabili e sono affascinato quando qualche escamotage tirato fuori dal cilindro di un autore riesce a dare un senso alle cose. 
 
Circa il finale, volutamente sibillino, ho saputo che ci sono state, tra i lettori, parecchie discussioni. Personalmente, non ho niente da aggiungere a quel che si dice e si vede nell’ultima pagina, magistralmente disegnata, come il resto dell’albo, da Anna Lazzarini, che ringrazio per la collaborazione. Qualunque cosa ci vediate più del narrato e del mostrato è frutto delle vostre elucubrazioni, sulle quali non ho né responsabilità né potere. Rimando però gli interessati a quel che si dice in questo articolo, relativo al finale dell’avventura con le Amazzoni durante la trasferta sudamericana:
 
 

Qui di seguito riporto il testo della rubrica “I colori di Darkwood”, che offre una guida alla lettura delll’albo.

Amici zagoriani,
nell’autunno 2023, presentando in questa stessa rubrica il Color Zagor n° 18 intitolato “La perla misteriosa”, notavo come soltanto tre volte, compresa quella, gli albi di questa collana hanno avuto come coprotagonista, al fianco dello Spirito con la Scure, una figura femminile. Per la precisione, il n° 9, che riporta alla ribalta Gambit, il n° 16, che vede tornare in scena Scarlet La Plume e infine il diciottesimo episodio in cui Zagor incontra di nuovo Virginia, la nipote del capitano Fishleg. E questo, nonostante una delle caratteristiche della collana sia quella di puntare i riflettori su uno dei tanti personaggi del microcosmo zagoriano, nel quale in passato le donne sembravano latitare ma in cui da un po’ di tempo a questa parte l’altra metà del cielo ha guadagnato sempre più spazio. Con “Memorie Perdute”, il Color che avete fra le mani, il conto viene almeno un po’ riequilibrato dato che le rappresentati del gentil sesso in cui vi imbatterete, tutte molte importanti nel passato del nostro eroe, sono addirittura tre, se non quattro (della quarta non vi anticipo l’identità perché la vedrete solo in poche pagine del finale e la sua ricomparsa rappresenta un piccolo colpo di scena). Si tratta di tre sciamane: Ayane, Jayla e Shyer. Tutte hanno segnato la vita di Patrick Wilding, tutte sembrano sovrapporsi e tutte hanno lasciato domande senza risposta nei lettori. L’avventura che state per cominciare a leggere cerca di fornire alcune spiegazioni, a partire dal perché il Re di Darkwood non abbia mai fatto ritorno nella caverna in cui ha lasciato Ayane, la giovane squaw Potawatomi che gli ha dato il nome di “Spirito con la Scure”. Se vi state chiedendo quando è successo, l’indicazione è di andare a leggere o rileggere la quinta puntata della miniserie “Zagor: le Origini”, intitolata “La grotta sacra”, illustrata da Giovanni Freghieri. Tuttavia, quanto avvenuto in quelle pagine è riassunto in un flashback da Anna Lazzarini in questo stesso Color, perciò non c’è bisogno di recuperare albi del passato per capire senza difficoltà cosa capita adesso. Lo stesso vale per Jayla, un’altra sciamana che, nello Zagor n° 400, fa attraversare all’eroe dalla casacca rossa il Ponte dell’Arcobaleno per permettergli di incontrare suo padre, Mike Wilding, nel regno dei morti. Perché a farlo è proprio lei e non Ayane, che preesisteva? Tutto sarà più chiaro arrivando a pagina 130. Shyer, invece, dovrebbe essere il personaggio più noto, essendo protagonista di due avventure fondamentali nell’ambito della saga: “Darkwood Anno Zero” (lo Speciale n° 13 del 2001) e “A volte ritornano” (Zenith n° 600, del 2021). Tutte queste storie del passato si scoprono far parte di un unico filo narrativo, che si allaccia peraltro con la lotta fra Zagor e Kanoxen e dunque con il primo episodio della serie, “La foresta degli agguati”, e con quanto avvenuto nel corso della trasferta sudamericana (si vedano gli albi tra il 2012 e il 2014). Ma, ripeto, non temete: se anche voi, come Zagor, vi renderete conto di avere delle “memorie perdute”, i flashback proposti dal Color che vi apprestate a leggere ve le faranno immediatamente recuperare. Per quanto molti dubbi saranno sciolti al termine della lettura, è probabile che altri se ne verranno a creare. E’ il bello delle storie seriali che continuano e si inanellano. Però, state tranquilli: per un bel po’ non torneremo più sull’argomento, dato che ne abbiamo molti altri da affrontare.
A presto

Moreno Burattini



domenica 29 dicembre 2024

LA PALUDE MALEDETTA


Nel 2019, in occasione del cinquantennale del classico intitolato “Zagor racconta…”, scritto da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) e illustrato da Gallieno Ferri, venne dato il via a un progetto di rinarrazione (non già di riscrittura) del passato dello Spirito con la Scure, ovvero il “romanzo di formazione” che porta il giovane Patrick Wilding a dare un senso alla propria vita, vestendo i panni del peacekeeper armato, garante della giustizia nella foresta di Darkwood, in un costante tentativo di mantenere la pace fra le varie comunità ed etnie che la popolano. 
 
Nacque così la collana “Le Origini”, accolta da un lusinghiero successo di pubblico e di critica, di cui “La palude maledetta” è il settimo volume. I primi sei episodi hanno svelato quanto era rimasto di non spiegato e non detto nella storia del 1969, senza entrare in contraddizione con ciò che già sapevamo. Sono stati raccontati gli anni dell’eroe che vanno dalla sua infanzia fino al momento in cui veste i panni dello Spirito con la Scure. La narrazione si interrompe allorché l’eroe decide di costruire la sua capanna in un luogo ritenuto tabù dai nativi della foresta, la palude di Mo-Hi-La, in modo da creare attorno alla sua figura un’aura leggendaria, quella di un uomo che ha osato sfidare gli spiriti maligni.
 
 
 
“La palude maledetta” prosegue dunque il racconto, ripartendo proprio da lì. Guido Nolitta, però, a proposito di Mo-Hi-La, non ha mai detto una parola di più di quanto troviamo scritto ne “La foresta degli agguati”, la striscia di esordio datata 15 giugno 1961. Zagor spiega a Cico, che gli chiede cosa sia la “Terra Tremante” verso cui il Re di Darkwood lo sta conducendo: “E’ il nome che gli indiani danno alla palude di Mo-Hi-La ed è proprio laggiù che io ho il mio rifugio. Vedi quella specie di isolotto che si alza nel mezzo della palude? Quello sarà la tua casa, d’ora in poi”. E poiché Cico sembra spaventato dai pali con i teschi piantati nell’acqua tutto intorno, Zagor prosegue: “Niente paura, vecchio mio… tutto questo fa parte della messa in scena che ho preparato per tenere alla larga i curiosi. Gli indiani, infatti, considerano la palude come il regno degli spiriti e si guardano bene dal mostrarsi da queste parti”.
 


Quanto al perché l’eroe dalla casacca rossa abbia scelto proprio quella striscia di terra asciutta, “Zagor Racconta…” non ci viene in aiuto. Essendo stato invitato dalla Casa editrice a completare la serie de “Le origini” fino al numero dieci, coprendo l’arco di tempo (non sappiamo quanto lungo) tra l’apparizione ai sakem e l’incontro con Cico, mi sono reso conto di non poter contare sul supporto di un “ipse dixit” nolittiano. Però abbiamo una fonte, meno autorevole ma del resto l’unica, da cui attingere. Fino al 2016 nessuno, nello staff degli sceneggiatori della serie, volle provare a immaginare da che cosa derivasse la pessima fama del luogo presso i nativi. Poi, in quell’anno, il sottoscritto (nelle vesti di sceneggiatore) e il disegnatore Walter Venturi, realizzammo un breve racconto di sedici tavole, pubblicato a colori e intitolato “Mo-hi-la, la palude maledetta”, in occasione dell’uscita dell’album di figurine dedicato a Zagor dalla Casa editrice Panini.
 
 
Volutamente, visto che molte vignette avrebbero dovuto servire da base per una sagomatura di adesivi fustellati, e in coerenza con il tono giocoso del contenitore, alla vicenda narrata venne dato un tono leggero in cui le sequenze più horror venivano sdrammatizzate. Nel 2018 le stesse sedici pagine vennero riproposte, sempre a colori, nel volume della Sergio Bonelli Editore “Io, Zagor” e successivamente comparvero, in bianco e nero, all’interno dello Speciale Zagor n° 35 del 2022. 
 
 

 
Tuttavia, l’argomento meritava un maggiore approfondimento e una trattazione più drammatica. Mi fu subito chiaro che il settimo volume de “Le Origini” sarebbe stata l’occasione adatta. Nell’attesa che riprendessero le pubblicazioni (momentaneamente sospese dopo il n° 6), una anteprima di quaranta tavole in bianco e nero venne pubblicata nel 2021 nel Magazine dedicato al sessantennale dell’eroe di Darkwood. Adesso, potete leggere il racconto completo e a colori, illustrato da Arturo Lozzi, dimostratosi straordinariamente efficace alle prese con lo Spirito con la Scure (c’è un suo breve racconto sullo Zagor Più n° 3, che funge da prova generale).
 
 

 
Il cartonato “La palude maledetta” (grande formato, sessanta tavole a fumetti, ricco apparato critco e iconografico) è stata presentato a Città di Castello a metà ottobre del 2024, in anteprima sull’uscita in occasione di Lucca Comics & Games nel novembre dello stesso anno. Ecco due foto della prsentazione in terra umbra (Lozzi è per l'appunto umbro).
 
 
 

 
E' disponibile anche una versione variant cover: le due copertine (vedete la variant qui sotto) sono entrambe opera dell'ottimo Michele Rubini (umbro a sua volta). L’ottavo, il nono e il decimo volume usciranno nel corso del 2025. 

 

A me e ad Arturo sono giunti numerosi apprezzamenti, ma mi è capitato di leggere una critica davvero singolare a cui vorrei rispondere. Un lettore, non so se rappresentativo di una nutrita corrente di pensiero o singolo detrattore, si lamenta più o meno (cerco di riportare il suo pensiero per come l’ho capito) del fatto che “La palude maledetta” riporti la versione dei fatti già nota dopo la storia dell’album di figurine e dopo l’anteprima del Magazine del sessantennale. “Mi aspettavo qualcosa di diverso”, commenta più o meno. 
 
Ora, l’anteprima del 2021 era appunto una anteprima, quindi logicamente le tavole già pubblicate (trentasette su sessanta, essendo ventitré quelle nuove, ma con numerosi rimontaggi) propongono le stesse vignette, però colorate. Se poi la critica riguarda lo svolgimento della trama, ugualmente non si capisce come sarebbe stato possibile raccontare cose diverse avendo stabilito (per di più, in due occasioni) che gli avvenimenti erano stati quelli. Viene da pensare che il contestatore si sarebbe aspettato “qualcosa di diverso” anche durante i volumi ispirati da “Zagor Racconta…”. Magari avrebbe preferito sentirsi dire che la mamma di Patrick Wilding aveva lasciato il marito innamorata di Salomon Kinsky? Non so, davvero si potrebbe raccontare “qualcosa di diverso” contraddicendo ciò che già si sa? Mah.  
 
Se uno criticasse “La palude maledetta” per i dialoghi banali o delle falle logiche nella sceneggiatura, non mi resterebbe che prendere atto della contestazione ragionando su quanto di vero possa esserci, per fare meglio in futuro. Ma se la critica riguarda l’aver conservato la stessa versione dei fatti già data due volte in precedenza, allibisco e mi cadono le braccia. Per consolare i detrattori che sostengono questa tesi, anticipo comunque che l’ottavo volume de “Le Origini”, disegnato da uno strepitoso Darko Perovic, per l'appunto racconterà in modo diverso fatti già noti, per motivi che saranno spiegati nella mia postfazione.
 

 


  

domenica 22 dicembre 2024

SAMURAI CHE ARRIVANO



 
Ho pubblicato sul mio blog letterario, "Utili sputi di riflessione" (ci arrivate semplicemente cliccando qui o sul tasto in alto a destra sotto la testata), la recensione del cartonato "Samurai" da poco inviato in libreria dalla Sergio Bonelli Editore. Siccome il libro ha una mia introduzione, di cui riporto alcuni estratti (per leggere la versione integrale bisognerà sfogliare il  volume cartaceo), non mi sembra sbagliato fare un copia & incolla anche su "Freddo cane in questa palude", blog dedicato non a ciò che leggo ma a quello che scrivo (che faccio, che penso). Per aggiungere però qualcosa in più, e per rispettare la vocazione di questo spazio a quella che scherzosamente chiamo "un po' di sana polemica", ne approfitto per dire la mia sulla nuova, uggiosa querelle in cui mi è capitato di imbattermi pubblicando sulla mia pagina Facebook una foto di me stesso medesimo che guardo ammirato il bel volume.
 
Come si sa, per riuscire a lavorare sereno (e soprattutto per riuscire a lavorare tout court, avendo molte cose da fare e poco tempo a disposizione) cerco di evitare di scorrere i commenti sui social, ben sapendo quanto alcuni siano spesso bizzarri o volenosi, o entrambe le cose, e come leggendoli, dopo aver raccolto le braccia che mi sono cadute, avrei voglia di rispondere, magari divertendomi ma poi accumulando ritardi su tutti gli altri fronti.
Tuttavia, mostrando la bella copertina di un bel volume con una bella storia realizzata da grandi autori (non da quelli scarsi di adesso), immaginavo che non ci dovessero essere motivi di polemica. Quindi sono andato a leggere alcuni interventi, sicuro di uscire rasserenato dal breve tour tra i primi commenti. 
Mi illudevo. Immancabilmente, ecco subito i contestatori. 
 
Motivo della contestazione? Il titolo dato al volume. Dove sarebbe l'errore? Pur sembrandomi un ragionamento assurdo, io l'ho capito così, sforzandomi un po' di seguirne la logica aliena. Il volume raccoglie un'avventura originariamente apparsa nel 1975 su due albi della Collana Zenith, intitolati "Arrivano i samurai" (n° 168) e "La scure e la sciabola" (n° 169). Secondo gli infervorati detrattori, il cartonato del 2024 avrebbe dovuto recare in copertina uno di questi due titoli. Cioè, a costoro non importa che il libro sia bello o brutto, che si raccolga in un volume di pregio per la prima volta un classico di cinquanta anni fa, che si renda finalmente omaggio a Franco Bignotti. No. La prima cosa che viene in mente di dire ai detrattori è che non va bene il titolo "Samurai".
Che si giudichi un racconto dal titolo, già sembra strano. Ma ancora più strano è che sulla copertina si vede appunto un samurai. Dunque il titolo "Samurai" sembra congruo. No, secondo gli ipercritici bisognava usare uno dei titoli del passato. Ora, non c'è nessuna regola che imponga una cosa del genere, tant'è vero che fin dai tempi della Cepim si sono visti volumi come "Tex contro Mefisto" o "Arriva Mister No" con titoli diversi rispetto a quelli originali dei racconti contenuti all'interno. L'unica regola che vale è scegliere un titolo che funzioni, che non si presti a equivoci o non abbia controindicazioni. "Arrivano i Samurai" non è proprio il miglior titolo della saga zagoriana, ma soprattutto se poteva andar bene all'interno di una collana in cui è chiaro il contesto, non è altrettanto efficace in libreria dove si propone a un pubblico che non è detto conosca l'eroe di Darkwood e che potrebbe chiedersi "arrivano dove?".
 
"La scure e la sciabola" è sicuramente un bellissimo titolo, ma il lettore più smaliziato di oggi sa benissimo che il termine giusto per indicare l'arma impugnata dal samurai in copertina è una katana. Il titolo appropriato avrebbe dovuto essere "La scure e la katana", dunque. Ad arricciare il naso sarebbero stati allora quelli, e sono tanti, che non apprezzano i tecnicismi o che magari non sanno cosa sia una katana. Tutti o quasi invece sanno chi sono i samurai (magari anche solo grazie a Tom Cruise), il cui nome è esotico ma non ostico, e suscita interesse a tutti i livelli. Un qualunque possibile acquirente che legga il titolo "Samurai" capisce immediatamente quale sia l'argomento, e dato che in libreria potrebbero passare (e passano) tanti lettori di manga, nippofili, amanti del Giappone, eccoli attirati da una parola semplice quanto efficace. 
 
E' evidente che chi ha scelto il titolo "Samurai" (e non sono stato io, dunque non sto difendendo me steso) ha seguito un ragionamento del genere. O magari ne ha seguito un altro, forte comunque di una esperienza pluridecennale nel campo dell'editoria. In ogni caso, è stata la scelta di un competente, uno del mestiere. Ma ecco a contestare alcuni che di mestiere fanno i detrattori, i quali stabiliscono che si sarebbe dovuto fare altrimenti, naturalmente perché lo dicono loro. Già, perché sono tutti editori con i torchi degli altri.
 
 
Guido Nolitta
Franco Bignotti
SAMURAI
Sergio Bonelli Editore
2024, cartonato
256 pagine, 28 euro

Per la prima volta, un cartonato bonelliano dedicato a raccogliere in un volume a colori e di grande formato un classico della saga di Zagor (una tradizione che si rinnova ogni anno) non propone ai lettori una storia illustrata da Gallieno Ferri, ma da Franco Bignotti (1930-1991), continuando comunque a pubblicare racconti scritti da Guido Nolitta (lo pseudonimo con cui l’editore Sergio Bonelli, che creò il personaggio nel 1961, firmava i fumetti da lui sceneggiati), da sempre i più amati dal pubblico degli aficionados zagoriani. Non ci sono dubbi sul fatto che sia l’avventura che il disegnatore (dando per scontato l’omaggio a Nolitta) meritassero una edizione di pregio, alla quale ho contribuito anch’io con una illustrata prefazione di cui riporto qui di seguito alcuni estratti.

Qualcosa di nuovo sul fronte orientale
di Moreno Burattini

Le date sono importanti. La storia di Zagor “Arrivano i Samurai”, raccolta per la prima volta in questo volume, uscì originariamente a puntate su tre albi della Collana Zenith distribuiti in edicola tra il marzo e il maggio del 1975. Datato 1971 è invece un film, “Sole rosso”, diretto da Terence Young e interpretato da Charles Bronson, Alain Delon, Ursula Andress e Toshiro Mifune. Qual è il collegamento? Chiunque abbia letto qualche avventura a fumetti dello Spirito con la Scure sa che non si tratta di racconti definibili come western così come di solito li si intende, ma che, anzi, le contaminazioni fra i generi sono quasi la regola. Anche “Sole rosso”, dal canto suo, è una pellicola che intreccia l’ambientazione del classico Far West con suggestioni esotiche di tipo diverso: infatti, uno dei protagonisti (quello, anzi, che soprattutto buca lo schermo) è un samurai, Kuroda, che ha la missione di recuperare una preziosa spada, dono dell’imperatore del Giappone al presidente americano Grant, rubata da alcuni banditi mentre viene trasportata in treno dalla costa occidentale a quella orientale. Sergio Bonelli (che firmava le sue sceneggiature con lo pseudonimo di Guido Nolitta) era appassionato cinefilo in grado di citare, a richiesta e con una memoria prodigiosa, trame, cast e date di infinite pellicole. Più volte l’autore ha raccontato, nelle sue interviste, come i suoi racconti nascessero non già da chissà quale lunga elaborazione e da ripetuti aggiustamenti in corso d’opera, quanto piuttosto istintivamente, assecondando l’estro creativo di una scrittura che fluiva di getto. Il trucco perché questa tecnica desse buoni frutti, al di là del grande talento affabulatorio di cui era dotato, era semplicissimo: Bonelli saccheggiava il grande magazzino delle letture e dei film che aveva visto, scegliendo quello che, da ragazzo, lo aveva impressionato, gli aveva fatto paura, lo aveva lasciato a bocca aperta. Dopodiché, filtrandoli opportunamente, cercava di trasmettere gli stessi brividi a chi leggeva i suoi fumetti.  Zagor è un eroe trasversale ai generi, e le sue storie come il regno della contaminazione fra le suggestioni più diverse appunto perché dentro lo stesso sceneggiatore, consumatore onnivoro di cinema e carta stampata, ribollivano le idee suggerite dalla fruizione di ogni tipo di “fabula”.
Sicuramente del background culturale nolittiano facevano parte molti film con protagonisti dei samurai, a partire da “I sette samurai”, capolavoro di Akira Kurosawa del 1954, interpretato peraltro anch’esso da Toshiro Mifune. Della lista fanno di certo parte anche “Harakiri” di Masaki Kobayashi (1962) e “13 assassini”, di Eichi Kudo (1963). Però, a ben guardare, è soprattutto “Sole rosso” il principale punto di riferimento, perché il regista Terence Young porta i samurai nel western, e dunque opera una contaminazione: un suggerimento irresistibile per uno come Sergio Bonelli. Peraltro, il guerriero giapponese Kuroda, nel film, ha la caratteristica di citare di continuo il Bushido, il codice d’onore dei samurai, cosa che anche Nolitta fa fare al principe Okada Minamoto, il nobile alla guida di un piccolo esercito personale giunto a Darkwood direttamente dal Giappone. (…) Come suo solito, Nolitta non si limita a raccontare una semplice storia d’avventura, ma sfoggia erudizione e documentazione, descrivendo i samurai con una quantità di informazioni come raramente capitava di riscontrare nei fumetti popolari degli anni Settanta. Ma, soprattutto, scava nelle psicologie dei personaggi scrivendo tavole indimenticabili come quelle del duello fra Zagor e Minamoto. C’è soprattutto un discorso che l'eroe di Darkwood pronuncia di fronte a un suo avversario, che descrive perfettamente la filosofia che guida e sostiene il braccio dell’eroe: "Anche la mia vita, non c'è dubbio, è segnata dal marchio della violenza - dice lo Spirito con la Scure al guerriero giapponese che gli sta davanti - ma tra noi esiste fortunatamente una differenza incolmabile! Se io combatto, se io uccido, è soltanto perché la situazione di questo meraviglioso ma ancora selvaggio Paese me lo impone! Un giorno, spero, giuste leggi, mentalità più aperte smusseranno i punti di attrito tra gli abitanti di Darkwood e i conquistatori bianchi... in quel preciso istante io rinuncerò senza alcun rimpianto alla mia immagine di combattente e di guerriero, e sarò lieto di buttare nel più profondo dei fiumi quella scure che ora considero un mezzo sgradevole ma indispensabile per ottenere un po' di giustizia!". Nel 2005, sulla collana Zenith, è apparsa un’avventura che costituisce il sequel al classico pubblicato in questo volume. Ne è protagonista il giovane samurai Takeda, che è fra i guerrieri al servizio del principe Minamoto rimasti in Giappone in attesa del suo ritorno e che, divenuto un ronin, riceve l’incarico di uccidere lo Spirito con la Scure, raggiungendolo dovunque si trovi.


venerdì 13 dicembre 2024

MOLTA MALTA






Il 6 novembre 2024, io e Walter Venturi, con la colorista Tiziana "Mad Cow", siamo volati a Malta a parlare di Zagor. L'evento è stato organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Malta, il Dipartimento d’Italiano e l’M.A. in Film Studies, C'è stato un affollato incontro con il pubblico alle 18:00 presso l’Istituto Italiano di Cultura de La Valletta, in St George’s Square. La tavola rotonda è stata moderata da Fabrizio Romano, ambasciatore d’Italia a Malta, e Fabrizio Foni, senior lecturer del Dipartimento d’Italiano e membro dell’Institute of Anglo-Italian Studies.

L’evento, organizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura de La Valletta e l’associazione senza scopo di lucro Wicked Comics, ha avuto ingresso gratuito e si è tenuto in italiano. Siamo stati quindi ospitati a cena dall'ambasciatore Romano, ferratissimo in campo fumettistico e zagoriano in particolare: davvero una giornata memorabile.

Io e Walter Venturi abbiamo dedicato, autografato e distribuito ai numerosi presenti una stampa con il disegno, eseguito per l'occasione, che vedete in apertura.
Qui di seguito troverete due foto della conferenza e alcuni deliziosi disegni e testi scritti realizzati dai ragazzi che studiano italiano a Malta.







Ecco adesso le scansioni dei disegni e dei testi dei bambini che seguono il programma d'italiano per madrelingua presso la Chiswick House School.

Le attività sono state curate dall'insegnante d'italiano, Ilaria Labbate, e dalla coordinatrice del programma internazionale, Irene Incarico.
I nomi dei bambini che hanno partecipato, con le rispettive età:

Aida, Andrea, Federico e Sebastian: 9 anni
Viola: 10 anni
David, Gabriel, Leonardo, Mia, Nico e Sara: 8 anni.

Bravissimi.
Testi e disegni degni di futuri sceneggiatori e illustratori.


























domenica 27 ottobre 2024

IL RITORNO DI VINDEX



A partire dal 6 luglio 2024, con cadenza quindicinale, la Sergio Bonelli Editore ha pubblicato un’avventura di Tex che, se fosse stata proposta in un albo del formato da edicola, avrebbe contato 128 tavole. Invece, la storia si presenta suddivisa in dodici albetti a striscia di trentadue pagine ciascuno. Si tratta di un racconto inedito sceneggiato dal sottoscritto e illustrato dal veterano Marco Torricelli, autore anche delle copertine. E' la mia nona storia del Ranger.
 
Prima di parlarne, facciamo un passo indietro. Tra il 30 settembre 1948 e il 5 giugno 1967 uscirono in edicola trentasei serie a striscia di Tex, per un totale di 973 albetti, scritti da Giovanni Luigi Bonelli e in gran parte disegnati da Aurelio Galleppini, e tutte ristampati nella collana gigante, quella che continua a presentare ogni mese in edicola nuovi episodi di Aquila della Notte. A distanza di oltre cinquanta anni, ecco dunque tornare in distribuzione una nuova serie nel formato orizzontale, reperibile però solo in fumetteria e sullo shop online Bonelli. Il titolo dato a questa collana è “Tex serie Vindex”. 
 

Non si tratta, in realtà, del primo ritorno sulla scena di una avventura a striscia di Tex. Già nel 2023, in occasione del settantacinquennale del Ranger bonelliano, io e Rodolfo Torti eravamo stati incaricati di realizzare una breve storia divisa in sei albetti, intitolata “Il ponte minato” e distribuita in edicola insieme alla riproposta in edizione anastatica dei primi episodi degli anni Quaranta e Cinquanta, pubblicazione collaterale del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport.  Ecco qui un articolo al riguardo (basta cliccare).
 
Tuttavia, si era trattato di una iniziativa promozionale commissionata dalla RCS e non di un prodotto con il marchio Bonelli. Evidentemente il formato ha riscosso l’interesse dei lettori, e si è pensato, là dove vuolsi ciò che si puote, commissionarmi una nuova storia lunga esattamente il doppio (da sei albetti a dodici). 
 

 
C’è però un ulteriore precedente, non riguardante Tex - ma Zagor, risalente al 2018. In quell’anno, nei panni di curatore del parco testate dello Spirito con la Scure, proposi ai piani alti della Bonelli l’idea di realizzare, per vedere come sarebbe andata, una serie a striscia inedita del Re di Darkwood. Ottenni un “sì” immediato. Nel caso di Zagor, tra il 1961 e i 1970, le strisce erano state 239 divise in quattro serie, per cui quella del 2018 fu la quinta. A inizio maggio del 2018 presentammo così la miniserie a striscia  “Zagor Collana Darkwood”. Si trattava di sei episodi che raccontano un' avventura intitolata "Il battello dei misteri" sceneggiata dal sottoscritto e illustrata da Gianni Sedioli e Marco Verni. Nel rispetto degli stilemi dell'epoca, reinterpretati però da autori di oggi, fu dunque possibile rivivere le emozioni dei ragazzi di un tempo e stringere fra le mani pubblicazioni tascabili simili a quelle che hanno fatto sognare intere generazioni.
 


La miniserie ebbe uscite quindicinali distribuite in fumetteria. Anche se, ovviamente, può essere apprezzata da chiunque, la Collana Darkwood si è rivolta a due tipi di lettori. Il primo è il gruppo di quelli che  gli albetti a strisce se li ricordano, per averli letti all'epoca o per averli visti in mano ai nonni, ai papà o ai fratelli più grandi. Per costoro è stato  fortissimo il richiamo della nostalgia, legato al recupero di memorie mai perdute. Il secondo gruppo è quello di coloro che invece delle strisce hanno soltanto sentito parlare e vogliono provare a scoprire quale fosse il loro fascino, e che cosa provassero i ragazzi di un tempo stringendo in mano quelle piccole pubblicazioni che hanno segnato un'epoca. Paradossalmente, in questi nostri anni senza fiato in cui tutta la comunicazione deve essere veloce e la fruizione immediata, sessanta rapide strisce da gustare in pochi minuti potrebbero avere un insospettabile appeal anche al di fuori del "gioco" del recupero di un formato del passato (seppur al servizio di una storia inedita).

Il formato mi ha costretto a usare  un ritmo del tutto diverso, perché un racconto scandito in capitoli di sessanta strisce, che corrispondono a venti pagine della serie regolare, non può essere sceneggiato allo stesso modo di quando si propongono avventure lunghe due o tre volumi di 94 tavole ciascuno (come accade nella Collana Zenith). In un albetto devono accadere più cose di quante ne accadono di solito in venti tavole della serie regolare. Il racconto che ne risulta è più concentrato, gli accadimenti meno dilatati. C'è poi un recupero di vecchi stilemi utili a recuperare il sapore di un tempo: l'uso delle didascalie, per esempio, comprese quelle nei colonnini verticali con un disegnetto all'interno. Le vignette e le copertine di Gianni Sedioli e Marco Verni si prestano perfettamente all'operazione, tesa a ricreare il sapore delle storie di un tempo. Però non abbiamo voluto dar vita a un "falso" perfetto. Ci siamo adeguati al formato, ma restiamo autori di oggi. Morale della favola: grande successo, oltre ogni aspettativa. I sei albetti de “Il battello dei misteri” sono stati poi raccolti in un volumetto da edicola uscito nel 2022 (lo Speciale Zagor n° 35).
 
 
Illustrati questi precedenti, torniamo a “Tex serie Vindex”. Il titolo della collana già fornisce una chiara indicazione. Io e Torricelli ci siamo ricollegati, immaginandone un seguito, a una delle più classiche di Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini, coadiuvato da Francesco Gamba: “Sinistri incontri”, pubblicata originariamente sugli albi a striscia nn° 1- 12 Serie Gila (diciassettesima serie), e poi ristampata su Tex Gigante n° 34 e n° 35. In tutto, 128 tavole: esattamente quelle del nostro sequel.
 

Ma chi è Vindex? Uno scienziato pazzo, uno di quei mad doctor su cui sono basati svariati capolavori del fantastico, del terrore e della fantascienza, per esempio quelli con protagonisti il dottor Frankenstein, il dottor Cyclops e il dottor Moreau; per non parlare del capostipite dei folli scienziati del fumetto di casa nostra, il celebre Virus, eroe nero di un fumetto di Walter Molino del 1939, che ha ispirato l'Hellingen zagoriano. Di solito, i mad doctor sono studiosi la cui mente geniale è stata bistrattata negli ambienti accademici, e covano propositi di rivalsa contro il mondo intero, dedicandosi alla costruzione di avveniristici macchinari  perchè, una volta conquistato il globo terracqueo, tutti riconoscano la loro grandezza.  Il Vindex proposto da Bonelli e Galleppini come avversario al loro Tex, non fa eccezione. Si chiama Carmonas, ed è un accademico messicano, ma non tollera di essere chiamato "professore", proprio perché disprezza i suoi colleghi scienziati, da cui evidentemente è stato vituperato. Con il nome di Vindex si è ritirato nel deserto di Gila, dove utilizza un antico tempio azteco per studiare tecniche di manipolazione genetica. 
 
La follia lo porta a utilizzare le sue prodigiose scoperte per creare una razza di super-guerrieri Zuma con cui conquistare un impero basato sulla razza. Gli esperimenti rendono pazze le cavie umane, che crescono a dismisura ma poi finiscono per suicidarsi, mentre sortono effetti prodigiosi sui puma: Carmonas riesce a farli diventare grandi come bisonti. Visti i risultati, la sua ultima idea è quella di tentare il trapianto di un cervello umano nei giganteschi felini: "Potremmo ottenere la creazione di una interessantissima razza i cui individui avrebbero la forza e l'agilità delle più temibili belve e l'intelligenza dell' homo sapiens!", dice lo scienziato al suo assistente, Victorio Hermann, un giovane studioso che lo ha seguito perché affascinato dal talento del professore ma ora molto spaventato dalla sua degenerazione: "Pazzo! E ogni giorno la sua follia diventa sempre più pericolosa! - pensa Victor - Dall'idea iniziale di sviluppare artificialmente piante utili all'uomo è passato all'idea di creare una razza di giganti, poi il successo degli esperimenti gli ha dato l'idea di fondare un impero... e adesso, prima ancora di essere diventato ciò che vuole essere, il dominatore della terra, già pensa di creare una nuova orrenda razza di mostri!". 
 
In un momento d'ira, Vindex minaccia il collega: "Basta così, Hermann! Non si discutono i miei pareri! Vi ho fatto l'onore di accettare la vostra collaborazione, ma non dimenticate mai chi sono io! Il mio regno è ancora piccolo, ma è vicino il giorno in cui tutta la terra tremerà al mio cospetto! ...Io sono Vindex, il creatore del più grande regno di tutti i secoli! Io  sono Vindex, il re dei re! Chi non riconoscerà il mio regno e cointravverrà i miei voleri, finirà fra gli artigli e le mascelle dei miei guardiani!". In effetti, la minaccia non è da poco: i colossali puma di Carmonas seminano il terrore nel deserto circostante il tempio. Per affrontarli, Tex deve ricorrere a un centinaio di candelotti di dinamite. Ma alla fine, neppure loro, e neppure i giganteschi guerrieri Zuma riusciranno a impedire che Aquila della Notte e i suoi pard abbiano la meglio. Victorio Hermann sarà l'unico a salvarsi, per Vindex e i suoi accoliti è la fine della pista. Perché c'è una regola ferrea nei racconti di avventura che hanno per protagonisti gli scienziati pazzi: i mad doctor, da ultimo, vengono sempre sconfitti.
 
 
Queste le premesse. Per scoprire che cosa racconta il sequel realizzato da me e Torricelli, non reta che procurarsi i dodici albetti a striscia della “Serie Vindex” (o aspettare una eventuale riedizione che li raccolga, eventualità però su cui non sono in grado di anticipare nulla). Sul sto Internet Bonelli è stato pubblicato un video in cui io e Marco presentiamo il nostro lavoro, e lo potete vedere cliccando qui.
 

 
Un’ultima annotazione: in contemporanea con la distribuzione in fumetteria delle strisce inedite di Tex, è uscita una nuova serie inedita anche di Zagor, denominata “Collana Aquila” e intitolata "La miniera dell'incubo": otto albetti scritti da Giovanni Eccher e illustrati da Gaetano Cassaro, con le copertine di Joevito Nuccio. Di mio, oltre alla cura editoriale, c’è un racconto in prosa, con protagonista Zagor, intitolato “Hellbourgh”. Si tratta del quinto racconto in prosa da me dedicato allo Spirito con la Scure, disponibili peraltro anche in audiolibro.
 

 



lunedì 9 settembre 2024

LA PICCOLA OMBRA

 

 


All'inizio del mese di luglio 2024 è uscito lo Zagor n° 708 (Zenith 759), intitolato "Verdetto finale". Potete leggere il mio commento cliccando sul titolo (colorato). Se lo farete, fra le altre cose troverete scritto:
 
nella seconda parte dell'albo è contenuta una avventura breve e autoconclusiva, di 46 pagine, intitolata "La piccola ombra", da me sceneggiata per Fabrizio De Fabritiis. Di questa avventura parleremo prossimamente in un post apposito.

Poiché ogni promessa è debito, eccomi appunto a parlarvene. Ma dato che a una storia breve si addice un commento breve, per una disamina più lunga vi rimando alla recensione di Marco Corbetta pubblicata sul blog “Zagor e altro”.


Da parte mia, comincio con il riportare le parole con cui io stesso ho presentato “La piccola ombra” nella rubrica “I tamburi di Darkwood” a pagina 4 dell’albo Zenith 759:
 
“Verdetto finale” è caratterizzato dall’esordio sulla Collana Zenith di Fabrizio De Fabritiis, classe 1974, pescarese di nascita e novarese di adozione, con una poliedrica e multiforme attività nel curriculum, appartenente allo staff di Dragonero ma già visto alle prese con lo Spirito con la Scure nel 2022, con una storia della serie “I racconti di Darkwood” apparsa sul n° 5 di “Zagor Più”. Fabrizio è noto anche con il soprannome di “disegnatore esplosivo”, come lo chiamano i suoi numerosi ammiratori, e guardando le sue tavole da pagina 52 in poi si può capire anche il perché, visto come scardina le tradizionali tre strisce della cosiddetta “gabbia” bonelliana in funzione dell’efficacia narrativa di un racconto di comunque soltanto quarantasei pagine. Non è la prima volta che, nella nostra collana, dopo la conclusione di una storia lunga ne viene inserita una breve per completare un albo: basterà ricordare i precedenti di “Natale calibro 45” (sullo Zagor n° 54) e di “Puerto Juarez” (sul n°99).  
 
Fabrizio De Fabritiis

 

Ora, il talento di Fabrizio è indiscutibile, come dimostra l'illustrazione in apertura (e chi lo discute, evidentemente, offre motivo di discussione sulla propria capacità di giudizio, poi si sa che c’è chi dice che la Terra sia piatta), e sono stati innumerevoli gli apprezzamenti sulla sua opera giunti in redazione. L’eco di qualche voce critica mi è giunta solo riguardo allo “scardinamento” della gabbia bonelliana: c’era proprio bisogno di uscire dal seminato? Per sapere come la penso io riguardo alla gabbia a tre strisce basta recuperare un mio articolo pubblicato su questo blog nel 2011

perciò non sussistono dubbi al riguardo. Tuttavia, De Fabritiis ha usato una impaginazione libera delle vignette zagoriane non per un suo bizzarro ghiribizzo, ma per una mia precisa richiesta. Il che lo affranca da ogni responsabilità. Lui saprebbe disegnare benissimo anche dentro la tavola canonica. E perché io gli ho fatto una richiesta del genere? Bizzarro ghiribizzo mio? La risposta dovrebbe essere immediatamente deducibile rendendosi conto che si tratta di una storia di poco più di quaranta tavole e ricordando che esiste una serie nella serie intitolata “I racconti di Darkwood” (pubblicata prima sui Maxi e adesso su Zagor Più) costituita appunto da episodi di quaranta pagine. A parte la brevità, la caratteristica principale di questo format è la libertà di impaginazione grafica concessa a disegnatori per lo più ospiti volta a dimostrare come le avventure dello Spirito con la Scure possano venire narrate anche con tecniche narrative diverse, in funzione (naturalmente) di ciò che si intende raccontare e delle emozioni che si desiderano suscitare. Abbiamo potuto pubblicare storie molto apprezzate (una su tutte, “Brezza di Luna” illustrata, fuori da ogni gabbia, da Lola Airaghi). 
 
 
 
E’ evidente a tutti (tranne ai detrattori) che, essendo rimasta fino all’ultimo l’incertezza sulla lunghezza della storia con il ritorno di Supermike disegnata da Marco Verni (che cercava di battere il record precedente dell’avventura più lunga), si è trattato di dover riempire con un episodio breve, ma di una brevità “su misura”, la parte restante di “Verdetto finale” (come Guido Nolitta aveva fatto con i già citati casi di “Natale Calibro 45” e “Puerto Juarez”). Quindi, “La piccola ombra” è un “racconto di Darkwood” dirottato sulla Collana Zenith. Ecco spiegata l’insolita impaginazione. Che è insolita soltanto per Zagor, perché poi su Dylan Dog o Nathan Never da anni la libertà è la norma. E' la norma persino sui cartonati "alla francese" di Tex.
 
Peraltro, i lettori giungevano alle tavole di De Fabritiis dopo ben 518 pagine di  Verni, cioè disegnate con lo stile più classico possibile. Avendo goduto della “gabbia” nel suo massimo splendore per sei mesi di fila, lamentarsi di 46 tavole fuori dall’ordinario mi sembra proprio strambo. Però, c’è chi si lamenta del tappo delle bottiglie di plastica che non si stacca, dunque non c’è da meravigliarsi di nulla. Che poi, gabbia o non gabbia, l’unico punto della questione dovrebbe essere: la vicenda narrata da “La piccola ombra” è, pur nella sua brevità, interessante? Suscita una qualche emozione? Oppure no? Per quanto mi riguarda, Fabrizio l’ha narrata benissimo. Ognuno, poi, risponda come crede.




domenica 28 luglio 2024

VERDETTO FINALE

 

All'inizio del mese di luglio è uscito lo Zagor n° 708 (Zenith 759), intitolato "Verdetto finale". I testi sono miei, i disegni di Marco Verni. La copertina di Alessandro Piccinelli è stata colorata da Roberto Piere. Si tratta della sesta e ultima puntata di una lunga saga in sei parti iniziata nel  febbraio 2024 con l'albo "Supermike!", di cui abbiamo parlato a suo tempo in questo stesso spazio: cliccate sul testo colorato per leggere o rileggere ciò che ci eravamo detti. La stessa  cosa (l'averne parlato e la possibilità di leggere o rileggere) vale per la seconda puntata, "I guerrieri di Tumak", per la terza, "Lo Spirito giallo", per la quarta, "Verso un oscuro destino", e per la quinta, "I due sfidanti". Nella seconda parte dell'albo è contenuta una avventura breve e autoconclusiva, di 46 pagine, intitolata "La piccola ombra", da me sceneggiata per Fabrizio De Fabritiis. Di questa avventura parleremo prossimamente in un post apposito.


Prima di entrare nel merito del racconto, due parole sul tentativo di record che io e Marco Verni abbiamo provato a battere, quello della storia di Zagor più lunga di sempre. Ecco come l'esito finale è stato da me annunciato nella rubrica "I tamburi di Darkwood".

Ebbene sì: il precedente record, quello detenuto da “Incubi” (513 pagine), è stato battuto! In tutto, le tavole disegnate da Marco sono state ben 518: quindi, cinque in più del racconto del 1988 di Tiziano Sclavi e di Gallieno Ferri. Non si tratta comunque della storia più lunga di casa Bonelli, titolo che appartiene a Guido Nolitta e Guglielmo Letteri con “Gli uomini giaguaro”, una avventura di Tex del 1993 che di pagine ne conta addirittura 586. L’albo che avete fra le mani, inoltre, segna anche un piccolo traguardo per il sottoscritto: raggiungo infatti, e supero, la quota delle trentamila tavole bonelliane pubblicate dal 1990 a oggi (di cui 28.900 scritte per Zagor). La fonte dell’ informazione è Saverio Ceri, che da anni cura (prima sulla rivista Dime Press, poi sul sito Dime Web) il calcolo di classifiche e statistiche relative agli eroi e agli autori dei nostri eroi (cercate in Rete la sua rubrica “Diamo i numeri”). Grazie, Saverio!

Record battuto per cinque tavole, dunque, e nello stesso albo il giro di boa delle trentamila pagine bonelliane uscite a mia firma. Riguardo questo risultato, mi pone al sesto posto tra gli sceneggiatori pubblicati dalla Sergio Bonelli Editore (nelle sue variegate denominazioni) nella sua storia ottantennale, con qualche margine di miglioramento.

La quantità di storie pubblicate nulla c'entra con la qualità, ovviamente, ma il fatto che tra il 1991 e il 2024 mi sia stata data la possibilità di pubbicare trentamila pagine a fumetti vuol dire che un minimo di riscontro da parte del pubblico si è pur dovuto avere. E a proposito di riscontro del pubblico, l'impressione che io e Marco Verni abbiamo ricevuto dai feedback che ci sono giunti è che almeno quest'ultima ciambella ci sia riuscita con il buco. Entrambi abbiamo passato un bel po' di  tempo a rispondere a chi ci ha fatto giungere parole di apprezzamento.  Il giorno 20 luglio siamo stati entrambi ospiti del festval Riminicomix dove abbiamo incontrato un pubblico caloroso intrattenendolo per oltre un'ora appunto dibattendo a proposito di "Verdetto finale" e degli albi precedenti.


A Rimini ha preso la parola anche Giampiero Belardinelli, saggista e critico, autore della puntualissima recensione che pote leggere qui:

https://giampierob2.blogspot.com/2024/07/un-narcisista-darkwood.html

Un'altra recensione di un noto esperto zagoriano è quella di Marco Corbetta, rintracciabile cliccando il link sottostante:

http://zagorealtro.blogspot.com/2024/07/supermike-zagor-703708.html

Per il sito della Bonelli ho registrato un breve video che potete vedere un click:

https://youtu.be/ciHnz7ObnwM?si=wRqYgstNqYjZYKmL

 

 
Considerazioni e aneddoti finali.
E' stata un'impresa faticosa in cui sono contento di essermi imbarcato ma che difficilmente avrò voglia di replicare, resa tanto più difficile dalle grandi aspettative create da quarant'anni di attesa (tanti ne sono passati dall'ultima apparizione di Supermike). Io e Marco Verni ci siamo proposti di riportare Supermike alle caratteristiche originarie nolittiane, partendo dall'assunto che Mike Gordon non sarebbe dovuto risultare un cattivo a tutto tondo, non uno spietato assassino, ma uno che fa del male dando più importanza alla soddisfazione del proprio smisurato narcisismo che alle conseguenze sulla vita degli altri.  Proprio il narcisismo e l'incapacità di sopportare persino la possibilità di una sconfitta mettono in crisi Supermike a cui cedono i nervi quando anziché attaccare da una posizione di vantaggio si trova a dover rincorrere il risultato. Viceversa, Zagor vince perché riesce meglio a dominare le proprie emozioni. C'è in questo una evoluzione della situazione nolittiana da cui siamo partiti, dato che durante la prima gara era stato lo Spirito con la Scure a innervosirsi: ha imparato la lezione. Lo Spirito Giallo invece non può imparare niente, perché si sente già super. 
 

La lunga avventura giunta a conclusione cerca anche di dare alcune spiegazioni su quanto di irrisolto restava dopo la storia precedente, quella scritta da Alfredo Castelli, a cui peraltro il racconto mio e di Marco Verni è dedicato. Si è cercato con questo di creare spessore attorno alle vicende e ai personaggi. A chi si è sentito infastidito dall'attesa prima dell'inizio della sfida delle sei (o sette) prove è facile rispondere facendo notare come l'organizzazione della nuova serie di gare nella Radura della Piccola Acqua non poteva essere facile né improvvisata: come avrebbe potuto Supermike convincere il rivale e gli spettatori a sottostare ai suoi propositi, se non attraverso un piano molto elaborato? Piano che crea, almeno nelle nostre intenzioni, un crescendo di aspettative e pone le premesse per la soluzione. Tutto quanto preparato prima (dalla presenza di Tumak, sakem estraneo al gruppo degli altri capi indiani di Darkwood, alla caccia a Doc Lester) serve nel finale.

Si è trattato poi di escogitare sei prove diverse da quelle immaginate da Guido Nolitta, ma che si potessero effettuare senza preparazione del terreno di gara, e di stabilire quelle il cui vincitore potesse essere Zagor e quelle appannaggio di Supermike. Le prime tre sfide mettono lo Spirito con la Scure in difficoltà, soprattutto per il suo ragionevole ma drammatico ritiro proprio nella gara d'esordio, poi segue la rimonta e il ribatamento del risultato. Tutti si aspettavano un pareggio che avrebbe comportato la disputa di uno spareggio, e invece, mi pare sorprendentemente, il punteggio finale è quattro a due. Un punteggio che non è più controverso come quello della gara nolittiana (il cui esito, per lui discutibile, spinge appunto Mike a chiedere la rivincita) e che pare aver convinto la maggor parte dei lettori. Disputare lo spareggio avrebbe fatto assomigliare troppo la rivincita alla prima sfida, quella nolittiana. C'è poi da registrare lo "scambio di cortesie" tra Zagor (che salva la vita a Gordon nel racconto nolittiano) e Supermike (che contraccambia in questo). Si sappia, inoltre, che Mike è vivo per intercessione di Marco Verni, il quale, diversamente da me, era convinto che dovesse salvarsi e io ho finito per convincermi che avesse ragione lui.


Un aneddoto per concludere: la storia record di 518 tavole è in realtà addirittura più lunga. Infatti avevamo cominciato con una gag iniziale di 25 pagine in cui Cico si trovava coinvolto nei giochi olimpici organizzati in una cittadina abitata da gente sportiva. La gag sarebbe stata perfetta per introdurre le gare, appunto da olimpionici, tra Zagor e Supermike. Però, quando è stato stabilito che nel 2021, anno del sessantennale, ci sarebbe stato un albo speciale dedicato a Cico, "Provaci ancora Cico", ho estrapolato le tavole già disegnate da Verni, allungando la gag di altre quindici e portandola fino a quaranta, in modo da costituire una delle tre parti dello speciale (che ebbe per l'appunto una copertina verniana). A cose fatte, ho riscritto l'inizio dell'avventura con Supermike sceneggiando una gag diversa, ma più breve. Se si aggiungono le 25 tavole tolte e destinate diversamente alle 518 finali, arriviamo a 543. Infine, il caso vuole che l'albo "Verdetto finale" sia quello in edicola in Italia nei giorni delle olimpiadi di Parigi. Sempre che sia davvero un caso.



 


 

 

 

 



Questa la recensione di Marco Corbetta