venerdì 2 giugno 2023

LO SPIRITO DEL LUPO



Tornano, per la nona volta dal loro esordio sul Maxi Zagor n° 31 (datato settembre 2017), i “Racconti di Darkwood”.  Da qualche tempo i Maxi Zagor si sono trasformati in Zagor Più, e quello di cui stiamo parlando è il n° 9, datato maggio 2023 e intitotalo "Lo Spirito del Lupo". Ne vedete qua sopra la copertina di Alessandto Piccinelli. Come sapete, una delle caratteristiche delle storie brevi di questa “serie nella serie” è quella di proporre, accanto ad autori che fanno parte dello staff dello Spirito con la Scure, anche alcuni “ospiti”, sceneggiatori e disegnatori, giunti da altre esperienze, anche extra bonelliane, tutti desiderosi di rendere omaggio con il loro estro creativo alla leggenda dell’eroe dalla casacca rossa. 
 
A chiunque si cimenti viene concessa libertà di impaginazione, di interpretazione e di tecnica, per cui si sono visti all’opera illustratori che hanno usato la mezzatinta, altri che hanno “scardinato” la gabbia delle tre strisce, altri ancora che hanno sperimentato stili insoliti rispetto alla tradizione, sempre comunque nel rispetto della medesima. Così come abbiamo visto all’opera sceneggiatori che hanno scritto alcune storie davvero singolari. Talvolta si è trattato di debutti di giovani autori, messi per la prima volta alla prova sulle tavole di Zagor. 
 
Ne "Lo spirito del lupo" avediamo appunto debuttare un giovane autore di 91 anni, sicuramente destinato a una folgorate carriera: Roberto Diso! Sì, proprio lui, il leggendario disegnatore di Mister No, classe 1932, ancora attivo sulle pagine di Tex e perfettamente a suo agio anche negli scenari (in questo caso innevati) darkwoodiani. E’ stato un grande onore per  me ricevere l’incarico di scrivergli una storia, "Fuga nella notte". Proprio perché si è tratta di un evento, il racconto è di ben 50 tavole, contro le 40 della lunghezza standard. Sono amico di Roberto da molti anni, abbiamo persino fatto insieme un viaggio di quindici giorni in Brasile (di cui ho fatto la puntuale cronaca su questo blog, all'epoca dei fatti), lo vedete in mia compagnia in una foto che compare in fondo al post. Mettendomi a sceneggiare, ho pensato che avrei potuto sfruttare il talento di Diso nel disegnare animali ed ecco dunque nascere una storia con protagonista un lupo. La "prima volta" di Roberto alle prese con lo Spirito con la Scure è affidata al vostro giiudizio, il mio è di totale ammirazione verso un artista che a oltre novanta anni riesce ancora a "raccontare" con totale padronanza del medium con cui si esprime. Vista l'importanza dell'ospite, ho scritto anche una "cornice" calibrata su misura per presentare il suo racconto, complice il sempre più bravo Stefano Voltolini. In totale ho scritto io 70 delle 190 tavole a fumetti de "Lo Spirito del Lupo".
 
Ma ci sono altri motivi di interesse. Tra le particolarità di questa antologia registriamo la presenza di una sceneggiatrice donna (l’unica, per ora, vista alle prese con Zagor): la dylandoghiana Gabriella Contu, qui alla sua seconda prova zagoriana, dopo il brillante esordio che forse ricorderete proprio sulla prima raccolta dei “Racconti di Darkwood”. Seconda prova anche per Franco Devescovi,   tornato a occuparsi dello Spirito con la Scure, prendendosi una vacanza da Martin Mystére, trent’anni dopo la storia “La diabolica invenzione” del 1993. Un altro racconto degno di nota è “Il grizzly”, in cui Francesco Testi e Giuseppe Candita riportano sulla scena Pat Wilding, ovvero il giovane Zagor (quando ancora non si chiamava così). Stefano Voltolini viene confermato quale interprete della “cornice” ed è ormai una garanzia.
 
Purtroppo, c’è da salutare uno sceneggiatore di cui leggerete su questo albo l’ultima storia: si tratta di Emanuele Mosca, napoletano, scomparso prematuramente a soli 39 anni nel novembre del 2021, dopo una breve malattia. Emanuele aveva fatto teatro e scritto un libro, "Tricks or treat", una raccolta di racconti horror. A pochi giorni dalla sua morte, sul Color Tex n° 21, era uscita la sua prima avventura pubblicata dalla Bonelli, "Memorie di un soldato”, mentre già Max Bertolini aveva iniziato a illustrare l’episodio di Zagor che troverete a pagina “95”. Aveva sicuramente del talento, che il destino beffardo non gli ha permesso di mettere a frutto.






venerdì 21 aprile 2023

LA PRIMA COSA BELLA

 

Il 3 marzo 2023 è uscito in edicola il settimo numero della collana trimestrale "Le grandi storie Bonelli". E' il terzo dedicato a Zagor. Le altre uscite hanno riguardato Tex, Mister No e Martin Mystère.  Si tratta di "balenotteri" di lunghezza variabile che ripropongono in edicola, raccolte in un solo volume, avventure a fumetti di eroi bonelliani uscite originariamente su più albi. Il recupero riguarda racconti considerati "cult" o "must" o che comunque hanno lasciato il segno, e che a distanza di anni non è facilre recuperare. La serie venne varata nel 2021 in previsione dell'albo speciale con il team-up fra Tex Willer e Zagor: serviva preparare quell'evento rinfrescando la memoria dei lettori a proposito di due storie in cui lo Spirito con la Scure era andato in Texas e alle quali Mauro Boselli, sceneggiatore sia di quelle che dell'incontro fra l'ex Re di Darkwood e i futuro Aquila della Notte, voleva riallacciarsi. Si trattava di "Comancheros" e "Fratelli di sangue", avventure apparse per la prima volta nella Collana Zenith nel 1995 e nel 1999.


Dopo due "classici non nolittiani" scritti da Mauro Boselli, e dopo aver ceduto il testimone ad altri personaggi della Casa editrice, "Le grandi storie Bonelli" è tornata a occuparsi di Zagor e l'ha fatto ristampando un mio racconto datato 1993, "L'uomo con il fucile", appunto, disegnato da Gallieno Ferri. Combinazione vuole che in questa pfrimavera sia uscita anche la riproposta di un'altra storia del mio passato (anche se meno remoto), intitolsata "La palude dei forzati" e pubblicata in un volume da libreria.

Ne parlo in quresto video che potete trovare su YouTube.

 La formula della collana prevede anche una introduzione scritta dallo sceneggiatore, e quando mi hanno chiesto di presentare questo reperto degli inizi della mia carriera, l'ho fatto intitolando il pezzo "La prima cosa bella".  Lo riporto qui sotto.

 

LA PRIMA COSA BELLA

Quella che vi apprestate a leggere, o rileggere, raccolta in unico volume dopo essere stata originariamente proposta in tre puntate, è la settima storia di Zagor da me sceneggiata. Uscì in edicola nel luglio del 1993, a due anni dal mio esordio sulla Collana Zenith, avvenuto nel maggio del 1991. Reputo "L'uomo con il fucile" il racconto con cui sono uscito dall'inevitabile apprendistato che tutti i principianti si trovano a dover superare, cominciando a essere finalmente sicuro dei miei mezzi. Dopo un paio di anni di "rodaggio", insomma, quello fu il primo lavoro che mi lasciò pienamente soddisfatto. A lungo ho indicato questa storia come la mia preferita a chi mi chiedeva quale, fra quelle scritte da me, ritenessi la più bella. Successivamente ho risposto che, forse, “La palude dei forzati” (del 2004) era ancora migliore. Oggi, quando mi si pone la stessa domanda, segnalo magari “Zagor: le Origini” (del 2019), ma insomma il mio podio privato è questo. Il che potrebbe non significare nulla, se non fosse che di solito anche gli appassionati, quando ne discutono fra loro, mettono in fila una classifica non troppo dissimile.

Le mie primissime storie, soprattutto quella d’esordio, “Pericolo mortale” e  la successiva, “L’abbazia del mistero”,  vennero scritte, oggi me ne rendo conto, con verve da “lettore”: volevo inserire tutti quegli elementi nolittiani che tanto mi piacevano nelle avventure che avevo divorato negli anni della fanciullezza e dell’adolescenza, e credevo che avendo Nolitta come modello il resto sarebbe venuto da sé. Però poi, dopo gli iniziali entusiasmi, mi accorsi che sceneggiare Zagor con il piglio del professionista non era per niente facile e di come la stoffa dello sceneggiatore non si misurasse solo su un paio di exploit, ma sulla distanza. Credo che più o meno tutti gli appassionati abbiano una storia “ideale” nel cassetto, magari due, ma lavorando alle prese con un fumetto seriale si tratta di tirar fuori dal cilindro un coniglio dopo l’altro, ininterrottamente per anni, cercando ogni volta di stupire il pubblico. Così. dopo due o tre storie iniziali abbastanza brillanti, ho avuto uno sbandamento e c’è voluto un po’ perché rientrassi in carreggiata, con nuove consapevolezze.  Ho temuto più volte di non essere all'altezza, di esaurire le idee, di non avere le spalle abbastanza larghe per reggere il peso della serialità e dello standard qualitativo bonelliano. A rassicurarmi sul fatto di essere effettivamente tagliato per scrivere Zagor provvide Decio Canzio, il braccio destro di Sergio Bonelli, che si diceva certo delle mie capacità. A farmi da istruttore mi fu invece assegnato Renato Queirolo, editor con gli occhi da nittalopo (“vede gli errori anche al buio”, diceva Mauro Boselli). Renato è stato invece per me come il sergente dei Marines che addestra i suoi allievi con il pugno di ferro, arrivando persino a farsi detestare, ma poi, dopo il giuramento, tutti gli sono grati per aver fatto di loro dei veri soldati. Mentre cercavo ancora la mia strada e imparavo il mestiere, nello staff di Zagor avvenivano grandi rivoluzionamenti. Se ne andavano collaboratori come Marcello Toninelli e Ade Capone, alcuni nuovi sceneggiatori venivano messi alla prova ma si arrendevano, entravano nello staff nuovi disegnatori, alcuni destinati a restare altri, ad andarsene. “L’uomo con il fucile” apparve in edicola subito dopo l’ultima di Toninelli (“La notte del massacro”) e la prima storia di Mauro Boselli apparsa sulla serie regolare, “Ladro di Ombre”, disegnata da Mauro Laurenti, anche lui al suo esordio zagoriano. Da lì in poi io e Mauro saremmo stati, per lungo tempo, i principali sceneggiatori di Zagor e se c’è un punto in cui la serie dello Spirito con la Scure inaugura un nuovo corso è proprio questo.  Poco dopo, Boselli divenne anche il curatore della testata, e lo rimase fino alla fine del 2006, quando presi il suo posto, promosso sul campo da Sergio Bonelli. Successivamente, completamente assorbito da Tex e da Dampyr, Mauro ha smesso di occuparsi di Zagor (salvo scrivere, nel 2021, il team up fra lo Spirito con la Scure e Aquila della Notte), io invece ho continuato fino a oggi, finendo per risultare lo sceneggiatore con più pagine all’attivo, superando in quantità (giammai in qualità) perfino Guido Nolitta. Dicevo del mio iniziale desiderio, praticamente un’illusione, di rifarmi alla lezione nolittiana. Lungo l’arco di oltre trent’anni, dato che con il tempo con il tempo tutto si evolve, ho imparato meglio il mio mestiere, sono stato lasciato progressivamente sempre più libero e  mi sono preso da solo molte libertà, ho cercato di adeguarmi ai tempi, ho ricevuto stimoli diversi e li ho ritrasmessi,  e alla fine ho maturato mia personale “calligrafia”: la mia personalità si è fatta strada ed è emersa.  Accanto a me, a farmi da nume tutelare, ho sempre avuto però una guida d’eccezione: il disegnatore de “L’uomo con il fucile”, Gallieno Ferri, maestro e amico indimenticabile. Le tavole che seguono dimostrano perfettamente la sua capacità di raccontare e di emozionare, un talento che ha segnato intere generazioni di lettori in Italia e nel mondo.

 

 





domenica 16 aprile 2023

POPPE D'APRILE





Sabato primo di aprile 2023 il sito specializzato in critica e informazione fumettistica uBC ha annunciato il varo, previsto per il lunedì successivo, di una nuova rubrica a mia firma intitolata “Poppe a fumetti”, dedicata appunto all’erotismo nei comics, con particolare riferimento alle forme femminili così come sono state cantate dai fumettisti. L’articolo di Marco Gremignai con cui si presentava la coraggiosa iniziativa lo potete leggere per intero cliccando qui:

Eccone un estratto:

Abbiano deciso di creare uno spazio appositamente dedicato a questo argomento “piccante”, esemplificato fin dal titolo. E siamo ben lieti di annunciarvi che è sceso al nostro fianco, come curatore di questa rubrica, un autore e saggista come Moreno Burattini, profondo conoscitore dell’universo fumettistico degli ultimi decenni e sagace critico spesso schierato, nelle pagine del suo blog e dei suoi social network, contro la dittatura imperante del politically correct, della censura e del cosiddetto senso del pudore, ad esempio in questo fondamentale articolo intitolato Erotismo e pornografia. Moreno, inoltre, ha realizzato alcuni fumetti che hanno contribuito a rilanciare il dibattito su queste tematiche, quali ad esempio L’anatomista eretico, Fata Turchina e Occhi di cielo. Siamo quindi ben lieti di lasciargli la parola!
 
Seguiva un mio breve testo, a mo’ di accettazione dell’incarico assegnatomi. Lo riporto qui sotto per intero.
 
LE TETTE LOGORANO CHI NON LE HA
di Moreno Burattini
 
Chi ha scritto i seguenti versi? “Mi perderei nei tuoi seni tremanti / nelle profonde oscurità del tuo corpo soave”. No, non il sottoscritto, noto pornografo, ma Federico Garcia Lorca nella sua poesia Canzone bruna. E questi che seguono? “Dal tuo petto nudo / aperto con le sue cupole gemelle / verso il mare navigavo libero”.  No, non me medesimo, noto erotomane, ma Pablo Neruda, in Epitalamio. Non indaghiamo sul fatto che questi autori di lingua spagnola sembrano tutti fissati (e forse non a caso io ho un nome spagnolo) e veniamo invece a qualcosa che ho scritto davvero io, ovvero un aforisma (fra i tanti sull’argomento) tratti dal mio Mi ritiro per delirare: “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le tette.”
 
Da cultore della materia non potevo dunque esimermi dall’accettare la proposta, pur se indecente (anzi, proprio per quello), di curare questa nuova rubrica di uBC e che io avrei voluto intitolare Seno e coseno per ingannare gli algoritmi censori che, tempo fa, bloccarono addirittura la mia pagina Facebook – come ho spiegato in questo mio articolo intitolato Lettera dal mio giudice – per aver pubblicato una copertina audace di un romanzo di Simenon (cultore della materia più di me).
Seguitemi, dunque, con il vento in poppa, fin da lunedì prossimo quando pubblicherò il primo articolo di questa rubrica!
 
 

 
 
Lunedì 3 aprile, il giorno in cui avrebbe dovuto essere messo online il primo articolo di “Poppe nei fumetti”, uBC svelava che si trattava di un pesce d’aprile. Potete vedere l’annuncio cliccando qui:


Ecco alcuni passaggi del testo.

Ahimè, dobbiamo deludervi… la nostra nuova rubrica Poppe a fumetti era soltanto un Pesce d’aprile, anzi, una vera e propria zingarata.
Ecco cosa è accaduto dietro le quinte, per cercare di trasmettervi non solo il divertimento che ci ha spinti ad architettare questa zingarata, ma anche qualche considerazione più seria. Il 12 gennaio scorso: partendo dalla copertina “censurata” del Lanciostory n° 1 del 1998, viene elaborata una scherzosa cover per una fantomatica rubrica. Poteva finire tutto lì, con una gran risata condivisa con gli altri redattori: e invece, dopo alcuni scambi salaci – e impubblicabili – nella nostra lista interna, ci è venuta l’idea di imbastirci sopra un Pesce d’aprile, chiedendo a Moreno Burattini se accettasse di reggerci il gioco… cosa che Moreno ha fatto immediatamente, dal toscanaccio che è. A questo punto, il dado era tratto: e nei due mesi e mezzo successivi, abbiamo “preparato il terreno” anticipando o spostando l’uscita di altre rubriche, decidendo di non preparare altri pesci d’aprile, segnalando l’uscita di questa nuova rubrica in alcuni articoli… e soprattutto decidendo il taglio da dare al pezzo da pubblicare, con un tono serio(so) che non facesse subodorare subito che si trattasse di una burla – anche se, naturalmente, pensavamo che un articolo un po’ “strano” pubblicato il 1° aprile qualche sospetto lo generasse comunque…
E invece, non solo NESSUNO ci ha scritto “Maddai, non può essere vero, è un Pesce d’aprile…” ma abbiamo ricevuto proposte di collaborazione (!) per eventuali articoli della rubrica e, soprattutto, il pezzo pubblicato sabato a mezzogiorno è stato letto da numeri ENORMI per un sito come il nostro. Un risultato del genere ci ha fatto anche ipotizzare di creare davvero la rubrica: però, lo confessiamo, non ce la sentiamo di imbarcarci in un’avventura del genere, rischiando di tirarci addosso gli strali della censura e/o le crociate di qualche benpensante da tastiera. Un Pesce era e Pesce resterà, quindi… anche se NON chiudiamo la porta a eventuali articoli una tantum che riescano ad analizzare in modo rigoroso certe tematiche “piccanti”, come questo che Moreno Burattini aveva dedicato all’indimenticabile Biancaneve di Leone Frollo. A Moreno, inoltre, lasciamo (di nuovo) l’ultima parola, ringraziandolo nuovamente per averci retto il gioco e apportato credibilità alle nostre “Poppe a fumetti”.

Di nuovo seguiva un mio breve testo, e di nuovo lo riporto qui sotto per intero.

QUALCOSA È ANDATO STORTO
di Moreno Burattini
 
Nel breve testo a mia firma che avete letto per lanciare l’amo nel Pesce d’aprile di uBC, ho accennato a un episodio che mi è capitato dopo aver pubblicato sulla mia pagina Facebook non il resoconto di una mia avventura erotica, non la foto di una pornodiva al lavoro, non una bellezza in topless su una spiaggia, ma la semplice copertina di un romanzo di Georges Simenon (Lettera al mio giudice, tutt’altro che scollacciato) di cui avevo scritto la recensione, come riassumevo in questo mio articolo.
L’andazzo è tale che tra breve non solo non ci meraviglieremo più se, ricevendo in visita a Roma un politico di un paese integralista, dovremo velare le sculture con soggetti nudi esposti nei musei – come è già accaduto – ma se le veleremo tout court anche per i nostri occhi. Le fobie verso il nudo, artistico e no, sono sempre più diffuse (è recente la notizia della censura, in non so quale scuola della Florida, contro il David di Michelangelo) e sono sorrette da un malinteso, ma ormai imperante, senso della political correctness che porta a far sì che – in un sempre crescente numero di occasioni – ci si debba tappare la bocca da soli per non correre il rischio di offendere la sensibilità di qualcuno, per cui le idiosincrasie di alcuni sono ritenute motivo sufficiente per tarpare le ali a molti altri. Secondo me si esagera, ma essendo un bravo ometto mi adeguo all’andazzo: non sia mai che senza volere mi capiti di ferire il prossimo. Come autore satirico (collaboro con Il Vernacoliere di Livorno da molti anni) ero convinto fino a ieri che si potesse scherzare su tutto (accettando di buon grado di venire contraccambiato da chi volesse ridere di me), mentre oggi mi rendo conto che non è più così. Persino Rowan Atkinson ha smesso di fare Mister Bean per questo motivo, dichiarando “Sembra di essere nel Medioevo” come ricordavo in questo altro mio articolo intitolato Dio benedica i clown.
Nel mio breve pezzo introduttivo del primo aprile, che fungeva da esca appesa alla lenza, ho esordito citando i versi di due poeti di lingua spagnola. Chiuderò citando versi miei, anzi, Versacci: sono quelli di un epigramma intitolato “Qualcosa è andato storto”.
 
Pensare che c’è stato il Sessantotto
e nei Settanta ci si è ribellati
al perbenismo ottuso più bigotto
fino a sentirci tutti liberati,
per ritrovarci oggi a censurare
praticamente tutto, a ben guardare.

La morale della favola la traggo in questo ulteriore breve brano inedito, tratto dal mio diario personale (ebbene sì, ne tengo uno privatissimo che aggiorno tutte le sere - e che verrà pubblicato postumo). Il primo di aprile scrivevo:
 
Oggi è il giorno del pesce di aprile organizzato da uBC con la mia complicità: è stata annunciata in pompa magna una rubrica intitolata “Poppe a fumetti”, dedicata alle tette nei comics. Naturalmente è una burla, ma istruttiva perché una rubrica del genere non si potrebbe più fare impunemente e dunque quando, lunedì prossimo, annunceremo che si tratta di uno scherzo sarà come riconoscere che la political correctness ci vieta di fare sul serio. Non so bene chi me lo faccia fare di espormi così invece di stare tranquillo, ma forse è proprio il segno che contro il moralismo sono disposto a schierarmi e a battagliare.
 
 

 
 
Due note in conclusione. La prima: anni fa (nel 2012), anche su questo blog ho tentato un pesce d'aprile, secondo me ben riuscito, con la complicità di Giacomo Michelon e Piero Lusso.  Ecco qui l'annuncio:


e poi la smentita:

 
La seconda: nessuno dei miei amici e conoscenti ha dubitato per un solo secondo che io non fossi in grado di curare davvero una rubrica intitolata "Poppe a fumetti".

domenica 2 aprile 2023

LE CREATURE DEL BUIO


Si è conclusa, con l'uscita della seconda parte, la mia prima storia di Tex scritta per la serie regolare di Aquila della Notte. L'albo n° 749, datato marzo 2023, intitolato "Le creature del buio", chiude infatti la vicenda cominciata sul numero precedente, "La mesa della follia", di cui vi ho già parlato. I disegni sono di Michele Rubini, la copertina è di Claudio Villa. Vengono spiegate le origini dei misteriosi e mostruosi chupacabras, si introduce la figura di un alchimista chiamato Leon Tamaino (che potrebbe essere oggetto di ulteriori indagini), si scopre la sorte della spedizione organizzata dal padre di Dwight e Peyton Hewitt.
 
L'esigentissima platea degli appassionati texiani non ha sgradito la mia prova e non ho sentito troppi fischi dal loggione. Anzi, mi sono giunte numerose attestazioni di apprezzamento, e a Lucca Collezionando ho firmato numerosi albi che i lettori mi hanno portato ad autografare. In molti mi hanno chiesto se avrei scritto altre storie di Tex, c'è chi lo ha auspicato. A tutti ho risposto che se Mauro Boselli mi chiederà di nuovo aiuto io volentieri gli darò tutta la collaborazione che posso. Sceneggiare Tex, l'ho detto più volte, è come venire convocati a giocare in nazionale. Una grande soddidfazione ma anche una grande responsabilità. Naturalmente devo occuparmi di Zagor, e ho il mio bel daffare con lo Spirito con la Scure. Boselli lo sa, perciò può darsi che preferisca non distogliermi da ciò che sto facendo. Però, resto pronto alla convocazione, pur senza sgomitare. 
 
Rigusardo a "La mesa della follia" e a "Le creature del buio" ci sono però da segnalare due strepitose camzini di David Riondino e Maurizio Geri, pubblicate sul canale YouTube  "TG Suite".


 
Ascoltatele e, vi assicuro, vi divertirete! La prima canzone la trovate cliccando qui: 
 

La seconda canzine invece è questa:
 

Ringrazio Riondino e Geri, e applaudo alla loro creatività canora e poetica, oltre che al talento dimostrato nella realizzazione dei videoclip.



 

 

 

 

 


domenica 12 marzo 2023

LA BANDA DEGLI ASSASSINI

 

"La banda degli assassini" è il titolo del n° 692 di Zagor (Zenith n° 743), datato marzo 2023. Il soggetto e la sceneggiatura sono miei, i disegni di Gianni Sedioli, la copertina (colorata da Roberto Piere) di Alessandro Piccinelli. La principale caratteristica di questo albo è di essere autoconclusivo, presentando cioè un'unica storia di 94 tavole (96 pagine contando il frontespizio). Ciò costituisce un caso raro all'interno della Collana Zenith, che di solito propone, per antica consuetudine, avventure a puntate. Su Twitter mi è stata fatta, a questo proposito, la domanda che potete leggere nello screenshot sottostante.
 
 
L'ipotesi fatta dal mio interlocutore è che si possa essere trattato di uno dei "Racconti di Darkwood" (lunghi d'abitudine 40 tavole) allungato alla bisogna, o di una storia più lunga accorciata per farla stare in un solo albo. Ho risposto che, no, "La banda degli assassini" è stata concepita proprio così come è arrivata in edicola. Ci sono del resto dei precedenti, come "Creatura d'acqua" (2020) sempre mia e di Sedioli, o "Lacrime nere" (2018), di Mignacco e Cassaro. C'è però una ragione ben precisa per cui ho deciso di mettere in cantiere un episodio autoconclusivo. Infatti, preparando la programmazione del 2023 mi sono reso conto che avevamo un punto fermo da rispettare: il n° 700 previsto per novembre. Un appuntamento che non si poteva spostare per nessun motivo, ovviamente. C'era però da collocare anche una lunga sequenza di tre avventure collegate fra di loro, per un totale di sette albi. Per giunta, gli albi di gennaio e febbraio erano occupati dalla seconda e dalla terza parte de "Il passato di Rochas", racconto iniziato nel dicembre del 2022. Quindi, nove caselle del 2023 erano assegnazioni obbligate. Ma prima dell'albo di novembre (undicesimo mese dell'anno) le caselle sono dieci. Dunque, serviva riempirne un'altra con una storia lunga un solo albo.  Ho immediatamente chiesto a Sedioli se se la sentiva di disegnare 94 pagine in sei/sette mesi per risolvere la situazione, e Gianni, infaticabile come al solito, ha risposto di sì - riuscendo a consegnare il lavoro addirittura in anticipo. Le caselle si sono così tutte riempite.

Gianni Sedioli

La storia, per forza di cose, ha dovuto preverdere una trama piuttosto semplice, dato che 94 tavole sono poche, per una storia di Zagor (come ben sanno i lettori, ma ancor di più gli autori). Tuttavia, è venuto fuori un racconto di pura azione piuttosto adrenalico, come appunto scriveva il commentatore su Twitter. Soprattutto, è qualcosa di molto western, così da accontentantare i tanti amanti del genere che mal sopportano le storie pià horror o con elementi fantastici (che pure fanno parte della tradizione fin dall'inizio della serie, come mi capita di ripetere spesso). 
 

Un altro commentatore, sempre su Twitter, fa notare, come potete leggere più sotto, che nel mese di marzo sono in edicola sia con un mio albo di Zagor che con un albo di Tex, impresa riuscita (pare) a pochi nella lunga storia della Bonelli (non so se sia vero, ma pare io sia il quinto).  Di Tex parleremo sul prossimo post di questo blog.





 
 
 
 
 
 
 

domenica 26 febbraio 2023

LA PALUDE DEI FORZATI

 


 

Moreno Burattini
Mauro Laurenti
LA PALUDE DEI FORZATI
Sergio Bonelli Editore
brossurato, 2023
400 pagine, 15 euro
 
Il 10 febbraio 2023 è uscito il volume “La palude dei forzati”, un brossurato di 400 pagine che raccoglie tutte le quattro puntate in cui venne originariamente pubblicata, nel 2004, una storia destinata a entrare nel cuore di molti lettori e spesso indicata fra le opere migliori sia del sottoscritto (autore dei testi) che del disegnatore Mauro Laurenti (qui all'opera in stato di grazia). L'avventura si svolge fra le paludi della Florida settentrionale e racconta della caccia data a un eterogeneo gruppo di evasi da un penitenziario, ciascuno con una propria storia personale e proprie motivazioni, tra cui c'è anche Elias Duff, un minorato mentale ingiustamente comdannato, e coinvolto suo malgrado nella fuga, che Zagor vuol salvare (e dal quale spera di ottenere utili indcazioni per scagionarlo e incastrare invece il vero colpevole del delitto per cui è stato codannato - vero colpevole che invece trama perché Elias muoia negli acquitrini).  Dopo aver riproposto in volumi da libreria (cartonati e brossurati) un gran numero di capolavori di Guido Nolitta, la Bonelli comincia a ristampare e valorizzare quei racconti che si potrebbero definire "classici non bonelliani". Ho cercato di spiegare (e spiegarmi) il perché del quasi unanime apprezzamento (il “quasi”, in certi casi, è d’obbligo nel rispetto del parere di tutti) nella mia introduzione che correda la pubblicazione, insieme a molte illustrazioni, tra cui alcune inedite. Ecco un breve estratto del testo introduttivo.
 
Secondo Giancarlo Berardi, il creatore di Ken Parker e di Julia, uno insomma che di queste cose se ne intende, “le buone storie sono quelle con dei buoni personaggi”. E’ stato partendo da questo presupposto che, in qualità di sceneggiatore dell’avventura raccolta in questo volume, mi sono sforzato di immaginare un gruppo di eterogenei protagonisti caratterizzati quanto meglio  mi fosse riuscito.  Così, se “La palude dei forzati”, uscita originariamente in quattro albi di Zagor pubblicati tra l’aprile e io luglio del 2004,  è una buona storia (mi permetto di dirlo sulla scorta di un diffuso giudizio al riguardo, raccolto nel corso degli anni tra i lettori e gli addetti ai lavori) è soprattutto merito dei buoni personaggi che le danno vita e spessore, grazie all’intrecciarsi dei destini di numerose figure, ognuna delle quali è dotata di una personalità da approfondire, di un background di antefatti da raccontare, e di un ruolo ben preciso da far interagire, come in un meccanismo di ruote dentate all’interno di un orologio, con quello degli altri. 
 
A valorizzarle contribuisce anche il fascino del racconto carcerario: si possono fra le vignette i miei rimandi a due grandi romanzi (e altrettanto grandi film), “Papillon” e “Il miglio verde”, i cui spunti sono stati comunque rielaborati in maniera, credo, tutto sommato originale. Ma non c’è solo il tema del penitenziario e dei forzati in fuga. Ci sono gli indiani, c’è un giallo, c’è una interessante figura femminile, c’è perfino un po’ di paranormale. Senza dubbio hanno contribuito al successo dell’avventura gli straordinari disegni di Laurenti, bravissimo in molte scene difficili da disegnare ma soprattutto artefice di una superba e dinamicissima realizzazione proprio di Zagor.
 
Si diceva del fascino delle storie carcerarie e di quelle con evasi in fuga. Ci sono storie di prigionieri e di evasioni anche nella serie di Zagor. Guido Nolitta fa fatto rinchiudere il Re di Darkwood in una prigione di massima sicurezza, il sinistro carcere di Hellgate, detto “L’Inferno dei Vivi” (1965). Quell’episodio conteneva tutti gli elementi che caratterizzano le storie ambientate dietro le sbarre, dove ogni uomo si trova a dover fare i conti con una realtà alienante e violenta in cui è facile perdere, prima della vita, la propria dignità e il proprio equilibrio mentale, abbrutendosi, soprattutto per chi è, o si ritiene, innocente e vittima di una ingiusta detenzione. Sempre su Zagor, Alfredo Castelli ha sceneggiato una storia intitolata "Gli aguzzini" (1982) in cui lo Spirito con la Scure si facrinchiudere volontariamente nel penitenziario di "Fort Concrete" per svolgere un'indagine, ma anche ha scritto nel 1980 anche una lunga avventura di Mister No ispirata a “Papillon”, dal titolo “Relitti Umani” in cui Jerry Drake viene ingiustamente rinchiuso nel bagno penale dell’isola di Approuague. In precedenza, era toccato ad Aquila della Notte finire vittima di un complotto, in una classica storia di Giovanni Luigi Bonelli, “La cella della morte” (1976). Ma anche in “Fuga da Anderville”, ambientata in flashback ai tempi della Guerra di Secessione, il giovane Tex deve fuggire da un campo di prigionia sudista in una storia scritta da Claudio Nizzi nel 1989.  E, addirittura, la saga di Ken Parker si è momentaneamente interrotta proprio con Lungo Fucile costretto a scontare una lunga detenzione: “I condannati” (1994) è appunto un racconto di Berardi di ambientazione carceraria. Per finire, anche Cico è finito in prigione: lo Speciale “Cico galeotto” (1996) è una vera e propria parodia, in chiave umoristica, di tutti i “topoi” letterari del genere.

sabato 25 febbraio 2023

LA MESA DELLA FOLLIA


 

E' uscito il mio primo albo di Tex sulla serie regolare di Aquila della Notte. Si tratta del n° 748, datato febbraio 2023, intitolato "La mesa della follia", prima parte di una avventura che si concluderà nel prossimo albo, "Le creature del buio". I disegni sono di Michele Rubini, la copertina è di Claudio Villa. Un esordio, il mio, giunto dopo che ho da poco compiuto sessant'anni e lavoro nel mondo dei fumetti da quasi trentacinque: insomma, dovrei essere ormai rodato, aver fatto più volte il tagliando e la revisione, eppure mi sono emozionato come un remigino il primo giorno di scuola. Essere chiamati a scrivere Tex è come venire convocati in Nazionale, anche se si milita in una squadra di club di alta classifica (nel mio caso, Zagor). L'emozione è stata rafforzata poi dal fatto di dovermi confrontare con un pubblico nuovo, attento ed esigente come quello che segue il ranger bonelliano.

Tuttavia, non è la prima volta che mi approccio ad Aquila della Notte. Ho già pubblicato quattro storie brevi apparse in altrettanti Color Tex. La prima fu "Incontro a Tularosa" (Color Tex n° 6, 2014), illustrata dall' "americano" Giuseppe Camuncoli. In una tavola di questo racconto, che Camuncoli mi ha regalato, sembra che Tex muoia ucciso in duello. Nessuno ci ha creduto per più di un secondo, ma mi parve una buona trovata. Sono seguiti poi, negli anni, altri tre racconti di trentadue tavole ciascuno, disegnati nell'ordine da Michele Rubini, Raffaele Della Monica e Frederic Volante.



 

La storia breve illustrata da Michele Rubini, appasa sul Tex Color n° 10 (2016), è particolarmente importante in relazione a "La mesa della follia". Si intitola infatti "Chupacabras!" (ne ho parlato qui). Dato che di queste creature del folklore e delle leggende messicane (studiate da quella pseudoscienza che prende il nome di "criptozoologia") non si era mai trattato nella saga di Tex, che io rammentassi, proposi di farne impiombare qualcuna ad Aquila della Notte e Mauro Boselli accettò di buon grado. Rubini diede vita a dei chupacabras straordinari. Perciò, sia io che Mauro ci siamo continuati a dire, di tanto in tanto, che in fondo era un peccato che quei mostri si vedessero soltanto nelle poche pagine di quelle storia breve, mentre l'argomento si prestava a venire sviluppato meglio e di più. 


Quando a un certo punto si è trattato di dover affidare una nuova sceneggiatura a Michele, Mauro mi ha chiesto di scriverla io. Così è nata "La mesa della follia", che prova a spiegare l'origine dei chupacabras e delle loro incredibili caratteristiche, tirando in ballo (su precisa indicazione boselliana) El Morisco. Per me, un invito a nozze: da sempre le mie storie di Tex preferite sono state quelle con il brujo di Pilares, e il primo albo che ricordo di aver letto fu "Il signore dell'abisso". Sono conteto che la cover di Villa sembri citare proprio quel racconto di G.L.Bonelli e Guglielmo Letteri.


Rimanderò al prossimo mese un commento complessivo all'avventura. Lasciatemi solo aggiungere che c'è un'altra storia texiana a mia firma uscita prima de "La mesa della follia", ed è una breve avventura pubblicata in formato orizzontale (sei albetti) insieme ai primi numeri della ristampa anastatica delle strisce di Tex che escono in edicola insieme al Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Il racconto si intitola "Il ponte minato", ed è stato disegnao da Rodolfo Torti. In più, esiste una mia sceneggiatura di 128 tavole, ancora inedita,  affidata a Marco Torricelli: non so dire quando e dove verrà pubblicata, ma prima o poi sicuramente vedrà la luce. Il che porta il totale del mio contributo a Tex a quota a sette storie.

C'è però un altro contributo che credo di aver dato nel corso degli anni, ed è quello legato alla mia attività di saggista. Sono davvero innumerevoli gli articoli e i libri che ho scritto riguardo il ranger bonelliano. Mia è l'introduzione dell'Oscar Mondadori che ristampa "Il passato di Tex", e poi contunuare citando i cinque volumi dell'enciclopedia texiana "Cavalcando con Tex" o i fascicoli allegati alle statuette del mondo di Tex distribuite anni fa un edicola. Se cliccate sul tasto sotto il titolo del blog con la scritta "I miei libri" potrete trovare un elenco (spero) abbastanza aggiornato. Per concludere, vi mostro una foto che mi vede a Narni con Michele Rubini (a sinistra)  e Mauro Laurenti. Grazie Michele per le tue tavole grandiose.









 

 

venerdì 24 febbraio 2023

CAMPO NEMICO

 

"Campo nemico" è il titolo dello Zagor n° 691 (Zenith 742), datato febbraio 2023. I testi sono miei, i disegni di Oliviero Gramaccioni, la copertina (colorata da Roberto Piere) è di Alessandro Piccinelli.  Si tratta della terza e ultima puntata di una storia in tre parti iniziata nel dicembre 2022 con l'albo "Il passato di Rochas" e proseguita nel gennaio del 2023 con l'albo "Black Legion" (cliccate sui titoli per leggere cosa ho scritto a suo tempo, su questo blog, per presentarli).
 
Per cominciare, mi fa piacere segnalare questo tweet pubblicato (appunto) su Twitter il giorno dell'uscita in edicola.
 
 
Credo che in tanti ci si possano riconoscere, indipendentemente dal fatto che l'avventura del mese a qualcuno sia piaciuta o meno (come dico sempre, in un fumetto seriale se una storia non piace, piacerà quella successiva). Non tocca a me dire se "Campo nemico", chiudendo il lungo racconto iniziato in dicembre, sia o no un bel racconto. Posso solo segnalare una recensione piuttosto esaustiva e ponderata, quella di Marco Corbetta, pubblicata sul sio blog "Zagor e altro", che trovate cliccando qui. Se siete curiosi di scoprire che faccia abbia Oliviero Gramaccioni, disegnatore romano attivo in passato soprattutto su Mister No, che non è facile incontrare in giro per fiere e manigestazioni, qui sotto lo vedete in una foto assieme a me.
 
Oliviero Gramaccioni e Moreno Burattini
 
Pur lasciando ai lettori il giudizio complessivo sul suo e sul mio lavoro, mi permetto qualche breve annotazione. "Campo nemico" dimostra (ancora più dei due albi precedenti) il suo debito, quanto a fonte di ispirazione, al classico di Nolitta & Ferri "Guerra!" (1967), sia per la presenza di un corpo paramilitare (qui la "Black Legion", là i "Lupi Neri"), sia per la scena finale dei miliziani circondati in una radura. Si tratta del resto di uno spunto ripreso dallo stesso Nolitta con "Tropical Corp". Credo di aver mescolato le carte a sufficienza da non far sembrare la mia storia troppo ricalcata, grazie soprattutto al fatto che, al di là della legione dei mercenari, la mia storia si basa soprattutto sul passato di Rochas.  La strizzata d'occhio con "Guerra!", del resto, fa parte di quel gioco fra lo sceneggiatore e il lettore, lettore a cui piace ritrovare vecchie suggestioni (un argomento su cui si potrebbe disquisire a lungo). 
 
Fra le vecchie suggestioni va annoverato anche il rendez-vous dei trappers, sempre gettonato nelle richieste degli appassionati. E se finora in questi raduni abbiamo assistito ogni volta alla sfida a pugni fra Zagor e Rochas (al punto che se non venisse mostrata, qualcuno scriverebbe per protestare), adesso il simpatico cacciatore basco ha acquistato spessore con la rivelazione dei drammatici trascorsi celati nel suo passato. Ai critici che, mi hanno riferito, si sono lamentati per lo scorso ruolo di Cico nella vicenda, faccio soltanto rilevare che appunto la vicenda si svolge in gran parte in flashback, in anni in cui il messicano non era ancora arrivato a Darkwood. Cico in ogni caso appare sia nel primo albo che nel terzo, e mi sembra strano accusare proprio me di non avergli dato abbastanza peso quando sono di sicuro lo sceneggiatore che ha utilizzato di più il pancione fra tutti quelli che hanno scritto Zagor (sono perfino autore di venti speciali completamente dedicati a lui).  
 
Ci sono anche quelli che hanno contestato una relativa poca presenza di Zagor. Sono convinto che al contrario lo Spirito con la Scure, nel complesso dei tre albi, sia stato presente e risolutore, ma soprattutto sfido chiunque a non ritenere "zagoriano" il racconto del passato di Rochas. Gli scenari, i personaggi, la filosofia che sorregge il racconto rientrano perfettamente nei canoni della "zagorianità".
 
Ciò detto, ringrazio i tanti che mi hanno fatto giungere messaggi, telefonate e lettere cartacee di apprezzamento (c'è anche chi si è commosso davanti ad alcune scene), ma naturalmente  il mio grazie va anche a chi si è comunque occupato della storia commentandola e parlandone, pur trovandovi dei punti deboli.