domenica 23 dicembre 2018

POTEVA ANDARVI PEGGIO


Moreno Burattini visto da Luca "Laca" Montagliani

Ho appena aggiornato la cronologia dei miei fumetti dal 1990 a oggi, nell’apposita pagina collegata a questo blog (che potete trovare cliccando sull’apposito tasto sotto il banner iniziale oppure facendo click qui).

Per la gioia dei miei detrattori, durante il 2018 sono state pubblicate pochissimi storie di Zagor a mia firma, di cui soltanto una nella serie regolare e negli extra tradizionali (quella che inizia con l’albo “Furia cieca”). Poi c’è stato lalbetto con Jovanotti e abbiamo avuto la serie a striscia. Fine. Ho lasciato spazio ad altri sceneggiatori, così chi si lamenta di me ha potuto rifarsi la bocca con le avventure scritte dai bravi Jacopo Rauch, Mirko Perniola, Antonio Zamberletti, Giorgio Giusfredi, Tito Faraci, Francesco Testi e Luigi Mignacco. In un fumetto seriale il bello sta anche nell’alternanza degli autori: se non piace questo, basterà aspettare il turno di quell’altro.

Purtroppo i detrattori detraggono in generale e sistematicamente, trovando nella detrazione, probabilmente, una valvola di sfogo dalle ugge della vita. E’ l’unica spiegazione che riesco a darmi quando leggo certi commenti non tanto riguardanti Zagor (che non leggo) ma un po’ dappertutto in Rete: la gente sembra impazzita scagliandosi con insulti e improperi contro chiunque, augurando morte e lanciando maledizioni. Gli haters imperversano. Anzi, da questo punto di vista noi di Zagor siamo fortunati perché ci detraggono per partito preso soltanto pochi sfigati, facilmente identificabili anche nei loro cloni e nelle false identità, che seminano dappertutto per darsi ragione da soli. Costoro, a quanto mi riferiscono, sono abbastanza isolati data la pochezza delle loro argomentazioni.

Un esempio? Mi è stato mostrato lo screenshot di un genio dell’analisi critica il quale, in un commento sulla pagina FB ufficiale di Zagor, si scagliava contro il volume “Zagor: le origini” (uscito in anteprima a Lucca e accolto con grande favore) valutandolo negativamente dalla copertina di Michele Rubini perché lo Spirito con la Scure che vi è raffigurato “non assomiglia”: sui pantaloni mancano “le striature nere”, cioè (immagino, dato che anche a livello di italiano la rimostranza non è facilmente decifrabile) le righine sulle gambe che nelle copertine di Ferri davano l’effetto jeans. Che cosa si deve rispondere a questa gente? A scrivere queste cose in pubblico ci si copre solo di ridicolo. Rubini, un artista apprezzato in tutto il mondo e che il mondo ci invidia, ha fatto un eccellente lavoro, la sua copertina è fantastica e naturalmente sarà lui a illustrare tutte quelle della miniserie.

Un’altra chicca, sempre riferita alla copertina di Michele è quella del commento di qualcuno che contesta la posizione della casa dei Wilding, collocata su una sorta di rupe e non al livello del fiume Clear Water com'era in "Zagor racconta". Ora, a parte il fatto che chiunque abbia un briciolo di intelligenza è in grado di capire che la copertina è una composizione grafica e non una raffigurazione reale (gli elementi sono stati collocati a disegnare un percorso ideale, che riassume il senso della storia, alle spalle dello Spirito con la Scure), basterebbe sfogliare il volume per vedere che la capanna dei genitori di Zagor è, nella storia, non su una rupe ma rialzata solo di qualche metro rispetto all’acqua. Immagino che gli ottusi vorranno contestare anche quel piccolo rialzamento: in “Zagor racconta” la casa era proprio sul fiume. Beh, si trattava evidentemente di una ingenuità da correggere (accettabile nel 1969 quando a queste cose si faceva meno caso, ma non oggi): chi mai costruirebbe una casa esattamente sulla riva di un corso d’acqua? Alla prima piena (e di sicuro ci sono piene tutti gli anni, più volte l’anno) l’edificio verrebbe spazzato via. Basta vedere i fatti di cronaca anche più recenti: nove morti vicino a Palermo nel novembre di quest’anno.

Dunque, se questo è il livello delle critiche, siamo ancora fortunati. La mia speranza è che i lettori ragionevoli facciano argine e muro contro questa gente. Personalmente, dovunque vada, incontro lettori entusiasti che mi incoraggiano ad andare avanti. In genere costoro mi invitano anche a lasciar perdere i detrattori (contro cui ho assestato diversi colpi anche nella mia recente raccolta di saggi "Discorsi sulle nuvole"). Confesso che a volte ci resto un po’ male (e talvolta mi vien fatto pure di agognare la pensione) perché il mio tanto darmi da fare per promuovere Zagor non viene apprezzato da questo o da quello. Mi chiedo come faccia, certa gente, a non vedere le millemila iniziative attorno al nostro eroe, vitale come pochi altri in un’epoca storica in cui tutto sembra congiurare per uccidere il fumetto. Cerco, anche nelle storie altrui che blocco o in quelle che metto in produzione, di rinnovare senza stravolgere. 

Chi, talebano della tradizione, mi accusa di eccedere sul lato fantastico (dimenticando che Zagor è un personaggio fantastico e che il western puro, che ha comunque Tex come baluardo, non è proprio il genere più di moda fra i potenziali giovani lettori) forse non sa che gli sceneggiatori che mi propongono soggetti vorrebbero scrivere solo storie fantasy con creature e magie improbabili in ambito zagoriano che io boccio di continuo, riportando tutti all’ordine e chiedendo di scrivere solo storie con mostri che il nostro eroe possa prendere a mazzate in testa. In generale, Zagor è molto più simile a com’era nel 1961 di quanto lo siano Tex o l’Uomo Ragno. C’era stata una notevole evoluzione del personaggio anche sotto la gestione nolittiana, tra il 1961 e il 1980; e vorrei vedere chi possa affermare che il Nolitta del Mister No n° 1 scriveva con lo stesso stile nella storia finale e conclusiva della saga di Jerry Drake.

A parte, comunque, nel mondo del fumetto (in America ma ormai anche in Italia, e io non sempre apprezzo) si assiste a reboot, restyling, rinnovamenti epocali, cambi di staff che deludono i vecchi lettori e non ne portano mai tanti di nuovi quanti sarebbero auspicabili. Su Zagor questo non è accaduto. Se c’è un guardiano della tradizione, pur con un occhio attento all’ammodernamento che resta comunque indispensabile, sono io. Secondo me, cari detrattori, poteva andarvi peggio. Un altro curatore chissà che innovazioni avrebbe portato. 

Ho parlato della necessità da parte delle persone ragionevoli di far argine contro gli haters che imperversano in Rete (anche con più identità che usano dopo essere stati bloccati o aver perso credibilità). Eppure scopro che c'è chi li difende. Ecco i singolari fatti accaduti pochi giorni fa sulla mia pagina FB, fatti degni davvero di un resoconto persino degno di una risata sarcastica. 

Avevo scritto: A volte mi informano di idiozie apocalittiche scritte da qualche commentatore su forum e gruppi, riguardo questa o quella storia di Zagor. Che ci siano sempre più esagitati da tastiera alla ribalta, purtroppo è una triste controindicazione dei social. Sta però alle persone più misurate, consapevoli, intelligenti e riflessive fare da argine isolando i più scalmanati, soprattutto facendo capire che non ci sono solo loro, gli imbecilli.

Una certa signora (almeno dal nome) che non ho il piacere di conoscere, risponde piccata: "Signor Moreno Burattini, dare dell'imbecille a lettori delle testate Bonelli, le sembra il modo più intelligente di confrontarsi con chi critica? Il suo topic, senza citazioni, quale valore aggiunto può portare ? Le persone intelligenti e riflessive sono quelle che la pensano come lei?"

Ecco cosa ho risposto: Dare degli imbecilli a scrive "idiozie apocalittiche" non vuol dire darlo ai lettori Bobelli, ma appunto a scrive "idiozie apocalittiche". Se lei deve giudicare chi scrive "idiozie apocalittiche" come lo definisce? Chi non la pensa come me può essere la persona più intelligente del mondo, viceversa se io scrivo una idiozia apocalittica sono un imbecille. I social sono pieni di gente che augura la morte o invoca malattie contro chi ha idee diverse: non sono forse imbecilli? Secondo me lo sono, e lo scrivo. Il mio intervento non è contro qualcuno in particolare, è contro l'imbecillità. Ecco il valore aggiunto. Lei è forse a favore dell'imbecillità? E' a favore di chi impreca? Di chi sbraita? Io no, almeno in questo più intelligente e più riflessivo. Dopodiché se non vuol sentirmi scagliarmi conto i leoni da tastiera e contro gli haters, ci sono tanti bei posti su Internet dove trovarsi in migliore compagnia. Si accomodi. In questo mio spazio privato, purtroppo per lei, diamo dell'imbercille agli haters.

Scusatemi, ma sono buono tutto l’anno e cattivo a Natale.