domenica 30 agosto 2020

LEI NON MI ASCOLTA




Mi dicono che, altrove su Internet, mi si accusa di non ascoltare i lettori, e qualcuno scrive "ma chi si crede di essere?". Ora, mi credo di essere uno degli autori più alla mano, più cordiale, più sorridente; da anni sono sempre presente a millemila incontri con il pubblico, come chi mi conosce davvero ben sa. Il punto è che si lamentano dicendo "Burattini non ascolta i lettori" quelli che vorrebbero che facessi ciò che vogliono loro. Quelli di cui ascolto i consigli, o quelli contenti di come da tredici anni curo la serie (o come da trenta scrivo le storie), non si lamentano. Siccome ci saranno sempre dei lettori che vogliono una cosa, e quelli che ne vogliono un'altra, qualunque cosa faccia ci sarà chi dice che non lo ascolto. "Voglio avventure sempre western", chiede uno. Arriva la storia horror o di fantascienza, ed ecco quell'uno lagnarsi: "Burattini non ascolta i lettori". Amico mio, non ho ascoltato te perché ho creduto di fare altrimenti. Ci sarà qualcuno che chiede horror e fantascienza e dirà che l'ho ascoltato. In realtà ho pensato di testa mia, e comunque lo scopo è sempre quello di accontentare un po' tutti. Peccato che la volta che viene accontentato Pinco, insorga Pallino.

Come ne esco? In un modo solo: facendo quel che credo sia la cosa migliore. E perché? Perché sono un autore di fumetti e nel mio piccolo devo fare delle scelte: mi parrebbe assurdo scrivere sotto la dettatura del singolo interlocutore. Perciò, sarebbe bello accettare il gioco delle parti: uno scrive, uno legge. Non esiste: uno detta. Non in questo caso. Se vado dall'avvocato o viene in casa mia un idraulico non gli do i consigli sul suo lavoro e non gli dico "lei non mi ascolta". Ecco: io mi credo di essere un autore obbligato dal mio mestiere a scrivere. Cosa che faccio. Il problema è che ci sono dei lettori che si credono di essere loro, degli autori. Non funziona così. Mi dispiace. 

Ci sono persino quelli che contestano le singole frasi. Uno miei ha sostenuto che su Zagor non si debba usare l'espressione "tizzone d'inferno" (detto occasionalmente da qualcuno, riferendosi alla pericolosità del nostro eroe). Il motivo? Perché la si usa in Tex. Allora se su Tex si usa "Peste!", Dampyr non dovrebbe esclamarlo mai (come invece fa)? Cominciamo a fare l'elenco delle parole in uso su Tex che non si possono usare altrove perché a un lettore dà uggia? Ranch e cactus, per esempio, vanno bene? Mi sembra incredibile, la pretesa del lettore di dettare all'autore. Peraltro, "tizzone d'inferno" è una citazione manzoniana, non è una invenzione di Giovanni Luigi Bonelli: G.L. può citare il Manzoni, il resto del mondo no, perché l'ha fatto lui? Mah.

Detto ciò, ciascuno dia i consigli che crede di dare. Qualcuno sarà ascoltato, qualcun altro no. Impossibile ascoltare tutti. Detto con tutto l'affetto del mondo verso ciascuno. C'è un altro punto: i social sono un mare in tempesta pieno di squali, oltre che di pesciolini gentili, e se mi mettessi a rispondere a tutti, a interloquire con chiunque, a leggere qualunque commento, a polemizzare col mondo, non avrei tempo per fare il mio lavoro. C'è poi gente che ci sguazza, nel seminare zizzania e nel contestare tutto, e se gli si dà spago è come nutrire i troll. "Burattini non ascolta i lettori": no, Burattini cerca di lavorare facendo del suo meglio. I lettori chiedono tutto e il contrario di tutto. Perciò ogni tanto scelgo un argomento su cui dire la mia, ma non si può pretendere che sia sempre pronto a reagire. Perdonatemi.


giovedì 27 agosto 2020

IL SECOLO SCORSO



Questa mattina ho pubblicato sulla mia pagina Facebook l'anteprima della copertina dello Zagor di ottobre, quella che vedete qui sopra, opera di Alessandro Piccinelli. Immediatamente, con la prevedibilità tipica dei contestatori abituali, un commentatore ha commentato: "L'ultima storia senza elementi di fantascienza risale al secolo scorso?". Secondo il detrattore, dunque, da tempo immemorabile le serie dello Spirito con la Scure pubblicherebbero solo storie fantascientifiche. 

Ora, sul fatto che Zagor non sia un personaggio western ma viva avventure contaminate da elementi di tutti i generi, abbiamo già discusso a lungo. Basterà ricordare che proprio in questi giorni la collana Zagor Classic sta ristampando a colori il primo scontro con Hellingen, in cui compare il colossale robot Titan. Più fantascienza di così, insomma, non si può.  Le avventure di Tex, al contrario, sono quasi tutte western. Chi è interessato al western può leggere Tex, se uno legge Zagor deve essere pronto ad accettare le contaminazioni. Lo stesso Sergio Bonelli lo ha ribadito più volte, e non ci dovrebbe essere bisogno di ripeterlo a ogni piè sospinto. Peraltro, Zagor è stato creato proprio come contraltare di Tex, per offrire un prodotto diverso (più avventuroso e fantastico). O si vuol credere che in casa Bonelli si volesse far concorrenza a Tex proponendo un altro western puro? Se queste cose le si sa e le si capisce, bene; se no, sarebbe bene rifletterci prima di pronunciarsi. Purtroppo, bisogna rassegnarsi all'idea che ci sarà sempre chi vorrà contestare ogni storia "fantastica" dello Spirito con la Scure, perché convinto che ci debbano essere solo avventure con mercanti di whisky o trafficanti d'armi e gli indiani con i totem e il palo della tortura. Ingredienti anch'essi ricorrenti, ma al pari di altri quali horror, giallo, fantasy, umorismo, fiction storica, esplorazioni, eccetera.

Ma stiamo al gioco. 
Chiediamoci se davvero l'ultima storia di Zagor senza elementi di fantascienza risalga al secolo scorso. Facciamo, ovviamente, la tara all'iperbole: il commentatore avrà di certo voluto dire: lo scorso anno. Sicuramente, avendo preso la parola, il detrattore avrà ben presente la produzione zagoriana almeno dell'ultimo periodo (di solito, se le cose non si hanno ben presenti, si tace). 
Facciamo anche la tara alla parola "fantascienza". Ammettiamo che non sia per ignoranza o insipienza, ma per un lapsus, che il contestatore la usa a proposito degli zombi (il titolo annunciato che ha provocato la sua reazione è infatti "Zombi a Darkwood"): gli zombi, come sanno anche i bambini, appartengono al genere horror e non alla fantascienza. 
Aggiungerei che neppure la storia con Kandrax dei mesi scorsi è fantascientifica ma fantasy, e potrei anche allargarmi a sostenere che "La figlia del mutante" sia horror piuttosto che altro, ma non starò a pignoleggiare.  Facciamo un salto indietro di un anno e vediamo.

Effettivamente l'albo di settembre del 2019, avendo per protagonista Hellingen, potrebbe annoverarsi fra i racconti di fantascienza, ma di certo non si può dire che non sia "zagoriano", dato il collegamento con la storia nolittiana di cui parlavamo prima, ristampata nel Classic, e dato che riporta il mad doctor alla sua dimensione terrena, annullando tutte le derive fantastiche collegate con il Wendigo.  Ammetto che si tratti di sofismi che i detrattori non sono in grado di cogliere, se c'è un disco volante è fantascienza, fin lì arrivano. Però, ecco che con l'albo n° 650, "L'incendiario", comincia una lunga storia (tre albi) senza alcun elemento fantastico. 

Del tutto western è l'avventura successiva, che comincia nel gennaio 2020, "Sangue Kiowa" (vedete la copertina westernissima qui sopra): un albo e mezzo. Nel mese di maggio 2020, comincia "L'ebano e l'avorio", due albi e mezzo: si parla di razzismo e di una comunità utopistica dove bianchi e neri vivono in pace. A maggio inizia anche la miniserie "Zagor Darkwood novels", sei albi senza la benché minima traccia di fantascienza.

Vediamo i numeri fuori serie. Nel settembre 2019 esce il Maxi "I tamburi della foresta", che fin dal titolo si propone come avventura da western della vecchia frontiera, tanto più che Zagor incontra James Fenimore Cooper, lo scrittore de "L'ultimo dei Mohicani". Nel gennaio 2020 esce il Maxi "I disertori di Fort Kenton", western che più western non si può. Nel maggio 2020, ecco il Maxi "Lungo il fiume", western anch'esso. Tenendo presente che ogni Maxi, per numero di pagine, vale come tre albi regolari, soltanto questi tre titoli corrispondono a nove numeri Zenith di avventura di frontiera.
Lo Speciale "La valle dell'Eden" è western dall'inizio alla fine, tranne il particolare che un certo fiore guarisce dalle ferite in modo miracoloso, se è fantascienza questa lo è anche Indiana Jones. Magari ai detrattori Indiana Jones sembra fantascienza, vai a sapere. Lo stesso si potrebbe dire per il Color di dicembre, dove c'è una sorta di caccia al Sasquatch, ma non si può pretendere che tutti capiscano la differenza fra un mostro delle leggende pellerossa e un marziano.

Tirando le somme, e dando comunque all'avversario sia lo Speciale che i Color, sei albi della serie regolare su dodici, tre Maxi su tre, sei Darkwood Novels su sei, sono stati western tra il settembre 2019 e l'agosto 2020. Mi sembra che il western abbia l'assoluta prevalenza su tutti gli altri generi. A questo punto sorge spontanea la domanda: ma il detrattore che ha scritto "L'ultima storia senza elementi di fantascienza risale al secolo scorso?", perché l'ha scritto - se è una sciocchezza? Ognuno si risponda da sé.



mercoledì 19 agosto 2020

LA BANDA DEI METIS






La miniserie "Zagor Darkwood Novels" è arrivata al terzo episodio, intitolato "La banda dei Métis". I testi sono miei, i disegni di Max Bertolini e la copertina di Michele Rubini. Delle caratteristiche di questa collana in sei numeri abbiamo già parlato (vi basterà cliccare qui per recuperare quanto si è detto). Nel prologo e nell’epilogo di questo terzo episodio della nostra miniserie troverete altri indizi (mescolati, però, a false piste, pur senza alcuna informazione sbagliata) sull’identità del Misterioso Personaggio che racconta al giornalista Roger Hodgson brevi storie inedite della vita di Zagor, allo scopo di meglio spiegarne la personalità.  Tra i lettori si è già scatenata la caccia all’uomo, basata su ipotesi e controdeduzioni, per giungere a scoprire di chi si tratta: naturalmente tutto sarà rivelato nel sesto albo. 

Oltre a fare i complimenti a Max Bertolini, efficacissimo nella recitazione dei personaggi e nelle scene d'azione, mi preme sottolineare come l'intento di realizzare storie con una valenza postmoderna (adattamento dei temi del passato a narrazioni più moderne, ma anche a il voler raccontare un eroe leggendario come avrebbe potuto essere se fosse stato un personaggio reale, diminuendo la dicotomia fra fantasia e realtà) abbia portato non solo a una maggiore crudezza di alcune scene, ma anche a permettere alla trama uno sviluppo in cui il protagonista non domini del tutto gli eventi, come accade nel finale (che mi auguro inaspettato). Se ne è accorto anche un attento commentatore, David Padovani, su "Lo Spazio Bianco".


Per comodità, ecco una parte della sua recensione.

Il terzo appuntamento con la miniserie Darkwood Novelsconferma due elementi fondanti voluti da Moreno Burattini in questo progetto: la volontà di raccontare storie realistiche, più dure e violente, che si allontanano dalle tipiche contaminazioni fantastiche del canone dell’eroe e, soprattutto, la scelta narrativa di fare di Zagor un co-protagonista delle storie che il giornalista Hodgson va raccogliendo. Lo Spirito con la scure in queste pagine non è un eroe che piega il destino e i fatti alla propria volontà, bensì è un testimone partecipe degli episodi e delle esistenze in cui si imbatte.  Con questo Burattini sembra quasi voler ribadire al lettore la distanza e la differenza che passano tra il personaggio creato da Nolitta e Ferri e il ranger di GL Bonelli e Galep, tra l’empatia dell’uno e la graniticità dell’altro.


martedì 18 agosto 2020

IL RAPIMENTO DI ICARO LA PLUME




E' in edicola da qualche settimana il Color Zagor n° 11, intitolato "Il rapimento di Icaro La Plume". Il soggetto e la sceneggiatura sono stati scritti a quattro mani dal sottoscritto e da Mirko Perniola, i disegni sono opera di Fabrizio Russo, la copertina è di Alessandro Piccinelli.
L'albo è stato presentato dal sito della Sergio Bonelli Editore con un articolo e un video che troverete cliccando qui:


Il video è comunque questo:


Questo undicesimo Color ha la particolarità non solo di riportare sulle scene un caratterista nolittiano molto amato dai lettori quale il barone Icaro La Plume (tutti gli albi di questa collana sono dedicati a un personaggio del microcosmo zagoriano portati uno per uno alla ribalta), ma anche e soprattutto quella di celebrare un anniversario.  Era infatti l’estate del 1990, e cioè quella di ben trenta anni fa, quando in edicola uscì il terzo Speciale dello Spirito con la Scure, intitolato “La città sopra il mondo”, illustrato da Gallieno Ferri su testi di Marcello Toninelli.  Ecco la copertina di quella storia.

Proprio per festeggiare questo trentesimo anniversario, abbiamo pensato di riportare Zagor sulla cima dell’inaccessibile rupe su cui sorge Ol Undas, “La Dimenticata” (questo, secondo gli autori, il significato di quel nome). In allegato all’albo a fumetti, i lettori di allora trovarono anche un prezioso libretto curato da Mauro Boselli, e corredato da una suggestiva copertina di Claudio Villa, quella che vedete più in basso. Il titolo del breve saggio, “Le terre immaginarie”, alludeva a tutti i “regni perduti” della letteratura fantastica e avventurosa, che fossero isole mitologiche, città nella giungla o reami incantati, e “Ol Undas” rientrava a tutti gli effetti nel novero. Trent’anni fa, Zagor non si era ancora imbattuto, come avrebbe fatto a partire dal 1995, con l’albo “Le sette città di Cibola”, nelle vestigia delle antiche civiltà di Atlantide e di Mu, e non aveva sentito parlare, dunque, della guerra che aveva portato alla reciproca distruzione, e quindi alla scomparsa, delle due civiltà antidiluviane. Perciò, ne “La città sopra il mondo” non si parlava apertamente di una origine atlantidea. Nel sequel del 2020, invece, il mistero della fondazione dell’insediamento sul picco dalla vetta circondata da nubi venefiche viene risolto, e si instaura anche un collegamento con la lunga saga che ha visto, alla fine, il Re di Darkwood raggiungere persino l’Antartide (con l’albo “Antartica” del 2014), alla ricerca appunto di una base segreta della perduta Atlantide. 

Ho accennato, poco sopra, all’illustrazione di Villa che mostra una gigantesco sasso galleggiare nel cielo. Fu proprio riflettendo su come si potesse costruire una storia su quel disegno che, nel 2011, scrissi un Maxi Zagor intitolato “La banda aerea”, di cui era protagonista, insieme allo Spirito con la Scure, il barone Icaro La Plume, entrambi impegnati a combattere contro il diabolico mister Rope, padrone del segreto dell’antigravità. Il nome Rope non venne usato per caso: rimanda infatti a un astrofisico di fama internazionale, Christian Corda, grande appassionato zagoriano, che mi fornì la necessaria consulenza. Per sapere come andò potete leggere qui: 



 La Plume, nobile decaduto, come sappiamo ha un solo sogno nella vita: il volo. Peccato che la forza di gravità cerchi in tutti i modi di non farglielo realizzare, causando l’inevitabile schianto al suolo dei suoi velivoli, più pesanti o più leggeri dell’aria che siano. Fu proprio la caduta di un dirigibile direzionabile di sua invenzione, il Catamarano Volante, a condurre il barone, Zagor e Cico sulla rupe di Ol Undas e a dare il via allo Speciale di trenta anni fa. Come vedrete, il ritorno nella “città dimenticata” sarà ricco di sorprese al pari della prima avventura, e qualcosa mi dice che della rupe su cui sorge torneremo a sentir parlare. Io e Perniola abbiamo infatti gettato le basi per un ulteriore seguito.