Continua a piacermi, mettere insieme questi articoli con il "
coso" nel titolo, che ormai sono una bella sfilza: trovate l'elenco poco più sotto, con i rispettivi link per andare a cercarli a colpo sicuro (nel caso vi interessasse farlo). Per chi ancora non le conoscesse, le
regole del gioco sono queste: più o meno una volta al mese, raduno in un unico articolo le cose più divertenti o interessanti (testi, immagini e facezie, segnalazioni) pubblicate sul mio “
coso” su
Facebook. I testi che seguono hanno il pregio di essere brevi e scollegati fra loro, e dunque si possono leggere solo quelli che hanno il titolo più divertente o l'illustrazione più accattivante.
Marzo 2012: Un coso così
Febbraio 2012: Cose dal coso
Gennaio 2012 : Il primo coso dell'anno
Dicembre 2011: L'ultimo coso dell'anno
Novembre 2011: Io coso, tu cosi, egli cosa
Ottobre 2011: Da coso nasce cosa
NON CI RESTA CHE PIANGERE
1 aprile. Chi segue questo blog, sa che i miei figli sono costretti una volta al mese a guardare con me un "film obbligatorio", come Fantozzi e i suoi colleghi dal direttore cinefilo professor Guidobaldo Maria Riccardelli. Ormai, dovunque vado, mi imbatto in genitori che mi dice: "Bravo! Quando i miei figli saranno abbastanza grandi, li obbligherò anch'io", e in ragazzi che mi dicono: "Ma lei obbliga i figli a vedere i film?". Preciso che faccio vedere pellicole come "Qualcuno volò sul nido del cuculo", e non "La corazzata Potemkin". Comunque sia, con mia grande sorpresa, il "film obbligatorio" visto ieri pomeriggio non è piaciuto alla prole. Eppure si trattava di "Non ci resta che piangere". Non hanno riso praticamente mai, e vedevo che facevano fatica a seguire la storia. Ho chiesto i motivi del mancato apprezzamento. Sono stati questi: 1) il film è lento e non capita niente, ci sono più chiacchiere che accadimenti; 2) non si spiegano i motivi del viaggio nel tempo; 3) i fatti raccontati non giungono a nessuna conclusione e tutti gli incontro sono lasciati in sospeso (non si sa se Troisi conclude con Amanda Sandrelli, chi è e che fine fa la mezza mora Peynado, se Vitellozzo viene liberato dal Savonarola, eccetera); 4) non si capisce nulla quando parla Troisi (avrebbero dovuto mettere i sottotitoli). Devi dire che, pur continuando a restare divertito dal film, anch'io nel rivederlo non l'ho trovato il capolavoro che mi è parso anni fa. Forse è un po' invecchiato.
C'ERA UNA VOLTA UNA GRANDE AVVENTURA
2 aprile. Da "La fabbrica di cioccolato" di Roald Dahl.
C'era una volta una grande avventura :
la consuetudine alla lettura!
Pieni di libri i comodini,
scaffali, tavoli e anche lettini!
Tutti leggevano e il tempo volava,
e con il tempo la mente viaggiava :
storie di draghi, regine e pirati,
di navi e tesori ben sotterrati;
deserti, giungle e fitte foreste,
cannibali e indios a caccia di teste.
Paesi strani e luoghi mai visti,
malvagi, eroi, tipi buffi o tristi :
di spazio pei sogni ce n'era a iosa,
leggere era un'attività meravigliosa!
Racconti, favole, romanzi , fumetti,
volumi, tomi, libelli e libretti,
ce n'era gran scelta e varietà,
e tutti leggevano a volontà.
Se erano piccoli i bambini
qualcuno per loro leggeva i destini
di Biancaneve e la mela stregata,
e della Bella Addormentata.
Quanti bei libri, quanti piaceri
potevano scegliere i ragazzi di ieri!
Perciò vi preghiamo, fate il favore,
buttate in cortile il televisore!
Con uno scaffale riempite lo spazio
e pur se i ragazzi saranno uno strazio
per qualche giorno guardandovi male,
colmate di libri quello scaffale,
vedrete che poi, passata la crisi,
pian piano smettete di essere invisi :
per far qualcosa, per curiosità
saranno colpiti dalla novità!
Sfogliando un libro quasi per caso
più non potranno staccarne il naso :
Riscopriranno che grande diletto
è leggere un libro o un giornaletto.
ANCHE I BESTSELLER PIANGONO
3 aprile. Sul n°20 di "La Lettura", il supplemento domenicale del Corriere della Sera, c'è un articolo intitolato "Anche i bestseller piangono" in cui Giuliamo Vigini scrive: "Nella fase che attraversiamo, persino i bestseller soffrono: dal 2007 al 2011 i primi dieci delle classifiche hanno registrato un calo di fatturato intorno al 48%". Cioè, i libri più venduti vendono oggi la metà rispetto a cinque anni fa. Figuriamoci quelli meno venduti. E dunque non meravigliamoci delle vendite in calo dei fumetti. Anzi, meravigliamoci del fatto che Zagor (parlo dal mio pulpito) venda ancora quasi quarantamila copie e sia attorno a questa cifra da cinque anni.
3 aprile. Emanuele Barison. Illustrazione western.
3 aprile. Copertina dell'LP (in vinile BIANCO) appena ristampato da una casa discografica olandese di due brani realizzati nel 1985 da Emanuele Barison e Paolo Piuzzi (Barison è quello a destra nella foto).
3 aprile. Mauro Laurenti. Matita della storia di Zagor "Amazzonia".
4 aprile. Mauro Laurenti. Copertina del portfolio di Zagor in 50 copie numerate e firmate, con le copertine degli albi dell'edizione cartonata serba numero 12, 13, 14, 15 e 16.
5 aprile. Una foto d'epoca con Sergio Bonelli, Giovanni Luigi Bonelli, Giorgio Bonelli e Galep insieme al mare.
MI VENDO
5 aprile. I dati di vendita di Zagor nel 2012, fanno emergere un quadro confortante per stabilità: si è partiti con 38.000 copie in gennaio, si è saliti a 49.000 copie con il numero a colori del cinquantennale, si è rimasti sulle 41.000/40.000 per tutta l'estate, si è di nuovo scesi, come sempre accade a 38.000 a fine anno. A queste cifre vanno però aggiunte le copie di Zagor Raccolta, che rimanda in edicola una parte delle rese, ricopertinando due albi alla volta (e sono altre 3000 copie a uscita). Il dato interessante è però il fatto che il venduto di 40.000 copie (agosto 2011) è stato ottenuto con una tiratura di 66.000 copie: un ottimo risultato.
UMANO, TROPPO UMANO
6 aprile. Sto leggendo "L'opera al nero", di Marguerite Yourcenar. In un passaggio del libro, ambientato nell'Europa del Cinquecento, assistiamo all'impiccagione di un sarto di nome Adriano condannato perché convertitosi al calvinismo e dunque eretico. Anche sua moglie viene condannata per lo stesso motivo ma, essendo donna, si ritiene sconveniente appenderla in alto nella pubblica piazza e dare modo così ai passanti di sbirciarle sotto la gonna. Per questo motivo, secondo l'usanza, si preferisce seppellirla viva insieme al marito. Le prime considerazioni che mi vengono in mente sono: 1) le religioni, che dovrebbero (in linea di massima), ispirare sentimenti d'amore e fratellanza, scatenano invece, praticamente da sempre, odio e violenza, e disprezzo per la libertà di pensiero, anche a dispetto dei principi predicati dai fondatori (Gesù perdonava le adultere e le prostitute); 2) i roghi degli eretici o le lapidazioni dei peccatori sono state senza dubbio figlie del loro tempo e non imputabili soltanto alle religioni stesse (nel senso che nel Cinquecento si mandavano a morte anche i ladri o chi faceva propaganda politica contro i re), ma, altrettanto indubitabilmente, le religioni non sono state in grado di ispirare alcun sentimento di clemenza che moderasse i peggiori istinti dell'animo umano, vittima delle tenebre di una ignoranza che, spesso, erano proprio gli insegnamenti oscurantisti delle più ottuse autorità spirituali a non permettere dissipare - e questo indipendentemente da tutto il bene che si possa pensare dei principi fondamentali contenuti nei libri sacri o nelle opere dei santi, dei profeti o dei maestri; 3) in conclusione, le religioni sono sempre state umane, troppo umane: si può anche credere in Dio o di un Libro dei Libri, ma alla fine c'è sempre una struttura gerarchica terrena, fatta da uomini e talvolta da uomini miseri, che si propone di mediare fra noi e il divino e di interpretare il reale volere del Creatore.
ALLA CONQUISTA DEL MONDO
6 aprile. E' uscito l'Annuario del Fumetto di Fumo di China. Fra le tante, tantissime cose interessanti, la meno interessante è un mio articolo dal titolo "Alla conquista del mondo" che parla dei fumetti bonelliani pubblicati all'estero nel 2011.
6 aprile. Emanuele Barison. Illustrazione western.
I VENDICAUTORI
8 aprile. Paola Barbato (Vedova Nera) , Claudio Chiaverotti (Hawkeye), Pasquale Ruju (Hulk), Antonio Serra (Capitan America), Mirko Perniola (Iron Man), Alfredo Castelli (Nick Fury) e Moreno Burattini (Thor) in una divertente caricatura di Nicola Rubin.
NON CI SONO PIU' I FILM DI UNA VOLTA
8 aprile. Sono andato a vedere "The Raven", con John Cusack nei panni di Edgar Allan Poe. E' uno di quei film che li guardi e poi, alla fine, alzandoti dalla poltrona, non sai dire se ti è piaciuto o no. Stavo appunto valutando, fra me, i pro e i contro, quando, uscendo dalla sala ho sentito il commento di un altro spettatore che, con aria disgusta, diceva: "Che schifo. Film belli non ne fanno più". Questo giudizio mi ha permesso di decidermi. Non è vero! "The Raven" non fa affatto schifo. Anzi, se uno mi dice così, a me viene da replicare che una sentenza così netta è ingiusta. Vedo subito, per contrappasso, tutti i lati positivi. Primo: che bella idea! Un serial killer comincia a uccidere le sue vittime "citando" i racconti di Poe, a partire da "I delitti della Rue Morgue", il primo giallo "codificato" della storia della letteratura, e lo scrittore viene coinvolto in prima persona nella caccia all'assassino, che ha rapito la donna amata dallo scrittore. Secondo: è un giallo vero e proprio con un bel finale che cita "Il cuore rivelatore", un colpevole relativamente a sorpresa e la bella trovata di far vedere costui far scrivere allo stesso Poe l'epilogo della storia. Terzo: essendo un giallo e non un film horror, non si indulge troppo nella truculenza e nello splatter (a parte la scena tratta da "Il pozzo e il pendolo"): per me questo è un pregio. Quarto: la storia descrive bene, secondo me, il personaggio di Poe (alcolizzato, frustrato, convinto di essere un grande poeta ma costretto a scrivere racconti horror dai suoi editori) e soprattutto spiega in modi ingegnoso il retroscena del tre giorni "misteriosi" prima della morte dello scrittore. I lati negativi? Il pur bravo John Cusack è troppo bello e non abbastanza cupo per essere un Poe credibile e la regia non sa creare la tensione che uno si aspetterebbe da una storia del genere. Però, mica tutti possono essere Steven Spielberg. Tornando a casa, mi sono riproposto di far tornare a incontrare Zagor con Edgar Allan Poe, magari proprio in una avventura tenebrosa dai risvolti gialli. Mi sono anche ricordato di aver fatto io stesso una parodia (a mio avviso, riuscita) dei "Delitti della Rue Morgue", in "Cico Detective".
GIURO CHE NON MI SPOSO
8 aprile. A pagina 165 di "Giuro che non mi sposo", di Elizabeth Gilbert (BUR, 2012), l'autrice di "Mangia, prega, ama", trovo citata questa acuta osservazione dell'antropologo Lionel Tiger, a proposito del tasso di divorzi giunto ormai al cinquanta per cento tra le coppie americane: "E' stupefacente che, malgrado le circostanze, il matrimonio continui a essere consentito per legge. Se quasi la metà di qualsiasi altra cosa finisse in modo così disastroso, di sicuro il governo non esiterebbe a bandirla. Se la metà dei tacos serviti nei ristoranti causasse la dissenteria, se metà della gente che fa karate si rompesse le mani, se solo il sei per cento della gente che va sull'ottovolante riportasse traumi fisici, la popolazione pretenderebbe un pronto intervento da parte delle autorità". Se io matrimonio fosse un farmaco che non funziona o fa danni nel cinquanta per cento dei casi, aggiungo io, l'Organizzazione Mondiale della Sanità lo avrebbe già messo al bando. E' per questo che mi stupisco quando i gay chiedono di potersi sposare anche loro, che hanno la fortuna di noin poterlo fare, per non sentirsi discriminati. Sarebbe più sensato far cessare ogni discriminazione vietando il matrimonio agli eterosessuali.
QUALCUNO CHE VENGA A SVEGLIARVI
9 aprile. Ho comprato (e letto preventivamente per valutarne i contenuti) un libro appena uscito, a beneficio di mia figlia, che si accinge a seguire le orme paterne iscrivendosi al Liceo Classico: si tratta di "Come non farsi bocciare a scuola", di Matteo Rampin e Farida Monduzzi (Salani, 2012). Molti dei consigli, tutti giusti, servirebbero anche in ambito extra-scolastico. Ma, fra le tante cose degne di nota, mi sono appuntato soltanto due frasi. Una, è una citazione da George Bernard Shaw: "L'unico periodo in cui la mia istruzione si è interrotta, è stato quando andavo a scuola". L'altra, è una frase dei due autori che voglio tenermi davanti tutte le volte che scrivo una sceneggiatura e spero di essere letto dai ragazzi dell'età di mia figlia: "Oggi si vive e si pensa più velocemente che in passato. Per sincerarvene, guardate un film di fantascienza degli anni Cinquanta di genere catastrofico: prima, però, ricordatevi di avvisare qualcuno che vi venga a svegliare dopo mezz'ora".
9 aprile. Mauro Laurenti. Zagor e le sue donne.
ESIBIZIONI SU CARTA
9 aprile. Sono appena rientrato a casa dopo aver visto, a Milano, il musical "Priscilla, la regina del deserto". Uno spettacolo "en travesti" assolutamente straordinario, da cui è impossibile non rimanere coinvolti. La storia è quella di tre drag queen che affrontano un viaggio on the road da Sidney al Alice Spring per andare ad esibirsi in un casinò della sperduta località del centro australiano, facendo incontri felici e meno felici lungo la strada ma sempre riuscendo ad affrontare ogni vicissitudine senza rinunciare ad essere loro stesse. Le canzoni che si susseguono, suonate e cantate dal vivo, sono decine e decine di classici di Gloria Gaynor, Donna Summer, Tina Turner, Cindy Lauper e chi più ne ha più ne metta, in un tripudio di abiti sfavillanti e coreografie travolgenti. Mi è venuto in mente un paragone tra il teatro e il fumetto: ci saranno pure nuove forme di spettacolo e nuove tecnologie, ma le emozioni che danno le esibizioni live così come quelle che dà la carta stampata non saranno mai le stesse date dagli schermi dei computer.
10 aprile. Un saluto doveroso a un nuovo disegnatore nello staff di Dylan Dog, il bravo Sergio Gerasi, che era ora che entrasse! Inoltre, complimenti anche allo sceneggiatore de "L'assassino della porta accanto" (DD 307, aprile 2012), Fabrizio Accattino, che ha ideato una vicenda insolita, senza Groucho e senza indagini. E anche senza soprannaturale, una volta tanto, cosa che io personalmente apprezzo.
10 aprile. Non fatevelo sfuggire, il n° 320 di Martin Mystère. E' l'albo del trentennale e contiene 66 pagine in più, quelle di una versione inedita del primo numero. Impossibile, per me, non tornare indietro con la memoria all'aprile del 1982 quando comprai "Gli uomini in nero" e cominciai subito il conto alla rovescia dell'attesa dell'episodio successivo. "Nel corso di trent'anni il BVZM è divenuto così riconoscibile da potersi trasferire in altre epoche o in altri mondi senza bisogno di dare spiegazioni e senza tema di perdere la propria identità", scrive Castelli a pagina 4. E in effetti ecco Martin Mystère protagonista di una avventura ambientata in un magico calderone di citazioni e suggestioni degli anni Trenta, in cui Java diventa King Kong, Travis è Dick Tracy e in Washington Mews sorge un grattacielo invisibile costruito dal professor Enigm di "Topolino e il mistero dell'Uomo Nuvola". Giancarlo Alessandrini è superlativo come e forse più di sempre, a partire dalla copertina. Buon compleanno, Martin!
10 aprile. Giampiero Casertano. Miniposter di Martin Mystère inviato in omaggio, con le firme degli autori, ai lettori che inviano ritagli di giornali con notizie "mysteriose" (anni Ottanta).
CARO AMICO TI SCRIVO
11 aprile. Mail appena ricevuta da un lettore recuperato, che dà anche una testimonianza di come si possa agire sugli edicolanti. “Caro Moreno, volevo farti i complimenti per il tuo blog che è veramente interessante, per le tue storie di zagor e anche per quelle di cico che erano divertentissime. Zagor è fantastico! pensa che nel mio paese l'inedito non arrivava più da tanti anni e io sono riuscito a farlo tornare, ordinandolo alla mia edicola di fiducia. Con questo personaggio ho vissuto un periodo stupendo della mia vita di lettore di fumetti e quando mi sono di nuovo immerso nel suo mondo fantastico è stato come rinascere. Il 'sense of wonder' zagoriano mi ha letteralmente rapito... ma comunque anche tu lo saprai bene, sicuramente!”
11 aprile. Gianni Sedioli. Superzagor d'annata. Schizzo fatto nel 1995 per puro divertimento.
11 aprile. Giuseppe Prisco. Illustrazione dal titolo "Il ritorno di Kaimakan" (è l'antagonista di Zagor nel Maxi "Uomini in guerra").
LA NOMINATION
11 aprile. Io e
Graziano Romani abbiamo ottenuto la nomination per il Premio ANAFI 2012 nella categoria dei migliori saggisti, per il nostro libro "Guido Nolitta: Sergio Bonelli sono io". Il problema è che tutti gli altri quattro concorrenti della cinquina finalista sono titoli eccezionali. Sarà dura spuntarla!
I finalisti:
Antonio Carboni, HugoPratt-Tuttifumetti (ed. Cong)
Alfredo Castelli, Fantomas (ed. Coniglio)
Burattini-Romani, Guido Nolitta (ed. Coniglio)
Franco Spiritelli, La tigre ruggisce ancora (Catalogo mostra Falconara M.ma)
Gadducci-Gori-Lama, Eccetto Topolino (ed. NPE)
11 aprile. La revisione del secondo Zagorone, "L'uomo che sconfisse la morte" (Burattini/Verni) è conclusa, adesso le ultime letture e poi in stampa!
SOLD OUT
11 aprile. Ho ricevuto una comunicazione ufficiale da parte di Cartoon Club che segnala come "
Le mura di Jericho", il mio romanzo con Zagor protagonista, è ufficialmente esaurito. Mille copie vendute in un anno, sold out, e peccato non averne stampate di più. Forse ci sarà una ristampa. E pensare che non è neppure andato in libreria, ma solo in fumetteria.
PARTITI? NO, ANCORA QUI
12 aprile. Di solito non parlo di politica e (tranquilli) non lo farò neppure adesso, visto che quello in cui intendo avventurarmi è soltanto un ragionamento terra terra assolutamente bipartisan sulla funzione dei partiti in quanto tali. Sinceramente, non riesco ad appassionarmi al dibattuto sull'utilizzo del finanziamento pubblico alle forze politiche. Che me ne cala, infatti, se con i soldi ricevuti un partito ci paga le multe, un altro ci ristruttura la casa del segretario, un altro compra un appartamento a Montecarlo, un altro organizza feste e un altro ancora manda in vacanza le segretarie? Una volta che gli sono stati dati, che servano a una cosa o servano a un'altra, per me è assolutamente uguale: non ci sono più nelle casse pubbliche. Lo scandalo è averglieli dati. Dopodiché, inutile sindacare. Io sono del parere che i partiti, in quanto anche loro parassiti della società al pari degli evasori fiscali, non dovrebbero essere foraggiati con le tasse dei cittadini, almeno da quelli che, come me, non sentono il bisogno della loro sopravvivenza. Se volete, vi spiego perché (tanto sono chiacchiere che lasciano il tempo che trovano).
I partiti sono dannosi perché non consentono alle persone ragionevoli di mettersi d'accordo sulle cose di buon senso. Se in Parlamento ci fossero dei parlamentari liberi di votare sulla base della propria coscienza, costoro ascolterebbero un dibattito, sentirebbero i pro e i contro, e poi direbbero: sono d'accordo con questo, o sono d'accordo con quell'altro. Invece, i parlamentari devono obbedire, come adepti di tante sette di invasati, alla disciplina di partito. Quel che dice il capo, fanno. Hai voglia a dibattere, a spiegare, a cercare di far capire, a convincere. Si vota per "partito preso" (è proprio il caso di dirlo) e dunque basterebbe mandare a votare i segretari o i presidenti o lider maximi o i Divini Otelma della situazione.
I partiti sono dannosi perchè occupano gli spazi: piazzano i loro uomini (per lo più incompetenti) in ogni dove, alla RAI, alla direzione dei teatri, nelle aziende pubbliche, in quelle partecipate, negli ospedali, nelle banche, nei giornali e chi più ne ha più ne metta.
I partiti sono dannosi perché propongono programmi preconfezionati e omnicomprensivi. Non so a voi, ma a me mai è capitato di essere del tutto d'accordo con tutto quello che dicono i programmi dei partiti. Talvolta mi sembra giusta una cosa che dice Pinco, talaltra una cosa che dice Pallino. Però, i partiti propongono un menu completo, prendere o lasciare. Così, se ci fosse chi (faccio un esempio) è favorevole alla riapertura della case chiuse ma anche contrario all'abolizione dell'Articolo 18, però d'accordo con la TAV ma nello stesso tempo vorrebbe il divorzio breve o la fecondazione eterologa, che deve fare? A che santo votarsi, più che partito votare? Perciò, in attesa che si possano scegliere dei candidati liberi di esprimersi, di discutere, di confrontarsi, di schierarsi trasversalmente, io quando sento la parola "partito" arriccio il naso e, nella cabina elettorale, non riesco a turarmelo.
Ovviamente io non ho messo in discussione la democrazia parlamentare. Semplicemente, non vedo a che cosa servano i parlamentari se non possono votare liberamente dopo essersi fatti un'opinione in seguito a un dibattito ma devono votare le leggi sulla base di ordini ricevuti dai vertici del partito. Sono i partiti-setta, i partiti ideologici, i partiti che hanno risposte preconfezionate sulla base del "o con noi o contro di noi" che, secondo me, non funzionano, oppure che non mi piacciono. La democrazia può esistere anche con partiti meno categorici, meno ideologicizzati, meno talebani, meno opprimenti. Sono per la piena libertà di coscienza dei parlamentari. Poi, se ci sono quelli che preferiscono le tessere, i congressi, le bandiere, i paraocchi, i catechismi, i riflessi condizionati, vanno bene anche quelli, per carità. Siamo, appunto, in democrazia.
13 aprile. Su XL (il mensile di Repubblica) n°75 (aprile 2012) ci sono sei pagine dedicate a Zagor con un lungo articolo e con due interviste, a me (di Diego Malara) e a Gallieno Ferri (di Luca Raffaelli).
13 aprile. Mauro Laurenti. Il grande Blek.
PORTE CHIUSE
13 aprile. Viaggio spesso in treno, e come sa chi viaggia spesso in treno come me, uno degli annunci più ripetuti dagli altoparlanti, da un po' di tempo a questa parte, è il seguente: "Alcune porte di questo treno, contrassegnate da una etichetta gialla, sono fuori servizio. Vi preghiamo di servirvi delle porte adiacenti". La prima volta che ho sentito questo annuncio e ho visto le porte con la famigerata etichetta gialla, ho pensato: "Questo è un regionale, di quelli bistrattati, vecchio come il cucco, pronto per lo sfasciacarrozze". Sennonché, le porte che non si aprono le ho trovate poi, regolarmente, su tutti i convogli, dovunque diretti: Intercity, Eurostar, Frecciabianca, Frecciarossa. Ormai sono dappertutto, come un virus che sta attaccando i cardini di tutte le ante. Ai miei occhi, è un mistero: che su un treno si guasti una porta, e non la riparino per tutta una giornata, ci può stare. Ma su tutti i treni? E non le riparano mai? E perché? La questione non è peregrina, per uno che parte da Viareggio e a Viareggio ritorna,
vista la strage. Diciamo che sulla manutenzione dei vagoni sono diventato un po' ipersensibile.
13 aprile. Le bozze dello Zagor 613 (maggio 2012) con le correzioni trovate nell'ultima lettura (la quinta). Cinque piccoli interventi su altrettante pagine. Si vede la differenza di formato fra le tavole dei Di Vitto (più piccole) e quelle di Prisco (più grandi), dato che l'albo è diviso fra due storie (che sono comunque in continuity).
14 aprile. Alessandro Tapinassi, in arte Snupo, guardate (e sentite) che lettori ha Zagor.
INSEMINAZIONE TRAUMATICA
16 aprile. Sul numero de "Le Scienze" di aprile (2012) c'è un interessante articolo sulle cimici dei letti che, a quanto pare, sono tornate a minacciare i nostri sonni. Fra le tante cose che lo studioso Kenneth F. Haynes ci dice, ecco uno dei passaggi che più mi ha colpito: "Il sesso delle cimici è una cosa brutale. Il maschio ha un pene a forma di sciabola che utilizza per perforare lo strato esterno, o cuticola, dell'addome della femmina: una forma di accoppiamento chiamata 'inseminazione traumatica'. Le femmine hanno vari adattamenti per sopportare queste dannose copulazioni. Un solco a V nell'addome incanala la penetrazione, così che faccia danni meno gravi". Si resta basiti. Non soltanto perché questi squartamenti avvengono nei nostri letti, ma perché rimango di stucco nell'immaginare Kenneth F. Haynes o qualunque sue collaboratore, o collaboratrice, che con la lente d'ingrandimento si mettono a guardare la cimice maschio tutto ingrifato che, con il cosino a sciabola sguainato, insegue sotto le lenzuola la cimice femmina che scappa da tutte le parti, dicendole, come Fantozzi: "Pina! Ti apro in due come una mela!". E una volta che gli scienziati vedono raggiunta la povera preda, che fanno? Non intervengono? La lasciano squarciare? Si mettono a guardare gli insetti nella loro intimità? Li filmano? Certo che se anche le cimici maschio hanno questi organi erettili atti a penetrare, vuol dire che anche noi ometti ci siamo evoluti da un progenitore comune. Chissà chi è stato il primo animale ad avere l'erezione. Meno male che almeno noi homo sapiens non ce l'abbiamo più a sciabola e non squarciamo l'addome delle amate. Però, a dire il vero, in qualcuno, nonostante l'evoluzione, deve essere rimasta nel DNA qualche traccia di una più stretta parentela con le cimici.
17 aprile. Fotomontaggio intitolato "Zagoriani", realizzato da un forumista di ZTN (segnalazione di Giuseppe "Ramath" Reina).
17 aprile. Tavola di Pino Prisco (tratta dalla storia di Zagor "La mummia delle Ande", di prossima pubblicazione) soltanto parzialmente inchiostrata.
17 aprile. Dal forum ZTN: battuta di Tonino Arnò.
ITALIAN GRAFFITI
17 aprile. Dalle mie parti c'è un modo di dire che trovo di difficile traduzione. Ci provo: "ma icché gli parrà?", vale a dire: "ma che cosa gli sembrerà di fare", o "di essere"? Si dice quando qualcuno fa qualcosa di discutibile che però per lui, evidentemente, deve avere un gran significato. A me capita di pensarlo tutte le volte che vedo una scritta sui muri, di quelle incomprensibili, però fatte arrampicandosi come l'Uomo Ragno o con grande spreco di bombolette spray. Di recente, davanti alla pensilina dove prendo il treno, hanno restaurato un edificio delle ferrovie che non so che cosa sia, qualcosa come un torretta di controllo. Era un fabbricato fatiscente, e stranamente le FS hanno pensato di rimetterlo a nuovo, dandogli un aspetto migliore. Gli operai non hanno fatto in tempo a smontare le impalcature dopo aver imbiancato la facciata, che qualcuno (presumibilmente nottetempo) ci si è arrampicato sopra e ha imbrattato la parete con una grande scritta (fatta malamente, devo dire) il cui senso mi è incomprensibile. Come mi è incomprensibile il perché all'autore dell'impresa non andasse bene il muro bianco e men che mai perché, non andando bene a lui, si sia convinto che non andasse bene neppure a me, o agli altri, al punto da prendersi la briga di provvedere personalmente. E che logica c'è dietro la spesa, sicuramente non piccola, necessaria per la vernice spray? In tempi di crisi, poi. Sia chiaro, io non critico: vorrei soltanto capire. Magari se qualcuno mi spiega, capisco e apprezzo. Per ora mi chiedo soltanto: ma icché gli parrà? Sono in buona compagnia, dato che anche Umberto Eco paragona, in un suo articolo, la gente che scarabocchia i muri a quelli che suonano il trombone per strada di notte: l'arte dovrebbe essere fruibile previo consenso, e se mi fa piacere ascoltare l'esibizione di un trombettista, la ascolto, ma se non mi fa piacere, ci dovrebbe essere un luogo e un orario deputato per dar fiato alle trombe e uno per riposare i timpani, nel rispetto dei diritti di tutti. Eco diceva questo in generale riguardo a tutti i graffitari: io, invece, talvolta apprezzo un bel murales (magari non quando copre i finestrini dei treni e non mi fa vedere la fermata della metropolitana). Ma le scritte scarabocchiate in maniera illeggibile, che senso hanno? Mah. Ci fosse almemo scritto "W la Foca" o "Governo ladro". Ma quando si tratta di scarabocchi in cui è persino difficile riconoscere le lettere di un qualche alfabeto, che dire? Perché qualcuno si prende la briga di scrivere un "messaggio" che non comunica nulla? Anche se si tratta di un messaggio di rivolta o di protesta, fateci capire contro chi.
19 aprile. Sto scrivendo una storia in cui Zagor è più o meno QUI.
I PIU' VIRTUOSI
20 aprile. Carlo Chendi, lo sceneggiatore di migliaia di storie Disney (ma non solo), ha scritto una lunga introduzione al graphic novel di Paco Roca "L'inverno del disegnatore" (Tunuè). E' una introduzione in cui si affronta, con tono ilare ma sapendo di parlare di problemi seri, il tema del riconoscimento dei diritti d'autore a chi scrive e disegna fumetti (ma, in generale, a chiunque crei un'opera di fiction). Un aneddoto raggelante riguarda la Mondadori dei tempi di Formenton, che gestiva la produzione Disney. Pare che di fronte alle richieste degli autori di vedersi riconosciuti dei diritti sulle ristampe e sulle edizioni estere, i maggiorenti abbiano risposto (cito quando dice Chendi): "Bene, se vogliono che paghiamo loro i diritti d'autore, ci facciano causa. Nel momento che ci fanno causa, non lavoreranno mai più per noi". Oggi le cose sono molto cambiate, in Italia e in giro per il mondo, anche se, stando alla testimonianza di Chendi, la Disney, che non è più sotto la Mondadori, continua a creare qualche malumore tra i collaboratori. "A mia conoscenza - conclude Chendi - la Casa editrice più virtuosa, quella che restituisce regolarmente tutti gli originali e riconosce tutti i diritti agli autori su tutte le utilizzazioni delle loro storie e dei loro personaggi, è la Sergio Bonelli Editore". Bisognerebbe che qualche volta lo tenessero in considerazione tutti quei blogger e quei frequentatori di forum che, più per abitudine e per partito preso che per altro, sul Web sono usi parlarne male.
SONO SOLO HISTORIETAS
25 aprile. Ho appena scritto una recensione di un graphic novel di un autore spagnolo, Paco Roca, ed eccomi a segnalare il Dylan Dog Color Fest primaverile, quello tematico, dedicato all'Historieta, ovvero al fumetto iberico e argentino. Quattro grandi illustratori di lingua spagnola (cinque, se si considera il copertinista Gomez - il più debole del gruppo) si sono cimentati con l'Indagatore dell'Incubo. La formula è quella delle storie brevi (trentadue tavole), a colori: a me, l'idea è sempre piaciuta. Enrique Breccia, a cui tocca il compito di aprire le danze, realizza addirittura (complice Luigi Mignacco, che ha in Dylan il suoi personaggio ideale fra i tanti che ha sceneggiato) un omaggio a "L'Eternauta", il capolavoro di Hector G. Oesterheld. Il mio preferito, sia nei testi che nei disegni, è però il racconto "Il patto diabolico", scritto da Giovanni Gualdoni e disegnato da Alfonso Font, uno dei miei miti personali fin dai tempi delle sue Storie Nere e di Clarke & Kubrick. Gli altri autori sono Fernandez (in coppia con Ruju) e Ortiz (con Cavaletto).
GENTE INUTILE
25 aprile. Ho sempre considerato un po' come un "traditore" lo scrittore, o
l'intellettuale, o l'artista, o l'attore, o l'uomo di spettacolo, o
l'uomo libero e intelligente in generale che si fa eleggere nelle fila
di un partito. Va a fare qualcosa di grigio, di inutile, di
insignificante, e a ripetere frasi e concetti che altri hanno deciso per
lui. Il Parlamento non è fatto per i creativi, ma per gli imboscati. Deputati e i senatori in buona sostanza si limitano a votare per schieramento e non secondo coscienza. Tutti i parlamentari eseguono gli ordini del capo del proprio partito e dunque basterebbe che votassero i quattro o cinque segretari e potremmo risparmiarci gli stipendi degli altri. Leggo oggi su una rivista le dichiarazioni di un deputato che, invece di presenziare in Aula, essendo un cardiologo, preferisce operare i pazienti. L'assenteismo, certo, va sempre condannato. Ma il ragionamento del tipo è questo: "Posso essere più utile come medico che in Parlamento a farmi manovrare come una pedina. Il Parlamento non serve. L'aula è stata espropriata delle sue funzioni. Starci è una perdita di tempo e una violenza contro la persona". Come dargli torto? Poi, per carità, io sono il primo a voler collegare lo stipendio da parlamentare alle presenze in aula. Però non mi sembra che anche i peones più presenzialisti (che magari vanno lì a scaldare il banco) siano molto più utili degli assenti abituali. Per quel che fanno (o gli fanno fare, cioè votare a comando) per me possono anche stare a casa. o). Qualcuno ha obiettato che la sua esperienza di medico avrebbe potuto servire come supporto "tecnico" a eventuali iniziative legislative in campo ospedaliero, il punto è proprio questo: se uno arriva in Parlamento convinto di poter mettere al servizio del Paese la sua esperienza, lo ascoltano? La competenza di qualcuno, viene presa in considerazione? I ministri della salute sono medici? Quanti quelli finiti a Montecitorio convinti di poter dare il loro contributo, per poi accorgersi che nessuno li stava a sentire su nulla perché comandano soltanto i signori delle tessere e delle correnti, gli ammanicati e gli intrallazzatori?
LA BANCARELLA
26 aprile. Sono passato davanti a una bancarella di libri usati e ho visto la serie 1-6 (completa) della prima edizione de "Il miglio verde", di Stephen King, un romanzo che venne pubblicato a puntate, appunto in sei piccoli volumetti. All'epoca, li comprai appunto uno per uno, in edicola, restando assolutamente irretito dalla storia. Quando poi uscì la raccolta in un unico tomo, regalai a non so chi i volumetti a puntate e mi tenni quello. Però, a rivederli, mi è tornata la voglia di riaverli. Costavano due euro l'uno. Dodici euro in tutto. Erano come nuovi. Li ho presi. Eccheccavolo
29 aprile. Milano. Parco Sempione. Domenica 29 aprile 2012. Riesco ancora a farlo :-)
THE AVENGERS
30 aprile. Sono andato a vedere "The Avengers", il nuovo film Marvel firmato da Joss Whedon. Bello. Qualche annotazione sparsa. 1) Era in 2D e non ho sentito la mancanza della terza D. 2) La scena più bella è quando Natasha Romanoff, alias La Vedova Nera, si confronta con Loki prigioniero in un cilindro di vetro, allorché Scarlett Johansson è inquadrata da dietro. La tuta nera aderente le sta davvero bene sul lato B. 3) Viceversa, continuo a trovare ridicolo il costume di Capitan America (mi sembrava ridicolo anche sui fumetti, ma a Jack Kirby si perdona tutto): meno male che se ne rendo conto anche lui e lo dice in un dialogo del film. In ogni caso, a me sembra ridicolo anche l'attore Chris Evans. E pensare che gli hanno fatto fare due supereroi: è anche la Torcia Umana nei film dei Fantastici Quattro! Che succederà se ci sarà un cross over fra i FQ e il Cap? O anche soltanto se ci sarà un nuovo film con il Quartetto del Baxter Building? 4) L'attore più convincente nel ruolo che interpreta è Chris Hemsworth, nella parte di Thor. 5) Nei fumetti, a me Thor non è mai piaciuto per come parla in modo altisonante e magniloquente e per le arie che si dà (ho sempre preferito, tanto per capirci, lo spiritoso Uomo Ragno), al cinema per fortuna mi sembra funzionare un po' di più. 6) Non ho capito che cosa c'entrino la Vedova Nera e Occhio di Falco con Hulk e Thor (è come paragonare la potenza di fuoco di un cannone con quella di una fionda). E quello di saper far centro con le frecce non mi sembra granché come superpotere. 7) Tutto sommato Samuel L. Jackson è un Nick Fury convincente, nonostante che nei fumetti il personaggio sia bianco, ma del resto anche Kingpin ha subito lo stesso trattamento nel film di Devil, ed è andata bene. 8) Iron Man e Robert Downey rubano la scena agli altri, ma a me sta bene. Dopo aver visto l'attore nei panni di Chaplin, tanti anni fa, ho deciso che mi sarebbe piaciuto rivederlo sempre e comunque. 9) In confronto agli X-Men, gli Avengers sono una squadra molto più disorganica, disomogenea e raffazzonata, e io preferisco i primi, che hanno un loro perché più interessante e problematico. 10) In "The Avengers" si ride tanto, e di gusto. Bene, bravi, bis! 11) Stan Lee fa un'apparizione più difficile da notare rispetto a quelle degli altri film. 12) Alla fine della proiezione, nella sala (affollatissima) si è levato un applauso a cui mi sono unito volentieri.