Quando, qualche settimana fa, ho pubblicato alcuni post commentando le mie ultime storie uscite in edicola, come "Ombre gialle" o "L'uomo nel mirino", un lettore mi ha chiesto di allargare la mia attività di autorecensore anche alle storie che ho sceneggiato in passato. In particolare, l'amico mi chiedeva di occuparmi de "Il segreto di Cristoforo Colombo", uno speciale che, evidentemente, gli è particolarmente piaciuto (o spiaciuto), e da cui è stato comunque incuriosito. Ho promesso che lo avrei fatto nel giorno dell'anniversario della scoperta dell'America, ed eccomi puntuale all'appuntamento. Se ci sono altre richieste riguardo ad altre storie, cercherò di accontentarle. Se non ci sono, sceglierò io di volta in volta quale racconto recuperare in chiave aneddotica, sulla falsariga della mitica antologia "Testi e Note" di Isaac Asimov. Raccontando della mia "prima volta" riguardo all'incontro ravvicinato del terzo tipo con Sergio Bonelli, ho anche ricordato come, in seguito, Decio Canzio mi ingaggiò ufficialmente come sceneggiatore telefonandomi il 12 ottobre 1989: in pratica domani festeggerò i miei primi ventuno anni nello staff di Zagor.
Per ricordare qualcosa riguardo a quel che mi è stato chiesto, devo ritornare con la mente non soltanto al giugno 1992, quando "Il segreto di Cristoforo Colombo" uscì in edicola come Speciale Zagor n° 5, ma almeno all'anno precedente, se non alla fine del 1990, quando proposi il soggetto a Renato Queirolo, me lo vidi approvare, e iniziai a scrivere la sceneggiatura. Che l'allora curatore di testata accettasse una mia storia non era, all'epoca, affatto scontato: ero l'ultimo arrivato, praticamente un apprendista in prova, e non sapevo neppure io se avevo il fiato per reggere alla distanza dopo aver messo a segno i primi colpi. Voglio dire: non dico che sia facile, ma può riuscire a più di qualcuno scrivere una storia abbastanza buona da essere pubblicabile, se è magari la storia tenuta nel cassetto per anni, curata e perfezionata, da sempre desiderata e sognata. I guai cominciano in seguito, quando si tratta di ripetere l'impresa e scrivere una sceneggiatura dopo l'altra, senza mai fermarsi davanti al foglio bianco e sempre cercando di superare i risultati precedenti, senza riposare sugli allori. All'epoca, scrivevo Zagor come secondo lavoro, e come primo ero impiegato in un una grande società che garantiva stipendio, ferie e contributi. Non ero sicurissimo, benché lo sognassi, di poter lasciare il posto fisso per vivere di fumetti. Una storia, due, tre, le avevo scritte e mi erano state pagate, ma sarei stato in grado di continuare? Dopo "Il segreto di Cristoforo Colombo" cominciai a pensare di sì.
L'idea per lo speciale nacque dalla constatazione che il 12 ottobre 1992 si sarebbero festeggiati i cinquecento anni della scoperta dell'America. Io, che mi ero sempre interessato alla figura di Colombo come a quelle di tutti gli altri grandi navigatori (del resto ero cresciuto leggendo Verne, Salgari e London), da tempo avevo in mente il mistero affascinante dei marinai lasciati nel forte chiamato Navidad, sulla costa settentrionale di Haiti, che poi al ritorno (durante il secondo viaggio) non furono più trovati. Il motivo per cui Colombo aveva lasciato nelle Antille una parte dei suo equipaggio è che la Santa Maria era affondata dopo l'urto contro uno scoglio. In pratica, il navigatore partì con tre caravelle, come tutti sanno, ma tornò con due, come non tutti sanno. Che fine avevano fatto gli uomini della Navidad? Pensai che la mia storia avrebbe dovuto incentrarsi proprio su questo. Dunque, immaginai che la Santa Maria, fosse affondata soltanto "ufficialmente", mentre in realtà era stata lasciata là per proseguire il suo viaggio compiendo la missione per cui Fernando e Isabella di Spagna avevano accettato di finanziare l'impresa, dopo averla osteggiata per sei anni.
Che cosa, infatti, all'improvviso aveva convinto i regnanti? La mia spiegazione si riallaccia anche alle ipotesi fatte da più parti sulle misteriose carte nautiche che già prima di Colombo segnalavano un continente al di là dell'Atlantico. In pratica, immaginai che i reali di Spagna avessero qualcosa di terribile da nascondere nel posto più lontano possibile, e approfittarono del viaggio proposto del genovese per imbarcare sulla Santa Maria una misteriosa cassa e un misterioso passeggero a cui la nave avrebbe dovuto essere affidata una volta giunta oltreoceano. Chi ha letto lo Speciale sa che cosa c'era nella cassa. Chi non lo ha letto e non vuole avere rivelazioni, interrompa qui la lettura. C'era un Golem, ricreato in Spagna, sulla base di quello creato nel ghetto di Praga, nel laboratorio alchimistico di un "maestro" chiamato Rabbi, chiaramente un ebreo a conoscenza di segreti magici e cabalistici, vendutosi a Fernando e Isabella nonostante questi fossero cattolicissimi e feroci persecutori degli ebrei.
Mi è stato contestato che gli ebrei erano stati scacciati dal regno di Spagna prima dell'impresa di Colombo e che pertanto il misterioso Rabbi non poteva essere lì alla partenza delle caravelle. Ma il Rabbi non era un ebreo qualunque e i regnanti iberici avevano ben motivo di tenerselo caro. Dunque, stabilito questo, per scrivere il soggetto mi sforzai di immaginare come la caravella ripartita da Haiti avrebbe potuto, dopo trecentocinquanta anni circa, coinvolgere Zagor in una avventura. Quel che mi riuscì di inventare è ormai parte del catalogo Bonelli e potete giudicarlo voi. Posso solo dire che ho fatto un certo sforzo di documentazione e le frasi che Colombo scrive e pronuncia nell'albo sono in molti casi tratte dal suo vero diario di bordo.
Che cosa, infatti, all'improvviso aveva convinto i regnanti? La mia spiegazione si riallaccia anche alle ipotesi fatte da più parti sulle misteriose carte nautiche che già prima di Colombo segnalavano un continente al di là dell'Atlantico. In pratica, immaginai che i reali di Spagna avessero qualcosa di terribile da nascondere nel posto più lontano possibile, e approfittarono del viaggio proposto del genovese per imbarcare sulla Santa Maria una misteriosa cassa e un misterioso passeggero a cui la nave avrebbe dovuto essere affidata una volta giunta oltreoceano. Chi ha letto lo Speciale sa che cosa c'era nella cassa. Chi non lo ha letto e non vuole avere rivelazioni, interrompa qui la lettura. C'era un Golem, ricreato in Spagna, sulla base di quello creato nel ghetto di Praga, nel laboratorio alchimistico di un "maestro" chiamato Rabbi, chiaramente un ebreo a conoscenza di segreti magici e cabalistici, vendutosi a Fernando e Isabella nonostante questi fossero cattolicissimi e feroci persecutori degli ebrei.
Mi è stato contestato che gli ebrei erano stati scacciati dal regno di Spagna prima dell'impresa di Colombo e che pertanto il misterioso Rabbi non poteva essere lì alla partenza delle caravelle. Ma il Rabbi non era un ebreo qualunque e i regnanti iberici avevano ben motivo di tenerselo caro. Dunque, stabilito questo, per scrivere il soggetto mi sforzai di immaginare come la caravella ripartita da Haiti avrebbe potuto, dopo trecentocinquanta anni circa, coinvolgere Zagor in una avventura. Quel che mi riuscì di inventare è ormai parte del catalogo Bonelli e potete giudicarlo voi. Posso solo dire che ho fatto un certo sforzo di documentazione e le frasi che Colombo scrive e pronuncia nell'albo sono in molti casi tratte dal suo vero diario di bordo.
Prima di passare a commentare appunto qualcuno dei giudizi, mi preme sottolineare una cosa. Credo che con "Il segreto di Cristoforo Colombo" per la prima volta Zagor sia riuscito ad "agganciare" un anniversario storico, come appunto quello della scoperta dell'America. In seguito sarebbe successo ancora, per esempio con la mia storia "Agenti Segreti", uscita in occasione del duecentesimo anniversario della nascita di Alexis de Tocqueville, coprotagonista con lo Spirito con la Scure di quella avventura.
Per tradizione, invece, la cosa era abituale per Martin Mystere, che sempre dedicava uno speciale a qualche celebrazione dell'anno in corso. Infatti, nel giugno 1992, in contemporanea con il mio albo, ne uscì anche uno del BVZM intitolato "La quarta caravella" in cui si fornisce (anche lì) una versione alternativa dei fatti storici (ma non del tutto in contraddizione con la mia).
Però, con mia grande soddisfazione, già in maggio io avevo battuto sul tempo Alfredo Castelli pubblicando "Cico Conquistador", vale a dire un altro speciale dedicato alla scoperta del Nuovo Mondo. Insomma, nell'anno del cinquecentenario, io riuscii a celebrare l'evento non con uno, ma con due albi speciali.
Per tradizione, invece, la cosa era abituale per Martin Mystere, che sempre dedicava uno speciale a qualche celebrazione dell'anno in corso. Infatti, nel giugno 1992, in contemporanea con il mio albo, ne uscì anche uno del BVZM intitolato "La quarta caravella" in cui si fornisce (anche lì) una versione alternativa dei fatti storici (ma non del tutto in contraddizione con la mia).
Però, con mia grande soddisfazione, già in maggio io avevo battuto sul tempo Alfredo Castelli pubblicando "Cico Conquistador", vale a dire un altro speciale dedicato alla scoperta del Nuovo Mondo. Insomma, nell'anno del cinquecentenario, io riuscii a celebrare l'evento non con uno, ma con due albi speciali.
Personalmente, provvidi a festeggiare in un modo insolito: il 12 ottobre 1992, mi trovavo su un'isola delle Bahamas (non proprio quella su cui arrivò Colombo, la cui collocazione non è certa, ma lì vicino). Più sotto mi vedete (in dolce compagnia) proprio in quella data su una spiaggia simile e prossima a quella del fatidico sbarco: per me, una grande emozione. Per scrivere la storia zagoriana e ho avuto la fortuna di studiare piuttosto a fondo i vari aspetti dell'impresa di Colombo. Soprattutto ho letto il suo "Diario di Bordo" (una lettura affascinante, anche se il testo è giunto a noi rimaneggiato). Per realizzare la sua impresa, il navigatore dimostrò coraggio, dignità, intelligenza, pietà, fede, tenacia, astuzia oltre ogni limite. Tutto era contro di lui: il potere religioso e quello politico, le conoscenze tecniche e quelle scientifiche. Colombo non mollò mai di fronte alle difficoltà, trattò a testa alta con i regnanti del suo tempo, studiò i venti e i mari, seppe governare i suoi equipaggi. Tracciò una rotta che nessuno aveva mai osato, subì beffe e tradimenti, fu uomo moderno contro l'ottusità medievale, rischiò addirittura di finire sul rogo come eretico. Inseguì il suo sogno e lo realizzò, e sbarcò in un paradiso naturale di cui veramente s'innamorò (come risulta evidente dai suoi scritti). No, non fu affatto facile arrivare in America, quel 12 ottobre. Ma Colombo ci arrivò. Però fu un eroe sconfitto: suoi meriti non furono riconosciuti, le promesse dei sovrani non vennero mantenute. Fu cacciato dal suo paradiso, altri se ne impossessarono e ne fecero scempio.
C'è un'altra cosa che ricordo, di quando uscì in edicola "Il segreto di Cristoforo Colombo". Rammento perfettamente di aver comprato lo Speciale, di averlo letto sulla panchina di un parco a Campi Bisenzio e aver pensato: "se non entro nel cuore degli zagoriani con questa storia, non ci entro più". Era la mia terza storia di Zagor pubblicata, dopo "Pericolo Mortale" e "L'abbazia del mistero", tutte illustrate dal grande Gallieno Ferri (genovese e perciò felicissimo di poter disegnare Colombo e le caravelle).
A proposito dell' "Abbazia del mistero", la mia seconda storia, e del clima di quegli anni in cui lo Spirito con la Scure usciva da un periodo molto controverso, di recente mi è capitato, non senza emozione, di leggere questo commento (firmato "Andrea 67") sul forum SCLS: "Ricordo che, dopo aver letto una ventina di pagine di questa storia, automaticamente ritornai alla prima pagina per controllare se era tornato Nolitta, anche se lo sapevo che la storia l'aveva scritta (il nuovo autore) Burattini. Mamma mia come scriveva bene Burattini già alla seconda storia! Storia eccezionale ed inizio del dopo-Toninelli".
A proposito dell' "Abbazia del mistero", la mia seconda storia, e del clima di quegli anni in cui lo Spirito con la Scure usciva da un periodo molto controverso, di recente mi è capitato, non senza emozione, di leggere questo commento (firmato "Andrea 67") sul forum SCLS: "Ricordo che, dopo aver letto una ventina di pagine di questa storia, automaticamente ritornai alla prima pagina per controllare se era tornato Nolitta, anche se lo sapevo che la storia l'aveva scritta (il nuovo autore) Burattini. Mamma mia come scriveva bene Burattini già alla seconda storia! Storia eccezionale ed inizio del dopo-Toninelli".
Invece, riguardo alla storia di Colombo, un altro forumista, Kramer, pone alcuni dubbi, sostiene che con il tempo sono peggiorato e così scrive: "Bellissima. Per due motivi: sceneggiatura fantastica, scevra da tutti gli appesantimenti della sua produzione successiva, in qualche passaggio anche ingenua, ma assolutamente spontanea (...) Sceneggiatura fantastica: buonissimi i dialoghi, sebbene sia presente qualche topos burattiniano; c'è addirittura spazio per uno Zagor lirico! Soggetto fantastico: inutile dire quanto sia affascinante tutta la vicenda. C'è la ricostruzione storica, ma, scherzi del destino, è sicuramente una delle cose migliori di questa storia, una di quelle che te la fanno tornare alla mente. Splendido il taglio delle vignette: non so chi tra Burattini e Ferri abbia i meriti più grandi in questa innovativa (e per me riuscitissima) impaginazione. Torno alla mia ipotesi fantasiosa: e se questa fosse una storia di molto antecedente al periodo in cui è stata pubblicata? Anche questo elemento (delle vignette) mi fa pensare che possa esserci lo zampino di Sclavi (vi ricordate "Killer!" n°12 di Dylan Dog con Terminator-Golem?). Naturalmente se qualcuno sa parli, o mi smentisca". Smentisco: nessuno zampino di Sclavi, e la storia fu pubblicata appena pronta. Quanto al taglio delle vignette, il merito è di Ferri.
PPS - Per leggere una discussione sul Colombo "cattivo" sterminatore di indigeni, guardate i commenti.