sabato 26 gennaio 2019

ZAGOR: LE ORIGINI




Il volume “Zagor: le origini” è stato presentato in anteprima a Lucca Comics 2018, e da pochi giorni è finalmente arrivato in libreria in questo gennaio 2019. Costa sedici euro. Si tratta di una storia a fumetti di 60 tavole, sceneggiata da me e disegnata da Valerio Piccioni (matite) e da Maurizio Di Vincenzo (chine), colorata da Andres Mossa, presentata da una copertina di Michele Rubini e corredata da un ricco apparato critico. Costituisce il primo capitolo di una miniserie di sei albi. Questa miniserie arriverà in edicola in primavera  sottoforma di albi simili a quelli di Morgan Lost ma a colori (come quelli di Cico a Spasso nel Tempo). 

Proprio come accadde per Batman, di cui inizialmente non vennero svelate le origini, destinate a essere narrate soltanto in seguito, i lettori dello Spirito con la Scure hanno scoperto il passato del personaggio attraverso successive rivelazioni centellinate nel corso degli anni. Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) e Gallieno Ferri, dopo che l’eroe dalla casacca rossa aveva iniziato le sue pubblicazioni nel 1961 hanno atteso otto anni prima di realizzare “Zagor Racconta…”, una storia memorabile uscita per la prima volta nel 1969 (esattamente cinquant'anni fa)  nella quarta serie di albetti a striscia. Vi si narra di come il figlio di Mike Wilding e di sua moglie Betty sia sfuggito all’uccisione dei genitori da parte di una banda di indiani Abenaki guidati da un misterioso predicatore chiamato Salomon Kinsky, contro cui il ragazzo giura una vendetta che in effetti compie, in modo efferato, una decina di anni più tardi.  “Zagor racconta…” è una delle storie più amate di sempre nell’ambito della serie, ma anche al di fuori, e divenuto un classico. Si tratta di un racconto “di formazione” commovente e drammatico, il cui impatto, su generazioni di lettori in Italia e all’estero, è stato potentissimo. 

In seguito, altri autori hanno approfondito e arricchito le vicende dei trascorsi del Re di Darkwood.  Ne “La congiura degli dei” (1993) assistiamo, in flashback, all’inizio dell’amicizia fra Zagor, da poco insediatosi nella capanna costruita su un isolotto della palude di Mo-hi-la, e il mohawk Tonka. Ne “La leggenda di Wandering Fitzy”  (1995) scopriamo innanzitutto il nome del giovane Wilding, Patrick, e poi un tragico segreto nascosto da Nathaniel Fitzgeraldson, il mentore del ragazzo. Ne “Il ponte dell’arcobaleno”  (1998) lo Spirito con la Scure supera, grazie a una sorta di incantesimo che gli permette di scavare dentro di se in cerca di risposte, il confine tra il mondo dei vivi e il regno dei morti e incontra suo padre. In “Darkwood Anno Zero” (2001) viene svelata l’origine del simbolo che l’eroe ha sul petto. In “La storia di Betty Wilding” (2013) ricostruiamo il passato della mamma di Zagor. Infine, in “La giustizia di Wandering Fitzy” (2018) apprendiamo come Pat abbia adottato la sua inconfondibile scure al posto di quelle di foggia più tradizionali usate dal proprio padre adottivo.

Tutte le ricostruzioni del passato di Patrick Wilding proposte dopo “Zagor racconta…” sono state rispettose di quanto immaginato da Guido Nolitta, e si sono basate sia su quel che Bonelli ha detto, sia su quanto non ha detto. Il racconto nolittiano, infatti, presenta non pochi lati oscuri, a partire dal nome del ragazzino che “Wandering” Fitzy salva dalle acque del Clear River. Resta poi da chiarire, per esempio, come mai Fitzy non abbia denunciato alle autorità il duplice omicidio di Salomon Kinsky, pur conoscendone le generalità. Oppure, chi abbia insegnato allo stesso Fitzy la tecnica del tiro con l’ascia, arte in cui è maestro pur venendo, come egli dice, dalla città. E chi ha addestrato Pat a volare con le liane fra gli alberi o a saltare di ramo in ramo? Com’è possibile, inoltre, che senza alcun battesimo del fuoco, il giovane Wilding abbia potuto compiere la sua vendetta contro un avversario protetto da intera tribù, sgominando decine e decine di guerrieri indiani? E per finire: per quale motivo il padre di Zagor avrebbe commesso ciò di cui Kinsky lo ritiene responsabile, pur apparendo nella storia nolittiana come un uomo mite che educa il figlio alla pacifica convivenza con i pellerossa? 



Attenzione: non si tratta di incongruenze, ma di questioni da approfondire. In effetti “Zagor racconta…” non è la narrazione dei fatti così come sono andati. E’ la ricostruzione di alcuni avvenimenti che lo Spirito con la Scure ritiene di dover fare a beneficio di Cico, che ha sollecitato l’amico affinché sveli il suo passato. Tutto viene narrato dal punto di vista di Pat Wilding, il quale può riferire solo ciò che conosce. Ci potrebbero essere stati, però, particolari di cui è all’oscuro. Dei retroscena insospettabili. Oppure, accadimenti su cui l’eroe ha preferito, per brevità o per altri suoi imperscrutabili motivi, sorvolare in quel primo rendiconto.  Cico può essere stato informato, dunque, soltanto dell’essenziale. E con lui, tutti i lettori.

Tutto ciò che sappiamo grazie a “Zagor racconta…”, unito a quanto abbiamo scoperto in altre storie sparse realizzate da altri autori, è confluito in “Zagor: le Origini”. Alle informazioni di cui eravamo già al corrente, inquadrate in un conteso più organico, si sono aggiunte numerose integrazioni che svelano fatti non ancora noti e presentano personaggi che non conoscevamo. Non stiamo riscrivendo Nolitta, che non ha bisogno di essere riscritto, ma abbiamo provato a dare la nostra versione, diversa ma non alternativa, delle stesse vicende e degli stessi personaggi da lui immaginati, e che Gallieno Ferri (un altro maestro in grado di attraversare il tempo) ha visualizzato in maniera indimenticabile. 



venerdì 25 gennaio 2019

MONUMENT VALLEY






Il primo albo Bonelli del 2019,  in edicola già il 2 gennaio, è stato  "Monument Valley", Zenith n° 693 (corrispondente a Zagor n° 642). I testi sono miei, la copertina del sempre più bravo Alessandro Piccinelli.  Si tratta della prima puntata di una lunga storia ambientata nel Sud Ovest degli Stati Uniti. Che ci fa Zagor così lontano da casa? Se avete seguito i tre Maxi pubblicati nel corso del 2018, già lo sapete. Lo Spirito con la Scure e il fido Cico hanno, infatti, compiuto un viaggio fino alla costa del Pacifico, dove hanno vissuto un trittico di avventure che li ha portati a incontrare vecchi amici e a scontrarsi con antichi nemici. Lungo la strada del ritorno, eccoli dunque attraversare la Monument Valley. 

A illustrare questa storia è Bane Kerac, un autore di livello internazionale attivo da decenni sia con personaggi di sua creazione, come Cat Claw, sia collaborando a quelli di altri, come Blek e Tarzan. Si tratta della sua seconda fatica zagoriana, dato che già lo avevamo apprezzato nel 2015 quale disegnatore del Color n°3, dedicato al passato di "Guitar" Jim.

Bane Kerac e Moreno Burattini in una caricatura dello stesso Bane


Nella rubrica "I colori di Darkwood" di quel Color, presentando il disegnatore, scrivevo così: "Il Color Zagor che avete tra le mani presenta la prima avventura dello Spirito con la Scure disegnata da un illustratore straniero: Branislav Kerac, per tutti Bane, nato a Novi Dad, in Serbia, nel 1952. Si tratta di un autore molto noto non soltanto nel suo Paese ma anche in Francia e negli Stati Uniti, dove pubblica una serie tutta sua, “Cat Claw”. La sua vasta produzione contiene anche numerosi racconti (molti con testi suoi) di Tarzan e del Grande Blek, il che lo rende particolarmente adatto a confrontarsi con il Re di Darkwood. Ho incontrato per la prima volta Bane Kerac nella città di Kraguievac, in Serbia, nel luglio del 2011, dove ero stato invitato per festeggiare il cinquantennale dello Spirito con la Scure, popolarissimo nei Balcani. Bane mi spiegò che gli sarebbe piaciuto disegnare una storia di Zagor e mi mostrò alcuni suoi lavori western: ne rimasi molto colpito e promisi che ne avrei parlato con Sergio Bonelli. Però poi, come si sa, nel settembre di quell’anno Sergio partì per un lungo viaggio, lasciandoci soli. La seconda volta che ho visto Kerac mi trovavo, invece, in Croazia. Per la precisione, nella località di Makarska, vicino a Spalato, nel maggio del 2012, sempre impegnato per una kermesse dedicata agli eroi di carta. Il rivederlo è servito a concretizzare la proposta: poiché in Italia stava prendendo forma l’idea di una nuova collana di storie autoconclusive tutte a colori, il Color Zagor, era appunto una di queste che Bane avrebbe potuto illustrare, se le sue prove fossero andate bene. Non avevo dubbi, avendo avuto modo, nel frattempo, di vedere quel che Kerac aveva disegnato nella sua carriera ed essermi convinto del suo grande talento: la Casa editrice si è detta d’accordo con me. Così ho proposto a Bane di raccontare il passato di “Guitar” Jim, uno dei personaggi a cui lo stesso Sergio era più affezionato".

Bae Kerac e Moreno Burattini a Mostar (Bosnia Herzegovina)

Della storia che è andata a cominciare, western e avventurosa ma anche "mysteriosa" come sa chi l'ha già letta, parleremo nei prossimi due mesi. Per il momento, se volete, potete leggere il parere di David Padovani che l'ha recensita su "Lo spazio bianco", in un post di cui ho fatto il copia e incolla ma che è rintracciabile qui:


"Il 2019 zagoriano si apre con la prima parte di una lunga avventura con cui Moreno Burattini ricongiunge nella testata mensile la linea narrativa portata avanti nei tre albi Maxi del 2018. In questi, Zagor e Cico avevano compiuto un viaggio fino alla costa del Pacifico e, in questo albo, sulla via del ritorno a Darkwood, devono attraversare la Monument Valley.
Burattini, da esperto continuatore della tradizione nolittiana, applica alla perfezione l’arte della contaminazione dell’avventura zagoriana, creando una storia dai toni mysteriosi, narrativamente tripartita in un bilanciamento efficace della sceneggiatura.
Tra un inizio e una chiusura dell’albo ricchi di azione, ritmo e scontri, si inserisce una parte centrale più calma e riflessiva di digressione storica, come nelle più tipiche storie di Martin Mystere, a dimostrazione di quanto eclettismo sia dotata, da sempre, la figura dello Spirito con la scure.
Burattini, inoltre, inserisce con naturalezza nella trama elementi come la base di Altrove e uno dei suoi agenti, Raven, al secolo Edgar Allan Poe che sarà protagonista anche del Maxi in uscita a fine gennaio.
Il serbo Bane Kerac, alla seconda prova sul personaggio, ne offre un’interpretazione contemporanea, donando a Zagor una fisicità che nei movimenti e nelle battaglie mostra ottimamente la sua potenza, agilità e destrezza. La linea chiara del disegnatore, ricca di dettagli negli ambienti, nei volti e negli abbigliamenti, si rivela efficace tanto nelle sequenze dinamiche che in quelle più dialogate".

Bane Kerac ospite a Riminicomix

Moreno Burarttini e Bane Kerac a Makarska (Croazia)


sabato 12 gennaio 2019

IO SONO ZAGOR





Durante i mesi di novembre e di dicembre 2018 sono stato convocato in più occasioni dal Bonelli Point di Via Marghera a Milano per autografare decine e decine di esemplari del volume che mi vedete stringere in mano nella foto qua sopra. Pare che gli acquirenti apprezzino le copie firmate e dunque ben volentieri mi presto a firmarle. Del resto, nei primi giorni di novembre "Io sono Zagor" è stato presentato con successo presso il Megastore Mondadori di Via Marghera a Milano (sede del Bonelli Point) in occasione del raduno del forum SCLS: anche in quell'occasione, dediche per tutti. Cliccando qui troverete la cronaca e le foto di quell'evento, così com'è stato raccontato dal blog "Zagor e altro". Ancor prima, ovviamente, c'era stata la presentazione nel corso di Lucca Comics: allo stand Bonelli il librone si è venduto molto bene. Insomma, l'impressione (per il poco che posso valutare io) è che l'iniziativa editoriale sia stata premiata dai lettori.

Ma di che cosa si tratta? Si tratta di un tomo cartonato di oltre 400 pagine, che la Bonelli mi ha chiesto di progettare, scrivere, curare e allestire anche per fare apripista ad altri volumi del genere dedicati a ulteriori personaggi. Ancora una volta Zagor parte per primo. Non esistevano modelli di riferimento, se non volumi Marvel tipo "Io sono Thor" o altri del genere: però  è facile radunare in una antologia le migliori storie di un supereroe che vive avventure lunghe 24 tavole ciascuna (per usare una lunghezza standard da comic-book), più difficile è selezionare "il meglio" traendolo da avventure lunghe cento, duecento, trecento pagine, come nel caso di Zagor, e farlo stare in quattrocento in totale. C'era poi il problema del target: a chi ci si sarebbe rivolti? Alla fine, dopo essermi scervellato per un paio di mesi durante l'estate, ho presentato il mio progetto che è stato approvato.

Volendo offrire un volo sulle ali di un’aquila a chi non conosce il personaggio, o a chi vuole ripescare nella memoria emozioni che hanno lasciato il segno, come sfogliando un album di ricordi, ma anche a chi desidera condividere con figli o nipoti il fascino di avventure che hanno fatto la storia del fumetto italiano, ho concepito “Io sono Zagor” come un libro in cui l’eroe di Darkwood si presenta in prima persona e propone una sorta di propria autobiografia  (scritta in prosa). Il racconto autobiografico però si interrompe per dieci volte e lascia spazio  alle pagine a fumetti più significative di alcune delle sue avventure dei primi dieci anni della sua vita editoriale. Quelli, cioè, del periodo delle serie a striscia (1961-1970), in seguito riproposte nella collana Zenith e in varie ristampe. 

Selezionare quali sequenze enucleare non è stato facile. In alcuni casi la scelta si è rivelata inevitabile (il primo scontro con Hellingen non poteva mancare), in altri si è cercato di non sovrapporsi a riedizioni integrali in volume già presenti in libreria e dunque storie di recente ristampate sono state escluse in favore di altre ugualmente interessanti. Le sezioni del libro con la voce dello Spirito con la Scure a fare da io narrante completano il quadro e possono offrire spunti per nuove letture, andando a ricercare altre storie negli scaffali della propria collezione, in libreria, tra gli arretrati disponibili o sulle bancarelle dell’usato.  Anche dare la caccia alle puntate di una saga a fumetti è, in fondo, un’Avventura.

Forse faremo un secondo volume dedicato alle avventure non citate o a quelle del periodo successivo al 1970. Nel racconto in prosa ci sono alcune novità riguardanti cose che non sapevamo del personaggio, e ho cercato di immaginarmi come Patrick Wilding commenterebbe o giudicherebbe certi avvenimenti, per trarne una conclusione, una lezione di vita (non una morale). Se siete curiosi dello "stile" con cui Zagor racconta la propria vita, qui di seguito trovare il mio incipit.


Un uomo, una donna e un bambino

Il mio nome è Patrick Wilding. Tutti mi conoscono però come Zagor, abbreviazione di Za-Gor-Te-Nay, che in lingua algonchina significa Spirito con la Scure. Quanto sto per raccontarvi chiarirà come sia accaduto che abbia cominciato a farmi chiamare così. Sono nato nei primi anni del Diciannovesimo secolo, è difficile anche per me dire esattamente quale (ma potrebbe essere lo stesso in cui Lewis e Clark iniziarono la loro esplorazione del Missouri), in una zona ancora selvaggia della Virginia occidentale, dalle parti di Wheeling, in quella che dal 1776 era stata chiamata Ohio County. In realtà non ho mai visto Wheeling né alcuna altra città fino all’età di quasi quindici o sedici anni, per dire come fossero lontani dalla civiltà i luoghi in cui ho vissuto per tutta la mia infanzia e la prima adolescenza. Là dove sono venuto al mondo sorgeva la capanna di tronchi che mio padre aveva costruito con le sue mani, lontana parecchie miglia da ogni altro luogo abitato, in una radura in mezzo alla foresta, sulla riva di un piccolo fiume chiamato Clear Water, poco più di un torrente che poi si getta nell’Ohio. Mia madre si chiamava Elizabeth Burton, era una immigrata irlandese di umili origini, salita da sola su una nave e sbarcata al porto di Boston, in cerca di fortuna e di lavoro, all’età di quindici anni. Proprio in quella città aveva conosciuto, alcuni anni dopo, un giovane trapper giunto dalle montagne dell’entroterra per stringere accordi d’affare con un mercante di pellicce. Quell’uomo si chiamava Mike Wilding, e sarebbe diventato mio padre. I due si innamorarono e si sposarono. Mike condusse Betty con sé e, dopo alcuni spostamenti, si stabilirono là dove vi ho detto. Non trascorse troppo tempo prima che io nascessi. 

giovedì 3 gennaio 2019

NEL PROFONDO DELL'INFERNO





Qualche volta, capita di ricevere anche recensioni positive. Anzi, di più: di veder dedicare a un proprio lavoro un saggio critico di livello universitario, pubblicato su una rivista accademica. E' il caso dello Speciale Dampyr n°12, del novembre 216, intitolato "La porta dell'inferno" e da me scritto per i disegni del bravo Fabrizio Longo. Si tratta della mia prima (e per il momento unica) sceneggiatura con protagonista Harlan Draka, che viene precipitato nell'Inferno di Dante. Già al momento della prima uscita questa storia riscosse lusinghieri consensi (ricordo anche la presentazione che facemmo proprio a Firenze, in una serata memorabile). Per saperne di più, potete leggere l'illustrassimo articolo (rintracciabile in questo stesso blog) cliccando su questo link:






Fin dai primi mesi dalla pubblicazione dello Speciale cominciarono a giungere in redazione testimonianze di insegnanti che avevano usato il racconto di Dampyr per approfondire lo studio della Divina Commedia. Le foto che vedete qui sotto si riferiscono a una di queste iniziative, che ha visto protagonista la classe 3^E del Liceo Scientifico “Anna Maria Enriques Agnoletti” di Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze, all’interno di un percorso interdisciplinare tra gli insegnamenti di Storia, Filosofia e Italiano.






Adesso è uscito, pubblicato online sul  sito web della rivista DANTE E L'ARTE, il numero speciale dedicato a DANTE E IL FUMETTO, all'interno del quale trovate il saggio del professor Gino Frezza dell'Università di Salerno, intitolato "Dampyr all'Inferno": 


La rivista online è open access. Si può scaricare facilmente il .pdf (o leggerlo in rete) e seguire l'analisi dell'illustre commentatore. Non capita spesso di leggere studi accademici sul fumetto: ne vale la pena.

Mi fa piacere ricordare anche come io sia stato l'autore, insieme a Giorgio Sommacal, di una parodia della Divina Commedia in tre parti (Inferno, Purgatorio e Paradiso) con protagonista Cattivik, e di come questa messa in burla sia stata fatta oggetto della dotta disamina del giornalista Renato Pallavicini. Potete leggerne qui.