Cerco sempre di presentare le mie storie in uscita in questo piccolo spazio in Rete destinato a restare a futura memoria (almeno finché la piattaforma che ospita “Freddo cane in questa palude” resisterà o una tempesta magnetica di origine cosmica non cancellerà tutti i contenuti di Internet). Nell’ultimo scorcio del mese di novembre 2021 le uscite sono state due: si è trattato in entrambi i casi di storie brevi, di trenta e di quaranta tavole. Vediamo di che cosa si tratta.
La prima è uscire, il 20 novembre, è stata “Il raduno dei trappers”, avventura contenuta nel terzo numero della collana Zagor Più (che, come sapete, ha preso il posto del Maxi Zagor). Si tratta della narrazione "cornice", o di raccordo, fra quattro storie brevi della serie "I Racconti di Darkwood", opera di autori diversi. I disegni del raccordo da me sceneggiato sono del bravissimo Stefano Voltolini, giunto nel 2017 nello staff dello Spirito con la Scure, proveniente da una lunga militanza tra i collaboratori de “Il Giornalino”, con un albo della miniserie “Cico a spasso nel tempo”. Ne abbiamo parlato qua:
Promosso a pieni voti, Stefano si è ritagliato un ruolo ormai fisso come illustratore delle “cornici” dei “Racconti di Darkwood”- quelle storie, cioè, che offrono il pretesto a personaggi sempre diversi, in contesti sempre diversi, di narrare brevi episodi con protagonista l’eroe di Darkwood. Sulle caratteristiche dei “Racconti di Darkwood”, ormai giunti alla sesta antologia, potete leggere (cliccando qui sotto) quel che spiegai in occasione della prima uscita.
Voltolini ha comunque firmato, in coppia con Giorgio Sommacal, anche i disegni dello Speciale “Ritorno alla casa del terrore”, il trentatreesimo della serie, del marzo 2021. Ne ho scritto qui:
Fino a quando i “Racconti di Darkwood” sono stati ospitati sul Maxi Zagor, e dunque abbiamo punto contare su 286 tavole a disposizione, la “cornice” poteva proporre una storia sufficientemente elaborata. Ne abbiamo avute due lunghe quasi quanto un albo Zenith (nella prima antologia e nella terza), un altro paio un po’ più brevi (nella seconda e nella quarta), ma sempre in grado di permettermi di imbastire una trama degna di questa nome. Dalla quinta antologia in poi, con l’avvento degli Zagor Più, che hanno un formato più agile limitato a 190 pagine, è diventato giocoforza presentare quattro storie da quaranta tavole contenute in una cornice di sole trenta. Potete ben capire come raccontate qualcosa di avvincente in trenta tavole spezzettata nei brevi spazi fra un episodio e un altro non sia cosa facile. Ci ho provato con “Le storie di Molti Occhi” (il primo Zagor Più), ho cercato di riuscirci di nuovo con “Il raduno dei trappers” (la cornice del terzo Zagor Più).
Poiché, per esigenze narrative i racconti sarebbero stati tutti un po’ orrorifici (doveva trattarsi di storie in grado di spaventare un certo personaggio, Rupert, da poco divenuto mountain-man, al punto da fargli prendere la decisione a cui giunge nel finale), ho pensato che la “cornice” dovesse essere solare, a tratti ilare. Ho rimesso pertanto in scena il rendez-vous annuale dei cacciatori di pellicce di Darkwood, dando vita a un teatrino di personaggi (Rochas, Doc, Jim Baker…) sempre apprezzato, in genere, dai lettori. Stefano Voltolini ha interpretato in modo brillante la mia sceneggiatura senza pretese, valorizzandola. Il risultato mi sembra gradevole e funzionale, ma non posso essere giudice imparziale delle mie cose.
A proposito di giudici e di giudizi, permettetemi di rispondere alla critiche di chi ha trovato da ridire sulla copertina di Alessandro Piccinelli. E' stato contestato il fatto che il trapper impegnato nella gara sui tronchi sia Rochas invece di Doc Lester. "Possibile che nessuno si sia accorto dell'errore?", di domandano scandalizzati alcuni. L'errore, secondo costoro, consiste nel fatto che a sfidare Zagor in quel tipo di combattimento dovrebbe essere Doc. Questa convinzione deriva firse dal fatto la prima volta in cui nella saga zagoriana viene mostrato un rendez-vous, è proprio Doc a sfidare lo Spirito con la Scure in un combattimento con le pertiche: accade nella storia "Trappers", datata 1966 nella sua prima pubblicazione a striscia (nota poi come "I cacciatori di uomini", dopo la ristampa sul n° 80 della collana Zenith, nel 1967). C'è chi pensa, dunque, che dal 1966 a oggi il Re di Darkwood abbia combattuto sui tronchi sempre e soltanto con Doc Lester, e con nessun altro. Ascolto e resto perplesso (come mi capita spesso di fronte a opinioni di questo tipo). Siccome la copertina l'ho suggerita io (fra le altre di cui io e Alessandro abbiamo discusso), cercherò di spiegare il mio punto di vista.
Innanzitutto, bisogna partire dal presupposto che non necessariamente una copertina deve corrispondere in maniera puntuale al contenuto dell'albo o proporne pari pari una scena: la tradizione di Zagor (che non ho inventato io) dimostra come a volte ci sia una aderenza perfetta con l'interno, a volte quasi, a volte per nulla. La copertina deve suggestionare (non tradire, imbrogliare, ingannare, ma suggestionare). La scena della copertina di "Angoscia", per fare un esempio, non c'è all'interno dell'albo: ma che suggestione! Nel caso de "Il raduno dei trappers" si trattava di evocare l'atmosfera del rendez-vous dei mountain-men. Mostrare un combattimento sui tronchi è stato, secondo me, un buon modo per farlo. Far vedere Zagor che lotta con Rochas suggerisce peraltro la presenza di Rochas fra i personaggi della storia, come in effetti è.
Nell'albo Zagor non combatte sui tronchi con nessuno, neppure con Doc Lester. Se ci fosse stato un combattimento con Doc e poi in copertina si fosse mostrato Rochas forse un minimo di stonatura si sarebbe avvertito. Ma non è così: si vedono, in due o tre vignette, dei trapper anonimi che si sfidano sul fiume tra di loro. Per rispetto al contenuto dell'albo avremmo forse dovuto mostrare i due anonimi e non Zagor e Rochas? Forse questo sì che avrebbe suscitato delle proteste (a parte il fatto che le proteste ci sono sempre e comunque).
Si è scelto dunque di mostrare una scena più che plausibile nel contesto del rendez-vous, e che ne restituisse il colore, dando per scontato o immaginando che, anche al di fuori del breve racconto, possa essere accaduta: che Zagor decida partecipare a un torneo di combattimenti sui tronchi, dopo ciò che abbiamo mostrato io e Voltolini, è cosa perfettamente ipotizzabile. E, dunque, perché fra i suoi sfidanti non avrebbe potuto esserci Rochas?
Ma, alla fine, chi l0 ha detto che se Zagor sfida qualcuno sui tronchi questo qualcuno debba essere per forza Doc? Chi ha stabilito che Zagor e Rochas non possano sfidarsi in una gara di equilibrio con le pertiche in mano? Secondo me questo tipo di gare sono tornei con più scontri in cui i contendenti si trovano a combattere un po' con tutti gli altri iscritti, non si tratta di singole tenzoni, men che mai riservate sempre ai soliti sfidati - per cui Zagor, partecipandovi, non ha per forza sempre e solo Doc davanti. Anzi, mi parrebbe piuttosto assurdo se fosse così.
Faccio notare che esiste un'altra copertina in cui Zagor combatte su un tronco galleggiante: la vedete qui accanto. Il trapper con cui lotta il nostro eroe non è né Rochas né Doc. Questo vuol dire che Zagor può sfidare chiunque. E di certo Rochas, non certo tipo da tirarsi indietro di fronte a una sfida, può benissimo trovarsi a salire su un tronco a incrociare la sua pertica con quella dello Spirito con la Scure o di chiunque altro. Non si capisce perché proprio a Rochas debba essere vietata la partecipazione a un qualche tipo di gara. Detto ciò, ognuno resti pure convinto che Zagor possa combattere sul fiume solo con Doc, per carità, e che noi che abbiamo fatto la copertina con Rochas siamo degli imbecilli.
Il 25 novembre è giunto in edicola un coloratissimo Magazine di 224 pagine dedicato al sessantennale dello Spirito con la Scure, ricchissimo di immagini, curiosità, approfondimenti, articoli e corredato da spettacolari tavole pittoriche di Aldo Di Gennaro. In più, tre storie a fumetti: due inedite che svelano alcuni i retroscena del passato del Re di Darkwood, più un classico di Nolitta & Ferri: “L’Avvoltoio”.
Nel confezionamento del Magazine (una pubblicazione Bonelli che ha da tempo preso il posto dei vecchi Almanacchi) non ho alcun merito: il mio ruolo si è limitato a sceneggiare il primo dei due fumetti inediti e supervisionarli entrambi. Il direttore d’orchestra del balenottero è stato Graziano Frediani, che ringrazio per il magnifico lavoro (e con lui ringrazio tutti gli articolisti, gli illustratori, i grafici). Il Magazine racconta splendidamente i primi sessanta anni di Zagor e si inserisce in modo puntuale e perfetto nei festeggiamenti susseguitisi nel corso dei mesi (e che ancora continueranno). Dicevo di due storie inedite. Una è stata scritta da Jacopo Rauch e disegnata da Walter Venturi e si riallaccia alla primissima avventura di Zagor.
Quando lo Spirito con la Scure fa sua prima apparizione, nel giugno 1961, sull’albetto a striscia “La foresta degli agguati”, non ha ancora l’aspetto che gli vedremo assumere in seguito. Lo vediamo infatti con i lineamenti del volto ancora non ben definiti (Ferri racconta di essersi ispirato all’attore Robert Taylor) una casacca con un’aquila stilizzata in modo approssimativo, un bracciale ai polsi. E’ appunto questo accessorio ad aver attirato l’attenzione di Rauch, che si è chiesto: perché nelle avventure successive il bracciale sparisce? La risposta è in questa storia, in cui ricompare, in retrospettiva, il rinnegato Regan: con Kanoxen, il sakem dei Delaware, il primo dei nemici affrontato da Zagor. Nel primo episodio della serie, il Re di Darkwood è già sulle tracce del trafficante e ne conosce il nome: c’è dunque qualcosa di accaduto in precedenza che Guido Nolitta e Gallino Ferri non ci hanno narrato. Rauch e Venturi hanno provveduto adesso con il racconto di quaranta tavole, “Il bracciale di pelle”.
L’altro inedito, della stessa lunghezza, è opera mia e si intitola “La palude di Mo-Hi-La”. Proprio in questo acquitrino si trova l’isolotto su cui sorge la capanna dello Spirito con la Scure, riconoscibile a prima vista al pari della Caverna del Teschio in cui vive Phantom o del deposito di Zio Paperone. Mo-hi-la, nella lingua dei pellerossa significa “terra tremante”: gli indiani la considerano il regno degli spettri e hanno timore ad avvicinarsi. La palude, infida e inquietante, è da sempre il simbolo della minaccia in agguato. L’acqua, del resto, cela abissi che ci spaventano e da cui possono emergere creature terrificanti. Io e il disegnatore Walter Venturi abbiamo già raccontato come il Re di Darkwood abbia scelto proprio quel luogo, quando ancora non aveva Cico al suo fianco, in una breve storia di 16 tavole apparsa sull’album di figurine dedicato a Zagor dalla Casa editrice Panini nel 2016 e dunque presentata con le vignette mancanti di alcune sezioni da completare grazie a degli adesivi sagomati. Data l’importanza dell’argomento, mi è sembrato giusto raccontare la vicenda più approfonditamente e con un taglio più maturo.
A illustrare questo remake, che dunque raccinta la prima volta nella palude del neo Re di Darkwood, ho chiamato Arturo Lozzi, strappato allo staff di Dampyr. Il bravissimo Arturo si è dimostrato straordinariamente efficace alle prese con lo Spirito con la Scure (c’è un suo breve racconto anche sullo Zagor Più n° 3 di cui ho parlato prima) e mi pare di aver capito che la sua prova ha folgorato anche parecchi lettori. Sentiremo ancora parlare di lui. Se volete approfondire l'accenno fatto all'album di figurine Panino, cliccate qui di seguito.