mercoledì 29 agosto 2018

ANTONIO



Il 25 agosto 2018 è morto Antonio Vianovi. Era nato il 6 febbraio 1949.  La notizia mi ha colto di sorpresa, a tradimento, mentre ero impegnato in una manifestazione fumettistica in Puglia, una come tante fra quelle a cui io e lui avevamo partecipato insieme, in anni passati, frequentatori entrambi di stand pieni di libri e giornali. A comunicarmela, Francesco Manetti, un amico del gruppo di "Dime Press", rivista di cui Antonio era stato editore con il marchio Glamour International Production, dopo aver dato fiducia  a quattro giovani sconosciuti quali eravamo noi che gliela proponemmo. A Vianovi devo moltissimo. Mi ha coinvolto, negli anni Novanta, in decine e decine di eventi del cui staff faceva parte, compresa l'organizzazione di alcune mostre allestite a Lucca Comics o quelle dedicate ai personaggi Bonelli (Zagor, Nick Raider, Nathan Never, Martin Mystére) di cui curava i cataloghi, affidandone a me, in certi casi, la scrittura dei testi per i cataloghi. Non aveva la macchina per cui mi telefonava nei momenti più inaspettati per farsi scarrozzare tra le tipografie e il suo ufficio-magazzino stravolto di incedibili collezioni di riviste di tutti i tipi, una vera miniera di rarità che ai miei occhi era la caverna di Alì Babà. Seguendolo, finivo per andare a cena con autori di fumetti di tutto il mondo che mai avrei sognato di poter avvicinare. Peraltro, negli anni Ottanta, prima che potessi dargli del tu, aveva dato vita a una Casa editrice che a Lucca aveva lo stand più grande di tutte, potendo avere dietro il banco autori come Manara, Milazzo, Giardino, Pazienza, Liberatore, a cui dedicava i suoi "Glamour Book", esempi di eleganza grafica. Grafico geniale, aveva dato vita a una rivista di fondamentale importanza per lo sdoganamento culturale del fumetto, "Glamour", appunto, pubblicata in tre lingue. Era simpaticissimo, con un humor da autentico toscanaccio qual era (e si sa che per un toscano, "toscanaccio" è un bellissimo complimento), riusciva a infilarsi dovunque e a entrare nelle grazie di tutti. Credo che mi volesse bene. Come io gliene ho sempre voluto. Ciao, Antonio. Ti piango.


Antonio Vianovi nel 1992 (in evidenza a sinistra) con Paolo Ferrari della Bonelli, il giovane sottoscritto, due giornalisti de "La Nazione" e Gallieno Ferri.


Vianovi al centro tra Luca Boschi e Gallieno Ferri, con a destra Luca Raffaelli.





Due amici che non ci sono più: Franco Fossati e Antonio Vianovi


L'articolo dedicato alla scomparsa di Antonio Vianovi dal sito della Bonelli:
http://www.sergiobonelli.it/notizie-flash/2018/08/27/news/addio-ad-antonio-vianovi-1003342/

martedì 21 agosto 2018

FACEZIE IN TOUR



Vi ho sempre tenuti informati sulle uscite dei miei libri, per cui dovreste sapere che, negli ultimi anni, ho pubblicato due raccolte di aforismi ("Utili sputi di riflessione" e "Sarò bre", editi da Allagalla) e una raccolta di testi comici ("Facezie", Cut-Up). Se, oltre a seguire questo blog, seguite anche la mia pagina Facebook Moreno "Zagor" Burattini, siete anche al corrente del fatto che le presentazioni di queste raccolte di amenità sono diventate un vero e proprio spettacolo itinerante che conta già decine di eventi in tutta Italia. Ce ne sarà uno il prossimo weekend a Castro, in provincia di Lecce (sabato 25 -  ore 18), e le prossime tappe saranno venerdì 14 settembre a Cisterna d'Asti, sabato 15 settembre ad Asti, venerdì 21settembre a Pistoia, domenica 7 ottobre a Bardi (Parma), sabato 13 ottobre a Varazze (Savona) e sabato 20 ottobre a Poggibonsi (Siena).







Il bello è che, a forza di fare incontri, è nato un vero e proprio spettacolo di cabaret fatto di battute, filastrocche, aneddoti comici, che fa ridere il pubblico. Sempre meno presento i miei libri, sempre più intrattengo i convenuti. Le foto che seguono mostrano i divertiti partecipanti al recente evento di Sassari, presso la libreria Azuni (mercoledì 8 agosto). Il clou si è avuto venerdì 17 agosto quando, nella piazza principale di Gavinana (Pistoia), ho rinunciato del tutto a presentazione dei miei titoli e mi sono esibiti direttamente come comico cabarettista (sopra, la locandina). Le risate non sono mancate. Tutta qua, solo per tenere aggiornato questo diario on line su quel che vado facendo, in attesa di una mia ilare autobiografia su carta che, udite udite, prima o poi arriverà. Anzi, più prima che poi.





















lunedì 13 agosto 2018

COMMENTIAMO CHE



Qualcuno dei più attenti lettori di questo blog si è accorto che, da qualche tempo, è sparito il tasto che permetteva di commentare i post. Mi è stato chiesto il perché, e chi l'ha fatto (vedo risposta immediata) ha utilizzato l'indirizzo e-mail che comunque viene indicato nella colonna qui a lato e che permette di scrivermi. Dunque non è che non si può commentare: lo si può fare inviandomi il commento in privato. 

Se poi qualcuno vuole per forza che il proprio commento sia letto da tutti, è libera la possibilità di usare la mia pagina Facebook Moreno "Zagor" Burattini: ogni volta che pubblico qualcosa sul blog ne dò notizia e subito sotto i commenti di solito fioccano e sono pubblici. Dunque non c'è intento censorio. Mi è successo soltanto in rarissimi casi di eliminare qualche intervento davvero eccessivo  o di bannare degli evidenti troll (ho anche inserito un filtro per scremare alcune parolacce, che magari merito pure - non dico di no). In ogni caso, non sarà certo il blocco dei commenti su "Freddo cane in questa palude" a dissuadere i detrattori dalla loro crociata: la Rete è piena di tanti bei posti dove andare a insultare il sottoscritto e gli haters li conoscono tutti, per cui non mancheranno loro le tribune dove cercare gloria, fama e notorietà cantandosela e suonandosela fra di loro, visto che non hanno altre gioie e soddisfazioni. Anzi, mi fa piacere offrire loro motivo di sano divertimento.

In generale non si può certo dire che io sia irraggiungibile o che viva in una torre eburnea: credo di essere uno degli autori di fumetti che più gira il mondo passando da un incontro con il pubblico e l'altro, su Facebook, Instagram e su Twitter interagisco il più possibile, rispondo alla maggior parte delle mail che ricevo e quando non rispondo è perché c'è da aspettare il tempo che ci vuole (ricevo una cinquantina di lettere al giorno, senza contare i messaggi privati - quelli magari li controllo meno di frequente, lo ammetto, perché vado sempre di corsa) o perché è successo qualcosa (la mail è finita nello spam, l'ho cancellata per sbaglio). In genere mi si riconosce la dote della disponibilità (almeno quella). 

Il motivo per cui il famoso tasto dei commenti è stato disabilitato su questo blog non è quello di non voler dare spazio ai detrattori (anche perché ci sono sempre stati in maggioranza commenti positivi). Le ragioni sono le seguenti.

Ho due blog da gestire (questo e "Utili sputi di riflessione") per cui cui mi capita di pubblicare sempre più spesso non più di quattro o cinque post al mese qui su "Freddo cane in questa palude", talvolta anche di meno (due o tre). Oltre ai blog gestisco anche un profilo Twitter, una pagina FB e un account Instagram. Di conseguenza non ho molto tempo da dedicare alla moderazione costante dei commenti: mi sono accorto che passavano anche due, tre settimane prima di potermi mettere a leggere i commenti, approvarli e pubblicarli. Chi scrive un commento, invece, avrebbe piacere di vederlo compare subito: pubblicarlo dopo quasi un mese indispettisce (e già gli haters sono indispettiti di suo, sicché figuriamoci). Mi hanno inoltre sconsigliato di scegliere opzione della pubblicazione automatica dei commenti perché il blog verrebbe utilizzato da chi scrive messaggi di spam, da chi inserisce link a siti porno o truffaldini, da chi potrebbe mettere on line dati sensibili o testi di insulti anche verso terzi. Insomma, ci sono anche rischi legali oltre che la necessità di tenere sotto controllo i fuori di testa. Negli ultimi tempi, poi, quando mi ritagliavo il tempo per moderare i commenti, sempre più dovevo cancellare i messaggi pubblicitari diventava persino difficile scegliere il commento vero e proprio in mezzo allo spam.

Perciò, visto che ho tanto (troppo) da fare e devo anche dedicarmi a scrivere Zagor (attività che è la mia sola fonte di sostentamento), perdonatemi se ho deciso di eliminare dall'agenda degli impegni l'obbligo di moderare i commenti che vi piacerebbe scrivere qui. Scrivetemeli per mail, su Facebook, su Twitter, dove volete: la Rete è una enorme bacheca.

mercoledì 1 agosto 2018

ZAGOR CONTRO DRAGONBALL

Illustrazione di Stefano Biglia


Il motivo per cui ho smesso di leggere i commenti dei lettori sui forum e nei gruppi FB, non è perché sono spocchioso. E’ perché altrimenti non riuscirei più a lavorare con serenità. Se per ogni pagina che scrivo mi dovessi porre il problema di cosa criticherà Tizio o di che stroncatura farà Caio, sarebbe la fine. Inoltre Tizio la vuole nera, Caio la vuole bianca e se opto per il grigio scontento tutti e due. Soprattutto scontento me, che la voglio verde, blu, gialla o rossa. Perciò, meglio ascoltare l’istinto e andare là dove porta il cuore. Anche perché, così facendo, quello Zagor che nel 1989 Sergio Bonelli riteneva non avesse più niente da dire (intervista sullo Speciale di Collezionare dedicato al personaggio) è andato avanti per altri trent’anni ed è oggi il terzo fumetto più venduto della Casa editrice, con un seguito di lettori che tutti ci invidiano per entusiasmo e vitalità.  

Quando, anni fa, intervenivo puntualmente su un forum su cui c’era il topic "Filo diretto con Moreno Burattini", rispondevo a tutti i commenti. Mi sono poi reso conto di come, nonostante tutto il mio impegno, ci fossero gli stessi irriducibili che dicevano peste e corna sempre e comunque. Implacabili. Qualunque cosa io spiegassi, rispondessi, argomentassi, il detrattore per partito preso non si convinceva mai, rimaneva della sua idea anche di fronte alla dimostrazione dell’evidenza contraria e anzi la volta successiva alzava ancora il tono. Si inalberava proprio perché veniva contraddetto. Perciò, perché perdere tempo a spiegare se tanto è inutile? 

C’è poi da dire che non tutti i commenti sono ragionevoli, bisogna anche scegliersi gli interlocutori, non si può dare udienza a chiunque: serve anche tempo e serenità per fare il proprio lavoro, per quanto disponibili si possa essere (chi mi conosce di solito ritiene che io lo sia) a un certo punto si deve staccare la spina, per poter riflettere e scrivere in solitudine. Succede però talvolta di sentirsi riferire certi commenti: un amico manda uno screenshot, un altro segnala via whatsapp, un terzo esprime solidarietà per qualche attacco che non ho letto ma di cui mi informa, eccetera. A volte mi casca l’occhio su un commento sulla mia pagina Facebook anche se tendo a non farci caso. 

Illustrazione di Michele Benevento
Succede anche che ci sia chi prende le mie difese in mancanza di una mia reazione a certe bordate. E’ accaduto  di recente, e sono venuto a saperlo grazie ad alcune mail ricevute.  Un corrispondente infatti mi scrive: 

Oggi in un gruppo Facebook dedicato a Zagor,  mi imbatto in un post di un utente che paragona le attuali storie di Zagor a Dragonball. Si tratta di uno di quei talebani per i quali va bene solo lo Zagor di Nolitta. Questa gente non sa quanto è fortunata di trovare, tutti i mesi, Zagor in edicola, con i tempi che corrono. Robe del tipo ‘su Zagor voglio solo storie western, no vampiri, no alieni, no scienziati pazzi’ mi fanno veramente sorridere. Ma anche un po' arrabbiare. Come se le tematiche non prettamente western se le siano inventate tutti gli sceneggiatori successivi a Nolitta. Ha detto bene un altro utente che questa gente non rimpiange il vecchio Zagor ma, più semplicemente, il periodo della loro giovinezza dove tutto sembrava più bello”. 

Su questo argomento, quello del rimpianto della gioventù perduta, ho scritto io stesso un articolo su questo blog, dal titolo “Nostalgia canaglia”. Il paragone con Dragonball (peraltro vorrei capire se il detrattore che lo fa abbia mai letto Drangoball, per poter giudicare la congruità del suo accostamento) credo derivi dall’ultima storia con Thunderman in cui il supercattivo lancia fulmini dalle mani. Però Thunderman non l’ho inventato io: l’ha creato Tiziano Sclavi nel 1981, quando Nolitta stava ancora scrivendo Zagor (avrebbe smesso nel 1983 con “FantaCico”) e quando Sergio Bonelli controllava strettamente la testata e approvava personalmente soggetti e sceneggiature.  A Nolitta andava bene che Thunderman lanciasse fulmini dalle mani, si deve supporre, altrimenti Sclavi non avrebbe potuto pubblicare quel racconto. Oppure il detrattore pensa che Sclavi abbia fatto un atto di imperio su Bonelli? Lo dica, se lo crede. Dunque, in ogni caso, non sono le storie “attuali” a sembrare storie di Dragonball, ma a rigor di logica già quelle del 1981 lo sembravano. 


Illustrazione degli Esposito Bros
C’è da dire che ne “Lo spettro del passato”, storia scritta da Nolitta nel 1968, a Hellingen basta abbassare una leva per far lanciare una sorta di fulmine da un macchinario e quel raggio di energia immobilizza Zagor; in “Minaccia dallo spazio” (1974) è lo stesso Zagor a premere dei pulsanti per “fulminare” dei soldati alleati dello scienziato pazzo. Mi è stato detto che qualcuno avrebbe preso le mie difese. 

Sono andato a vedere e ho trovato appunto questo commento: “Tutte le opinioni sono rispettabili, ci mancherebbe. Per quel che mi riguarda posso dire che essendo un lettore di svariate tipologie di fumetti ho letto anche Dragonball svariati anni fa e credo che il paragone con Zagor sia abbastanza ingeneroso. Mi permetto solo di ricordare che Dopo Tex e Dylan Dog Zagor, insieme a Julia, è la terza testata più venduta della SBE e, da quel che vedo alle fiere, ancora capace di avere un minimo di ricambio di lettori. Il parco disegnatori è di alto livello e anche sul fronte della scrittura trovo che il livello delle storie sia buono. Il punto è che di Nolitta i lettori hanno una idea romantica, giustamente, ma tale da far passare in secondo piano anche suoi script che oggi, azzardo, potrebbero essere facilmente criticabili. Faccio un esempio concreto: rileggendo dopo anni la prima saga di Kandrax nel volume da poco ristampato per il mercato librario, notavo come la storia abbia un decorso degli eventi lentissimo. Sostanzialmente per il primo centinaio di pagine succede poco o nulla. Oggi il modo di fruire le storie è cambiato e quindi cambia anche il modo di sceneggiare; credo che se uno sceneggiatore oggi, 2018, scrivesse una storia di Zagor con uno sviluppo così lento vedrebbe il suo script cassato senza pietà dall'editor. E direi giustamente. Quindi: Nolitta è Nolitta, non si tocca. Ma abituiamoci all'idea che oggi non si può scrivere Zagor come lo si scriveva cinquanta anni fa così come non si può scrivere oggi Tex come cinquanta anni fa. E Zagor ha la fortuna di essere una serie multigenere dove western, fantascienza, commedia, thriller possono coesistere. Per chi necessita di leggere Zagor ‘come ai tempi di Nolitta’ temo che l'unica soluzione sia rileggere lo Zagor di Nolitta. Altrimenti penso che sia giusto valutare con serenità le storie odierne, manifestando disappunto se non sono buone ma, anche, elogiando quelle di ottimo livello. E di queste ultime non credo che negli ultimi anni siano mancate”.

Illustrazione di Michele Rubini

Ringrazio il mio avvocato d’ufficio. Mi permetto soltanto di aggiungere qualcosa riguardo a quelli che “su Zagor voglio solo storie western, no vampiri, no alieni, no scienziati pazzi”. Cari signori, Zagor è il fumetto della contaminazione fra i generi. Se vi piacciono le storie con i trappers e gli indiani, ne troverete tante (c’erano in passato, ci sono adesso). Ma fin dall’inizio lo Spirito con la Scure ha cercato di meravigliare i suoi lettori con le tematiche fantastiche. Ho sentito mille volte Sergio Bonelli lamentarsi delle storie deja vu con i trafficanti di armi e i mercanti di whisky. Chi vuole il western puro deve leggersi Tex. Chi vuole solo i trappers può puntare sul Grande Blek, da poco tornato in edicola a colori. 

Ma che pensava Nolitta del soprannaturale nelle storie a fumetti? "Il mio amore per il soprannaturale è di vecchia data”,  spiega Sergio Bonelli in un suo articolo intitolato "Il mare ghiacciato che è dentro di noi", parlando della contaminazione tra il western e la magia all'interno dei suoi fumetti. “Risale a quando ero bambino e andavo al cinema a vedere i film che hanno popolato l'universo di celluloide orrorifica degli anni Quaranta e Cinquanta. A parte la paura, mi divertivo tantissimo perché, e non sono il solo a dirlo, spavento e divertimento vanno a braccetto e formano un connubio indissolubile. E con il divertimento nacque, di pari passo con la mia carriera, anche un interesse professionale, che è maturato quando ho cominciato a scrivere sceneggiature. Zagor è stata l'occasione prima per poter dar sfogo a questa inclinazione, con tanti personaggi: streghe e stregoni, congreghe infernali, sette sataniche, case infestate, spettri e zombi".  C'è bisogno di altre argomentazioni o la discussione si può ritenere esaurita?

Su Zagor vige la regola che il fantastico e il western si alternano. Già sul numero due compare l’Uomo Volante in una storia decisamente fantasy. Seguono a ruota i ragni giganti, Hellingen e Titan, i cavernicoli oltre la Porta della Paura, il mostro della laguna, l’Uomo Lupo, i vichinghi, il Re delle Aquile, il fiore che uccide, Molok, il Vampiro, le minacce horror di “Odissea Americana”, gli zombi di Haiti, le creature del deserto delle Terre Bruciate, il mostro della Laguna Nera, Kandrax, l’Uomo Tigre, gli Akkroniani… devo continuare? Ho citato storie non dello Zagor “attuale”, ma del periodo nolittiano. Nolitta voleva che Zagor fosse diverso da Tex, per non farsi concorrenza interna. E’ talmente chiaro che solo un detrattore talebano con sprezzo del ridicolo potrebbe non vederlo. Di fronte alle indicazioni della tradizione che cosa dovrebbe fare il curatore che oggi si trovi a mandare in edicola nuove avventure? Proporre solo storie western senza vampiri, alieni e scienziati pazzi? Se fosse così, al nostro eroe dovremmo togliere la parola “Spirito” dal nome e chiamarlo “Il mountain-man con la scure”. No, grazie.