Proseguono le recensioni cinematografiche di Giorgio Giusfredi, mio personale consulente, nonché scrittore, sceneggiatore di fumetti e cuoco sopraffino. I pareri che esprime sono sua responsabilità, ma di solito li condivido. In ogni caso, i complimenti e le critiche vanno indirizzate a lui.
LA VARIABILE UMANA
Un film di Bruno Oliviero. Con Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Sandra Ceccarelli, Alice Raffaelli, Giorgia Senesi. Drammatico, durata 83 min. - Italia 2013. - Bim
Un nuovo noir italiano dove Silvio Orlando, il protagonista, cerca di essere un duro tormentato quanto Daniel Auteil negli ultimi film di Marchal in Francia. Un ricco imprenditore viene trovato ucciso nel suo appartamento nel quartiere rinnovato di Milano tra Moscova e Garibaldi, quello con il palazzone di vetro e cemento dell’Unicredit. Proprio il capoluogo lombardo, in alcuni scorci di recondita, seppur squallida, bellezza risulta lo strumento narrativo più riuscito. Si scopre subito che all’ attempato imprenditore piaceva fare regalini a sedicenni disinibite in cambio di “coccole”. Anche la moglie lo sospetta e la vediamo subito invischiata fino al collo nella vicenda. Il ruolo della donna, nonostante ciò, rimane abbastanza marginale. Il regista ci fa capire da subito le sue intenzioni: lunghi silenzi introspettivi che, però, danno quel taglio “artie” che provoca dei grandi sbadigli. Non tutto è da buttare. Il rapporto tra il protagonista, fresco di vedovanza, e la figlia vive tratti di dialoghi frizzanti e, come detto, alcuni scorci notturni di vie del centro insolitamente desertiche rafforzano una poetica basata su di un colpo di scena, a cui fa riferimento anche il titolo, abbastanza telefonato. Molto interessante l’attrice che interpreta la figlia, la brava Alice Raffaelli, una sexy maschiaccia che farebbe felice l’occhio di registi come Bertolucci. Battiston funziona perché non esagera: si ritaglia una parte piatta, esaltando però quello che è il suo compito, senza comportarsi, come al suo solito, da istrione.
ELYSIUM
Un film di Neill Blomkamp. Con Matt Damon, Jodie Foster, Sharlto Copley, Alice Braga, Diego Luna. Fantascienza, durata 109 min. - USA 2013. - Warner Bros Italia
Chi ha visto District 9 si aspettava molto da questa pellicola. Si diceva che il regista sarebbe stato l’unico a poter confezionare un moderno Blade Runner in termini di fascinazione distopica crepuscolare. Non riesce a essere così speciale. È comunque un gran buon film a tratti ottimo, ma i temi sono simili a quelli del precedente capolavoro: l’esclusione sociale, il fascismo di stati elitari, la violenza del potere marziale. Alcune frasi come: “ se ti sta bene, il lavoro, lo fai se no ci sono mille che hanno bisogno di lavoro fuori da quella porta pronti a prendere il tuo posto”, pronunciate a condizioni inaccettabili, smuovono, e fanno bene, sentimenti nello spettatore e stimolano sia l’empatia che la combattività. Quindi l’opera non è banale e ci sono pure delle grandi trovate visive. La sensazione, però, e che l’autore, che scrive i suoi film, possa rimanere prigioniero della sua poetica a discapito del suo indubbio genio cinematografico. Matt Damon è il convincente protagonista costretto a ogni escamotage per tirare avanti. Lui ambisce qualcosa di più del suo stato da peone. Ormai la terra è ridotta come una gigantesca baraccopoli in pieno stile Ciutad de Juarez dove persino i biondi con gli occhi azzurri parlano spagnolo e vengono allevati da suore-mamacitas. Nello spazio ci sono gli Hamptons orbitanti: Elysium. Società che (buco di sceneggiatura) dispone di più mezzi medici, dette capsule e capaci di curare qualsiasi male, che abitanti. In seguito all’esposizione a delle radiazioni mortali il protagonista si fa letteralmente avvitare addosso un esoscheletro che lo potenzia per andare a farsi curare in una di queste capsule sull’inaccessibile pseudo società perfetta comandata da una cattivissima Jodie Foster. I luoghi comuni in tal senso si sprecano e non manca neanche il lieto fine che inesorabilmente sentiamo crescere mano a mano che la storia avanza. Detto questo, Dai, Matt, distruggi quei bastardi!
COMIC MOVIE
Un film di Elizabeth Banks, Steven Brill, Steve Carr, Rusty Cundieff, James Duffy, Griffin Dunne, Peter Farrelly, Patrik Forsberg, James Gunn, Bob Odenkirk, Brett Ratner. Con Chloe Moretz, Elizabeth Banks, Hugh Jackman, Emma Stone, Naomi Watts. Titolo originale Movie 43. Commedia, durata 94 min. - USA 2013. – Moviemax
Difficile vedere persone che chiedono indietro i soldi del biglietto dopo la proiezione. Con questo film può accadere. Non tanto per l’umorismo spicciolo da caserma di quart’ordine, ma tanto per la volgarità. Persino nel più porcellotto dei film italiani con Alvaro Vitali e Bombolo c’è sempre un velo di leggerezza e ironia che li rende sì trash, ma anche accettabili e, perché no, divertenti. In questo film, fatto da episodi scritti, diretti e interpretati da vari autori e attori, la gratuità di scene sopra le righe non è neanche minimamente supportata dall’erotico feticismo che di solito sta dietro il pretesto che muove tali azioni. Tutto è spiattellato e offensivo. Sì, certo, si può ridere in un paio di punti, ma alla fine non si capisce il perché di una produzione di tali spese. Anche la giustificazione metanarrativa, sdoganataci dopo il primo episodio: uno sceneggiatore fallito che propone i vari spezzoni costringendo il produttore a mettere in cantiere questo film, è ingiustificabile e, soprattutto, irrisolta. L’unico episodio divertente e leggero, scritto con intelligenza e quello che parla del menarca di una ragazzina, interpretata da una bravissima Chloe Moretz. La povera, con imbarazzo, si accorge di “esser diventata signorina” a casa del compagnuccio mentre limona con lui sul divano. La vicenda, dopo il fatto scatenante, è un susseguirsi di luoghi comuni sull’incapacità maschile nell’affrontare tale problema. La tenerezza e la verosimiglianza di alcuni atteggiamenti giustifica l’assurdo divertendo. Nota: episodio scritto e diretto da donne. Veramente estremi l’episodio di apertura con Jackman con un paio di testicoli al posto del pomo d’Adamo (ma chi glielo ha fatto fare?); quello della coprofila con vezzosi atteggiamenti da fidanzatina e l’ultimo con una gatto in stile Garfield, a cartoni animati, che, innamorato del proprio padrone, si masturba con tecniche che non ha mai neanche pensato Friedkin in Cruising e, alla fine, riesce a far uccidere la fidanzata del protagonista, sua rivale, da un branco di bambine a una festa di compleanno.
COME TI SPACCIO LA FAMIGLIA
Un film di Rawson Marshall Thurber. Con Jennifer Aniston, Jason Sudeikis, Emma Roberts, Nick Offerman, Kathryn Hahn. Titolo originale We're the Millers. Commedia, durata 110 min. - USA 2012. - Warner Bros Italia
Un quarantenne, semplice spacciatore di quartiere, finisce nei guai aiutando un ragazzino che abita nel suo condominio. Perde una grossa partita di droga. Il suo boss lo obbliga a oltrepassare il confine per recuperare un grosso lotto di droga. L’uomo si inventa una famiglia con una spogliarellista, il ragazzo sopracitato e una senzatetto pensando di farla franca presentandosi come, parole sue, un Ned Flanders dei Simpson con il camper. Neanche a dirlo le cose non vanno come previsto e dal classico road movie scaturiscono le occasioni di ilarità. La commedia che parrebbe dai toni molto caustici si tratta invece di un ode alla famiglia americana (come poteva essere d’altronde) dove il viaggio, più che spaziale di formazione, del protagonista lo porta inesorabilmente a redimere la sua condizione di scapolo incallito. Fin quando la storia si mantiene cattiva, come nel caso della scena del parrucchiere: veramente divertente, fa la sua parte; quando invece si copre di miele a stelle e strisce gli sbadigli diabetici traboccano. Nel complesso un ora e mezza passa piacevolmente. Meglio la prima parte. Menzione speciale per il corpo supertonico di Jennifer Aniston, ancor meglio che ai tempi di Friends.
RUSH
Un film di Ron Howard. Con Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara, Pierfrancesco Favino. Titolo originale Rush. Sportivo, durata 123 min. - USA, Gran Bretagna, Germania 2013. - 01 Distribution
E' ingiusto definire un film “sportivo” questa storia di avventura epica e di amicizia tra due uomini che rischiano la vita per il piacere romantico di farlo, perché quello è il loro scopo, la loro ragion d’essere. Una pellicola è entusiasmante, dosata magistralmente dal regista che studia una “strategia” narrativa perfetta iniziando addirittura con due voci narranti, quelle dei due protagonisti, intrecciando flashback e parti oniriche, e concludendo con solo la voce di Lauda-Brühl, senza mai essere complicato. Certi momenti, certe emozioni pure, farebbero fiero l’animo più classico del Clint Eastwood regista. Oltretutto la storia è vera, e da quella non si scappa. Il dramma c’è, perché, come viene detto all’inizio, in quegli anni, ogni stagione, morivano in media due piloti di Formula 1. L’ambizione, il duello, la caduta, la risalita, l’amicizia virile e l’altrettanto virile odio sono resi alla perfezione. Non si capiscono quasi mai le dinamiche di corsa, e questo è un bene. Il realismo ne guadagna e persino quando compare Enzo Ferrari si sente l’odore delle gomme sull’asfalto di Maranello. Chris Hemsworth si dimostra un attore straordinario. Il suo magnetismo e indiscutibile e, se non lo è già, diventerà uno dei migliori di Hollywood. L’italiano Favino sfrutta alla perfezione la sua espressività da attore porno anni settanta, perfetto nella parte di Clay Ragazzoni. Come perfetto nella parte dell’amabile odioso e Brühl che di Lauda coglie persino lo sguardo in sottecchi tipico di chi è pronto a fare strada a qualunque costo.