lunedì 27 febbraio 2012

COSE DAL COSO

Le regole del gioco sono queste: più o meno una volta al mese, raduno in un unico articolo quelle che secondo me sono le cose più divertenti o interessanti (appunti, notizie, commenti, immagini, facezie, segnalazioni, recensioni e immagini ) pubblicate sul mio “coso” su Facebook.
I testi che seguono hanno il pregio di essere brevi e scollegati fra loro, e dunque si possono leggere solo quelli che hanno il titolo più divertente o l'illustrazione più accattivante.
Per la comodità di chi si fosse perso le puntate precedenti di questo zibaldone mensile,




GIOVENTU' BRUCIATA
2 febbraio. Diversamente dai moralisti di ogni risma, sono a favore dei vizi pubblici e delle private virtù. Però, guardando i ragazzi davanti alle scuole o seduti sui muretti, mi meraviglio (e mi sgomento) nel vedere la quantità di loro, anche giovanissimi, che fumano. Ora, ai miei tempi, fumavano tutti. Si fumava nei cinema, nei bar, nei ristoranti, nei treni, nelle sale d'attesa, accanto alle culle dei neonati. Persino i politici e gli attori nelle interviste in TV. Mio padre e mio nonno fumavano. Guardate i film ambientati prima degli anni Novanta e vi stupirete per quante sigarette si vedono. Io, però, non ho mai cominciato. Se lo avessi fatto, non sarebbe stato uno scandalo: l'andazzo era quello. Ma oggi su ogni pacchetto di sigarette c'è scritto grosso che fa male. Chi fuma SA (e non può non sapere) che rischia di morire giovane e di morire male e comunque è quasi sicuro che camperà di meno. Sa che ben che gli vada avrà sempre il fiato corto e la tosse. Sa che gli verranno i denti gialli e la pelle vizza. Sa che diventerà schiavo di un vizio costoso. Sa che sarà obbligato a uscire sul marciapiede e in terrazza. Sa che farà del male ai suoi figli. Sa che puzzerà. Baciare una ragazza che fuma è come baciare un posacenere (talvolta ne vale comunque la pena, ma...). Per di più, le prime sigarette danno anche fastidio, sono cattive, fanno tossire: per iniziare bisogna proprio fare uno sforzo, bisogna VOLERLO fare. Ciò detto, ma perché mai si devono vedere così tanti ragazzi di oggi con la sigaretta in bocca?


LA CARROZZELLA VOLANTE.
3 febbraio. Qualche settimana fa, sul mio blog, ho raccontato la storia del mio incontro con Eleonora, una ragazza disabile immobilizzata in carrozzina (ma con un cuore e un cervello in grado di dare dei punti a cento persone "normali" messe insieme). Io e lei eravamo entrambi giunti a Mantova, per strade diverse, per vedere un concerto dei Pooh e senza immaginarlo, spingendo la sua carrozzina al posto di mamma Maura che l'aveva accompagnata, mi sono trovato in albergo a incontrare proprio loro, Roby Facchinetti, Red Canzian e Dodi Battaglia, che conoscevano già Eleonora (aficionadas dei loro concerti) e che addirittura erano andati a trovarla il giorno della sua laurea. Bene. Adesso Eleonora, che combatte una battaglia per contro le discriminazioni dei disabili e l'abbattimento delle barriere (talvolta più mentali che architettoniche) che complicano la vita di chi già ce l'ha complicata abbastanza, si è messa in testa di dimostrare che anche una come lei può prendere l'aereo e andare, se vuole, a vedere i Pooh a Parigi. La cosa non era facile, sia per la logistica (Eleonora deve viaggiare distesa) sia per i costi. Tuttavia, grazie a un gruppo di amici, è stata organizzata una raccolta fondi non tanto per il viaggio quanto per realizzare un documentario che raccontasse poi l'impresa. La foto che vedete poco sopra, scattata a Parigi la notte del concerto all'Olimpya, dimostra che il progetto è stato un successo. Eleonora, sei grande!


ADIOS, ANTONIO!
3 febbraio. E' scomparso a soli 64 anni lo sceneggiatore spagnolo Antonio Segura, autore di alcuni Maxi Tex, diversi dallo standard abituale. Ma, soprattutto, è passato alla storia del fumetto per il suo sodalizio con José Ortiz e Jordi Bernet in molte serie di grande successo. A me piacevano moltissimo "Sarvan" e "Kraken". Un altro pezzo da novanta che se ne va.



LO ZAGORONE DI' LA' DAL MARE
4 febbraio. Dopo Gallieno Ferri, che è stato a Makarska lo scorso anno, nel 2012 saremo io e Marco Verni a raggiungere una fra le più belle spiagge della Croazia per il MaFest previsto dal 23 al 27 maggio. Avremo così modo di presentare anche agli aficionafos croati il nostro Zagorone "L'uomo che sconfisse la morte". La località è stupenda, il periodo è marittimo: perciò, se qualcuno ci vuol seguire possiamo organizzare una comitiva. Per me, ormai, andare in Croazia è come andare a Cesenatico: sono diventato un habituè. Speriamo di non venire a noia agli amici al di là dell'Adriatico!


LA BORSA DELLA SPESA
4 febbraio. Elenco dei volumi acquistati ieri in fumetteria.
Magnus: Calendario 2012 (Rizzoli Lizard)
Castelli: Fantomas, un secolo di terrore (Coniglio Editore)
Gadducci/Gori/Lama: Eccetto Topolino, lo scontro culturale tra fascismo e fumetti (NPE)
Boucq/Jodorosky: Bouncer l'integrale (Magic Press)
Bustos: Endurance (Planeta De Agostini)
Bartoli/Venturi: Cuore di terra (BD)
Enoch/Accardi: Hit Moll, una ragazza pericolosa (BD)
Bacilieri/Matz: Adiòs muchachos (Rizzoli Lizard)
Parker/Hart: Il Mago Wiz - 1971 (Panini Comics)
Manara/Jadorowsky: I Borgia volume 3 e volume 4 (Mondadori)


PARENTAL CONTROL
5 febbraio. Sabato sera. Reputando imperdibile "Uomini che odiano le donne", tratto da uno dei più bei gialli di tutti i tempi, porto al cinema la prole. Dato il numero spropositato di eredi che mi ritrovo, tento di ottenere almeno un biglietto ridotto. Confidando sul fatto che il limite sia (non si sa mai) quattordici anni, esibisco davanti alla cassa la figlia più più piccola, delicata e minuta, che assume per l'occasione un aspetto ancora più infantile. Quindi, dicendo peraltro la verità, dichiaro che la piccola ha tredici anni. La cassiera strabuzza gli occhi: "Ma non lo sa che questo film è vietato ai minori di quattordici?". Non lo sa sapevo. Imbarazzo mio e sguardo di riprovazione della cassiera. Batto in ritirata con tutto il codazzo di giovani consanguinei. Domanda: agli occhi della tipa, sarò sembrato di più un padre degenere che vuol traviare la gioventù, o un imbecille che poteva star zitto e spacciare anche la più piccola per una over fourteen?


UN CLASSICO DELL'UMORISMO
5 febbraio E' un classico dell'umorismo, che lessi una volta e di cui a memoria cerco di ricordare il testo, rammentandone benissimo il senso. A me ha sempre fatto ridere, mi è tornato in mente e provo a raccontarvelo. Siamo nella campagna inglese. Una coppia di sposi in cerca di un alloggio per le vacanze visita una casa di proprietà di un pastore protestante. La trovano graziosa e firmano il contratto d’affitto. Tornati in città, però, gli sposi si ricordano che nel visitare la casa hanno tralasciato di vedere il bagno. Così inviano al pastore il seguente telegramma: “Visitando luogo non visto W.C. può dare chiarimenti?”
Il pastore riceve il telegramma e crede che W.C., nella sintesi telegrafica, voglia dire Welley Church, cioè la Chiesa anglicana che si trovava nei paraggi. E così risponde, per lettera: “Cari amici, il luogo che vi interessa è a circa 12 Km dalla casa, il che è assai scomodo per chi è abituato ad andarci di frequente. Chi avesse l’abitudine di fermarsi a lungo per la funzione è meglio che si porti il mangiare da casa, in modo da poter restare sul posto tutta la giornata. Nel locale c’è posto per trenta persone sedute e cento in piedi. All’ingresso viene consegnato un foglio di carta assai utile per la funzione, e se qualcuno non lo ricevesse può sempre usare il foglio del vicino. I fogli non si buttano via, e devono essere usati per circa un mese. I bambini, per la funzione, siedono accanto agli adulti, e tutti cantano in coro. La porta non è mai chiusa; ma è sempre spalancata cosicché chi volesse entrare è ben accetto. Ci sono a questo proposito anche grandi finestre a vetri trasparenti perché la funzione possa essere seguita dai curiosi anche dall’esterno. C’è il fotografo a disposizione per colui che volesse farsi riprendere mentre compie un atto così umano. Sperando di vederci spesso in quel luogo, vi saluto".



TECNICHE DI SEDUZIONE
6 febbraio. Pensieri da viaggiatore in treno. Come farsi dare il cellulare dall'affascinante donna seduta davanti, senza forzare la mano e sembrare uno che ci prova. A cinque minuti dalla discesa, cominciare a cercare affannosamente il proprio cellulare dandolo per disperso negli interstizi del sedile del treno. A due minuti dalla discesa, rivolgersi con aria disperata alla vicina: "Mi scusi, devo scendere ma ho perso il cellulare, dev'essere per forza qui da qualche parte perché poco fa l'avevo in mano. Non lo trovo. Mi può fare uno squillo così lo individuiamo?". Lei: "Sì, certo. Qual è il numero?". "Questo: così e cosà". "Ecco, la sto chiamando". Musichetta. "Ma guarda, eccolo qua, appena in tempo. Grazie mille, mi ha salvato". "Si figuri, arrivederci". Scendere dal treno, fare un saluto dal marciapiede verso il finestrino, che lei contraccambierà con un sorriso. Uscire dalla stazione. Recuperare il numero dell'ultima chiamata. Inviare un messaggio: "Grazie di nuovo. Peccato aver dovuto scendere". Se la sventurata risponde, si è a metà dell'opera. Diciamo tre quarti.


IL TORRACCHIONE
6 febbraio Sergio Bonelli ad Agades, in Nigeria, davanti al "torracchione" caro a Mister No.


COWBOY & ALIENS
7 febbraio. Eccone un altro. Un altro lettore cioè che scrive a "I tamburi di Darkwood" sostenendo che è ora di finirla con gli scenari fantascientifici, magici o horror, definiti "francamente imbarazzanti", per tornare alla vera essenza di Zagor, quella di eroe "western". Certo, bisogna tener conto anche di questi pareri. Però, se uno critica la qualità di una storia, lo seguo e posso anche essere d'accordo con lui. Ma sul fatto che Zagor sia un "western", proprio no.
Ho risposto così: "Ho letto con interesse le sue argomentazioni e le terrò nella giusta considerazione. Tuttavia, mi permetta di non essere del tutto d’accordo con lei quando definisce Zagor un fumetto di 'western/avventura'. Non che non lo sia, ma non può esaurirsi in questa etichetta. Zagor è il fumetto della contaminazione dei generi per eccellenza, ed è in questa libertà di orizzonti che va ricercato il segreto della sua longevità. E non perché l’ho deciso io, che lavoro come curatore della testata soltanto da pochi anni, ma per volere del suo creatore Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli. Mi scusi se le faccio degli esempi che lei conosce benissimo, ma non si può certo definire western la storia con Titan, o quella in cui il professor Hellingen lancia dei missili teleguidati contro Washington. E che dire della storia nolittiana con gli extraterrestri Akkroniani? Potrei continuare elencando l’uomo lupo, il mostro della laguna nera, Kandrax il mago, il vampiro, Ultor, le piante carnivore dell’Odissea Americana o gli scimmioni sapienti della medesima avventura. Insomma, la fantascienza e l’horror fanno parte della serie fin dalle origini. Stupisce, anzi, il fatto che qualcuno non se ne renda conto. Inoltre, la serie non si è conclusa con il ciclo nolittiano, ma è continuata fino a oggi per altri trent’anni. E ci sono stati importanti autori, come Tiziano Sclavi o Mauro Boselli, che hanno lasciato il loro segno, sotto il controllo di Sergio Bonelli. Così, più che mai, la collana si è andata caratterizzando per la sua multimedialità (i collegamenti con il cinema, la letteratura e perfino la musica sono evidenti) e la sua trasversalità tra i generi. La Foresta di Darkwood è un luogo magico dove tutto può accadere. E quelli western sono solo alcuni dei suoi possibili scenari."



NON VOGLIO MICA LA LUNA
7 febbraio. Nel giro di un mese, "La luna di traverso" è diventato il mio articolo più cliccato del bog. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Eppure, non ci sono nudi nel titolo né immagini scollacciate a commento del testo. Non si fanno rivelazioni, non si danno anteprime, non litigo con nessuno. Il perché dell'exploit è un mistero che forse varrebbe la pena di indagare. E' chiedere luna, sperare di scoprirlo?


EXTRA DO BRASIL
7 febbraio. Ho appena ricevuto in redazione una copia dello Zagor Extra n° 93 pubblicato in Brasile lo scorso dicembre (ne vedete qui sotto la copertina). La singolarità consiste nel fatto che si tratta di un albo mai uscito in Italia... in un'unica edizione. Sono infatti state raccolte le tre brevi storie umoristiche (32 tavole l'una) mie e di Ferri dedicate a Bat Batterton, Icaro La Plume e Trampy uscite in allegato ad alcuni vecchi Speciali. Dunque, Zagor e Cico ci sono solo in copertina. A rivedere quelle storielle, io le ho trovate divertenti. Chissà che non si possano raccogliere in un unico volumetto anche in Italia, aggiungendoci le altre (Guitar Jim, Ramath e Digging Bill).


LETTERE RITROVATE
7 febbraio. Sul numero 5 della fanzine "Collezionare", da me fondata e che ho appena ritrovato e sfogliato con nostalgia, ho letto un mio articolo dedicato, in quel lontano 1985, a Guido Nolitta. Mai avrei immaginato, nello stordimento dei miei 23 anni, che a quell'autore avrei dedicato un intero libro nel 2011. L'articolo, comunque, finiva così: "Chiunque conosca le avventure scritte da Guida Nolitta non può non averle apprezzate per l’umanità sincera che le anima, l’avventura sempre viva, pulsante ed originale, l’umorismo schietto che sempre vi unisce ai risvolti drammatici delle trame. Per questo non possiamo non augurarci che l’attività di editore distolga sempre di meno Bonelli dalla stesura di nuove storie, delle quali i suoi personaggi (così sacrificati in mani altrui) hanno fortemente bisogno".
Proseguo nella lettura di "Collezionare" e che ti trovo?
Sul n° 7 della fanzine (marzo 1986), c'è un trafiletto sempre a mia firma. Questo.
"Una lettera di Sergio Bonelli.
Sul numero cinque di 'Collezionare', pubblicato nello scorso Novembre, apparve-ricordate?- un lungo articolo dedicato a Guido Nolitta, il creatore di Zagor, Mister No e tanti altri personaggi. L’articolo spiegava, tra l’altro, che il nome di Guido Nolitta altro non era se non uno pseudonimo dietro il quale si nasconde in realtà il celebre Sergio Bonelli, editore tra i più esperti del fumetto. Ebbene, Sergio Bonelli ci ha inviato una lettera nella quale, oltre ad esporci le sue idee e le sue speranze riguardo ai suoi eroi di carta, si congratula con noi per la nostra attività e ci ringrazia per avergli voluto dedicare un articolo sul nostro giornalino. Scrive infatti Bonelli, tra l’altro: 'Complimenti per la vostra interessante iniziativa: vi divertirete sicuramente con il collezionismo. Naturalmente ho letto l’articolo che mi avete dedicato. Che dire? Beh, me son lusingatissimo anche se non mi sembra di meritare tanti complimenti.' Noi crediamo invece che ogni elogio indirizzato verso Guido Nolitta non possa essere che meritato, e con noi si troveranno concordi tutti gli appassionati lettori di Zagor e Mister No che per tanti anni hanno letto con entusiasmo le avventure da lui scritte".



RIDERE, RIDERE, RIDERE ANCORA
8 febbraio. E' indubbio che uomini che sanno far sorridere, o ridere, una donna sono avvantaggiati rispetto agli altri. La conversazione brillante come tecnica di seduzione, insomma. Però, bisogna dire che non c'è niente di più seducente di una donna che ride, o che sorride. Se un uomo dice qualcosa di spiritoso e lei fa una risatina (quanta femminilità in certe cristalline risate), lui la troverà irresistibile. Viva le donne che sanno ridere: battono alla grande le bellezze algide e musone.


INDAGINI ITALIANE
8 febbraio. Prosegue la fiera dell'incapacità degli investigatori di casa nostra su un po' tutti i casi più eclatanti saliti negli ultimi anni ai clamori della cronaca. Omissioni, strafalcioni, distruzione di prove, scene del delitto lasciate contaminare, ritardi, abbagli, lentezze, perizie affidate a incompetenti, e chi più ne ha più ne metta. Non dico che debbano fare testo le tecniche e le tempistiche dei vari CSI, ma se si trova un cadavere bruciato (come è successo a Roma qualche settimana fa) e si affida l'autopsia a un medico dandogli trenta giorni di tempo per depositare i risultati, l'assassino avrà un mese di tempo per organizzarsi come meglio crede. Mah. Io, al medico, gli darei trenta minuti. Però, giustamente, io faccio un altro mestiere. In ogni caso non mi meraviglia la satira pungente del "Vernacoliere" (l'unico vero "Male" dei giorni nostri), letta sul numero scorso. I RIS fanno i colloqui per infoltire il personale. Si presenta un candidato. Domanda dell'esaminatore: "Lei che esperienza ha nella conduzione delle indagini?". "Nessuna!". "Assunto!".



UN UOMO, UN'AVVENTURA
8 febbraio. Sergio Bonelli nel deserto della Namibia.


CIAO, AMAZZONIA
9 febbraio Ieri, prendendo un prestito un tavolo nel mio ufficio, si è trattenuto a lavorare qui da me il professor Alfredo Coppa, bioantropologo, che è uno degli amici studiosi con cui Sergio Bonelli faceva i suoi viaggi in Amazzonia. Il lavoro consiste nel riordinare e nel selezionare le migliaia di diapositive scattate da Sergio durante quelle trasferte, in vista di una digitalizzazione delle immagini e di una mostra (e forse un libro). E' stato emozionante sentirlo commentare di continuo: "Bella questa con la cattedrale di Manaus!", oppure: "Qui eravamo nel tal villaggio".


IL WESTERN HA LA PELLE DURA
9 febbraio. Copertina (acquerello di Fabio Civitelli) del catalogo "Le frontiere del West", catalogo cartonato della mostra omonima in calendario dal 10 febbraio al 1 marzo 2012 a Rivoli (TO). E' un libro su carta patinata di cinquanta pagine pieno zeppo di illustrazioni a colori e con riproduzioni rare di tavole originali di Ferri, Galep, Donatelli, D'Antonio e chi più ne ha più ne metta. Contiene anche un mio saggio dal titolo "Il western ha la pelle dura". Per averlo, provate sul sito dell'Associazione Gli Amici del Fumetto che ha curato la mostra e il volume: www.cronacaditopolinia.it.

L'ORIGINALE
9 febbraio. Gallieno Ferri. Originale della copertina dello Zagor a striscia IV serie n° 53, "Negli artigli del mostro" (1969).


DOMANDE CHE VENGONO IN MENTE
10 febbraio.
Domande che vengono in mente nelle sale d'attesa (1) - Sali e Tabacchi: ma i tabaccai vendono ancora i pacchetti di sale?
Domande che vengono in mente nelle sale d'attesa (2) - Ma perché la carta da parati non si chiama invece carta da pareti?


PINO MARITTIMO
10 febbraio Pino Rinaldi. Composizione bonelliana: poster per la mostra di Falconata Marittima (primi anni Novanta).


IL NUMERO PERFETTO
11 febbraio. Sergio Bonelli, Tiziano Sclavi, Alfredo Castelli: tutti e tre in una rara foto insieme.



L'IMPERATIVO CATEGORICO
12 febbraio. La scorsa settimana ho raccontato la disavventura che mi è capitata quando ho cercato di portare al cinema con me la prole, compresa la piccola e tenera Alice, la mia figlia più piccola (quattordici anni ad agosto), a vedere "Uomini che odiano le donne". A distanza di sette giorni, era un imperativo categorico cercare di vedere quel film. Anche perché ormai l'andazzo è che una pellicola sta in cartellone quindici giorni e poi, a meno che proprio non spopoli, buonanotte suonatori. Bisogna sapere però che a Viareggio è tempo di Carnevale e che ogni anno, durante questo periodo, va in scena uno spettacolo di cabaret in vernacolo tradizionalmente denominato "La canzonetta". Riuscite a immaginare in quale teatro, tra tutti i locali viareggini, venga rappresentato lo show? Ma certo: là dove si proiettava "Uomini che odiano le donne". Che dunque è sparito dalla città. Non mi arrendo: devo vederlo! Studio su Internet dov'è che lo proiettano. Viene fuori che c'è a Massa. Trenta chilometri di autostrada. Lo spettacolo comincia, dice il computer, alle 18,30. Parto per Massa. Arrivo al cinema, una multisala persa in una landa industriale battuta dal vento gelido delle Apuane. Scopro che il film non comincia alle 18,30 ,a alle 20. "Ma come? - dico alla cassiera - Su Internet c'era un orario diverso!". "Lei ha controllato il nostro sito?". "No, un sito dove danno gli orari di tutti i cinema della zona". "Allora non fa testo, sbagliano sempre, lei devo consultare soltanto noi". Che fare? C'erano altri dieci film che cominciavano, tra le 18.30 e le 20.00, prima di "Uomini che odiano le donne". Niente da fare, resisto alla tentazione, alla fame, allo spropositato tempo d'attesa e giro e rigiro in tondo davanti alla cassa per un'ora e mezzo. Alla fine, entro. Il film comincia! Ah, che bello, adesso niente può più impedirmi di gustarmelo. Sennonché, dopo cinque minuti mi viene voglia di fare pipì. Beh, mi dico, è un film di tre ore: SICURAMENTE ci sarà un intervallo dopo un'ora e mezzo. Basterà resistere fino a lì. Niente da fare: il film è durato tre ore di fila senza interruzioni. E io per tre ore ho stretto le gambe combattendo l'impellenza che cresceva sempre di più. Alla fine schiantavo. Ma ho visto "Uomini che odiano le donne" dai titoli di testa (peraltro, bellissimi), a quelli di coda. Dopo, ho travolto chiunque mi si parasse davanti dalla mia poltrona fino al bagno.


UOMINI CHE ODIANO LE DONNE
12 febbraio. Considerazioni sparse sul film "Uomini che odiano le donne". 1) Il film è bellissimo. 2) Il libro, come sempre, è più bello. 3) Il film dura tre ore, ma non ci se ne accorge (diversamente da "La Talpa", che dava l'impressione di essere lungo il doppio di quel che era). 4) Se si fossero volute spiegare bene e approfondire tutte le sfaccettature del libro, ci volevano due film di tre ore e non ne bastava uno, 6) per cui ogni cosa viene detta una volta o fatta vedere per un secondo e quindi bisogna stare attenti a non perdere nessun dettaglio, 7) ragione per la quale, mi chiedo se riescono a seguire la trama coloro che non hanno letto Stieg Larssonn. 8) Il film è abbastanza fedele (meno male) al libro, diciamo un buon novanta per cento. 9) Le differenze rispetto al libro (tipo la collocazione finale di Harriet) sono funzionali al trasposizione in un film e in un film dal ritmo serrato come questo, per cui non dispiacciono. 10) Il ritmo serrato non consente, purtroppo, di approfondire tante cose tra cui il panorama svedese e la città di Stoccolma. 11) Uno dei motivi di maggior curiosità era vedere che volti sarebbero stati dati ai personaggi del libro, a cominciare da Mkael Blomkvist e Lisbeth Salander (soprattutto quest'ultima): ne sono uscito pienamente soddisfatto. 7) Bravissimi Daniel Craig e Rooney Mara, perfetti. 12) Ma perché Rooney è il nome e Mara il cognome? 13) In effetti, le scene di sesso e di stupro sono abbastanza forti ed è giusto il divieto ai minori di 14 anni. 14) Ma quant'è bella Rooney Mara nuda! 15) Adesso speriamo nei due seguiti.


PARASSITI
13 febbraio. Adesso scriverò qualcosa a forte rischio di fraintendimento, per cui metto le mani avanti: dico subito che non sono a favore degli evasori fiscali e li reputo dei parassiti della società proprio come suggerisce uno spot che imperversa su tutte le TV. Dunque, non intendo difendere l'evasione. Però quello spot mi lascia abbastanza perplesso, proprio per come è concepito. Innanzitutto mi chiedo comestia vivendo l'attore che ha prestato il suo volto alla campagna ministeriale: secondo me, rischia di essere preso a cazzotti tutte le volte che entra in un bar e qualcuno lo riconosce: "Ecco il parassita!", e giù botte. Non vorrei essere nei suoi panni come in quelli di Schettino, che condivide la medesima sorte. Ma quel che soprattutto mi lascia perplesso è che quella pubblicità progresso, secondo me, è pensata male. In my humble opinion, infatti, se uno deve visualizzare il concetto di "parassita della società", prima dell'evasore fiscale gli vengono in mentre altri diecii esempi. L'idraulico che non rilascia la ricevuta, infatti, sarà pure un evasore ma il suo contributo al bene comune lo dà: mi raccomoda la doccia. Il muratore che si fa pagare in nero, sicuramente sottrae soldi al fisco, ma costruisce le case. Insomma, per certi versi si può arrivare a pensare che anche gli evasori (questo tipo di evasori) sono gente che lavora e non del tutto parassiti. Chi sono invece i veri parassiti della società? Chi sono quelli, cioè, che si fanno mantenere dagli altri e che neppure lavorano? E' presto detto: gli imboscati della burocrazia. Cioè, la pletora di sfaccendati che affollano i ministeri, tra cui lo stesso che ha commissionato lo spot. Oppure i dipendenti RAI assunti per raccomandazione (la RAI ha il doppio di dipendenti di Mediaset per fare più o meno gli stessi programmi). I falsi invalidi. I politici e gli amministratori corrotti. I rappresentanti dei partiti piazzati negli enti nelle aziende partecipate. I dipendenti pubblici di certi comuni, certe province o certe regioni dove c'è dieci volte più personale della media e cento volte meno efficienza. Gli scioperati di mille uffici pubblici (dal catasto ai tribunali) dove se telefoni non rispondono e dove le pratiche si arenano in attesa di un timbro. Gli operai menefreghisti delle amministrazioni comunali e provinciali che devono ripulire i letti dei torrenti e fanno finta di farlo tra una sigaretta e l'altra, tanto non li licenzia nessuno. Quelli dietro agli sportelli che si fanno pagare dieci, venti o trenta euro per non ritardare quello che dovrebbero fare subito gratis. I consulenti esterni pagati a peso d'oro dai sindaci o dai governatori loro amici per consulenze fittizie e inutili. Le tasse pagate dai cittadini, servono per arricchire o mantenere QUESTI parassiti. E poi ci si meraviglia che ci sia chi evade.


MI DICHI
13 febbraio Sto leggendo, fra le altre cose, "Mi dichi - prontuario comico della lingua italiana", di Paolo Villaggio (Mondadori, 2011). Slogan in quarta di copertina: "Il congiuntivo è una cagata pazzesca!". A pagina 13, Villaggio spiega che cosa sia la "diplofonia". Ecco come: "tipico disturbo di molti anziani, che dicono una parola per un'altra. Esempio: per chiamare la moglie, 'Maria, vieni qui!', dicono: 'Merda, vieni qui!'. Molti mariti lucidissimi fingono questo disturbo".


L'ULTIMO CONCERTO
13 febbraio. Guardate il video linkato in più sotto. E' il concerto di Graziano Romani a Riminicomix (luglio 2011). C'era anche Sergio Bonelli, una delle ultimissime volte in cui lo si è visto prima della sua improvvisa scomparsa, nel settembre successivo. Sergio viene salutato, si alza per ricevere un grande applauso. Poi comincia la musica.



DIO IN PERSONA
13 febbraio Ho appena finito di leggere il graphic novel "Dio in persona", d Marc-Antoine Mathieu (Edizioni BD, 2011). E' la perfetta dimostrazione di come il fumetto sia un medium maturo in grado di raccontare qualsiasi cosa, con grande efficacia. Questo racconto surreale, grottesco e satirico parla di Dio, dell'Uomo, di metafisica, di patafisica, di società, di affari, di pubblicità, di marketing, di giustizia, di arte, di computer, di psicanalisi, di grandezze e di piccolezze (più di quest'ultime). Dio (o chi per Lui) scende fra gli uomini con l'aspetto di un un uomo dalla lunga barba bianca e subito viene condotto in tribunale (in milioni gli fanno causa per ottenere risarcimenti danni per le sventure da cui sono stati colpiti durante la vita) e il processo diviene un evento mediatico. Non è un libro facile da leggere (ma con un po' di sforzo ci si diverte moltissimo): potrebbe essere oggetto di discussioni infinite su ogni vignetta, magari di tesi di laurea. La battuta più folgorante è all'inizio, quando un burocrate chiede i documenti al barbuto appena sceso dal cielo: "Niente codice fiscale, né tessera sanitaria, né residenza, né domicilio, né altri documenti d'identità... si direbbe che lei non esista".


APPARTAMENTO CHE VAI...
15 febbraio. Appartamento nuovo, libri da mettere a posto.



IL FANTASTICO TORRICELLI
15 febbraio. Marco Torricelli. Illustrazione fantasy.



IL SANTO PATRONO
15 febbraio. La recente festa di San Valentino mi ha fatto venire in mente il giorno in cui io e la mia dolce metà siamo andati a Terni a cercare di vedere la Chiesa dove è sepolto il santo. Ora, in tutti i santuari del mondo, anche il del santo meno rinomato caduto in disgrazia che non fa più miracoli perché tutti li chiedono a Padre Pio, c'è un fiorente mercatino di santini, statuette, palle di vetro che a girarle viene giù la neve, libretti edificanti, rosari, calamite, crocifissi, acquasantiere, medagliette, calendari, segnalibri e gadget di tutti i tipi. C'è la corsa a vendere e c'è la corsa a comprare: fa piacere tornare a casa con un ricordo e la mamma è contenta se le riporti una madonnina fosforescente che brilla la notte. Essendo San Valentino uno dei santi più famosi del mondo, e che probabilmente fa i miracoli più simpatici facendo innamorare le persone, mi immaginavo che come minimo ci fosse la rastrelliera per chiuderci i lucchetti e buttar via la chiave, come sul ponte Milvio. Macché. Con tutto il rispetto per il santo e per i ternani, è una delle chiese più tristi che abbia visto in vita mia. Per arrivarci, un'impresa: niente cartelli, nessuno che sapesse dirci la strada. Dentro, neppure un prete per chiacchierar. Mercatino dei souvenir o angoli per farsi una foto, zero. Evidentemente hanno più successo le madonnine che lacrimano sangue o i santi con le stigmate. Ci sarebbe da indagare sul perché.


IL GIUDIZIO
16 febbraio. Esordio di Zagor Collezione Storica a colori. Commento di un giovanissimo lettore, Federico, su uno dei forum, dopo la sua prima scoperta dello Zagor del 1961: "Ferri già notevolissimo, forse il miglior disegnatore italiano dell'epoca". Mi ha colpito molto, questo giudizio.



COME ZAGOR
16 febbraio. Ecco il bellissimo video (una storia vera) del capriolo che gli abitanti di Scanno hanno ribattezzato Zagor dopo averlo salvato dai lupi. Grazie a Stefano e Domenico Di Vitto, grandi disegnatori, grandi amici, grandi persone, grandi clipmaker.


LA TROUPE
17 febbraio. Nella foto: il regista Riccardo Jacopino e la sua troupe di documentaristi ieri 16 febbraio nel mio ufficio, per le riprese del documentario su Zagor in uscita in primavera.


LA LETTERA
17 febbraio. Dopo l'uscita del primo numero di Zagor Collezione Storica a colori, ho ricevuto questa lettera da Ade Capone (che mi ha poi autorizzato a renderla pubblica): "Mamma mia che emozione! Francamente non credevo di provarle così intense, a rileggere quelle storie. Indipendentemente dalla loro semplicità e ingenuità figlie dei tempi (ma anche volute, secondo me). Sergio era un genio! Gallieno un mostro di bravura già allora... le varie inquadrature lasciano a bocca aperta per la loro modernità. Raffaelli ha ragione quando parla di 'leggerezza', perché quelle erano storie perfette per i ragazzini dell'epoca (io e te ne sappiamo qualcosa), ma si è scordato una cosa: un certo West 'drammatico' non è appannaggio solo di Tex. Sto pensando ad 'Addio fratello rosso' o a 'Seminoles'. I veri anticipatori di Ken Parker. E la cosa magica era che quel messaggio arrivava anche ai giovanissimi. Ciao, e grazie da lettore per questa bellissima edizione zagoriana! Ade".


GLI SLUMPS DEL GARGANO
17 febbraio. Sono appena tornato a casa dopo tre ore e mezzo di treno, da Milano alla Versilia. Uno dei miei divertimenti preferiti durante il tragitto è quello di sbirciare ciò che leggono i miei occasionali compagni di viaggio. Così, capita il tipo intellettuale che pondera un libro di José Saramago per darsi un tono con un Nobel in mano, o la signora che non stacca gli occhi da Sveva Casati Modignani. Ma oggi che cominciano a imperversare i tablet, la cosa si fa più difficile. Che caspita ne so di quel che sta leggendo uno davanti a me con una tavoletta in mano su cui scorrono parole senza titolo? E che tristezza perdere la vista delle copertine e valutarne l'impatto grafico! Per fortuna, a Genova è salita quella che sembrava essere una professoressa universitaria che ha tirato fuori dalla borsa una rivista di geologia e si è messa a sfogliarla in favore di lettura verso di me. Così adesso so tutto, per aver letto un lungo articolo da dietro le sue spalle, sugli slumps del Gargano, antiche frane sottomarine del cretaceo che oggi formano spettacolari scogliere.


STRANO MA VERO
17 febbraio. La strana melanzana cresciuta nell'orto di mio padre (non è un fotomontaggio!). Secondo me, è Enrico La Talpa.


FARFALLINE
19 febbraio. Da grande appassionato (come si sa) di musica italiana, non posso esimermi da mettere nero su bianco le mie impressioni a caldo sul Festival di Sanremo. 1) La mia preferita era la canzone di Dolcenera, ma sono contento comunque della vittoria di Emma. 2) Le canzoni in gara, quest'anno erano tutte belle. 3) Al vincitore dei giovani, Alessandro Casillo, andava strappata di mano la statuetta del premio appena ha dimostrato di non saper cantare né citare nessuna canzone di Celentano: non gli è venuta in mente neppure "Azzurro", ha detto di non conoscere le parole del "Ragazzo della via Gluck"! Che figura di cacca. 4) Celentano, quando canta (e basta) si merita di essere ospite fisso a Sanremo tutti gli anni: fischi a iosa quando vuol fare il predicatore, ma appena intona una canzone, non si può fare a meno di applaudire qualunque cosa abbia detto prima. 5) Per quanto siano intollerabili i sermoni del molleggiato, sono più intollerabili le ingerenze della CEI e dei politici, e la sudditanza dei vertici RAI dalle loro pressioni. 6) Luca e Paolo hanno avuto proprio ragione a voler e elevare a Dio la loro "preghiera dei comici", che andrebbe pubblicata da qualche parte: ci vorrebbe davvero una maggior elargizione divina del dono del senso dell'umorismo non solo tra chi fa le battute,ma anche tra chi le deve capire e deve dare loro il giusto peso. 7) Viva le farfalle dovunque si posino, è sempre bello poterle ammirare. 8) Trovo sempre più fastidioso il fatto che ogni anno si cominci a parlare di Sanremo partendo da chi lo presenta e chi saranno le "vallette" al suo fianco: ecchissenefrega. Parliamo di chi c'è in gara e di quali canzoni si cantano. 9) Morandi è il conduttore ideale, perché è spigliato, sa sdrammatizzare, ed è un cantante lui stesso. 10) Non so chi fosse l'amministratore sanremese che ha consegnato il premio a Emma, ma ha voluto approfittarne per fare un comizio politico dal palco dell'Ariston, rubando alla vincitrice il suo momento di gloria. Speriamo che lo trombino alle prossime elezioni.


SCAFFALI

20 febbraio. A grande richiesta, le mie librerie. Sopra, ecco una delle due dedicate ai volumi cartonati a fumetti.


La seconda libreria dedicata ai cartonati a fumetti.


Il modo migliore per stivare i Tex di Repubblica: sono tutti lì, entrambe le serie, non è che serve poi tanto spazio. Basta metterli in doppia fila, lasciando però che si intraveda che cosa c'è dietro. E' una delle regola teorizzate nel fondamentale saggio "C'è posto per te".


IL GRUPPO TNT... ECCOLO QUI!
20 febbraio. Per rispondere a una precisa richiesta, ecco il particolare di uno degli scaffali della seconda libreria dedicata ai cartonati a fumetti. I volumi in evidenza sono la collezione mondadoriana Alan Ford Story, di cui ho curato prefazioni e postfazioni dal n° 1 al n° 100 (corrispondenti ai primi duecento episodi, analizzati uno per uno fin nei risvolti). Ho raccontato qui la mia esperienza:


LADRI IN CASA
20 febbraio. Commentando la foto di una delle mie librerie postata poco fa, Claudio Falco, scrive: "Se mi dai l'indirizzo, noleggio un TIR e ti vengo a valigiare casa...". Il che mi ha fatto ricordare il caso singolare di un amico collezionista che ha, in scaffali simili ai miei posti nel suo studio, tutta la collezione originale di Tex, più tutte le strisce, le raccoltine, gli Albi d'Oro e quant'altro. Un giorno, i ladri gli entrano in casa. Penetrano nello studio. Prendono il portatile lasciato sul tavolo. Valore: ottocento euro. Se ne vanno, e lasciano lì i fumetti: molti dei quali ne valgono, singolarmente, più di mille. Ah, Claudio: io non ne ho, di fumetti così costosi, eh.


FERRI SU LA 7
21 febbraio. Un'intervista da vedere assolutamente.

Prima parte

Seconda parte

Terza parte


MAI DIRE MAY
21 febbraio. Stamattina, mentre facevo colazione, ho visto in TV (per l'ennesima volta) lo spot di non so che cosa, in cui Fiona May chiama la figlia Larissa perché venga a fare colazione. "Larissa! Larissa! Vieni!". Trovo molto buffo il fatto che Fiona May cerchi sempre la rissa.


C'E' DA LAVARE UNA MACCHINA
21 febbraio. Un amico toscano, sposato e con due bambini piccoli, mi confida il suo stress domestico. Non ne può più perché, dice, la vita famigliare gli ha tolto tutti i suoi spazi. C'è sempre un figlio che piange, o che sta male, o di cui ci si deve, giustamente, occupare. E perfino in macchina non può più sentire i suoi CD: nello stereo ci sono sempre le canzoncine dello Zecchino d'Oro. Il suo unico momento di relax, mi dice, è il sabato mattina quando, con la scusa di andare a lavare la macchina, lo fa con comodo dilatando ad arte i tempi, ci mette tre ore, e sente a palla la musica che gli piace. Poi, vive nell'attesa delle prossime tre ore la settimana successiva. Qualche giorno dopo, a Milano, sono al supermercato e sento due donne che parlano fra loro. "Ma insomma, io non so com'è questa storia ma mio marito tutti i sabati deve andare a lavare la macchina! Va e non torna più!". E l'altra: "Anche il mio! Io gli dico sempre: accarezzi più lei che me". Mi sono messo a ridere sotto i baffi, ma mi hanno sentito lo stesso e guardato male.


I TAMBURI DI DARKWOOD
22 febbraio. Testo di una lettera (su carta) giunta stamattina a "I tamburi di Darkwood": "Caro Zagor, quest'anno io e te festeggiamo 25 anni di solida amicizia, e quando vado a rileggere le tue avventure passate mi accorgo che mi hai tenuto compagnia nelle tappe più importanti della mia vita, la naia, il servizio militare, il matrimonio, la nascita dei figli. E ancora come allora aspetto con trepidazione il tuo arrivo in edicola. Vorrei che tu ringraziassi da parte mia tutti i tuoi collaboratori della Casa editrice perché con il loro lavoro sanno regalarmi grandi emozioni. Ciao, Roberto".


I PICCOLI ROMANI CRESCONO
23 febbraio. Gabriele, figlio di Graziano Romani e (soprattutto) della compagna Paola, a tre mesi. Il faccino è della mamma, la voce (quando chiede la pappa), del papà.


IL GELIDO MORENO
23 febbraio. Era il mio gelato preferito (grazie a Loris Cantarelli per aver recuperato l'immagine che, mi ha detto, non è disegnata da Jacovitti ma Carlo Peroni, alias Perogatt, recentemente scomparso).



DISAVVENTURA IN TRENO
24 febbraio. Ieri sera, io, Giorgio Giusfredi di Lucca Comics e lo scrittore Sebastiano Mondadori (pronipote del grande Arnoldo) viaggiavamo insieme da Milano a Viareggio, cazzeggiando allegramente del più e del meno. Arrivati a un quarto d'ora dal traguardo, telefono a casa: "Sto per arrivare!". Ma il treno si ferma a Massa, l'ultima stazione prima di Viareggio, e non riparte. "C'è stato un investimento più avanti lungo la linea - dice il capotreno che passa personalmente vagone per vagone dato gli altoparlanti sono guasti - ma non si sa ancora se umano o di un animale". "Ma quanto staremo fermi?". "Non si sa". Ritelefono a casa: "Non sto per arrivare!". Intanto si susseguono le voci: la vittima è un uomo, no è un cavallo, no è un uomo a cavallo. Poi ci dicono che si tratta di un suicida. Io, Giorgio e Sebastiano ci chiediamo cosa possa aver spinto qualcuno a buttarsi sotto un treno e concordiamo sul fatto che è un po' come quelli che si gettano sotto la metropolitana a Milano la mattina all'ora di punta (succede varie volte ogni anno): non solo muoiono, ma vengono vituperati dalle contumelie di migliaia di persone che rimangono bloccate. Forse lo fanno apposta per vendetta contro il mondo, chissà. Comunque, il capotreno passa a informarci che la sosta a Massa sarà di due ore. Sgomento nel convoglio. Ritelefono a casa: "Staremo qui per parecchio: c'è qualcuno che può venirci a prendere?". Da Massa a Viareggio c'è mezz'ora di macchina. "Vengo io", dice sospirando la mia dolce metà, che nel frattempo si era già messa in pigiama vista l'ora tarda della sera. Io, Giorgio e Sebastiano decidiamo di aspettare seduti nello scompartimento, per non dover restare in piedi al freddo fuori della stazione trenta minuti. "Sto arrivando", ci telefona la dolce metà dalla macchina giunta al casello di Massa. "Bene, scendiamo". Recuperati armi e bagagli percorriamo il corridoio diretti verso le porte del vagone, quando si sente il fischio del capotreno e proprio mentre facciamo per mettere il piede sul predellino, le porte si richiudono! Il treno riparte! Passa il capotreno. "Ma non dovevamo stare qui due ore?". "Sì, ma si vede che hanno risolto prima". "E non poteva avvisare per altoparlante, che stavamo per ripartire?". "Gli altoparlanti sono guasti". Il treno viaggia verso Viareggio. Giorgio e Sebastiano mi guardano trattenendo a stento le risate sotto i baffi. "Ti tocca", mi dicono. Già, mi tocca. "Ma dove siete?", chiede al telefono la dolce metà, giunta in stazione. "Siamo ripartiti! Mi dispiace! Che ci posso fare?". Immagino le contumelie (mentali) della santa donna, equamente divise tra me, le ferrovie e il suicida. Io, Giorgio e Sebastiano invece la prendiamo a ridere. Meno male, perché se no ci sarebbe stato da buttarsi sotto a un treno.


MORTI DI FAME
24 febbraio. Il medico che segue la mia dieta (un luminare del CNR), mi ha spiegato perché è così difficile perdere peso (anche se si cala, è facile riprendere i chili persi): l'evoluzione ci ha modellati in modo da favorire il più possibile l'accumulo di riserve di grasso ed evitare di dimagrire. Questo perché, sulla scala temporale di milioni di anni, il primo problema e la prima causa di morte del genere umano è sempre stata la fame. Il dottore ha persino immaginato uno scenario degno di uno sceneggiatore di fumetti: il giorno del giudizio universale, quando tutti gli uomini risorgeranno, se Dio facesse un sondaggio per alzata di mano e cominciasse a chiedere: "Chi di voi è morto per la guerra?", "Chi è morto per incidente?", "Chi è morto per epidemie?", risulterebbe che la maggior parte dei risorti alzerebbe la mano alla domanda: "Chi di voi è morto di fame?". Tra questi, ovviamente, anche molti italiani tartassati dal governo.


LE SETTE FATICHE DEL BLOGGER
24 febbraio. Sul numero di ottobre/dicembre 2011 della rivista Vivaverdi riservata agli iscritti alla SIAE (io lo sono per la mia piccola attività di autore teatrale) leggo un articolo intitolato "Le sette fatiche del blogger". Valerio Magrelli, l'autore, segnala che, almeno negli Stati Uniti, sono i blog a fare la fortuna di molti libri, con buona pace di chi pensa che il compito di un'opera letteraria spetti ai critici. Magrelli però conclude così: "La conoscenza di poesia, narrativa o saggistica, sebbene meno remunerativa rispetto ad altri tipi di sapere, richiede anch'essa una lunga preparazione specifica. Vi fareste operare da un chirurgo che come suo bagaglio culturale presentasse soltanto l'abbonamento alla rivista 'Ortopedia oggi'? Recensioni e resezioni, insomma, esigono studi assai faticosi. Speriamo che nessuno lo dimentichi a favore dei blog". Mi pare un buono spunto di riflessione. E magari, di discussione.





MORENA MIA
24 febbraio. All'inizio mi sembrava incredibile, ma adesso mi sono convinto che esiste e apprezzo le sue canzoni: c'è una Morena Burattini, cantautrice romana non vedente. Su YouTube ci sono un bel po' di video che la riguardano.


CONTI IN BANCA
25 febbraio. Un amico che lavora in banca mi ha raccontato un aneddoto esilarante. Va detto che nel gergo dei bancari i conti correnti si chiamano "rapporti". Dunque si presenta allo sportello una signora non più giovanissima che deve fare non so quale operazione riguardo a un conto corrente del consorte. L'impiegato le vuol chiedere se i due abbiano un conto in comune: "Ma lei ha rapporti con suo marito?". E la signora, senza battere ciglio: "No, che vuole, ormai è tanto che non lo facciamo più".


CONQUISTE DA DIFENDERE
26 febbraio. Leggo su Le Scienze del febbraio 2012 un articolo del filosofo Giulio Giorello (grande appassionato di fumetti bonelliani, come ben sanno tutti quelli che l'hanno visto seduto accanto a me a Lucca Comics durante l'incontro in ricordo di Sergio Bonelli) dedicato al suo collega Paolo Rossi, recentemente scomparso, professore di filosofia della scienza all'Università di Firenze, con cui io ebbi la fortuna di frequentare un intero seminario durante il mio primo anno da universitario (studiai con lui Hume e Condillac). Fu il mio primo esame e Rossi mi incoraggiò con un trenta. Il pezzo di Giorello si conclude con una citazione da un libro di Rossi del 2006, in cui lo studioso fiorentino parla della necessità di difendere le conquiste della scienza dagli attacchi della superstizione, dalle derive magiche, dalla fede in credenze infondate, perché non è detto che un sapere acquisito lo sia per sempre. Ecco il brano, che mi pare inquietante: "La razionalità, il rigore logico, la controllabilità delle asserzioni, la pubblicità dei risultati e dei metodi, la stessa struttura del sapere scientifico come qualcosa che è capace di crescere su se stesso, non sono né categorie perenni dello spirito né dati eterni della storia umana, ma conquiste storiche che, come tutte le conquiste, sono suscettibili ad andare perdute". "Nostro dovere è lottare perché questa perdita non avvenga", conclude Giorello, e io (nel mio piccolo, come allievo di Paolo Rossi) sottoscrivo.


TATACLOP
27 febbraio. Sono finalmente riuscito a vedermi un film in treno: "Il prezzo del potere", di Tonino Valerii, con Giuliano Gemma e Fernando Rey. Ovviamente, un western. Tutto bello (il regista, del resto, è una garanzia), ma la cosa che più mi ha fatto impazzire è il sonoro degli zoccoli dei cavalli, ben marcato e scandito, che avevano i western italiani e che secondo me è un tratto caratteristico: tataclop tataclop tataclop. Troppo forte.