giovedì 11 gennaio 2018

ERRORI DI STUMPA


Dopo una vita passata a cercare, correggere e lasciarmi sfuggire ogni sorta di possibile (e impossibile) errore di lettering negli albi di Zagor, mi sono convinto che la parola “refuso” si scriva in realtà “resufo”,  ma nessuno ci riesca. Una delle famose leggi di Murphy (colui che per primo teorizzò che “se qualcosa può andar male, lo farà”) è la “legge di Jones sull’editoria”, che recita: “gli errori si vedono solo quando il libro è stampato”. Dal canto suo, uno dei creatori di Nathan Never, Michele Medda, ha elaborato una "legge sul refuso nascosto" applicata al mondo dei fumetti: “ogni errore diventerà immediatamente evidente appena l’albo uscirà in edicola”. Tutto ciò per consolarmi e, se mai potessi, consolarvi per il numero di refusi che sfuggono a ogni controllo e giungono sull’albo di Zagor mandato in stampa. I lettori inevitabilmente se ne accorgono, e talora si lamentano. Ovviamente, hanno ragione. Me ne lamento anch'io. Ritengo che si debba intervenire sulla serie di concause che li provocano. 


Fermo restando che si trovano refusi anche fuori dagli albi dello Spirito con la Scure e che non ci sono pubblicazioni esenti (se ne trovano anche su riviste patinate e libri prestigiosi), il problema esiste e va affrontato. Passo la giornata in ufficio accanto a colleghi scoraggiati quanto me per la (piccola o grande) quantità di errori che nonostante l’impegno di più persone non riescono a venire fermati o, se anche si correggono, si riformano. Mi scuso a nome della squadra ogni volta che qualcuno me li fa notare. È una sorta di maledizione che demoralizza. Se i controlli mancassero non ci sarebbero correzioni durante la lavorazione; invece, le correzioni sono infinite. Il tempo che la redazione passa a dare la caccia alle magagne, prima, e a risolverle, poi, è spropositato. Tuttavia, i refusi sono aumentati, e proverò a ragionare sulle cause e sulle possibili soluzioni.

Comincerò intanto con il segnalare che cosa scriveva Sergio Bonelli nella rubrica “Postaaa!” sullo Zagor del luglio 2003. Ipse dixit: “Purtroppo, la lotta contro gli errori di questo tipo è la disperazione di tutti i correttori di bozze da quando esiste la stampa (e prima, anche gli amanuensi riempivano di svarioni i loro codici). Per evitare che vengano pubblicati, si leggono e si rileggono più volte le pagine durante le varie fasi della lavorazione, e ogni volta viene corretto qualcosa (e a volte le correzioni sono esse stesse causa di altri errori). Più letture si fanno, più errori si scoprono: ma per quanti controlli si eseguano, si può essere certi che qualcosa finirà fatalmente per sfuggire anche all’occhio più attento. Chi cura gli albi lavorando in redazione combatte una strenua battaglia quotidiana. Boselli e Burattini di recente mi hanno fatto sorridere ricordandomi una famosa striscia di 'Topolino giornalista', una classica storia di Floyd Gottfredson del 1935: Topolino e i suoi amici stampano la prima copia di un quotidiano da loro fondato, che naturalmente è piena di errori fin nei titoli”.

Dato che Sergio diceva tutto ciò quindici anni fa, non si può certo dire che il problema sia soltanto degli ultimi tempi (né che riguardi soltanto la mia gestione, come qualche detrattore più infervorato cerca di sostenere).  In una delle più antiche versioni a stampa  della Bibbia, pubblicata nel 1631 in Inghilterra, c’è un unico errore in tutto il libro: la mancanza di un “not” all’inizio di uno dei Dieci Comandamenti, che diventa “Thou shalt commit adultery”. In pratica: “Devi commettere adulterio”. La filologia, la scienza che consiste nel confrontare fra loro i manoscritti di una stessa opera alla ricerca della versione del testo originariamente redatta dall’autore, trova la sua ragion d’essere appunto nel fatto che tutti i manoscritti sono diversi per gli sbagli commessi dai copisti. Degli ottocento codici della “Divina Commedia” giunti fino a noi, non ce n’è uno uguale all’altro. Per approfondimenti potreste leggervi il mio Dampyr “La porta dell’inferno”, ci ho fatto una storia sopra. Ciò ci permette di tornare subito in ambito bonelliano e annotare come i refusi non affligono (ahinoi) soltanto Zagor (sarebbe bello se fosse così), ma tutte le collane, dove e quando più, dove e quando meno. 

Non si tratta di superficialità perché ogni albo passa sotto l'esame di almeno quattro o cinque persone diverse, che si accaniscono sui balloon in ripetuti passaggi, però vuoi per i tempi stretti di lavorazione imposti dalla serialità, vuoi per la digitalizzazione del lettering, vuoi per il gran numero di incarichi tutti urgenti da sbrigare, vuoi per la serie di passaggi, vuoi per la contingenza degli eventi, alcuni refusi sfuggono comunque. Anche uno sarebbe troppo, ma tant'è.

Quando dico che ci sono non soltanto più letture, ma fatte da più persone, descrivo la realtà: c’è una lettura del letterista che rilegge i propri balloon, quella del curatore che passa la sua copia a un collega incaricato di aggiungere i suoi occhi ai precedenti, un ulteriore riscontro a interventi fatti (con un riscontro dei riscontri), e quindi la correzione delle bozze prima della stampa fatta da due persone ancora diverse. Se passa in redazione lo sceneggiatore, il più delle volte rilegge anche lui e segnala le sviste che riscontra. I grafici correttori dei disegni concorrono a trovare uno svarione qua e uno là quando le vignette su cui intervengono finiscono sotto i loro pennelli. Insomma, un lavorone. Non fatto da una persona sola. Perciò, dando pure per scontato che il sottoscritto sia un emerito imbecille che non cava un ragno dal buco, lo stesso non si può dire di tutti gli altri, evidentemente, a meno che non siamo tutti degli incapaci. 

Peraltro, riguardo l'inabilità nel trovare refusi, io ho una mia teoria: trovo limitante fino all’offensività circoscrivere i pregi di una persona al fatto che non gli sfuggano degli errori. Ci sono professionisti della caccia al refuso bravissimi a fare quello, ma ci sono altri talenti di tipo diverso (per esempio gestire il gioco di squadra, scrivere redazionali, fare ricerche d’archivio, ideare e organizzare iniziative, trovare soluzioni a buchi narrativi, affrontare emergenze anche fuori orario, e via dicendo). Perciò, in generale, bisognerebbe distribuire il lavoro in modo che a ognuno sia dato modo di esprimere le proprie capacità in un settore specifico.

Come ogni anno in questo periodo, Saverio Ceri ha pubblicato su Dime Web la sua rubrica in cui dà i numeri. Quella cioè in cui riporta statistiche e classifiche sulla produzione bonelliana durante l’anno solare appena concluso. I dati evidenziano il risultato record per la produzione zagoriana 2017 che, grazie anche alla miniserie di Cico, ha sfornato ben 2764 pagine a fumetti.  E’ evidente che se la quantità di pagine da controllare aumenta e il tempo fisico per farlo è sempre lo stesso, così come sempre le stesse sono le persone impiegate, il rischio che sfuggano dei refusi aumenta. 

Ma a peggiorare le cose è giunta la digitalizzazione del lavoro. Fino a qualche anno fa, in tipografia mandavamo le tavole originali, cioè fogli di cartoncino sui quali testi e disegni erano stati corretti e giudicati a posto. Venivano stampati quelli. Oggi, in tipografia, arrivano dei file passati precedentemente più volte via server tra i vari uffici. Ogni file ha subito una modifica in un ufficio e una in un altro, e ha, per giunta, vari livelli, come ben sanno quelli che masticano grafica computerizzata. Come essere sicuri che nella cartella con i 110 file che compongono, per esempio, un albo di Tex, siano finiti tutti i file giusti, quelli corretti in modo definitivo, e non ce ne siano, per sbaglio, alcuni di passaggi intermedi? Come impedire che, salvando in memoria una correzione fatta, quella versione finisca non nella cartella finale ma in quella precedente? Maneggiando migliaia e migliaia di pagine ogni mese, come si può ben immaginare, tutto può succedere. E non è detto che sia colpa del curatore di testata: avviene, per colpa della sorte cinica e bara, nonostante il suo impegno – e anche quello degli altri. Un sacco di volte, vedendo un errore finito in edicola, dico fra me: eppure questo l’avevamo corretto. L’obbligo infine di rispettare le consegne alla stampa di tanti albi, tutti i giorni, in un ciclo di lavoro che non si interrompe mai, peggiora le cose.

Ovviamente i lettori non sono tenuti a fare tutte queste considerazioni: vedono il refuso e considerano incapace il curatore di testata o trasandata la redazione nel complesso. Il nuovo corso bonelliano però sta aggiustando pian piano tanti meccanismi e ogni errore scoperto porta a prendere contromisure. Piano piano, ne sono sicuro, le cose miglioreranno. Quel che è certo, è che chi lavora in Via Buonarroti ce la mette tutta, tutti i giorni.



lunedì 8 gennaio 2018

LUNA PIENA



Tra le storie Bonelli del 2017 preferite dai recensori di uBC c'è "Brezza di Luna".
L'articolo completo lo trovate qui.

Grazie a Cristian Di Clemente e naturalmente a Lola Airaghi, con la quale abbiamo in programma di dare un seguito alla storia.


Le 36 tavole di Brezza di Luna sono un piccolo grande capolavoro che da solo meriterebbe l’acquisto dello sperimentale albo Maxi di settembre, "I Racconti di Darkwood", che ha ospitato racconti brevi raccordati da una storia di stampo classico.
Sperimentazione è una parola che fa spesso a pugni con il pubblico zagoriano, dato che quest’ultimo è molto difficile da accontentare: una parte notevole di lettori (almeno a leggere i social) ritiene infatti che Zagor sia implicitamente terminato nel 1980 con Nolitta o non tollera un’interpretazione grafica che non ricalchi quella di Ferri (la cui longevità artistica, un “unicum” nel fumetto italiano, ha finito così per diventare, per certi aspetti, un “boomerang”).
In tale contesto, “Brezza di Luna” è una storia notevole, perché ha avuto il coraggio di sperimentare sia per gli aspetti grafici di “superficie”, sia per i contenuti, trattando un tema scabroso (un tempo tabù su Zagor) e adulto con crudezza ma anche con una delicatezza che incanta: è un racconto cupo illuminato da una luce di speranza universale, in cui l’odio e volontà di vendetta si trasformano in catarsi.
Complimenti, pertanto, a Moreno Burattini per il soggetto e a Lola Airaghi per la superba prova grafica ai disegni, con contrasti bianco/nero da incorniciare, di grande suggestione e intensità espressiva.


Cristian Di Clemente




sabato 6 gennaio 2018

MISTERO





Il mistero delle stigmate fatte venire ai buoni invece che ai cattivi.

Il mistero di quelli che preferiscono gli youtubers a Stanlio e Ollio.

Il mistero dei camerieri che non guardano mai dalla nostra parte quando ci sbracciamo a chiamarli.

Il mistero di quelli che ti portano rancore mortale per anni e anni senza che tu lo sappia o immagini perché.

Il mistero di quelli che invitano trecento persone al loro matrimonio.

Il mistero dei film costati miliardi e con un cast stellare, brutti.

Il mistero di chi balla la techno invece di Gloria Gaynor.

Il mistero dei fumetti che arrivi in fondo e non ci hai capito niente.

Il mistero di quelli bruschi e sgarbati con i propri cari.

Il mistero di quelli sempre incazzati.

Il mistero degli attori e dei cantanti molto bravi che a un certo punto spariscono nel nulla.

Il mistero di chi getta le cicche in terra che tanto qualcuno le raccatterà.

Il mistero di quelli che non ridono guardando Fantozzi.

Il mistero di quelli che criticano i gusti musicali altrui.

Il mistero degli Ultras delle squadre di serie D.

Il mistero di quelli con l'ombelico in fuori.

Il mistero di quelli che bevono gli aperitivi in piedi sul marciapiede fuori dal bar.

Il mistero di chi non la lecca.

Il mistero di quelli con il dente d'oro.

Il mistero dei tavolini dei ristoranti che ballano.

Il mistero delle case senza libri.

Il mistero del perché la carta da pareti si chiami carta da parati.

Il mistero delle donne che non la danno.

l mistero di quelli che nonostante le foto raccapriccianti e le scritte minatorie sui pacchetti di sigarette continuano a fumare.

Il mistero di quelli che non leggono i fumetti.

Il mistero della penuria di prese elettriche nelle stanze d'albergo.

Il mistero di quelli che hanno voglia di litigare.

Il mistero di quelli che non tirano lo sciacquone.

Il mistero di quelli che nei bagni pubblici non chiudono la porta anche se funziona e li trovi dentro quando cerchi di entrare tu.

Il mistero di quelli che prendono la tessera di un partito.

Il mistero della foto del personaggio famoso nel cruciverba della prima pagina della Settimana Enigmistica.

Il mistero degli orologi pubblici guasti.

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Tutti i misteri di questo post sono stati pubblicati durante il mese di dicembre 2017 sul mio profilo Twitter @morenozagor.



venerdì 5 gennaio 2018

UN LETTORE IN CATTEDRA





Di Anna Teresa Fiori, soprannominata ormai “la maestra a fumetti”, ho già parlato più di una volta su questo blog. Giusto per fare il riassunto delle puntate precedenti, e rinfrescare la memoria ai più distratti, basterà dire che da qualche anno, insegnando in una scuola elementare romana, Anna Teresa porta avanti una interessante esperienza scolastica con i suoi alunni (ormai distribuiti su due cicli didattici diversi) basata sulla lettura (con conseguente analisi, discussione e rielaborazione di ciò che si è letto) di albi a fumetti, in particolare di Zagor e dei personaggi Disney. Addirittura, una volta, il settimanale “Topolino” ha dedicato un intero servizio fotografico alla classe della maestra Fiori, dopo che un paio di autori disneyani erano andati a trovare i bambini nella loro aula, cosa che io stesso ho fatto in un paio di occasioni, in una accompagnato anche da Massimo Pesce. Qualche settimana fa, i ragazzi hanno invece ricevuto la visita di Pietro Signorelli

Chi è Pietro? Non è un autore, ma un lettore di Zagor. Uno di quei lettori che tutti gli autori vorrebbero avere: attento, interessato, colto, cordiale, misurato nelle critiche e nei complimenti. Mi è capitato di conoscerlo una volta a un incontro con il pubblico, gli ho prestato tutta l’attenzione che le sue domande richiedevano, l’ho visto tornare ad altri incontri sempre più coinvolto dall’entusiasmo contagioso della grande famiglia zagoriana, fatta di forum, gruppi Facebook, amici di penna e compagni di tavolate. Non so bene che mestiere faccia Pietro, credo di aver capito che si occupi in qualche modo e maniera di contabilità, ma so che è ferratissimo riguardo al cinema, argomento su cui gli capita di organizzare conferenze o di parteciparvi. Forte appunto della sua capacità di intrattenitore  già messa alla prova in questo ambito, un incontro durante una manifestazione zagoriana con la “maestra a fumetti” è bastato a convincere entrambi del fatto che si potesse organizzare una sorta di “lezione” su Zagor. Così, Signorelli si è recato a Roma (non esattamente dietro l’angolo per lui che vive a nord del Po) e ha intrattenuto la classe (una seconda elementare) di Anna Teresa, dando vita a un incontro vivace e divertente. Ho chiesto a Pietro di scrivere un suo resoconto, e volentieri lo pubblico qui di seguito, corredato dalle foto che lui stesso mi ha inviato. Un grazie a lui e alla maestra Fiori!


LEZIONE DI ZAGORIANITA’ APPLICATA
di Pietro Signorelli

Amici zagoriani, tanto per prendere in prestito per una volta il tradizionale incipit della rubrica “I tamburi di Darkwood” oltre che lo spazio del titolare di questo blog, vi racconto come mi sia venuta in mente una particolare iniziativa, dopo aver vissuto tre bellissime giornate in compagnia di appassionati e autori in quel di Varazze in occasione dell’intitolazione a Gallieno Ferri di una sala della biblioteca comunale “Eugenio Montale”.
Parlando con la maestra Anna Teresa Fiori, presente all’evento, che segue una classe di seconda elementare e della gioia che hanno i suoi bambini nel parlare di fumetti, abbiamo concluso che una lezione di divertimento “zagoriana” sarebbe stata di grande interesse e crescita per loro ma soprattutto per noi messi alla prova nella nostra passione di sempre dal loro entusiasmo incontenibile. Appena hanno saputo dell’iniziativa i piccoli si sono mobilitati e hanno preparato regalini di ogni tipo e biglietti di benvenuto e ringraziamento, mentre il meraviglioso cuore dei partecipanti al gruppo Facebook “Zagor lo spirito con la scure” ha provveduto a inviare regali di ogni tipo ai bambini (albi e varie, una scure compresa!), mentre gli artisti Luca Corda e Lola Airaghi hanno dedicato ognuno un quadretto personalizzato.

E così il giorno 14 dicembre mi sono recato a Roma presso la scuola “La Giustiniana” per iniziare questa entusiasmante quanto particolare avventura, io fan di sempre che ha passato parecchio tempo alla loro età a scontrarsi con realtà scolastiche della giovinezza che nei confronti del fumetto operavano una severa caccia alle streghe. Inutile dire che appena sono arrivato con la mia maglietta zagoriana nella classe sono stato travolto letteralmente dai venticinque scalmanati entusiasti piccoli lettori che mi hanno subito dato modo di avere grande soddisfazione con un biglietto di benvenuto molto particolare appeso lungo la diagonale della classe.
L’incredibile è che le domande e le paure per come proporsi sono svanite in un secondo, mi hanno preparato i gessetti e alla lavagna ho cominciato a raccontare di Zagor e Cico, degli amici e dei nemici che ne distinguono il mondo fittizio di Darkwood, ho parlato loro di Nolitta/Bonelli e di Ferri e dei loro eredi che hanno portato il nostro eroe dalle strisce fino all’infinito. I bambini hanno anche preso appunti, fatto domande, mentre l’apoteosi è giunta parlando degli animali strani di Darkwood come il Going-Going mangiatutto e il Pisum Alatum che per colpa sua ha fatto una brutta fine in uno degli Speciali dedicati a Cico. I ragazzi hanno scritto sulla lavagna “Siamo tutti Going-Going” e iniziato a saltare per i corridoi in un entusiasmo incontenibile.



Veicolare una “lezione“ (parolone) su Zagor ha prodotto l’incredibile effetto che i bimbi si sentissero come in gita, non a scuola ma a una riunione di appassionati e amici, e possiamo dire che la scintilla dell’input futuro per la conservazione e passaggio generazionale sia in buone mani se abbiamo fiducia che raccontare di certe cose non distoglie dall’insegnamento e apprendimento, anzi aiuta la formazione delle attività principali della seconda elementare, ossia la scrittura e il disegno che nel fumetto trovano il perfetto connubio unendosi (e qualcuno dimentica troppo facilmente che stiamo parlando di una forma d’arte esattamente la nona). Quello che poi io posso aver regalato a loro è infinitesimale rispetto alla soddisfazione che i piccoli mi hanno dato, facendomi sentire importante per loro e addirittura chiedendomi degli autografi!


Ringrazio la maestra Anna, grande amica e zagoriana che mi ha ospitato trattandomi con ogni riguardo, gli amici del gruppo per la loro infinita generosità, Lola e Luca, ma anche Moreno che con dei contatti prima sulla rubrica dei “tamburi di Darkwood” e poi con la conoscenza personale ha creato la magica scintilla per uscire dal nascondiglio di lettura isolato di una camera per proporsi al mondo in tutta la sicurezza e gioia possibile.
Invito chiunque ami il fumetto e non solo Zagor se incontra una maestra lungimirante come Anna (e ce ne sono, tranquilli) che non pratica ostracismo alle nuvole parlanti ma ne favorisce il linguaggio nella giusta età (quella tenera e verde) non esiti a organizzare incontri come questi che sono orgoglio dello spirito con la scure o senza. Chiudo nell’unico modo possibile questo messaggio di ringraziamento ai piccoli della seconda elementare come hanno fatto loro nel saluto di arrivederci a presto del venerdì sera : aaahhyyyaaakkk!


martedì 2 gennaio 2018

TUTTO BATTISTA E BURATTINI



Fra le più belle sorprese del 2017, c'è sicuramente la pubblicazione di cui qui sopra vedete la copertina. Copertina che, purtroppo, è opera mia - ma non è colpa mia, nel senso che io ho cercato in tutti i modi di sottrarmi alla richiesta di Stefano Bidetti e di Francesco Pasquali, i principali artefici dell'iniziativa, ma i due sono stati irremovibili nel pretendere che fossi io a disegnare la cover di questo numero della loro rivista SCLS Magazine

Un numero che, come recita una scritta sul bordo, si è rivelato essere uno "Speciale Moreno Burattini". In realtà, che si trattasse di un tomo monografico l'ho scoperto soltanto quando l'ho potuto sfogliare la prima volta, peraltro nel corso di una occasione pubblica (una pizzata natalizia dei lettori di Zagor). Si è trattato di una vera sorpresa sia per i contenuti tutti incentrati su di me, sia per il numero di pagine davvero esorbitante, ben 270! In pratica, un veri e proprio libro, addirittura di grande formato, stampato su carta lucida e a colori, ricco di testi, disegni, fotografie. Insomma, una sorta di enciclopedia sul sottoscritto. Non posso che ringraziare commosso per tanta attenzione! 

Io credevo che si sarebbe tratto di una "normale" quindicesima uscita di una rivista (di solito davvero ben fatta), all'interno della quale sarebbe stata contenuta una mia intervista e la ristampa di tutte le storie di Battista il Collezionista, un personaggio a fumetti da me creato nel 1985 e pubblicato per qualche anno sulle pagine della fanzine "Collezionare", per poi finire in tre storie di Cattivik disegnate da Giorgio Sommacal. Alla fine, la raccolta delle avventure di Battista c'è, ed è completissima con tanto di apparato critico, ma c'è anche molto altro. 

Chi ha letto le storie del mio buffo collezionista dice in genere di essersi divertito, dunque non posso che consigliarvi di procurarvi SCLS Magazine n° 15 per averle tutte a casa vostra, se siete fra i ventitré lettori di ciò che porta la mia firma. Più di cento le pagine di Battista contenute nel volume, che comprendono non soltanto le prime storie degli anni Ottanta, ma anche quelle che ho realizzato un anno fa con Marcello Mangiantini.

L'intervista a cui mi hanno sottoposto Bidetti e Pasquali, e riportata con un ricco corredo fotografico tra pagina 102 e pagina 132 è la più lunga ed esaustiva che mi sia capitato di vedere pubblicata escludendo forse il libro di Laura Scarpa dedicato al sottoscritto nella collana "Lezioni di Fumetto", ma qui le domande  sono diverse e anche più personali. Credo di essermi confessato in pubblico al pari di quando nascondo un po' di verità su di me nei miei aforismi. C'è pure un po' del mio noto spirito polemico, compensato per fortuna, sempre e ad abundantiam, da quel buon carattere che mi viene di solito riconosciuto e a cui hanno fatto cenno anche i tanti amici chiamati a raccontare di me (come Francesco Manetti, Graziano Romani, Giuseppe Pollicelli e Jacopo Rauch). Uno stuolo di saggisti analizza poi i pregi e i difetti della mia produzione a fumetti legata a Zagor, e sono grato a tutti per l'attenzione che mi è stata dedicata. Francesco Manetti ha recensito da par suo il volume sul blog "Dime Web": potete leggere ciò che ha scritto cliccando qui. Per procurarvi lo "Speciale Moreno Burattini"  potreste anche venire il 13 gennaio alla presentazione che ne verrà fatta a Roma presso la Scuola Internazionale di Comics di Via Lemmi 10. Grazie in anticipo a chi vorrà esserci. Se invece volete ricevere il volume per posta,  ecco recapiti:
info@sclsmagazine.it
sclsmagazine@gmail.com
Francesco 328-4920420
Stefano 348-7681641.