mercoledì 29 dicembre 2021

L'ULTIMO ARTICOLO






Come tradizione, tiro le somme del lavoro svolto nel 2021 che va a concludersi. Nel dicembre del 2020 lo avevo fatto con un articolo intitolato “Un anno  che va e uno che viene”, datato 29 dicembre, proprio come quello di oggi.  Ne era seguito poi un altro, il 31 dicembre, intitolato “Il trentesimo articolo”, che aggiungeva altre notizie e immagini per un bilancio completo. Il titolo fa riferimento al fatto che nel corso del 2020 erano stati trenta i pezzi pubblicati su questo blog. 

Si può subito notare come quello che state leggendo sia invece il trentaquattresimo articolo del 2021, segno che la mia attività di blogger non si è rallentata, anzi, sono riuscito a scrivere di più su “Freddo cane in questa palude”. 
Ma anche sul secondo blog che curo è accaduto lo stesso. Infatti, “Utili sputi di riflessione” conta in questo momento 112 articoli, contro i 100 tondi dello scorso anno. Sommando i pezzi pubblicati nei due blog, otteniamo 146: in pratica, più di dodici  articoli il mese. 
 
Ma non è finita: nel 2021 ho varato anche un mio canale YouTube, su cui pubblico dei video. Sono diventato youtuber anch’io per legittima difesa, dopo aver visto un po’ di cose dette da altri. In questo momento i video da me realizzati sono 23: se si possono considerare articoli anche questi, arriviamo a 169. 
 
 
 
All'attività di blogger e di youtuber si aggiungono i frequenti post sulla mia pagina Facebook (Moreno “Zagor” Burattini) e sul mio account Twitter, @morenozagor. Confesso di trascurare un po’ Instagram, dove pure sono presente, perché non ho capito bene come funziona e non riesco a farmelo piacere. Vanno messi nel conto anche diversi video realizzati dalla Bonelli per la promozione di questo o di quel prodotto.
 
 
Fin qui, il lavoro sui social. Sul fronte della carta stampata, segnalo le consuete “classifiche” di fine anno di Saverio Ceri pubblicate su Dime Web. Le trovate qui:

Risulta che nel 2021 sono in quinta posizione fra gli sceneggiatori bonelliani, con 838 pagine scritte per Zagor, Cico e Dampyr. Prima di me, c’è Luca Enoch con 900 tavole scritte per Dragonero. Lo si può vedere in questa tabella.
 


La cosa singolare è che però la classifica (viene spiegato da Ceri in apertura) non tiene conto della storia di Tex pubblicata a striscia in allegato al Corriere della Sera, “Il ponte minato”, che conta 64 tavole (testo mio, disegni di Rodolfo Torti), perché uscita con un’altra Casa editrice. Per lo stesso motivo non viene considerata la storia “Zagor e l’attacco notturno”, di 4 tavole, apparsa su “La Lettura”. Sommando dunque queste 68 tavole escluse alle 838 attribuitemi, si arriva a 906 e dunque avrei potuto battere Enoch ed essere quarto! 
 
Scherzo, naturalmente, non c’è nessuna gara. Peraltro, anche nel 2020 ero arrivato quinto con 959 tavole. Grossomodo la produzione è stata la stessa, e si parla ovviamente solo del materiale pubblicato, perché scrivo sempre più o meno con lo stesso ritmo (più o meno novanta pagine al mese) ma non tutto esce immediatamente. Saverio segnala che arrivo a piazzarmi nella top ten per la 26esima volta (su trenta anni di attività festeggiati proprio in questo 2021).
 
 
 
Non ho sceneggiato, però, soltanto cose bonelliane. Negli ultimi dodici mesi, infatti, è uscito un volume a fumetti intitolato “L’anatomista eretico”, edito da Cut-Up Publishing. Si tratta di un graphic-novel erotico illustrato da Davide Perconti, lungo 46 tavole. 
 

 
C'è stato poi l'albetto della Fata Turchina intitolato "La fata dal pelo turchino", pubblicato da Annexia: 18 tavole disegnate dal grande Franco Saudelli. Si tratta del mio secondo omaggio al fumetto sexy degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta inserito nel progetto "Vintagerotika". Il precedente era stato dedicato a Cimiteria.
Ne ho parlato diffusamente qui 
 
 


 
C'è poi da segnalare una tavola al mese pubblicata su “Crucintarsi & Co”, con le avventure spaziali di Harrison e Tobor, protagonisti di una serie umoristica intitolata “Stelle a strisce”, illustrata (su testi miei) da James Hogg. Sempre con Hogg realizzo vignette per “Il Vernacoliere” e per varie pubblicazioni enigmistiche, portando avanti due serie: “La Bibbia secondo Burattini & Hogg” e “Le grandi domande".
 
 

 
Come se non bastasse, è stato dato alle stampe anche un fumetto, intitolato “La squaw rapita” (quindi western), pubblicato dal gruppo che organizza il Rendez-Vous degli Amici di Zagor in Sardegna. Si tratta di dieci tavole illustrate ciascuno da un (grande) disegnatore diverso (c’è anche una disegnatrice, Lola Airaghi).  Insomma, a conti fatti, questo 2021 mi ha visto proporre più o meno un migliaio di tavole a fumetti.
 
 
Ci sono stati anche tre libri. Di uno, “L’anatomista eretico”, si è già detto. Lo stesso editore, Cut-Up Publishing, ha dato anche alle stampe “Mi ritiro per delirare”, cinquecento pagine di aforismi e battute. La considero la mia opera più bella!
 
 
 

 
C’è poi stata “La Divina Commedia secondo Cattivik”, edita da Astragalo, raccolta in un unico volume di tre storie degli anni Novanta (mie e di Giorgio Sommacal) in cui il buffo Genio del Male va prima all’Inferno, poi in Purgatorio e quindi in Paradiso. Per questo volume, uscito in occasione di una grande mostra su Dante ospitata dal Forte di Bard (in Val d’Aosta) io e Giorgio abbiamo realizzato tre tavole inedite di introduzione e raccordo. 
 

 
Mi fa piacere segnalare come la versione della Divina Commedia in chiave cattivikiana sia stata oggetto di un saggio critico accademico firmato della professoressa Daniela Bombara, dell’Università di Messina, e contenuto in un volume su Dante visto dai fumettisti, “A riveder la china”, edito dalla prestigiosa Cà Foscari. 
 

 
Segnalo anche, per dovere di cronaca, l’uscita in audiolibro di un romanzo e quattro racconti da me scritti con protagonista Zagor.
 

A tutto ciò vanno aggiunti i miei tanti articoli scritti per la Bonelli ma anche per altri editori e per alcuni giornali (più una decina di interviste). Il lavoro più grosso sono sicuramente le introduzioni per i volumi bonelliani dedicati a Hellingen (tre usciti finora), ma ho firmato anche il saggio che fa da prefazione al cartonato su Supermike
 
 

 
A questi si sommano le prefazioni a vari libri di vari case editrici. Tutto ciò si somma comunque alla parte più pesante, di maggior impegno e più difficile del mio lavoro: la cura editoriale di Zagor, che ha portato quest’anno 2691 tavole in edicola (2566 di Zagor, 128 di Cico) distribuite su ben 22 albi (quasi due al mese). Si aggiungano le quattro de “La Lettura”, ovviamente. L’anno scorso le pagine pubblicate erano state 2818, ma c’era una miniserie di sei albi (“Zagor Darkwood Novels”) che nel 2021 non abbiamo avuto. Complimenti a Dylan Dog che con 3072 pagine (exploit e record storico, secondo Saverio Ceri - vedi sotto) ci ha scalzati dalla seconda posizione spostandoci in terza. Nathan Never, quarto, è comunque distanziato. 
 

 
Dulcis in fundo, segnalo che in ottobre mi è stato attribuito, da una giuria di esperti,  il prestigioso "Premio Coco" come miglior sceneggiatore. E con ciò, augurandovi il meglio per il 2022, giunge a conclusione l’ultimo articolo dell’anno.
 
 





 
 
 



martedì 28 dicembre 2021

LA DIABOLICA TRAPPOLA

 

 

E' in edicola da qualche settimana il n° 728 della Collana Zenith, corrispondente allo Zagor n° 677, datato dicembre 2021 e intitolato "La diabolica trappola". I testi sono miei, i disegni di Nando e Denisio Esposito, la copertina di Alessandro Piccinelli. Proprio la cover dà qualche indizio su chi sia il nemico che fa ritorno dopo essere stato a lungo creduto morto (e naturalmente si spiega come abbia potuto cavarsela dopo essere stato addirittura sepolto).


Sul tema dei ritorni dei grandi nemici sulle pagine di Zagor e, più in generale, nei fumetti seriali ho scritto un articolo pubblicato qualche tempo fa su questo stesso blog. Si intitola "Nemici miei" e lo potete leggere cliccando qui:

https://morenoburattini.blogspot.com/2021/12/nemici-miei.html

Invece della figura del diabolico criminale che torna sulle scene ho parlato a lungo, con dovizia di particolari e abbondante corredo di immagini, in un video sul mio canale YouTube. Eccolo:

https://youtu.be/vi_s8Mqiijk

Vero è che più o meno lo stesse cose le avevo scritte in un altro articolo del 2014, che potete rintracciare a questo link.

http://morenoburattini.blogspot.com/2014/09/il-nemico.html

Perciò, non parlerò qui di seguito della riapparizione del villain in questione, di cui magari torneremo a discutere quando uscirà la terza parte della storia. Mi limiterò a segnalare alcune particolarità di questa prima parte del racconto.

Innanzitutto, tra pagina 34 e pagina 38, cinque belle tavole degli Esposito Bros mostrano Zagor e Cico in Italia, in viaggio tra Venezia e Genova passando per Milano. A Genova i nostri eroi si imbarcano per far ritorno in America. Lo Spirito con la Scure e il suo amico messicano, infatti, nel finale dell'albo precedente si trovavano in Austria, al termine della lunga avventura in cinque puntate che li aveva visti reaggiungere l'Europa e lottare, spostandosi da Londra fin sui Carpazi,  contro il vampiro Rakosi

Racconta Zagor a Jenny: "Abbiamo attraversato l'Italia del nord, una terra abitata da gente simpatica, ma in grande fermento, in cui scoppiano spesso moti indipendentisti". Questo ci permetterà, se mai un giorno lo volessimo, di proporre uno Zagor Più o una miniserie, o una storia retrospettiva inserita nella Zenith, con il racconto di una avventura italiana del nostro eroe (impegnato magari nel dare una mano a qualche ribelle risorgimentale). Non è una anticipazione, non c'è niente in programma (per il momento): è una possibilità che ho voluto creare, una porta lasciata aperta.

Poi, c'è una annotazione riguardante Jenny, una delle tre ragazze di Pleasant Point. I lettori sanno, fin dalla storia contro la figlia del mutante che glielo ha ha letto nel pensiero, come la ragazza con le lentiggini sia segretamente innamorata di Zagor. Il quale sembra stringere sempre più il suo legame con lei, la cui figura si è portata più in evidenza rispetto a Sara ed Ellie May.  Già all'inizio della storia con Guthrum pubblicata in primavera ("I sette vikinghi", marzo 2021) abbiamo visto Jenny cercare alcuni momenti di intimità con Zagor, sperando di riuscire a manifestargli i propri sentimenti (impossibile dire se lui li abbia già intuiti). Adesso, nelle prime pagine de "La diabolica trappola", la situazione si fa del tutto evidente e saremmo già arrivati al punto se non capitasse qualcosa che innesca l'avventura destinata a farci compagnia fino a febbraio. La sottotrama "rosa" non ruba in alcun modo spazio alle scene d'azione, né rischia di dare al racconto toni da soap opera. E' però un elemento che stuzzica la curiosità (almeno nelle mie intenzioni). Nel corso del 2022 assisteremo a degli sviluppi.

Infine, a proposito di personaggi femminili, segnalo la prima apparizione di Florence sulle pagine della serie regolare, dopo essere stata presentata nel Maxi Zagor  n° 30, del marzo 2020, intitolato "Lungo il fiume".  Si tratta della moglie di Peabody, nuovo acquisto del teatrino dei personaggi di Pleasant Point. All'inizio de "La diabolica trappola" la vediamo protagonista di uno sketch con Cico. La vedete nella tavola qui sotto (in cui compare, travestito, il nemico che fa ritorno). Ah, in quel Maxi c'è un altro piccolio tassello della sottotrama rosa di cui parlavamo prima. 













lunedì 27 dicembre 2021

OTTOCENTO


 


Dal marzo del 2018 ho accettato la proposta di Marco Corbetta (con me nella foto qui sopra) di inaugurare una rubrica ricorrente sul suo blog, “Zagor e altro”, in cui rispondo alle domande dei lettori radunate in gruppi di venti: A domanda… Moreno risponde”.  
Nel mese di settembre di questo 2021 la rubrica è giunta alla quarantesima puntata, e quindi alla ottocentesima domanda. 
Ringrazio per l’ospitalità l’amico Marco, che conosco da quando il forum SCLS, di cui fu uno dei primi iscritti,  iniziò a organizzare raduni e pizzate, e lui si propose come fotografo ufficiale degli eventi.
 
Nel post che ho scritto qui su "Freddo cane" a fine febbraio, in occasione della puntata n° 30 e della seicentesima domanda, commentavo così il risultato raggiunto in quel momento:
 
Mi pare che seicento risposte siano un buon numero e testimonino, se mai qualcuno avesse dei dubbi, la mia passione per quello che faccio. Testimoniano anche l’interesse del pubblico zagoriano verso il personaggio, a dispetto dei profeti di sventura che ne negano la vitalità e magari lo vorrebbero chiuso da tempo perché, se non piace più a loro non deve piacere a nessuno (o per qualche altro assurdo motivo).  La lunghezza di alcune risposte molto esaustive dimostra anche come non intenda mai sottrarmi alle domande. 

Ogni volta che le puntate hanno raggiunto un traguardo intermedio, ho raccolto sul mio blog le risposte più interessanti e argomentate (scelgo una domanda per ogni puntata), così da dare un’idea anche ai frequentratori di “Freddo cane in questa palude” di come stia procedendo il dibattito, sia pure per loci selecti.  
Di ogni puntata segnalo il link, così che possiate leggere le altre domande e le altre risposte. 
Nell’ottobre del 2020, in occasione delle quattrocentesima domanda, ho pubblicato un quadro riassuntivo dell’intera carrellata:
Nel febbraio 2021, ecco il sunto delle puntate 21-30:
 
Oggi pubblico la sinossi delle puntate dalla 31 alla 40.
Mentre scrivo, sono già alla puntata 44.
 
 



PUNTATA 31
 

Ciao Moreno, vorrei parlarti di una questione di fondamentale importanza che ravviso nelle storie sceneggiate da te. Non intendo fare proclami contro lo spiegazionismo, su come debba o non debba dire Zagor una cosa o l’altra, ma sembra che tu intenda utilizzare la tattica del ventriloquio per far parlare te attraverso di lui, lasciando quindi perdere come lo stesso Zagor possa parlare nelle varie situazioni che lo coinvolgono. Pensi che sia una giusta critica oppure solo una mia errata impressione visiva e di pensiero? In attesa di poterti vedere rispondere in questa rubrica, ti saluto.

Lo scopo principale della mia attività professionale è riuscire a portare avanti la saga dello Spirito con la Scure nel rispetto della tradizione (pur con gli inevitabili aggiustamenti nel ritmo e nel linguaggio, che dopo sessant’anni non possono essere gli stessi). Il mio sforzo quotidiano è quello di far agire Zagor da Zagor, ed è anche quello che chiedo agli sceneggiatori che lavorano con me. Sentir ipotizzare che Zagor, in mano mia, sia una sorta di pupazzo da ventriloquo che dice ciò che gli fa dire chi gli muove la bocca, più che turbarmi mi meraviglia: è esattamente ciò che non vorrei sembrasse. In realtà, ogni autore, fatalmente e in qualche misura, parla per bocca dei suoi personaggi (“Madame Bovary sono io”). Ciò rappresenta un problema solo se al personaggio vengono attribuite frasi in contrasto con lo spirito del personaggio stesso. Ammettiamo (solo per ipotesi) che io diventi buddista, o vegetariano, e faccia fare allo Spirito con la Scure lo stesso percorso scrivendo dialoghi in cui lo si scopre predicare la reincarnazione e sostenere posizioni vegane, ecco questo non andrebbe bene (con tutto il rispetto per buddisti e vegani: semplicemente, Zagor mangia selvaggina e non fa meditazione). Ma se io sono convinto che si debba aiutare chi è in difficoltà senza distinzioni di etnia o di religione e faccio esprimere a Zagor questo identico concetto (mettendolo subito all’opera) mi pare che non si tratti di ventriloquia, ma di sintonia fra le idee di uno sceneggiatore e quelle di un personaggio. Del resto mi si potrà pure consentire di pensarla come Zagor. Oppure tu hai degli esempi da citare in cui io ho messo in bocca al nostro eroe idee mie che lui mai e poi mai avrebbe espresso, sulla base di ciò che prevede la tradizione? 

Nell’intervista concessa alla fanzine “Collezionare” e apparsa sullo Speciale dedicato allo Spirito con la Scure (febbraio 1990), Sergio Bonelli dichiara: “In Zagor mi sono limitato a inserire delle idee di semplice buonsenso, che vanno dall’antirazzismo alla ricerca della giustizia”. Ecco, il buon senso delle idee di tolleranza e di giustizia è quello che anima Zagor e io, che con lui sono cresciuto, trovo molto facile condividere questa atteggiamento. Far esprimere a Zagor le nolittiane cose di buon senso, idee che condivido, è ventriloquia? O davvero hai delle accuse precise, da cui dovrei difendermi, di casi in cui il mio Zagor si è dimostrato insensato, intollerante o razzista perché sarei insensato, intollerante o razzista io? Con tutta la buona volontà, nel tentativo di cercare di capire ed eventualmente fare autocritica, a me non viene in mente niente. Mai una volta mi è capitato di pensare: faccio dire questa cosa a Zagor perché la penso io, anche se a lui, per com’è, secondo l’esempio nolittiano, non verrebbe in mente. Anzi, a volte avrei voluto essere Zagor un po’ più spiccio e invece ho rispettato il personaggio impedendogli di essere troppo sbrigativo o di correre dietro alle ragazze.

 


PUNTATA 32  
 

Caro Moreno, lei ha parlato di un rimpianto per quanto riguarda non aver superato in lunghezza la storia di Sclavi. Ce n’è un altro di rimpianto che tiene nel cassetto? Ed ha anche un rimorso?

Fermo restando il fatto che non mi sono mai sentito in competizione con Sclavi per la lunghezza di “Incubi” (una storia deve essere lunga quanto serve, e quindi non ho mai pensato di allungare il brodo di un mio racconto al solo scopo di battere un record), il vero rimpianto è di non aver superato Mauro Boselli in bravura: avrei voluto scrivere io storie come “Il terrore dal mare”, “Il clan delle isole”, “Passaggio a Nord Ovest”, non ci sono mai neppure andato vicino. Il rimorso è non essere riuscito a convincere, nonostante tutto, i detrattori che i miei trent’anni di impegno, dedizione e passione a Zagor sono serviti, grazie anche a tutti gli altri autori, a permettere al nostro eroe di raggiungere il traguardo del sessantennale, che è davvero un risultato notevole.






PUNTATA 33 

Caro Signor Burattini, mi reputo innanzitutto un “semplice” fan di Zagor. Semplice fra virgolette, perché in anni di storie belle e magnifiche ce ne sono state altre che sono risultate, a parer mio, filler od impubblicabili.

Riguardo alle storie “filler o impubblicabili” vale il concetto più volte espresso: Zagor è un eroe seriale, che ha una storia lunga sessanta anni. Ciò vuol dire che per 720 mesi è andato in edicola, a volte anche con più uscite al mese, ininterrottamente, producendo una quantità enorme di storie (per far fronte alle richieste dei lettori, com’è ovvio, perché se queste storie non fossero state assorbite dal mercato non sarebbero state realizzate). Dico sempre che siamo un aereo che fa rifornimento in volo, senza mai atterrare. Nel novero di una così grande quantità, per forza di cose ci saranno avventure riuscite e avventure meno riuscite (fermo restando che tutti gli autori hanno lavorato credendo di fare del proprio meglio). Il lettore che apprezza il personaggio sa (o dovrebbe ragionevolmente sapere) che, di fronte a una storia che non gli piace, basterà aspettare la successiva che magari gli piace di più. Ma, cosa che bisognerebbe sempre tener presente, nessun giudizio è unanime: le storie che lei giudica negativamente possono piacere a qualcun altro, il quale mostrerà invece il pollice verso contro quelle che altri trovano belle.




PUNTATA 34

Gentile Moreno, citando gli storici, grandi sceneggiatori Zagoriani (Nolitta, Bonelli Sr., Castelli, Sclavi, Toninelli e Boselli) da ognuno di essi cosa pensi di aver preso e trasmesso attraverso le avventure dello Spirito con la Scure? Inoltre, ti sei sentito o visto imitato da qualche altro sceneggiatore? Scusandomi per le mie lungaggini, ti chiedo la definizione che daresti allo Stile Burattiniano che rappresenti. Grazie.

Ritengo di avere (qualcosa o tutto) da imparare da ciascuno degli sceneggiatori da te citati. Il mio scopo è sempre stato quello di farmi scambiare per Nolitta, mimetizzarmi il più possibile con lui. Il più possibile, sottolineo, perché non sono Nolitta (né mi si può imputare come colpa il non esserlo). E poi perché, in ogni caso, i tempi sono cambiati e bisogna adattare certi stilemi ai codici della comunicazione che cambiano. Certe ingenuità, freschissime ed efficacissime all’epoca, oggi non sarebbero perdonate agli sceneggiatori di oggi. Magari potessi, tuttavia, avere la sua facilità di narrazione e di caratterizzazione dei personaggi, ma anche il pubblico dell’epoca e la libertà spaziare in praterie inesplorate. A Bonelli senior ho cercato di rubare, di tanto in tanto, gli elementi da feuilleton e un certo fraseggio. Di Castelli credo di aver recuperato la costruzione dell’intreccio. Cerco a volte di imitare Sclavi quando cerco di visualizzare scene d’effetto, di grande (almeno nelle intenzioni) impatto visivo. Toninelli mi ha insegnato come costruire storie solide nonostante i paletti imposti. Boselli, secondo me, è inimitabile e non ci provo nemmeno. Lo stile burattiniano? Mi viene in mente il “metodo Maigret”, oggetto di tante discussioni ma di cui il commissario di Simenon diceva: “non c’è nessun metodo”. Il mio metodo è cercare di immaginare una storia che possa intrigare il lettore, seguendo, in questo, l’istinto: mi chiedo sempre se la trama che sto scrivendo mi interesserebbe se fossi lo zagoriano che poi lo leggerà.  Siccome mi piace che tutto torni e gli ingranaggi girino, mi sforzo di farli girare. Mi pare, qualunque sia il giudizio che si può esprimere sul risultato finale, che le mie storie siano chiare, senza punti oscuri, gradevoli nel loro sviluppo. Non mi si può accusare di cripticità (ovvero, mi sono sentito accusare di tutto, può darsi per qualcuno sia anche criptico, chissà). Mi piacerebbe essere definito “fumettoso”. Qualcuno che mi imita? Se me ne accorgessi, gli suggerirei di imitare Nolitta, o Boselli, o Castelli, o Sclavi




PUNTATA 35

 

Caro Moreno, potresti, e vorresti, farci scoprire il primo soggetto che hai inviato alla Casa Editrice Bonelli e che ti fu bocciato?

Il primo soggetto che inviai alla Casa editrice, quello che poi avrebbe dato vita all’avventura “Pericolo mortale”, non fu del tutto bocciato, tant’è vero che poi la storia si fece. Ho raccontato più volte dell’incontro con Decio Canzio in cui il mai dimenticato né abbastanza rimpianto direttore mi fece un lungo elenco di note dolenti, circostanziando e argomentando riguardo a passaggi che non funzionavano e che rendevano la mia proposta, così com’era, impubblicabile. Però, alla fine della disamina, disse che vedeva in me delle potenzialità e che mi lasciava decidere se provare a riscrivere il soggetto, tenendo conto delle obiezioni da lui sollevate, o gettare la spugna. Mi parve che ci fossero i margini per una riscrittura e provai a correggere. La seconda versione venne approvata senza riserve. Per fare un esempio delle osservazioni, ricordo che la mia prima proposta prevedeva che i mostri si riconoscessero fra loro per l’odore, e dunque Zagor, per passare indenne in mezzo a loro, si spalmasse addosso il sangue di uno di essi. Decio disse che era sgradevole ricorrere a un escamotage basato sulla puzza. Così cambiai stratagemma: Zagor si salvava indossando la divisa di uno dei mostri morti (le creature mutanti erano soldati di un corpo speciale) che i suoi colleghi riconoscevano. A distanza di molti anni, ho poi visto che il trucco di farsi scambiare per uno zombi spalmandosi addosso frattaglie e interiora di un non morto è stato utilizzato da Rick Grimes e da altri (persino da Negan) in “The walking dead”. Nel corso della mia carriera, tuttavia, ci sono stati vari soggetti bocciati da Decio, da Sergio Bonelli e da Mauro Boselli (e tanti da me medesimo), ma non il primo.

 


 

PUNTATA 36

Ciao Moreno, puoi raccontarci la genesi del “Ritorno alla casa del terrore” e come hai fatto a far quadrare il cerchio fra gag comiche slegate dal vero contesto e la parte seria della storia?

Faccio notare che anche ne “La casa del terrore” c’erano due storie parallele: quella delle misteriose evasioni dalla prigione del forte e quella dei banditi nascosti nella villa degli Stanford che ordiscono la messinscena del fantasma di Priscilla. Alla fine, le due trame si riuniscono. Alla base di tutto c’è un soggetto per un albetto dedicato a Bat Batterton che doveva essere allegato a uno Speciale Zagor. Forse ricorderete che, tra il 1993 e il 1999, la Bonelli propose, insieme agli Speciali, degli spillati con brevi storie dedicate ai comprimari delle varie serie (per esempio, Flok per il Comandante Mark o Marvin per Nick Raider). In tutto, gli spillati zagoriani furono sei, di cui io ne ho scritti cinque. Per ognuna di queste short-stories servivano dei soggetti che Sergio Bonelli approvava, prima di procedere con la sceneggiatura. Quando toccò a Bat Batterton, io proposi (come sempre facevo) tre diverse trame. Sergio scelse quella de “Il bambino rapito” (Speciale Zagor n° 7). Le altre due proposte restarono dunque nel cassetto. Qualche tempo fa le ho ritrovate e mi è sembrato che lo spunto dell’indagine di Batterton sulla presunta infedeltà coniugale della moglie di mister O’Tell fosse divertente. Ho pensato al modo per poter sfruttare il vecchio soggetto in una storia che prevedesse il ritorno sulla scena di Bat in una storia zagoriana. Solo che nel soggetto originario Zagor non era previsto. Per farcelo stare, ho immaginato di spezzettare l’indagine in varie scenette che portassero avanti un racconto scollegato da quello di cui era protagonista lo Spirito con la Scure, con il quale però finisse per intrecciarsi. Ma, soprattutto, dovevano tornare indietro Bat e di Cico, una coppia comica davvero divertente da vedere: i due sono dei perfetti Gianni & Pinotto. 

Non tiro in ballo la comicità per caso. “La casa del terrore”, come ben sanno coloro che hanno letto il classico nolittiano, non è una storia di fantasmi (il fantasma non c’è), non è una storia horror (l’horror anzi viene messo in parodia): è un giallo venato di umorismo. Perciò, essendo Bat la perfetta parodia dell’investigatore dei gialli classici, ecco che riportarlo sulla scena con un “ritorno” alla Casa del Terrore mi è sembrata la scelta migliore. “E’ uno dei caratteristi che amo di più”, ha spiegato una volta Sergio Bonelli riguardo al suo buffo detective, “perché rappresenta la mia rivincita nei confronti degli investigatori alla Sherlock Holmes, che da un capello trovato nella vasca da bagno riescono a risalire all’assassino. Con Batterton volevo proprio mettere alla berlina questo tipo  di personaggio”. Riguardo al fatto che Nolitta avesse proprio l’intenzione di fare dell’umorismo scrivendo “La casa del Terrore” non c’è dubbio alcuno, basta leggere ciò che ha scritto in proposito dell’aspetto di Priscilla Stanford: “Io e Ferri ci siamo ispirati alla bella e sinistra Morticia della Famiglia Addams, che in TV aveva le fattezze di Carolyn Jones: si tratta di un omaggio ai fumetti di Charles Addams e alla sua particolare ricetta di comico e macabro”. Nessuna meraviglia, dunque, che anche nel mio “Ritorno” abbia scelto di inserire una ricca componente umoristica, nel rispetto delle scelte nolittiane.

 

 


 

PUNTATA 37

Gentile Moreno, le scrivo perché sono intenzionato a chiederle un parere su un argomento interessante, ma che potrebbe diventare polemico. Sto parlando del vittimismo. Molte persone sembrano soffrirne, e non intendo che uno dei miei autori preferiti, ovvero lei, possa cadere nella trappola allestita dai vari haters, ai quali risponde sempre con ironia, ma che capisco possa essere una situazione parecchio frustrante. A lungo andare si rischia di vedersi trasportati in un vortice di ripicche da parte di autore contro fans e viceversa. Credo che nominarla ad honorem distruttore di Zagor sia stato ingiusto perché se una persona diventa curatore di una serie è perché se lo merita, oltreché esserne un grande appassionato. Per cui pensa che questi haters vogliano continuare ancora a lungo a trovare un modo per sfogarsi contro di lei se alcune avventure non piacciono, oppure riusciranno a trovare la forza di reagire e di provare a dare una chance ai vari autori senza per questo, per partito preso, prendere a male parole chi si fa il “sedere quadro” ogni giorno pur di garantire l’uscita della loro serie preferita, sforzandosi di variare fra i generi e di regalare quegli attimi di felicità e spensieratezza in più, che in questo periodo storico, in particolar modo in questo periodo storico, valgono come oro?

Non vedo quali siano le ripicche da parte mia. Al massimo, solo in rari casi, da parte mia ci sono delle risposte. Del resto, sarà pure consentito rispondere. Circa il resto, non so che cosa passi per la testa a chi sceglie un bersaglio piuttosto che un altro: ognuno impiega il tempo come crede. Mi pare che gli haters siano una categoria che imperversa un po’ dovunque sui social, facendo i danni che sappiamo, da tutti deprecati: di quale patologia siano portatori non sta a me dirlo (non sono uno psichiatra), decifrarne le motivazioni mi sembra vano (carenza di affetto, in certi casi verrebbe da dire, naturalmente edulcorando una più colorita espressione toscana). Riguardo al vittimismo, non mi sembra di essere una persona particolarmente piagnucolante. Casomai ironico: segnalo certe cose buffe che si leggono in giro (solitamente cose che mi vengono segnalate da amici divertiti) e replico con un minimo di peperoncino (secondo lo slogan “un po’ di sana polemica”). I vittimisti, del resto, sono quelli che si sognano attacchi che non ci sono, nel mio caso (stando a quel che mi dicono) c’è davvero la fiera della detrazione, di cui per fortuna mi giungono soltanto gli echi. Suggerisco sempre a tutti i collaboratori di non leggere i commenti su Internet, perché c’è chi davvero ci rimane male (molto più di me, voglio dire, che ormai sono corazzato).

 


 

PUNTATA 38  

Nella storia “Il segreto della mappa” incontriamo un agente dell’agenzia investigativa Pinkerton. L’agenzia Pinkerton è stata fondata nel 1850, ed è noto che le avventure di Zagor sono avvenute circa 20 anni prima, in un momento in cui Allan Pinkerton era ancora un giovanotto. Come spieghi la presenza di Pinkerton in questa storia, se nelle avventure di Tex Willer dove incontriamo anche Allan Pinkerton è chiaro che l’agenzia è stata fondata negli anni ‘50 dell’Ottocento (e l’incontro di Zagor e Tex nel dicembre 2021 ci dice che i due fanno parte dello stesso universo)? Grazie!

“Il segreto della mappa” è una storia del 1987. L’attenzione agli anacronismi e all’aderenza con la realtà storica si è andata accentuando sempre più nel corso degli anni, in passato non era così stringente. Basterà pensare che su Zagor si usano armi automatiche con venti o trenta anni di anticipo (fu stabilito così da Nolitta nel 1961). Sulla copertina del n° 32, “Il fuggiasco” (1968), compare una mitragliatrice Gatling, costruita per la prima volta nel 1861. Gli esempi potrebbero essere tanti. Diciamo che oggi come oggi io scarto di continuo soggetti che prevedano l’uso di fotografie, che divennero diffuse negli USA solo nella seconda metà dell’Ottocento, o sceneggiature in cui si canti “Oh Susanna” (che è del 1848), dunque facendo attenzione a questo tipo di cose, mentre in passato altri curatori non sono stati così pignoli. Va detto che anch’io, talvolta, accetto delle “licenze poetiche” dato che, in fondo, Darkwood è il regno della fantasia.

 


 

PUNTATA 39

Caro Moreno, hai da poco festeggiato trent’anni di pubblicazioni Bonelli, e ti voglio chiedere: cosa direbbe il Moreno di adesso al Moreno di allora per continuare a seguire la strada del fumetto in maniera full-time? Quali sono le differenze caratteriali e lavorative che riscontri nel Moreno di allora confrontato col Moreno odierno?

Il Moreno di adesso direbbe al Moreno di allora: non temere, non ti mancheranno mai le idee. Trent’anni fa avevo paura di non riuscire a trovare nuove storie: scrivere le prime due o tre, è un conto, scriverne cento o duecento è un altro. Le differenze caratteriali? Forse oggi sono meno sognatore e più disilluso circa il futuro, ma immagino che tutti i vecchietti diventino sempre più nostalgici vedendo il mondo cambiare e non riconoscendolo più. Ma per ora riesco a contenere la deriva.

 

  

 

PUNTATA 40

 
 
Caro Moreno, dopo aver svolto in maniera egregia il lavoro riguardante Zagor e le sue origini, e capendo che quella sia da ritenere, ormai, la versione ufficiale, crede che sia stata effettuata una retcon o solo aggiunti dei particolari non rivelati prima nella saga? A parer mio sono accadute entrambe le cose, anche se la retcon in generale può generare confusione perché cambia prospettiva in maniera fin troppo evidente sul finale dello scontro fra Kinsky e Zagor. Cosa ne pensa?

Penso che non ci sia nessuna retcon in “Zagor: le origini”. Ovvero non c’è stato nessun intento di modificare eventi e situazioni descritte in precedenza e adattarle a nuovi sviluppi della storia. Ho già spiegato molte volte il come e il perché, sia per scritto che nei video del mio canale YouTube. Una di queste spiegazioni si può trovare qui: http://morenoburattini.blogspot.com/2021/06/corpo-speciale.html.  


Tuttavia, in breve: in “Zagor Racconta…” ciò che viene narrato è appunto la narrazione dei fatti esposti dallo Spirito con la Scure a Cico. I fatti non sono raccontati “in diretta”, ma attraverso una rielaborazione basata sui ricordi. Questa ricostruzione è parziale e incompleta. Per esempio: Zagor non rivela a Cico neppure il suo nome di battesimo, non dice nulla sulla sepoltura (che pure avrà dato all’amico) di “Wandering” Fitzy, sorvola del tutto sulla propria adolescenza, non spiega come ha imparato a volare tra i rami degli alberi, eccetera. Tre sono i motivi per cui Zagor non racconta tutto a Cico: per brevità (arrivare subito al punto), per non risvegliare ricordi troppo dolorosi, perché certe cose proprio non le sa, essendo accadute in sua assenza. Dato che Zagor certe cose non le sa, interpreta certi particolari in un certo modo nella ricostruzione degli avvenimenti, che resta comunque affidata alla sua memoria turbata dal dramma vissuto. Quindi: ciò che si legge in “Zagor Racconta…” è la versione dei fatti fornita a Cico, ciò che si legge in “Zagor: le origini” è come realmente sono andati i fatti integrati di ciò che lo Spirito con la Scure ha omesso o non conosce. Non c’è nessuna contraddizione, solo integrazione. Le due storie sono complementari. Si veda comunque quanto detto nell’articolo linkato.