venerdì 30 settembre 2016

GLI UCCISORI DI INDIANI



E' in edicola il nuovo Maxi Zagor n° 28, "Gli uccisori di indiani". I testi sono miei, i disegni di Giuseppe Prisco, qui alla sua prova migliore. Il mio editoriale, pubblicato a pagina 4, lo presenta così.

Freccia Rossa, il cui nome nella propria lingua è Satko, figlio del sakem Lupo Nero,  è un giovane Cherokee che ha studiato da avvocato. La cosa può meravigliare soltanto chi non sappia come i Cherokee avessero adottato il modo di vita dei bianchi, vivessero in case di pietra, stampassero un loro giornale e avessero dei rappresentanti acculturati in grado di rappresentarli presso le autorità degli Stati Uniti. Quando il personaggio nolittiano fece la sua prima apparizione (su un albo a striscia del 1968 di cui vedete in basso la coperrina), però, pochi fra i giovani lettori potevano essere al corrente di questa particolare realtà storica: Sergio Bonelli usò dunque il pretesto di informare il pubblico su qualcosa di poco noto, per stupirlo mettendolo di fronte a una situazione apparentemente spiazzante, quale quella di un pellerossa vestito come un damerino e in grado di sfoggiare un’invidiabile parlantina. Unici indiani a scrivere e stampare libri nella propria lingua e protagonisti di uno straordinario processo di civilizzazione, i Cherokee (che chiamavo se stessi “il popolo migliore”) speravano di guadagnarsi il rispetto del governo di Washington, ma non avevano fatto i conti con l’avidità degli uomini bianchi! Nel maggio del 1830, il presidente Andrew Jackson firmò il famigerato “Indian Removal Act”, che stabiliva il trasferimento di tutti i pellerossa degli Stati del Sud dai loro territori di origine verso le pianure a ovest del Mississippi. I lettori di Zagor hanno potuto leggere tre storie in cui lo Spirito con la Scure si confronta in modo aspro con lo stesso Jackson (andandolo ad affrontare persino alla Casa Bianca) e si unisce agli indiani in marcia lungo quella che loro stessi chiamarono “la Pista delle Lacrime”.  Si tratta della storia “La terra dei Cherokee” (Zagor nn° 372 e 373), del Maxi n° 2 intitolato “La lunga marcia” e del Maxi n° 14, “L’uomo nel mirino”.  Anche il celebre Sequoya, inventore dell’alfabeto con cui la sua tribù scriveva nella propria lingua fu deportato con la sua gente, e che costò la vita  a migliaia di pellerossa. Nel volume che avete in mano compaiono alcuni Cherokee che si sono sottratti all’esilio dandosi alla macchia sui monti Appalachi (cosa che avvenne storicamente) e oltre a Satko fa la sua ricomparsa il giornalista Craig Turner, già visto in due delle precedenti avventure riguardanti il “popolo migliore” e di recente ricomparso anche nella serie regolare. Infine, due parole di elogio per Giuseppe Prisco, illustratore di questo albo e, a mio avviso, sempre più bravo.



Fra le annotazioni che si possono fare, va segnalata la prima volta di Zagor (almeno la prima volta che si è saputa) in una casa chiusa. Ovviamente il nostro eroe ci entra per pizzicare un avversario che sta inseguendo, e non il sedere di una ragazza, ma la scena mi sembra carina e ben riuscita: mi sono giunte soltanto reazioni positive. L'unica reazione negativa di cui ho avuto notizia (ma non dubito che ce ne siano state altre) è quella del lettore a cui ho risposto nel post precedente, che mi dà del "militante di sinistra" perché lo Spirito con la Scure si indigna assistendo a una asta di schiavi.
"Gli uccisori di indiani" ha anche l'ultima copertina di Gallieno Ferri, anche se si tratta di un suo vecchio disegno rielaborato in una porzione dello sfondo. Il prossimo Maxi, previsto per gennaio e ambientato a New York, avrà una cover (secondo me molto bella) di Alessandro Piccinelli.

martedì 20 settembre 2016

IL MILITANTE DI SINISTRA



Mi lamento a volte dei commenti che si leggono su Internet. Vero è che in Rete si può leggere tutto e il contrario di tutto, in ogni caso consiglio sempre agli amici e ai collaboratori di non deprimersi per le  critiche né galvanizzarsi per i complimenti, e meglio sarebbe evitare del tutto di andare a vedere che cosa dicono a destra e a manca perché dando peso a ogni cosa si finisce per non riuscire più a lavorare e se ne esce sconfortati. Però, talvolta capita che mi giungano sotto gli occhi commenti come quello che riporto qui sotto, riferito al Maxi Zagor "Gli uccisori di indiani".  Faccio il copia e incolla:

Burattini sta uccidendo Zagor, anzi lo ha già ucciso. Lo ha trasformato in Rambo-Punisher nelle storie banali, e in un politico nelle storie "serie". Capisco che sarà un militante di sinistra, però è davvero dura digerire certe storie così marcatamente populiste. Burattini fa finta di non capire che la mentalità del tempo è diversa da quella di papa Francesco o dei boy scout. Questo anacronismo storico fa di Zagor attuale una sorta di paradosso temporale e storico. Per carità, è ovvio che oggi tutti siamo contro la schiavitù e inorridiamo di fronte alle ingiustizie razziali. Ma un po' più di realismo non guasterebbe nelle storie del West di quegli anni. Ho preso questo album solo per l'ultima copertina di Ferri e, come già scritto, non lo comprerò più, e aggiungo purtroppo.

Taccio sul nome del detrattore, si dice il peccato e non il peccatore, però mi piacerebbe sapere che cosa, in ciò che dico o faccio, possa fargli credere che io sia un "militante di sinistra". Non che ritenga la definizione un'offesa, come non giudicherei offensivo essere ritenuto di destra, ma mi disturba il termine "militante". Militante sarà lei. Se c'è qualcosa che mi contraddistingue è il mio essere insofferente verso le etichettature e verso la militanza politica. Chiunque mi segua, mi legga, mi conosca, mi abbia incontrato, lo può testimoniare. Se uno non mi conosce, farebbe bene a non esprimersi. 

Cercando di decifrare il confuso ragionamento del mio detrattore, pare di capire che sia rimasto turbato dal fatto che Zagor si schieri, ne "Gli uccisori di indiani", e solo in poche pagine iniziali, contro gli schiavisti che mettono all'asta gente di colore in una città del Sud degli Stati Uniti. Dunque, secondo costui, Zagor avrebbe dovuto assistere alla messa in vendita di esseri umani senza battere ciglio, in pratica infischiandosene. Questo perché negli anni in cui sono ambientate le storie dello Spirito con la Scure non c'era una mentalità (quella dei nostri giorni) antischiavista.

Mah. L'American Colonization Society (nata nel 1817) aveva già colonizzato la Liberia nel 1822 per riportare in Africa gli schiavi liberati, come dovrebbe essere chiaro a chi ha letto la trasferta africana proprio di Zagor (cosa che il mio detrattore, evidentemente, non ha fatto). "La capanna dello Zio Tom", romanzo anti-schiavista per eccellenza, è del 1850: pochissimi anni dopo l'epoca zagoriana, e testimonia l'esistenza di un radicato atteggiamento contro la schiavitù. Non c'è assolutamente niente di strano che un individuo illuminato possa indignarsi di fronte a un'asta di neri, nel 1835/40, negli Stati Uniti. Affermare il contrario, questo sì, è contraddire la realtà storica.

La cosa più assurda però è la frase "anacronismo storico dello Zagor attuale". A parte il fatto che gli anacronismi storici sono una caratteristica nolittiana dal cui retaggio non possiamo liberarci neppure volendo (la stessa Colt di Zagor è un anacronismo storico), pare di capire che, secondo il nostro detrattore, lo Zagor di un tempo (contrapposto appunto a quello attuale) avesse un atteggiamento tollerante verso il commercio degli schiavi. Ma allora il personaggio di Liberty Sam non lo ha inventato Nolitta? E la storia "I mercanti di schiavi" (addirittura risalente ai primi anni Sessanta) chi l'ha scritta? L'eroe nolittiano difende neri, gialli, rossi (e bianchi) dalle ingiustizie, da sempre. E' proprio per rispetto allo Zagor di un tempo che lo Zagor attuale continua a difendere i più deboli. 

Non voglio dilungarmi su Zagor trasformato in Rambo-Punisher perché la cosa fa troppo ridere (vien da chiedersi se i detrattori leggano davvero le storie e soprattutto se le capiscano). Noto solo che c'è una "citazione"  di Rambo in poche tavole in fondo a una storia piena di pathos, dopo ventcinque anni di storie mie che anno raccontato di un eroe sfaccettato, umano, sofferente e vincitore solo dopo aver sofferto. Del resto, anche lo Zagor di Nolitta ne "La preda umana" è, come Rambo, disarmato e braccato nella boscaglia e deve costruirsi delle armi improvvisate.

Se un lettore non è soddisfatto di uno scrittore, o di un disegnatore, liberissimo di non leggerlo. Però non si inventi militanze politiche e non tiri fuori scuse astruse. Peraltro non tutti gli Zagor sono opera del sottoscritto e magari ci sono sceneggiatori che piacciono di più: per fortuna, non sono io che firmo tutti gli episodi. Da solo, non ce la faccio a portare avanti la serie. E non perché devo andare alle manifestazioni di partito, giuro.

giovedì 8 settembre 2016

GLI ASSASSINI VENUTI DALLO SPAZIO




E' in edicola “Gli assassini venuti dallo spazio”, l’albo di Zagor n° 614 (Zenith 665), datato settembre 2016. La copertina, che vedete sopra, è opera di Gallieno Ferri: è l'ultima da lui realizzata.  I testi sono miei e i disegni di Emanuele Barison. Si tratta della seconda puntata di una avventura in due albi.

A racconto finito, ho ricevuto numerose attestazioni di soddisfazione da parte di lettori che mi hanno scritto o che ho incontrato di persona (per esempio a Narni Comics). Non potendo e volendo dar conto delle felicitazioni di tutti, ho scelto la lettera di uno zagoriano eccellente (si dice il peccato e non il peccatore, perché si è trattato di una mail privata, ma si tratta di un celebre critico fumettistico). La trascrivo qui sotto: si tratta di complimenti, ma sono motivati (di solito, purtroppo, le critiche che si pubblicano sui forum sono invece immotivate) e soprattutto servono a far capire ai soliti detrattori che ci sono anche pareri positivi (il mondo è bello perché è vario).


Caro Moreno, ho appena letto la tua nuova avventura zagoriana e posso commentarla con una sola parola: bellissima! Hai saputo mescolare azione, suspense, scene raccapriccianti e buoni sentimenti in maniera eccezionale, senza mai scadere nel banale o nel già visto. Il personaggio di Angel (o Change) è davvero ben riuscito e la soluzione finale è di una delicatezza commovente. Sorprendente anche lo scontro conclusivo con gli alieni, in cui Zagor sembra quasi Rambo! Guido Nolitta non avrebbe potuto fare di meglio e con questa storia così bella hai dimostrato una volta di più di essere il suo degno successore. Mi mette una certa tristezza sapere che dal prossimo mese non ci saranno più le copertine di Ferri.

Ho saputo di lettrici donne che hanno versato delle lacrimucce per l’aspetto “commovente” e umano del racconto (la figura del vecchio), e di lettori giovanissimi entusiasti per il finale con sequenze da videogioco. Quel che sfugge ai troppo nostalgici (sono nostalgico anch’io, ma non “troppo”) è la necessità di provare ogni tanto a inserire qualcosa di nuovo che possa attirare anche lettori diversi o più giovani rispetto al solito. 

Lo Zagor “Rambo” è soltanto un divertissiment di poche vignette, e su Zagor anche Nolitta si è concesso le citazioni più imprevedibili, facendo anzi della contaminazione una delle cifre caratteristiche del suo stile. Se poi vogliamo parlare di citazioni rambesche ante litteram, basterà ripensare a “La preda umana” (uomo braccato si inventa trucchi e fabbrica armi improvvisate per sopravvivere) o a “Zagor Racconta” (strage nel campo degli Abenaki). Dunque ho soltanto seguito la sua lezione. In ogni caso, se ci sono (e ci saranno di sicuro) degli scontenti, niente di male: a novembre torna Rakosi il vampiro e il prossimo anno sarà all’insegna della tradizione, proprio nel tentativo di accontentare tutti. 

I peggiori critici non solo soltanto quelli che non sono in gradi di argomentare in modo sensato ma sono soprattutto quelli che credono,  non si sa perché, che il loro modo di vedere un personaggio debba essere quello da imporre a tutti. I personaggi sono sfaccettati e Zagor è più sfaccettato degli altri. A proposito di critiche insensate, è assolutamente esilarante quella del lettore che, di fonte alla prima copertina di Alessandro Piccinelli, prima ancora di aver visto le successive (e quindi giudicando prematuramente) ha contestato il fatto che l’eroe da lui disegnato non assomigli a Zagor perché sembra Tarzan. Ma Zagor è Tarzan! Ma lo sa, quel lettore, che la copertina storica di “Guerra!” è appunto una citazione da una celebre cover di Tarzan? Si è mai accorto, quel lettore, che Zagor vola appeso alle liane e lancia un urlo del tutto tarzanesco? Non sa, il detrattore, che Nolitta ha scritto una parodia in cui Zagor e Tarzan si scontrano saltando di ramo in ramo? Come minimo, il critico in questione contesterà Tex perché sembra un cowboy.

Zagor / Tarzan


Occhio allo spoiler per questa ultima considerazione: adesso a Darkwood c’è un nuovo personaggio. Si chiama Change ed assunto l’identità di Miles, un trapper. In realtà è un alieno mutaforma che può prendere l’aspetto di chiunque. E’ anche un evaso spaziale, per cui potrebbero venire a cercarlo dallo spazio. Sembra buono, ma lo è davvero? Lo resterà? Ai posteri l’ardua sentenza.