venerdì 30 novembre 2018

MEMORIE PERDUTE





E' in distribuzione già da qualche giorno il nuovo episodio un una serie western a fumetti, di produzione italiana e ormai sulla scena dal 2005, dedicata alle avventure di Than Dai. Il volume, brossurato e di grande formato (cm 21 x 30, 32 pagine), si intitola "Memorie perdute", e reca il marco  CdT, vale a dire "Cronaca di Topolinia". Quattordici anni di vita sono tanti, soprattutto se si considera che si tratta di albi pubblicati da una piccola casa editrice, e basterebbe questo a giustificare il fatto che ve ne parli. In realtà c'è un altro motivo per cui lo faccio, ed è che in "Memorie perdute" c'entro qualcosa anche io. Sono infatti l'autore del soggetto e della sceneggiatura: in tutto, ventiquattro pagine alla francese (quattro strisce ciascuna). I disegni sono dei bravissimi Francesco Bonanno (venti tavole nel presente narrativo) e Luciano Costarelli  (quattro tavole in flashback). La copertina è di uno strepitoso Dante Bastianoni, i colori del valido Beniamino Delvecchio.  Un cast grafico di prim'ordine, visti i curricula dei quattro (sottolineo in particolare, senza voler far torto agli altri, quello di Dante: Martin Mystère, Nathan Never e Zagor in Bonelli, Fantastici Quattro per la Marvel). Bastianoni, mio amico da tempo immemorabile, è anche l'autore di quattro stampe: una verrà data, compresa nel prezzo, con il volume; altre tre sono a richiesta. Le vedete riprodotte qui sotto. 

Se qualcuno dei miei venticinque lettori ritiene di non doversi far mancare un altro fumetto sfornato dal sottoscritto e viole aggiungere un ennesimo libro nello scaffale dedicato alle opere a mia firma, potrà cercare il volume in fumisteria (se non c'è, i librai possono ordinarlo) oppure richiederlo qui:

Il fatto che abbia scritto un fumetto western extra-bonelliano non significa, com'è ovvio, che abbia la benché minima intenzione di ridurre o interrompere la mia collaborazione con la Casa editrice di Via Buonarroti. Anzi, prima di accettare le pressanti richieste di "Cronaca di Topolinia", fattemi per anni da Salvatore Taormina che ne è il titolare, ho pregato il Tao di chiedere personalmente uno chiaro benestare ai nostri direttori. Salvatore, che in passato è riuscito a far autorizzare altre pubblicazioni da lui realizzate con personaggi e autori bonelliani, è tornato dicendomi che non c'erano problemi. Così non ho avuto più scuse per rifiutare di scrivere quello che da tempo mi chiedeva: una storia di Than Dai. Per Taormina, su "licenza" della Bonelli, avevo del resto scritto in passato anche un albetto di Zagor ("La cripta") e un altro di Cico ("Cico cacciatore di mostri") che l'Associazione Amici del Fumetto (che edita "Cronaca di Topolinia") ha regalato alcuni anni fa ai propri iscritti.

Ma veniamo a parlare di Than Dai. Nel 2009, Sergio Bonelli mi chiamò nel suo ufficio e mi chiese di scrivere un articolo su questo personaggio per l’ “Almanacco del West” (così si chiamava allora la pubblicazione che oggi viene denominata “Tex Magazine”). Dato che ormai da quattro anni Salvatore Taormina, l’artefice della rivista amatoriale “Cronaca di Topolinia”, portava avanti questa sua serie western, era ora che ne parlasse il contenitore bonelliano di recensioni e segnalazioni su tutto ciò che riguardava il Lontano Ovest (fumetti, film, libri). Il mio pezzo, intitolato “Than Dai, l’indiano bianco”, venne pubblicato sull’ “Almanacco del West” del 2010.

Ecco che cosa scrissi: “Agli appassionati capita di lamentare la penuria di storie ambientate nelle terre della nuova o della vecchia Frontiera americana. Così, Salvatore Taormina ha pensato di soddisfare la sua voglia di West ideando una saga a fumetti ambientata tra i Sioux. Ha quindi radunato uno staff di giovani autori, quasi tutti esordienti, e ha affidato loro il compito di dare vita alle avventure di Than Dai, un ragazzo bianco allevato, per l’appunto, dai Sioux, dopo che altri pellerossa avevano attaccato la carovana con cui viaggiava, uccidendogli i genitori. Divenuto un guerriero, Than Dai è protagonista di storie corali insieme agli altri membri della tribù, come Lin Sei, figlia del sakem, la bionda Belle, anch’essa una bianca che vive fra gli indiani fin da quando era bambina, il bellicoso Gor-Aka, il tenebroso meticcio Vento Nero e il giovane Thon Din. A fare da contraltare, c’è il mondo dei bianchi: gli abitanti di Rogue Town, la cittadina più prossima al villaggio dei pellerossa, i trappers e i soldati di Fort Logan, tra cui spicca il tenente Shaw, acerrimo nemico del nostro eroe (al punto da perseguitarlo anche sotto forma di demone dall’aspetto di lupo, in seguito a una magia). Le trame si snodano legate da una stretta continuità temporale e con molti cambi di scenari: Than Dai veste persino la divisa del soldato, poi abbandona la sua tribù esiliandosi volontariamente in Canada, quindi fa ritorno al villaggio trovandolo distrutto e si mette alla ricerca dei suoi amici dispersi. I testi seguono il solco della tradizione e puntano più sul coinvolgimento emotivo che sull’esatta ricostruzione di un periodo storico, e i disegnatori adattano loro sensibilità gli stilemi più classici del cinema e del fumetto western, filtrarti da ognuno di loro attraverso le proprie capacità e i propri modelli grafici. La collana è destinata al circuito delle fumetterie. Accanto agli episodi regolari in bianco e nero sono stati proposti anche alcuni speciali a colori e altri cartonati”.

A distanza di quasi un decennio da quell’Almanacco, Than Dai continua a essere protagonista di nuove avventure, anche se più diluite nel tempo quanto a uscite, e a sperimentare formati. Al di là dei miei tanti impegni che mi hanno a lungo impedito di scrivere la storia che Salvatore Taormina mi chiedeva, nicchiavo perché mi dispiaceva occupare il posto di altri sceneggiatori con meno spazi a disposizione del sottoscritto. Alla fine, ho trovato (pur a fatica) uno spiraglio fra gli impegni e ho trovato la soluzione al problema dell’ingombro del suolo altrui: avrei scritto un solo racconto (non ce ne sarò un altro mio), ma fatto in modo da poter passare la palla, aprendo un nuovo scenario avventuroso, ad altri pronti a raccogliere l’assist. “Memorie perdute”, mette infatti Than Dai di fronte al problema, che ha sempre preferito non affrontare, della ricerca delle proprie origini, del ritrovamento della sua famiglia di origine. Ho insomma creato il presupposto perché si indaghi sul passato del personaggio. Darò qualche consiglio a chi se ne occuperà, e sono curioso di vedere come se la caverà chi prenderà in consegna il mio testimone. 



domenica 18 novembre 2018

DISCORSI SULLE NUVOLE



E' da qualche giorno in distribuzione (nelle librerie e nelle fumetterie che danno spazio anche alla saggistica sul fumetto, ma anche negli shop on line) il mio nuovo libro, intitolato "Discorsi sulle nuvole", edito da Cut-Up (come già "Dall'altra parte", "Facezie" e "Il negromante e altri incubi". Si tratta di una raccolta di "saggi e assaggi sul fumetto", come recita il sottotitolo, vale a dire articoli da me scritto nel corso di parecchi anni. Testi sempre piuttosto brevi, spesso polemici, qualcuno dice brillanti, io spero non noiosi. Se di "critica fumettistica" qualcuno volesse parlare (mi auguro di no), sappia che non ho fatto riferimento ad alcuna sovrastruttura ideologica né ad alcuna scuola metodologica: ho scritto semplicemente quel che mi passava per la testa, sulla base, questo sì, di tante letture e di tanta passione. In quarta di copertina compare un breve testo che dovrebbe farvi venir voglia di comprare il volume (310 pagine, 15 euro). Eccolo:

C’era una volta il fumetto. Gli eroi di carta denunciavano, scandalizzavano, eccitavano, ma soprattutto divertivano. Erano amici, fratelli, complici e compagni di vita. Uno fra i più noti sceneggiatori italiani raccoglie in questo volume ottanta suoi articoli, editi e inediti, che raccontano il fumetto di ieri e quello che oggi ne è rimasto. Una carrellata di saggi e assaggi brillanti, divertenti, polemici e appassionati che consegnano al lettore scorci e istantanee di un panorama indimenticabile, affollato di personaggi e di autori, di editori e di testate, che hanno segnato un’epoca. E che resteranno, mentre degli Youtubers non rimarrà nulla.

I fumetti hanno fatto compagnia per tutta la vita a intere generazioni di lettori.  C’erano riviste come Intrepido e Il Monello che vendevano centinaia di migliaia di copie e praticamente non si sentiva dire di qualcuno che non leggesse o quel fumetto o piuttosto quell’altro. Le idee circolavano anche attraverso le strisce pubblicate su Linus o su Eureka, per non parlare delle storie di Alter, di Frigidaire o di Cannibale. In questo clima fiorivano le case editrici e i giovani autori trovavano sempre il modo di fare gavetta, a bottega da colleghi già affermati o negli studi professionali, pubblicando prima su piccole testate per approdare poi su quelle grandi una volta che si fossero fatte le ossa. Ai giorni nostri, gli editori in grado di portare in fumetto in tutte le edicole si contano sulle dita e in ogni caso non c’è più la ressa per comprare le testate che ci arrivano. Per chi vuol leggere fumetti, è difficile persino rintracciarli perché la distribuzione è quel che è e non tutte le edicole sono rifornite di fumetti allo stesso modo. Ci sono quelle che non lo sono affatto. E i guai sembrano destinati a peggiorare.

Prima di essere un autore di fumetti ne sono stato, fin da quando ho memoria di me, un appassionato lettore. E di fumetti ho sempre scritto, tanto e forse troppo. Ho dedicato alla nona arte persino la mia tesi di laurea, che mi è valsa (oltre al massimo dei voti e, inopinatamente, la lode) addirittura il premio  Premio Marchetti, attribuitomi a Roma nel corso di una ExpoCartoon. Non l’ho fatto per guadagnarci qualcosa: raramente sono stato pagato per la pubblicazione dei miei saggi sui comics. Ho iniziato scrivendo su una fanzine ciclostilata a manovella, Collezionare, nel 1985. Poi ho proseguito invadendo qualunque spazio: su altre riviste amatoriali, come su volumi di pregio per i quali mi era stato chiesto un contributo. Ho fondato una rivista, Dime Press, scritto libri miei e decine di introduzioni a libri altrui, firmato centinaia di articoli sul mio blog, curato gli apparati critici di collane come Alan Ford Story della Mondadori o Zagor Collezione Storica di Repubblica. Ho realizzato persino una enciclopedia in cinque volumi su Aquila della notte, “Cavalcando con Tex”.  Non ho mai fatto distinzioni fra grandi e piccoli editori, pubblicazioni fatte da appassionati o testate blasonate. 

Dopo oltre trent’anni, se dovesse fare un bilancio, direi che ho scritto semplicemente per condividere agli altri la mia passione. Scrivendo saggistica per hobby ho potuto occuparmi sempre e soltanto di temi a me cari. Tanti e diversificati sono stati gli spazi su cui ho pubblicato e miei interventi, distribuiti su un lungo arco di tempo, che sarebbe difficile per chiunque, anche per me, rintracciarli tutti nel caso qualcuno, indubbiamente pazzo, volesse farne la raccolta. Peraltro, in alcuni casi si tratta di pubblicazioni non più reperibili da anni. Ecco perciò alcuni pezzi radunato in volume.

Salvo alcuni rari casi in cui era necessario contestualizzare il testo (e dunque troverete la contestualizzazione in una nota), non ho voluto indicare però né la data della stesura originaria stessa, né gli estremi della prima pubblicazione, appunto perché si tratta comunque di testi rivisti e corretti al punto che si spero di poter spacciare per nuovi. Peraltro, alcuni dei saggi sono per l’appunto inediti, pubblicati qui per la prima volta. A voi il compito, se vi va, di scoprire quali. Non c’è un ordine di lettura consigliato, e si può perciò saltare di palo in frasca a piacimento, anche se vi immagino precipitarvi su quelli più polemici. A me piacerebbe se qualcuno di voi si incuriosisse, grazie ai miei Discorsi Sulle Nuvole, riguardo a un fumetto che non ha mai letto, lo leggesse e se ne innamorasse.

Potete acquistare il libro con un clic sullo shop on line di Cut-Up. Qui sotto il link. Di seguito, l'indice dei capitoli.


DISCORSI SULLE NUVOLE
di Moreno Burattini

Caro Gallieno
La dea lo vuole
Perché leggere fumetti?
La nona arte
Fumettone sarà lei
La seduzione degli innocenti
Fattore K
Kriminal
Satanik
Sesso di carta
C'era una volta Biancaneve
Ferri prima di Zagor
Formato Bonelli
Il metodo Nolitta
Un classico calibro 45
Il Tex di Nolitta
IndianaTex
Il Piccolo Ranger
Mark eroe ingenuo
Frank goes to Darkwood
Bella & Bronco
Le origini di Martin Mystère
Gli undici comandamenti
I cavalieri del Graal
La banda aerea
Le donne guerriere
Non assomiglia
Il signor Emilio
Il signor Ilario
Diritto e rovescio
Odio Pazienza
Berardi & Milazzo Book
Il signor Kenneth Parker
Maxmagnus
Io e Silver
Cattivik
Sturmtruppen per sempre

martedì 13 novembre 2018

STAR BREAK




I futuri biografi del sottoscritto prendano nota: sul n° 18 (Anno 1) della rivista "Enigmistica mia" di Cairo Editore,  datato 19 novembre 2018 ma in edicola dal giorno 13, a pagina 26 esordisce la strip umoristica "Stelle a strisce", realizzata da me e da James Hogg.  Si tratta di una serie di strisce alla vecchia maniera (quella di BC o delle Sturmtruppen, per intenderci), di ambientazione genericamente fantascientifica. Nonostante uno dei protagonisti si chiami Harrison (e dunque ricordi il Ford di Han Solo - anche se con il cappello di Indiana Jones), non si tratta della parodia di "Guerre Stellari". Il robot che gli fa da spalla infatti non assomiglia per niente a quelli di "Star Wars" e obbedisce alle Tre Leggi di Asimov. Più avanti compariranno il Maxivac ispirato al Multivac di asimoviana memoria e decine di spunti presi da Star Trek piuttosto che da Capitan Harlock. 

Predomineranno, comunque, le battute sceme senza l'intento di prendere in giro qualcosa di preciso. Fun for fun's sake. Non "Star Trek" ma Star Break, una pausa spaziale. Peraltro, il contenitore è quello di una rivista di enigmistica dove le vignette servono (come dice uno slogan preso in prestito altrove) "per rinfrancare lo spirito fra un enigma e l'altro". Io e James Hogg già da tempo collaboriamo con le riviste dell'editore Cairo con le nostre vignette (James realizza per loro anche rebus e altri giochi): abbiamo proposto questa serie a colori e ce la siamo vista accettare con entusiasmo. La Casa editrice vorrebbe pubblicare una tavola di quattro strisce ogni settimana, per ora siamo in grado di garantirne solo una al mese. Però la soddisfazione è tanta.



Chi sia James Hogg non devo certo spiegarlo a chi ha seguito le tante cose che abbiamo fatto insieme. Per tutti gli altri, ricorderò che il mio primo incontro con lui risale al 1999, quando ci trovammo a collaborare (io ai testi, lui alle matite e alle chine) a un fumetto, intitolato “Il primo assassino”, pubblicato sul “Giornale dei Misteri”. Mi piacquero molto i suoi disegni, in quel caso realistici e non umoristici, ma non credevo che avremmo potuto realizzare ancora qualcosa insieme perché poi lo vidi indirizzarsi verso l’umorismo grafico collaborando con Bonvi per Nick Carter e quindi lo ritrovai su “Lupo Alberto” ad affiancare Massimo Cavezzali nelle storie di Ava. Presissimo da Zagor, ormai pensavo che mai più avrei avuto tempo di scrivere testi comici che non avessero per protagonista Cico. Mi sbagliavo. Un incontro occasionale nel centro di Firenze ha fatto sì che io e James stringessimo di nuovo sodalizio: siamo finiti per diventare collaboratori (in coppia) de “Il Vernacoliere” e nel realizzare decine di vignette umoristiche per riviste di enigmistica. Quando è uscito il mio libro di aforismi “Sarà bre”, ho affidato proprio a Hogg le venti illustrazioni che lo corredano.  Caro James, avanti tutta!

James Hogg