martedì 14 agosto 2012

IL GIOCO DELL'AMORE E DEL COSO



Per chi ancora non le conoscesse, le regole del gioco sono queste: più o meno una volta al mese, raduno in un unico articolo le cose più divertenti o interessanti (testi, immagini e facezie, segnalazioni) pubblicate sul mio “coso” su Facebook.  I testi che seguono hanno il pregio di essere brevi e scollegati fra loro, e dunque si possono leggere solo quelli che hanno il titolo più divertente o l'illustrazione più accattivante. Troverete in fondo i link che rimandano alle puntate precedenti. Il titolo di questo pezzo rimanda a "Il gioco dell'amore e del caso", una fra le più divertenti commedie di Marivaux




IO, IL MOSTRO

1° luglio. Ho letto il n° 310 di Dylan Dog, "Io, il mostro". Non tutte le storie di Dylan mi piacciono allo stesso modo, ovviamente. Quando ho chiuso l'ultima pagina di questa, mi sono accorto di averla divorata senza aver avuto la sensazione del tempo trascorso, e di esserne soddisfatto. Merito dei testi di Ruju, che raccontano uno storia lineare e tutto sommato semplice, ma non banale, drammatica e commovente, ficon qualche scena più splatter del solito, e finalmente con qualche nudo, in cui una volta tanto si capisce perché Dylan si innamori di una ragazza (la cui figura, in effetti, fa innamorare anche il lettore, o almeno ha fatto innamorare me). Ma, soprattutto, mi rendo conto che merito della riuscita dell'albo è del disegnatore, di cui colgo l'occasione per tessere in pubblico i più smisurati elogi: Giovanni Freghieri. Veterano della serie, con la fama del velocista, ma velocità e presenzialismo non vanno mai a discapito della qualità, altissima, non solo del disegno, ma proprio del modo di raccontare, efficace come quello di pochi altri. Una garanzia. 


LA BICI DI PUCCINI

1° luglio. Vado al mare in bicicletta, in una spiaggia della Versilia. Le mie ruote attraversano a un certo punto una enorme pozza che allaga la pista ciclabile da almeno tre giorni. C'è una perdita in un tubo che annaffia le aiuole, e l'acqua esce a litri. Penso: "Ma possibile che non ci sia un addetto, un vigile urbano, un assessore che transiti sulla passeggiata come sto facendo io, e che stanno facendo migliaia di persone, e che se ne accorga?". Mah. 
Vado a prendere un caffé sul pontile e noto che proprio in cima, dove la gente dovrebbe in teoria affacciarsi a vedere il mare, c'è tutta una transenna che impedisce di avvicinarsi al parapetto perché, avvisa un cartello, la vernice è fresca. Poco convinto, tocco l'inferriata ed è asciuttissima. La transennatura potrebbe benissimo essere rimossa, e lasciar godere la balconata ai turisti. Invece è rimasta lì per il weekend, si vede che gli operai del comune, o chi per loro, hanno ritenuto di non far niente fino alla settimana successiva, o a quella dopo ancora, chissà. Già è strano riverniciare un pontile turistico a fine giugno e non averlo fatto a fine aprile, ma dato che si è tardato, almeno facciamo in modo che le sgradevolezze dei lavori in corso non intralcino le ferie dei vacanzieri. Invece, le intralciano. Di nuovo: ma come mi sono reso conto del problema io, perché un maggiorente della pubblica amministrazione non è venuto a dare un'occhiata? Peraltro non è che l'occhiata dovessero darla in un posto particolarmente nascosto, ma nel punto più in vista di tutto il lido. 
Torno indietro e noto che una fila di palmizi messi a decorare il lungomare è visibilmente in sofferenza: le piante sono praticamente secche, pennelloni color ocra senza quasi foglie verdi, e invece di rallegrare mettono angoscia evocando scenari di siccità, di arsura, di morte. Parlo con il gestore dello stabilimento balneare lì vicino e gli chiedo: "Ma queste palme, le lasciano seccare?". "Che vuole, non vengono mai annaffiate né curate". "Ma scusi, non passa mai il sindaco sul lungomare? Non le vede?". "Boh, forse non ci fa caso". Nè lui, né nessun altro della giunta, né qualche consigliere dell'opposizione, oserei dire. "Lei non può farglielo sapere?". "Senta, io ogni giorno segnalo che qui accanto c'è una baracca sulla spiaggia, appoggiata a un muro, dove tutti vanno a fare i bisogni e che appesta l'aria sull'arenile tutt'intorno, e basterebbe chiuderla per evitare il problema, ma non si vede nessuno". 
Tornando verso casa, vedo una bicicletta legata a un palo della luce, in un punto molto transitato vicino alla passeggiata. A giudicare dalle condizioni, si direbbe abbandonata lì da vent'anni, ridotta a un ammasso di ruggine. Se una città di mare vuole attirare dei turisti, bisognerebbe quanto meno ripulire le strade e un rottame di metallo su un marciapiede è senz'altro qualcosa da rimuovere. Come lo vedo io, lo vede chiunque passi da lì. Compresi i vigili urbani, che magari in quella strada fanno fioccare le multe. Vedono le ruote di una macchina sul marciapiede, ma la bicicletta abbandonata, no. Non sarà mica un reperto storico, tipo la bici di Puccini? Per concludere, quello che ho visto io con un semplice giro per le strade principali di un posto di mare, lo possono vedere tutti. Autorità comprese. 
Vien quasi da credere che costoro, pur amministrando una città, vivano altrove e altrove facciano le loro passeggiare.




FOTO D'EPOCA

1° luglio. Grazie a Francesco Manetti che l'ha recuperata, ecco una foto d'epoca (seconda metà degli anni Ottanta) di un viaggio in treno in uno scompartimento dove si vedono il sottoscritto, Luca Boschi (in piedi), Antonio Vianovi (l'editore di Dime Press), Leonardo Gori (il giallista) e Alberto Becattini (super esperto Disney).




LA SUPERIORITA'

2 luglio. Non c'è dubbio che almeno in qualcosa Dago ci sia superiore (dal volume di Robin Wood & Carlos E. Gomez "Notre-Dame de Lausanne", edizoni Uchronia).



CITAZIONE ZAGORIANA

2 luglio. Citazione zagoriana sullo Speciale Brendon n° 10, "Gli ultimi fuochi (di Chiaverotti e Spadavecchia), in edicola in questi giorni (consigliatissimo).




INCONTRI RAVVICINATI

3 luglio. Un incontro impossibile? Foto-copertina immaginata da Franco Lana.




IL CRITICO E IL CRITICATO

3 luglio. 1992. I giovanissimi Moreno Burattini (autore ipercriticato) e Alex Principato (lettore ipercritico)



DALL'ABISSO DELLA MEMORIA

3 luglio. Dylan Dog n° 120, "Abyss", di Balsamo/Sclavi & Casertano (settembre 1996): citazione zagoriana segnalata da Adriana Roveda.




VOTATE ME

3 luglio. In un commento di qualche giorno fa, mi chiedevo perché i pubblici amministratori così come i vigili urbani ed altre autorità, non si accorgono delle evidenti magagne facilmente risolvibili che si vedono a destra e a manca passeggiando per le strade principali delle città. Giuseppe Reina mi ha dato un consiglio: "Moreno, càndidati!". Mi pare uno spunto da approfondire.  Secondo me, per candidarsi, e  dunque per aver voglia di fare il politico, bisogna essere predisposti geneticamente, e io non lo sono. I pubblici amministratori sono mutanti, di un'altra razza rispetto a noi, non c'è nulla da fare, Lombroso avrebbe dovuto studiarne la fisiognomica invece di occuparsi dei delinquenti (oddio, magari le due cose non sono in contraddizione).  Per fare il politico bisogna essere furbi, non avere morale ma atteggiarsi a moralisti, non avere peli sullo stomaco ma averli sulla lingua e si deve essere padroni dell'arte del saper vivere, tutte doti che io non ho. Faccio fatica persino a governare la mia vita, figuriamoci se vorrei governare quella degli altri. Per cui, se un giorno dovessi candidarmi a qualche elezione (anche soltanto quale rappresentante dei genitori nella scuola dei miei figli), vi autorizzo a sospettare che un'entità aliena si sia impossessata del mio corpo. Tuttavia, c'è un ulteriore motivo, oltre quello genetico, che esclude in ogni caso la mia discesa in campo: la mia intolleranza verso le etichette. Potrei avere le migliori idee del mondo per risolvere i problemi pratici di una città (che poi sono il decoro pubblico, la lotta alla criminalità, lo sviluppo del commercio, la salvaguardia delle risorse, la promozione della cultura), ma se mi candidassi con una lista di centrodestra, non mi voterebbero a priori quelli del centrosinistra che anzi mi odierebbero etichettandomi come "fascista"; se mi candidassi con il centrosinistra, non mi voterebbero a priori quelli del centrodestra che anzi mi odierebbero etichettandomi come "comunista", se mi candidassi con una lista civica, non mi voterebbero a priori né quelli del centrodestra né quelli del centrosinistra che anzi mi odierebbero dandomi del "populista" o del "qualunquista". In tutti i casi, mentre ora posso andare a prendere l'aperitivo dove voglio e tutti o mi ignorano o mi sorridono, dopo sarei guardato male in ogni dove. Perché il problema è appunto quello delle etichette, delle ideologie, degli schieramenti "o con me o contro di me". Una logica che mi è del tutto estranea. Perciò, signori miei fate a meno di me, va in giro a pigliarmi una sbornia di ossigeno blu (come cantava qualcuno, chitarrista in un quartetto, in un suo album da solista).



3 luglio. 1992. Bonvi e Castelli.



3 luglio. 1993. Moreno Burattini con Karel Thole.




CIAO, LAURA

3 luglio. E' morta Laura Grimaldi, mitica direttrice del "Giallo Mondadori" e scrittrice di ottimi gialli lei stessa. Se non l'avete letto, vi consiglio "Il sospetto", che mi ha raggelato.





3 luglio. Sto guardando il dottor House. Ma quant'è bella Olivia Wilde?



IL MEDICO DI FAMIGLIA

3 luglio. Dicono tutti che assomiglio al dottor House.
Allora, guardate l'immagine di questo sito medico e vi stupirete:

PS - Sono davvero io, eh. Mi sono prestato a fare da fotomodello, dopo che mi hanno convinto di avere il phisique du role.



ZAGOR IN ISRAELE

4 luglio. Zagor ha avuto una sua edizioni israeliana, in anni passati. Oggi, Alfredo Castelli mi invia l'immagine sottostante e questo messaggio: "visto che sei più folle di me, ti mando la meravigliosa caricatura del copertinista e editore israeliano di Zagor, Meir Misrahi. Se vuoi saperne di più su Zagor in Israele, guarda il sito
(puoi tentare di tradurre con Googe Traduttore)".



L'ATTOR GIOVANE

4 luglio. A proposito di miei interpretazioni in posa, dopo la foto in cui recito come medico, ecco un raro scatto d'archivio in cui mi vedete sul palcoscenico a interpretare una commedia in costume ("Le forche caudine", di Ugo Palmerini). Avrò avuto vent'anni!





VIVA GLI INDIANI

4 luglio. Stralcio da una lettera appena giunta il redazione. "Le faccio vivi complimenti per 'L'uomo che sconfisse la morte', storia che dimostra come l'eroe di Darkwood esprime il meglio quando agisce in un contesto realistico. Di fumettacci pulp ce ne sono fin troppi, temiamo il nostro lontano da questo genere. Avanti così, mi raccomando, chi ama Zagor vuole vedere indiani, e non negromanti o assurdi cacciatori di zambi". Va tutto bene, perché il lettore è soddisfatto di una mia storia e fa dei complimenti. Mi interrogo però su quella frase: "Chi ama Zagor vuole vedere indiani e non negromanti". Mi chiedo se sia vero. Ma, soprattutto, mi chiedo se l'amico lettore abbia mai letto "Kandrax il Mago" e "Dharma la Strega", o le storie con L'uomo Lupo e la creatura della Laguna Nera.


4 luglio. Edicola sulla passeggiata sul mare di Viareggio. Una caterva di buste con tutti i miei Cico in offerta a 2,60 ero l'uno. A fine mese, erano esaurite.



4 luglio. 1993. L'indimenticabile Michele Pepe al lavoro nella redazione Bonelli.




LA RETE E' UN TRUCCO

4 luglio. "La rete è un trucco". Così si intitola un articolo di Carlo Vulpio su "La Lettura" di domenica 11 luglio 2012. "Falsi utenti, provocatori, manipolatori: tutti i rischi della 'democrazia dal basso'", aggiunge il sottotitolo. Leggendo, si scopre che precise strategie di manipolazione fanno "largo ricorso ai fake (utenti dalla falsa identità che orientano la discussione), ai troll (utenti che inter vengono per provocare gli interlocutori e avvelenare il dibattito) e agli influencer (utenti che appunto influenzano gli altri)". Ho deciso che quando faranno aprire una miniserie anche a me ingaggerò un gruppo da infiltrare là dove serve per pilotare il consenso. Peccato che non si possano pilotare anche le vendite in edicola (o si può?). In attesa di quella miniserie lì, fake, troll e influencer che vi siete infiltrati qui nel "coso", tornate a casa e non manipolate le opinioni altrui! Scherzi a parte, è evidente che il problema esiste. O no?




IMPICCATE IL PROGETTISTA

6 luglio. Per quanto possa sembrare strano, si viaggia più comodi su certi treni regionali, o nei vecchi vagoni a scompartimenti, che in seconda classe dei Frecciabianca, dei Frecciarossa o su quelli che una volta erano i vagoni dell'Eurostar, il cui progettista, almeno quello che si è occupato dei sedili, andrebbe impiccato (o condannato a trascorrere l'ergastolo legato a una delle sue maledette poltrone - al che, lui preferirebbe l'impiccagione). Sono poltrone strettissime, e che obbligano il capo a stare inclinato in avanti in posa innaturale (mento contro il petto) per tutta la durata del viaggio, senza possibilità alcuna di reclinarlo all'indietro o di lato per schiacciare un pisolino. Spazio per allargare i gomiti, nessuno. Spazio per allungare le gambe, men che mai. Se ti capita accanto un compagno di viaggio che supera i settanta chili, è finita. Idem se quello davanti ha le gambe lunghe di uno alto più di un metro e sessanta. Ma la cosa più terrificante è il condizionatore d'aria che spara gelo siberiano da sotto il finestrino. Impossibile sedersi davanti al vetro e non scendere con il torcicollo, il mal di gola, l'otite e il raffreddore per la bassa temperatura. Personalmente, mi sono attrezzato con un kit di sopravvivenza che prevede un paio di sciarpe da appoggiare sulle fessure o da infilarci dentro, il modo che il vento glaciale sia deviato tutto dall'altro lato e uccida il passeggero davanti a me. Mors tua, vita mea.





LA CURA DELLA CIOCCOLATA

6 luglio. Dopo un viaggio in Frecciabianca accanto a in signore di duecentoventi chili che mi schiacciava contro il finestrino, sono sceso dal treno immerso in cupi pensieri, riguardanti la mia vita privata e i rapporti sociali. Quelli meno angoscianti, riguardavano il mio interrogarmi sul perché certa gente debba avercela con me, in mancanza di ogni mio atteggiamento aggressivo o malevolo, e nonostante, al contrario, l'evidenza di comportamenti amichevoli, dialoganti e cordiali, e di un sorriso sempre regalato in ogni circostanza. Eppure, sul luogo di lavoro, o nel parentado, o fra i vicini di casa, c'è sempre qualcuno a cui stai sulle balle. E che per questo si sente in diritto di farti la guerra, anche in assenza di provocazioni. Solo perché sei tu, perché hai quella faccia lì, perché sorridi sempre e non ti arrabbi mai. A chi, per motivi suoi, ti trova antipatico, non mancherà mai il motivo per scatenarti contro l'inferno. Fai una cosa fatta bene? Lo fai per farti lodare. Sorridi? Sei falso. E' l'atteggiamento, non so, di chi legge una bella storia e la stronca perché c'è un refuso; o di chi vede un'opera di bene e la critica perché non se n'è fatta una migliore; o di chi si è convinto per partito preso che tu sia un coglione e una volta messa l'etichetta non cambia idea più; o di quello che è invidioso per qualunque motivo ma si dà delle ragioni diverse per il suo rancore, inventandosi qualcosa. Davanti a costoro, non c'è niente da fare. Che tu sia bello, che tu sia brutto, ti tirano le pietre. Diventa per loro un punto d'orgoglio, l'attacco. Dunque, arrivo a casa e racconto tutto questo alla dolce metà. Che mi guarda e mi dice: "A che punto sei, con la dieta?". "Settantacinque chili". "Forse è il caso che tu torni a mangiare un po' di cioccolata".





NEVER FEED THE TROLL

6 luglio. A proposito di fake, troll e "disturbatori" del Web (un argomento di cui abbiamo parlato qui sul "coso" pochi giorni fa, e che è stato riportato agli onori della cronaca dal proposito della giornalista sportiva Paola Ferrari di denunciare Twitter) ho trovato in Rete l'interessante pezzullo di Giuseppe Marino linkato qui. Mi ha colpito il passaggio in un cui il giornalista parla dei denigratori professionisti che si leggono sui social network come "frustrati che nei dibattiti on line vomitano volgarità e livore, cercando la ribalta dei volti noti ma nascondendo le proprie facce". La regola in Rete è "never feed the troll", mai nutrirli. "Rispondere significa dar loro importanza. E poiché è ciò che cercano disperatamente, subito si scatenano". Per saperne di più, ecco qua un vademecum antitroll



7 luglio. Il mio nipotino Alessio.




CAVALCATE PRATESI

8 luglio. Cronache dall'incontro di ieri sera, durante il quale io e Fabio Civitelli abbiamo presentato il Texone "La cavalcata del morto", alla Festa del PD di Prato, dove eravamo stati invitati. Prima del dibattito, io e gli amici della libreria Mondi Paralleli, organizzatrice dell'evento, abbiamo accompagnato Civitelli in giro per il bellissimo centro storico della città (Piazza del Comune e Piazza del Duomo, con il pulpito di Donatello, sono un spettacolo specialmente di sera). Poi, un bagno di folla alla Festa, perché la gente era davvero tanta e, secondo me, il pubblico si è divertito. Le attestazioni di stima e di ammirazione verso Fabio si sono sprecate, ma devo dire di aver sentito anch'io tanto affetto, e c'è stato chi mi ha supplicato di non mollare mai la cura redazionale di Zagor, "perché se no sarebbe la fine", dopo che ho ventilato l'ipotesi di lasciare Via Buonarroti per dedicarmi soltanto a scrivere storie da casa. Sono cose che rincuorano, visto che non è facile gestire le mie due diverse attività. Ovviamente abbiamo ricordato Sergio Bonelli, a cui tutti hanno tributato un caloroso applauso.Tanti amici, tanti autografi, tante foto, tante strette di mano, fino a notte tarda. Fabio Civitelli si è dimostrato una volta di più un campione di simpatia e di disponibilità, non negando un disegno a nessuno, e facendo vedere in anteprima i suoi nuovi lavori. Fra le anticipazioni, la pubblicazione in volume di pregio del suo Texone (cartonato, in grande formato, su carta patinata). Fra le altre novità, la ripresa, a Settembre, del Convegno del Fumetto di Prato da parte del vecchio patron Stefano Bartolomei, che ha annunciato un calendario di eventi davvero di rilievo. Infine la sorpresa di scoprire fra il pubblico due parlamentari interessatissimi e attenti: gli onorevoli Antonello Giacomelli, che è stato anche mio compagno di classe ai tempi del liceo, e Stefano Fassina, membro della segreteria nazionale del Partito Democratico come responsabile del settore economia e lavoro. Fassina, in particolare, si è dimostrato cordialissimo e calorosissimo, mi ha rivelato di aver chiamato Zagor il suo cane in ragione della sua passione per lo Spirito con la Scure e mi ha chiesto un autografo sullo Zagorone. Ci siamo persino dati del tu per tutto il tempo. Lo vedete con me in questa foto, scattata da Giacomelli (non capita tutti i giorni di farsi una fare una foto da un deputato di lungo corso).





LA SCONFITTA

7 luglio. Vasco Rossi si sposa. "Il matrimonio civile rappresenta per me e per la mia futura moglie una sconfitta per le nostre convinzioni. E' un atto puramente tecnico e necessario per dare a Laura gli stessi diritti dei miei tre figli". Ecco, credo che, purtroppo, il rocker abbia ragione. Se uno si sposa dovrebbe essere perché è contento di farlo. Se invece lo deve fare perché ci sono delle leggi assurde che in qualche modo "impongono" di sottoporsi a un vincolo ritenuto, per una tradizione obsoleta, l'unica "forma" possibile di un rapporto di coppia, vuol dire che c'è la dittatura di un pensiero unico e illiberale, contro la logica e contro l'individuo e persino, per assurdo, contro la coppia. Sia chiaro che io non ho nulla contro il matrimonio fatto per scelta, me la prendo contro il matrimonio fatto per destino a cui ci deve rassegnare. Dovrebbe essere garantita la libertà dei singoli di non doversi sposare, salvaguardando il diritto di attribuire alla propria partner (o al proprio compagno) quel che si ritiene giusto farle (o fargli) condividere del frutto del proprio lavoro. La compagna amata per una vita rischia di non poter andare a trovare in ospedale il proprio uomo (o viceversa) e di non ereditare niente alla sua morte, rimanendo senza sostentamento, mentre un figlio magari degenere o che detesta il padre e che di lui si disinteressa, ne diverrebbe l'unico erede. Persino il compagno di Lucio Dalla rischia di essere cacciato dalla casa dove viveva con il cantautore, a vantaggio di lontani parenti di quest'ultimo. Il vincolo matrimoniale è poi deleterio in ogni caso quando si arrivi al divorzio, e cioè più o meno nella metà dei casi: i nuovi poveri sono, dicono le statistiche, i mariti divorziati obbligati a non disporre più dei propri averi in favore delle mogli (e viceversa, in certi casi). Insomma: secondo me, e sia detto da uno che crede nel rapporto di coppia, la vera giustizia esigerebbe che un uomo (e una donna) possano disporre dei propri averi come meglio credono, essendo appunto frutto di lavoro e di fatica, e dunque non debbano essere obbligati dalla legge a darli a ex-mogli non amate e neppure a figli che non li meritino. Un uomo (e una donna) devono poter lasciare quel che è un tempo era stato loro, a chi amano, indipendentemente dai vincoli del matrimonio, se quei vincoli non sono riconosciuti come un valore assoluto. E' assurdo che si sia costretti a sposarsi solo per tutelare chi si ama. Che valore può avere un matrimonio fatto per costrizione statale? Proprio perché l'istituzione matrimoniale possa avere un significato più grande occorrerebbe svincolarla da queste beghe legate al trasferimento dei diritti ereditari. E ugualmente chi si ama dovrebbe poter avere accesso alle corsie di ospedale o fare tutto ciò che è consentito a un marito o a una moglie, anche senza aver dovuto sottoporsi a un rito in cui non si crede. Viva l'Amore, senza bisogno di patenti e certificati dello Stato che lo attestino.




FACCIO DOMANDA

7 luglio. Leggo che il romanzo di Alessandro Piperno che ha vinto il Premio Strega 2012, "Inseparabili", è stato tirato in sessantamila copie. Il suo precedenti titolo, "Persecuzione", ne ha vendute trentamila. Ora, Zagor tira tutti i mesi sessantasemila copie e ne vende quarantamila, ed è in edicola da cinquantun anni (poco meno di quelli che conta lo Strega). Quando cominceranno, i Signori della Cultura ad accorgersi anche di noi? O c'è da fare domanda per entrare nel Club?



TENTAZIONI

7 luglio. Sto leggendo cinque libri contemporaneamente.Ma ce n'è un sesto che mi tenta e vorrei cominciarlo. Che fare?





PUNTI DI VISTA

8 luglio. Due locandine fuori dall'edicola, stamani a Viareggio, dove ieri si è svolto il Gay Pride. Titolo de "La Nazione": "In migliaia al Gay Pride". Titolo de "Il Tirreno": "Poca gente al Gay Pride". Mah. C'è qualcosa che non quadra.




IL DIAVOLO NELLA BOTTIGLIA

8 luglio. Aneddoti da spiaggia.
"Babbo, che cosa stai leggendo?"
"Un romanzo breve di Robert Louis Stevenson, l'autore de 'L'isola del Tesoro'. Oppure, se preferisci, un suo racconto lungo, Alice".
"Come si intitola?"
"'Il diavolo nella bottiglia'".
"E' bello?"
"Straordinariamente bello. Un gioiello. Pagine in cui non c'è una parola in più, né una di meno di quelle che ci devono essere".
"A me non sembra tanto lungo".
"In effetti, no. Potresti leggerlo qui sotto l'ombrellone, iniziandolo adesso e finendolo prima che sia ora di andare a mangiare".
"Perché non lo leggi tu a voce alta?"
"Va bene. Te lo leggo. Dimmi tu se ti stanchi e non vuoi più sentire il seguito".
Comincio a leggere. La storia de "Il diavolo nella bottiglia" è ipnotica: una volta capito il diabolico (è il caso di dirlo) meccanismo, non c'è modo di staccare gli occhi dal libro, curiosi di sapere come va a finire.
In poche parole, il succo è questo (spero che Stevenson son si rivolti nella tomba per come banalizzo la sua storia e la faccio breve).
Un giovane hawaiano senza troppi mezzi, di nome Keawe, il cui sogno più grande è vivere in una bella casa, incontra un giorno un ricco signore, che lo convince ad acquistare, per i pochi soldi che ha in tasca, una bottiglia scura, nella quale si agita una nebbia misteriosa, dicendogli che lì dentro vive un demone in grado di appagare ogni suo desiderio. Però, perché ciò si avveri, gli devono essere chiare tre regole: 1) se lui morirà possedendo quella bottiglia, finirà all'inferno perché in cambio dei suoi servigi il diavolo pretende un'anima; 2) per evitare di finire all'inferno, dovrà cercare di vendere la bottiglia a qualcun altro, però a un prezzo inferiore a quello da lui pagato (se lo si vende a un prezzo superiore o uguale la bottiglia torna indietro); 3) la vendita deve essere fatta senza nascondere all'acquirente il patto che si sottintende accettato con l'acquisto (chi compra, deve conoscere le regole del gioco, insomma, e non può essere truffato non dicendogliele).
Keawe torna a casa con la bottiglia e in breve tempo diventa ricchissimo, così da potersi permettere la villa dei suoi sogni. Non solo: poiché conosce una ragazza bellissima, Kokua, che lei si innamori di lui.
A questo punto, Keawe si impaurisce: ha tutto ciò che desidera, ma se gli capitasse di morire perderebbe l'anima. Il prezzo che lui ha pagato per comprarla è già molto basso, e più l'oggetto incantato passa di mano, più è difficile trovare il modo di farlo pagare di meno, dato che chi compra dovrà poi convincere un altro che egli sarà in grado di fare altrettanto. Si avvicina insomma il momento in cui la bottiglia resterà fatalmente in mano a qualcuno. Riesce però a vendere la bottiglia a un amico che sogna di possedere una nave: gli spiega che può averla, e riesce a liberarsi del demone.
Ma, dopo qualche anno, Keawe scopre di essere malato di una terribile malattia incurabile, che comporterà non solo la sua morte, ma lo strazio della bella Kokua che lo ama follemente. Per guarire, l'unico modo è cercare di ricomprare la bottiglia. Ma dove sarà finita? Ripercorrendo tutti i passaggi di mano, Keawe trova chi la possiede attualmente, il quale è ben lieto di vendergliela, ma... ormai il prezzo è così basso che, se lui la ricompra, non troverà più nessuno a cui cederla. Che fare, dunque?
Arrivato a questo punto, mi accorgo che non soltanto Alice non ha chiesto che smettessi di leggere e mi ascolta incantata, ma che tutte le persone sedute sotto gli ombrelloni attorno sono zitte a sentirmi a leggere, e aspettano che finisca il racconto.
Però, guardo l'orologio.
"Ehi, ma è l'ora di andare a mangiare! ...Basta così, siamo già in ritardo! ...Il racconto lo finiremo stasera a casa".



9 luglio. Un'altra recensione (più che positiva) dello Zagorone n° 2, "L'uomo che sconfisse la morte".. 





9 luglio. 1961-2011: Zagor, il cinquantenne, secondo Luca D'Angelo.




SUB TERRA

10 luglio. Ogni tanto, qualcuno dei miei ventitré lettori mi invia un suo libro, e ne sono sempre molto contento. Comincerò a farveli vedere, se trovo il tempo e se ho la webcam a portata di click. Ieri è arrivato "Sub Terra - Rock Estremo e Cultura Underground in Italia 1977 - 1998", di Edurdo Vitolo, Tsunami Edizioni (2012), 350 pagine dense di notizie e di illustrazioni, con una copertina estremamente accattivante. Vitolo (giornalista freelance, blogger, autore e speaker radiofonico) ha già al suo attivo un saggio intitolato "Horror Rock, la Musica delle Tenebre" (Arcana, 2010). Un tipo che farebbe la gioia di Padre Amorth, insomma. Alcuni suoi racconti sono apparsi su diverse antologie e pubblicazioni indipendenti. Sono tosti, gli zagoriani: me ne convinco sempre più. Poiché io sono un noto cultore di Pupo e Cristina D'Avena, divorerò questa sua ultima fatica per farmi una cultura su qualcosa che conosco molto poco (ho solo letto il saggio sul rock satanico di Carlo Climati, che temo non goda di molta popolarità sulla scena underground). Se vuoi mandarmi anche un CD masterizzato con la tua playlist ideale del Rock Estremo italiano, caro Eduardo, sarò lieto di ascoltarlo (l'invito vale per tutti e per tutti i generi musicali). Grazie!



IRRAGIONEVOLI CERTEZZE

10 luglio. Dato che sul mio blog parlo, talvolta, anche di poesia, mi è arrivata una antologia che raccoglie alcune opere di un lettore di Zagor che ha anche, come dice il suo acuto prefattore, "una felice vena poetica". Si tratta di "Quaranta irragionevoli certezze", di Mario Siccardo, Campanotto Editore (2007), 80 pagine. Non c'è niente di banale nelle composizioni di Mario, anche quando sceglie soggetti che potrebbero prestarsi al deja vu. Sua moglie, per esempio, "legge favole mentre pensa ai suoi desideri / e perde il filo". 
Scelgo di leggervi "Mediamente":

Seicentocinquantasettemila ore.
Mediamente.
Tre miliardi di pulsazioni cardiache.
Mediamente.
Quasi altrettanti respiri.
Ottomilacinquecento eiaculazioni.
Mediamente.
Pianto, risa e tuffi al cuore sono poco quantificabili.
Mediamente.
Taccio, per decenza, su altre funzioni biologiche.
Poco adatte alla poesia.
Mediamente.



10 luglio. Zagor edizione croata. "PUSTOLOV". Un nuovo avversario per lo Spirito con la Scure: il nemico butterato.



10 luglio. Gallieno Ferri. Copertina originale di un albo a striscia di Zagor.





I MIGLIORI

10 luglio. Un amico che da qualche anno aveva smesso di leggere i fumetti Bonelli, convinto non so da che, ha deciso di recuperare le letture perdute. E oggi mi invia questo SMS: "Mi sto rimettendo in pari con le letture: tu e Boselli siete i migliori sceneggiatori della SBE!". So bene che, almeno per quanto riguarda il mio nome, non è esattamente così. Però, viste quanto sono rare le gratificazioni nell'ambiente di lavoro, anche i complimenti degli amici fanno piacere e tirano su il morale. Non potendo (ancora) mangiare la cioccolata, per un po' mi sentirò comunque la lingua dolce (almeno fino al prossimo boccone amaro).




LOMBROSO AVEVA RAGIONE

10 luglio. Dovevo suggerire a Prisco la faccia di un pendaglio da forca, un galeotto evaso da un penitenziario. Cerco su Google Immagini. Mi è venuta fuori questa.




TEX VILLA

10 luglio. Consigli per gli acquisti. "Claudio Villa - Sotto il segno di Tex", a cura di Davide Barzi e Andrea Ferrari, Edizioni BD, 224 pagine a colori, brossurato.




SPACE ZAGOR

10 luglio. Il disegno alle mie spalle mentre lavoro. Zagor e gli Akkroniani in un cross over con Star Wars, opera dell'illustratore croato Igor Stiskalov




TUTTO MUSICA E VERNACOLO

10 luglio Su "Sette" del 6 luglio, a pagina 109, trovo il trafiletto che vedete nella foto. Si parla di un festival di musica barocca in Borgogna, che raduna i migliori interpreti della musica antica. Come dice il sottotitolo, tra i più attesi c'è l' italiano Federico Maria Sardelli, mostrato in frac e papillon bianco come si conviene al più serio dei direttori d'orchestra. Che meraviglia, no? Il fatto è che io Federico Maria Sardelli lo conoscono benissimo sotto ben altre vesti (e ci sono anche stato a cena insieme - una delle cene più divertenti della mia vita). Ebbene sì, è proprio, il mitico Sardelli delle più caustiche rubriche del "Vernacoliere", l'autore degli irriverenti libri "I miracoli di Padre Pio" e "Le più belle cartoline dal mondo", il disegnatore di Paglianti, di Trippa e di Paperi in Fiamme, il creatore de "L'Esperto risponde" (la risposta più tipica alle domande postegli è: "tu chiavassi di più"), eccetera eccetera. Insomma, un genio assoluto, perché oltre a essere un vignettista satanico e un umorista iconoclasta, un giocoliere dell'assurdo e il più colto dei buffoni, è anche un grandissimo musicista che il mondo ci invidia.




PICCOLI POTERI E PICCOLE RESPONSABILITA'

11 luglio. Mi telefona Roberto Guarino (con me nella foto), che sta scrivendo un libro su Nizzi in uscita a Lucca Comics.
"Ho comprato il Dylan Dog di cui ha parlato sul 'coso', facendone una buona recensione, 'Io, il mostro', e in effetti è davvero una bella storia".
"Ma l'hai comprato perché ne ho parlato bene io?".
"Sì. Non compro tutti i Dylan".
"Wow. Allora vuol dire che i miei consigli servono?".
"Certo: mi fido di te".
"Oh, grazie".
A conversazione finita, non so se essere soddisfatto o preoccupato. Caspita, scrivo sempre un po' di getto, assecondando l'istinto, ilare e leggero pensando di essere felicemente ininfluente, e ora mi toccherò pensare che invece ho anche un minimo di responsabilità.



IL COCCODRILLO COME FA?

11 luglio. Sto revisionando la storia di Mignacco & Ferri ambientata in Amazzonia. Un coccodrillo apre le fauci puntando verso Zagor, immerso nell'acqua di un fiume. Devo mettere un sonoro, forse, come quando ruggisce un leone. Ecco. Ma il coccodrillo come fa? Non c'è nessuno che lo sa?


VENT'ANNI DOPO L'UCCISONE DELL'UOMO RAGNO

11 luglio. Musica per l'estate. Mi sto divertendo da matti con il nuovo CD di Max Pezzali "Hanno ucciso l'Uomo Ragno 2012", con un inedito ("Sempre noi") duettato con J-Ax e con le canzoni del primo disco degli 883 remixate e ricantate dai principali  rapper della scena italiana. "Rispetto assoluto", dice a un certo punto uno di loro a Pezzali, in una telefonata (vera o finta che sia) inserita nel disco. In effetti ho sempre pensato che "S'inkazza", "Te la tiri" e altri brani degli 883 fossero brani rap. Io Max Pezzali l'ho anche conosciuto di persona, dopo un concerto a Piacenza, grazie ad Ade Capone, e gli ho regalato un disegno di Zagor eseguito per lui da Mauro Laurenti.




11 luglio. Musica per l'estate. C'è qualcosa di più adatto alle vacanze dei nuovo disco (dico: NUOVO disco) dei Beach Boys?



11 luglio. Arrivate insieme in redazione: le edizioni bosniaca e albanese!



11 luglio. 1994. L'indimenticabile Francesco Gamba con Moreno Burattini.



11 luglio. 1995. Maurizio Colombo, Mauro Boselli e Moreno Burattini.



12 luglio. L'ultima spiritosaggine di Franco Lana.



12 luglio. Persino Pino Prisco (sì, il disegnatore di"Cuzco"), contagiato da Franco Lana (che è un suo caro amico), si mette a scherzare (invece di lavorare).


L'EPITAFFIO

12 luglio. Ho pensato al mio epitaffio, pronto per essere scritto sulla mia tomba: "Fate come se non ci fossi".




13 luglio. Mauro Laurenti ai Comics Days di Raiano, luglio 2011.



13 luglio. Notate qualcosa?



13 luglio. Chi riconosce il personaggio accanto a me?



CE LA FAI?

13 luglio. Devo chiudere i lavori redazionali di luglio e di agosto, prima di poter partire per un po' di vacanze, e ovviamente devo dare a tutti i disegnatori delle tavole di scorta per arrivare a settembre, per non parlare della mostra di Ferri a Sarzana che sto allestendo per ferragosto e una conferenza sulla poesia pascoliana prevista a Pistoia per il 18 (e non conto le lettere a cui dovrei rispondere e i soggetti che dovrei leggere). Sono disperato e non so come fare. Mi chiama un amico editore. "Sto per far uscire un volume cartonato a colori su Akim, mi scriveresti la prefazione?". "Per quando ti serve?". "Purtroppo il tempo stringe, ce la fai a consegnarmela entro due settimane?". "Sì".




MI FACCIO IN QUATTRO

14 luglio. Consigli per gli acquisti. Non perdetevi l'albetto di 52 pagine allegato al Martin Mystère Special n° 29 in edicola in questi giorni. "Tre racconti, quattro Martin Mystère", recita lo slogan che lo pubblicizza. L'idea di base è divertente e geniale, la realizzazione grafica pure. Non è un caso che lo spillato rechi la data fasulla dell' "aprile 1982" e rimandi dunque ai festeggiamenti del trentennale martinmysteriano. All'inizio di quell'anno, il "vero" Martin Mystère viene informato, a New York, che una casa editrice italiana vorrebbe realizzare una serie a fumetti su di lui. "Chi la sceneggia?" chiede il Buon Vecchio Zio Marty, qui non ancora tanto vecchio: "Giovanni Luigi Bonelli? Giancarlo Berardi? Tiziano Sclavi?". Quando glielo dicono, Martin sbotta: "Mai sentito". Comunque, l'inquilino di Washington Mews discute con il suo agente le caratteristiche che il fumetto potrebbe avere. E qui comincia il bello, perché Java suggerisce di realizzare un tascabile scollacciato stile Barbieri, e poi si susseguono ipotesi con un Mystère alla Flash Gordon, un altro alla Diabolik, un altro alla Jack Kirby. Fino alla divertente vignetta finale che dimostra come il personaggio di Castelli abbia precorso i tempi di Dan Brown. Testi di Castelli e Recagno, disegni Morales & De Cubellis, Filuppucci, Esposito Bros, Bruno Brindisi, Giuseppe Palumbo, Daniele Caluri e Giancarlo Alessandrini (se vi pare poco!). L'albetto, pur essendo un allegato, vale da solo il prezzo dello Speciale (che è comunque carino anche quello), "Gli enigmi del giovane Martin", di Recagno & Torti.





CENTOCINQUANTA SFUMATURE

14 luglio. E' uscito anche il terzo volume della trilogia delle "Sfumature", ovvero "Cinquanta sfumature di rosso", di E.L.James (Mondadori), che fa seguito a quelle di Grigio e di Nero. Milioni di copie vendute in tutto il mondo, un caso editoriale anche in Italia. A leggere il libro è (pare) soprattutto il pubblico femminile, ma poi le donne lo passano anche ai loro compagni, forse sperando di ringalluzzi rli nei casi in cui ce ne sia il bisogno: i tre romanzi, dicono, sono infatti alquanto piccanti.  Le femministe più barricadere (le stesse, probabilmente, che crocifissero Roberto Vecchioni per aver osato incidere "Donne con le gonne") gridano allo scandalo sostenendo che la James (pur donna anche lei) offende la dignità della categoria raccontando di fanciulle sottomesse ai desideri dell'immaginario maschile. 
Io, che la penso esattamente come Valeria Ottonelli nel suo recente saggio "La libertà delle donne" (Il Melangolo), un pamphlet che ha per sottotitolo "Contro il femminismo moralista", credo invece che le donne possano scrivere e leggere quel che vogliono, e avere anche la libertà di condividere qualunque desiderio o fantasia (anche le più inconfessabili) con partner del proprio sesso, dell'altro e finanche del terzo, da sole, in coppia o in più numerosa compagnia.  Non è, però, questo il punto. Il punto è che, vuoi per la mistica del politically correct applicata anche al tabù sessuale, vuoi per il fatto che la James è praticamente una sconosciuta e non appartiene al giro degli intellettuali che se la tirano, vuoi per l'invidia provocata da libri di basso livello che vendono mille volte più di quelli premiati con lo Strega o il Campiello, vuoi perché davvero i tre romanzi sono scadenti, le stroncature si sprecano. Antonio D'Orrico, sul Corriere della Sera, ha dato come voto "sottozero". 
Io ho il primo tomo delle Sfumature, preso al supermercato, e sto cercando di farlo leggere alle donne di casa per farmi dire se valga o non valga la pena di occuparmene, ma non ho ancora letto neppure una riga. Queste le premesse, adesso arrivo al punto.
C'è qualcosa che si può dire delle centocinquanta Sfumature, senza aver preso visione di nemmeno una pagina? Secondo me, sì.  Appunto perché ci si può basare sul caso mediatico. 
E, per quel che mi riguarda, io sono molto ma molto contento del successo della James, per tre motivi.
Primo: porta la gente a comprare libri. C'è da sperare che, entrando in libreria l'occhio caschi su qualcos'altro e dunque si incrementino le vendite, in generale. Allo stesso modo, se un libro appassiona, chi si è appassionato si rende conto che leggere è bello, e dunque non c'è motivo per smettere di farlo.
Secondo: il fatto che le Sfumature parlino di sesso in maniera così audace, al limite (evviva) del porno, è una rivincita contro il bigottismo e il moralismo che da un po' di tempo a questa parte sembra rendere tabù l'argomento, per cui si contestano le ballerine in TV e i manifesti pubblicitari in cui una modella mostra un centimetro in più di coscia. Che barba, questo atteggiamento scandalizzato. Le donne hanno lottato per secoli, per potersi permettere di spogliarsi quando pare loro, ed ecco i neo puritani (e, peggio, le neo puritane) che vogliono imporre il burqa. Speriamo che le Sfumature portino una ventata d'aria nuova, dal basso, come quella del tombino della metropolitana che alzava la gonna a Marylin.
Terzo: mi fa un enorme piacere che, ad apprezzare il libro, siano appunto le donne. Questo perché ho sempre considerato un lato sgradevole di un certo atteggiamento femminile (fra mille cose belle e buone che le donne si possono dire), il loro ritenere (da parte di alcune), il sesso come una "fissazione" maschile. Ho sempre ritenuto straordinarie quelle compagne (mie e di tutti gli uomini) in grado di condividere gli stessi desideri, e pronte a sperimentare un po' di tutto in campo erotico.
Ma c'è qualcosa di più che si può aggiungere, a libro ancora da aprire. Quando valuto il grande successo di qualcosa pur di fronte alla stroncatura dei critici, io sto dalla parte della gente. Ci deve essere un motivo per cui qualcosa piace così tanto. E questo motivo va analizzato. Per fortuna, pur nei limiti del suo pedagogismo contenutistico (un testo è tanto più buono quanto più educa), la pensava così anche Antonio Gramsci. Traggo una citazione dalla mia tesi di laurea e vi lascio meditare (se ne avete voglia).
Da Vittorio Spinazzola, "L'immaginazione divertente" (Rizzoli, 1995, pag. 14): "Il mio maggior maestro negli anni universitari è stato Gramsci. Da lui mi è venuto il principio cardine che i gusti e le preferenze della gente comune vanno esaminati con serietà: ossia che va compiuto ogni sforzo per capire quale funzione estetica assolvano, presso il pubblico meno colto, prodotti indubbiamente privi dei requisiti di artisticità più convenuti".





IL FESTIVAL DEGLI SPRECHI

14 luglio. Sul Corriere della Sera di oggi, Gian Antonio Stella pubblica un articolo intitolato "Il festival degli sprechi". Si parla degli sprechi della Regione Sicilia che sono costati il blocco di seicento milioni di sovvenzioni UE. Scrive Stella: "Tra il 2000 e il 2006 l'isola ha ricevuto 16,88 miliardi di fondi europei, pari a cinque volte quelli assegnati a tutte le regioni del Nord messe insieme. Eppure su 2177 progetti finanziati quelli che un anno fa, il 30 giugno 2011, risultavano conclusi erano 186: cioè l'8,6%. La metà della media delle regioni meridionali. Uno spreco insensato in anni discreti, inaccettabile oggi. Dice il centro di studi di Svimez che il Pil pro capite delle regioni del Sud, dal 1951 al 2009, anziché crescere ha subito rispetto al Nord un netto arretramento".  Una amica palermitana mi ha detto, tempo fa: "Con tutti i dipendenti pubblici del Comune, della Provincia e della Regione, Palermo dovrebbe essere un giardino: guarda invece com'è ridotta". Ora, io non so di chi sia la colpa, né se queste testimonianze siano vere, né se la verità sia tutta qui. Però, credo che i primi a essere stati derubati siano i siciliani onesti: se la loro regione ha avuto quasi diciassette miliardi dall'Europa in sei anni, avrebbero il diritto di vedere i risultati, e di vivere davvero in un giardino. Se l'isola è ancora senz'acqua, se dilaga la disoccupazione, se ci sono tutte le disfunzioni di cui si sente raccontare, vuol dire che quei soldi sono stati rubati. Non vedo altra spiegazione. E allora i siciliani onesti dovrebbero pretenderne la restituzione. Facile a dirsi, mi rendo conto. Ma almeno diciamolo. Io, più di questo, che posso fare?




STELLE O POLVERE?

14 luglio. Leggo sui giornali la dichiarazione di un giovane alauita siriano, passato con la resistenza sunnita al regime di Damasco : "Nella nostra religione non c'è l'inferno né il paradiso. Gli alauiti credono nella reincarnazione. Se sei buono, dopo molte trasmigrazioni, diventerai una stella. Se sei cattivo, sarai ridotto a un granello di polvere. Ma io non ci credo. Credo solo nella vodka". La prima co sa che mi è venuta da pensare è: che idea assurda, pensare che un uomo, reincarnandosi più volte, alla fine diventi una stella. Che vantaggio c'è, a essere una stella? Mah. A me non piacerebbe, essere una stella. E poi, alla fine, anche le stelle si spengono, no? Qual è il vantaggio di essere una stella rispetto a quello di essere un granello di polvere? Chissà, mi sono domandato, dove hanno preso gli alauiti, questa bizzarra teoria. A chi sarà venuta in mente? E perché, dopo che uno se l'è inventata, gli altri ci hanno creduto? Poi, ho cominciato a pensare che anche l'idea dell'inferno e del paradiso non sono molto più fondate e, quanto a assurdità, non sono del tutto esenti da falle logiche. A chi saranno venute in mente, la prima volta? E perché noi ci crediamo? Sia ben chiaro, io non lo so se diventerò una stella o un granello di polvere, se andrò all'inferno o in paradiso. Proprio non lo so. Però, se dovessi dire perché le seconde due ipotesi debbano essere più fondate delle prime due, non saprei come argomentare se non che qui da noi si è sempre creduto così. Così come gli alauiti, là dove vivono, hanno sempre creduto cosà. Mi ripropongo di rifletterci meglio. Magari dopo essermi fatto coraggio con un bicchierino di vodka.
Francesco Manetti mi risponde così:  "Non so se diventeremo stelle o polvere. Ma sicuramente siamo fatti di materiale stellare, come il pianeta su cui viviamo. E ancor più sicuramente siamo energia (E=mc2). Credo però, fermamente, che ci sia qualcosa che va oltre la realtà fisica. prova ne sia lo stesso pensiero che ci fa riflettere se ci sia o non ci sia qualcosa che va oltre la realtà fisica! La scienza stessa si ferma di fronte ai misteri scientifici. Le singolarità, per esempio, sfuggono ancora alla comprensione più profonda. E più la scienza studia la realtà fisica, più limiti trova. Il principio di indeterminazione, secondo me è una sorta di "censura cosmica" che non ci permette di vedere lo schema. Il VERO schema. Quanto poi alla vodka, non sa di nulla. Meglio una grappa barriccata o un Lagavulin!"
Io replico: "Indubbiamente noi esseri umani, come tutto sul pianeta Terra, siamo polvere siderale (gli atomi pesanti sono nati nella fucina della prima generazione di stelle) e come tali anche stringhe di energia, al pari però delle particelle che compongono la materia, indifferentemente dal fatto che sia organica o inorganica. E altrettanto sicuramente ci sfugge, per la limitatezza dei nostri mezzi e del nostro punto di osservazione, il VERO schema del creato. Possiamo solo cercare di indovinarlo. Ma che la prova che ci sia qualcosa che va oltre la realtà fisica stia nel nostro pensiero che NON capisce se ci sia o non ci sia, mi sembra azzardato dirlo. Noi NON capiamo, come non capiscono i gatti o le amebe. C'è un maggiore o un minore gradi di consapevolezza, dovuto all'evoluzione. Ogni specie capisce ciò che gli serve per sopravvivere. I cani, per esempio, hanno sviluppato un olfatto che arriva a livelli molecolari, noi uomini no. Però noi abbiamo sviluppato una forma di ragionamento e di autocoscienza, che ci è servita per non estinguerci come l'olfatto è servito a non estinguersi ai cani. Tutto qui. Alla fine, siamo arrivati poco più lontani di loro. Se fossimo davvero una specie eletta, forse ci saremmo meritati un po' di più da parte di chi coordina le cose "al di là della realtà fisica". Invece no. Perciò, di "prove" proprio non parlerei. Il fatto che il principio di indeterminazione sia un velo che oscura la comprensione dello schema, indica i nostri limiti che sono appunto più o meno gli stessi dei nostri animali domestici e dei loro parassiti (e dei parassiti dei parassiti). Se poi si deve credere che quel velo sia stato messo a bella posta da Qualcuno che gioca a confonderci, allora, beh, si giustifica l'esistenza dell'inferno perché un a divinità che ci vuole così male potrebbe appunto farci finire tutti lì, per punirci di non aver capito, dopo che ha fatto di tutto per esserci incomprensibile. Ma in tal caso non parliamo di paradiso come regno della giustizia, ma dell'ingiustizia (perché non si capisce più quali sono i meriti per cui uno che si interroga tutta una vita e non si convince non debba finirci, e uno che ci crede per partito preso senza porsi dei dubbi, dopo che ci hanno creati dubbiosi, debba invece meritarselo)".
Francesco: "Il mio non era un ragionamento religioso, figuriamoci, Moreno. E poi sai bene che, da un punto di vista religioso, il tuo ultimo ragionamento si scontra contro il principio del libero arbitrio. Ma, ripeto, non intendevo fare un discorso religioso. Credo che gli animali abbiano più possibilità di noi di "odorare" oltre l'angolo del percepibile. Non credo che gli uomini siano la specie eletta. Credo però che il percorso dell'esperienza (nostra, dei cani, dei loro parassiti, dei microbi, delle piante, etc.) non inizi con la nascita e non termini con la morte del corpo. Quanto al principio di indeterminazione, siamo di fronte a un limite naturale, non di fronte a qualcosa che potrebbe essere aggirato se avessimo più intelligenza, più sapienza o migliori strumenti. Come la velocità della luce, lo zero assoluto, etc. Se vedo Dio, non lo vedo negli intrighi vaticani, e nemmeno nel bilancino colpa-inferno-merito-paradiso di cui parli (e se l'inferno esistesse, sono convinto che sarebbe vuoto!). Dio lo vedo veramente nel costrutto per tanti versi insondabile (naturalmente insondabile!) della realtà fisica, il suo velo. Secondo Einstein Dio non giocava a dadi con l'Universo, nella sua celebre battuta contro l'indeterminismo della nuova fisica, che lui stesso aveva contribuito a modellare. Forse perché non gioca con i dadi, ma con gli ipercubi... e si permette anche di barare!".
Concludo: "ovviamente si discute su cose più grandi di noi, e la storia delle grandi amicizie è fatta di confronti sui grandi temi. Quale sia poi la verità, lo scopriremo entrambi soltanto il giorno in cui ci uniremo al numero dei più che già l'hanno scoperto".




A ME MI

15 luglio. Sarò strano, ma a me Kristen Stewart, con gli orecchioni e il nasone, mi attizza di più della pur bellissima Charlize Theron.




LA TRIBU'

15 luglio. Ricordate quando, qualche settimana fa, ho scritto che andando al mare mi sono accorto di appartenere a una minoranza, quella dei non tatuati?  Oggi, su "La Lettura", ci sono due paginoni intitolati "Tatuaggi, la tribù 2.0": "Basta una passeggiata sul litorale per farsi un'idea dell'incredibile diffusione del fenomeno. Tatuaggi ovunque e di ogni forma. Non più, non solo adolescenti e giovani appartenenti a una controcultura: il tatuaggio è una moda contagiosa anche per i genitori". Dopodiché, il Corriere ripercorre la storia del tatuaggio rifacendosi al riti primitivi e al marchio di Caino.  Alla fine, conclude: "Chi si tatua vuole esibire se stesso come un unicum. Esalta la propria autonomia. Mostra tracce di distinzione, mira a non cadere nell'oblio e nell'indifferenza, vuole imporre la propria identità, uscire dalla palude dell'uniformità". 
Eh? Le due considerazioni, quella iniziale e quella finale, sono in contraddizione l'una con l'altra.  Se tutti si tatuano, chi lo fa non esce dalla palude dell'uniformità, ma ci entra. Non di distingue, si omologa. Non esalta la propria autonomia, la la propria sudditanza alla moda. Perché, temo, è proprio questo quello che c'è dietro al fenomeno: ci si tatua perché lo fanno tutti, e non avere un tatuaggio è come non indossare le scarpe con la griffe che indossano tutti.  Il problema è che le scarpe con il marchio, passata la moda si possono gettare via, il tatuaggio, fatto una volta, bello o brutto che sia, ti resta tutta la vita (anche se cambi idea, anche se cambi pelle).




SPECCHIO DELLE MIE BRAME

15 luglio. Ho visto "Biancaneve e il cacciatore", di Rupert Sanders, con Charlize Theron, Chris Hemsworth e Kristen Stewart. Mi sono divertito, e sicuramente lo consiglio (poi, liberi tutti di non essere d'accordo). Comincio con il dire che i film fantasy non sono in cima alle mie preferenze, e che potendo scegliere evito le pellicole con le streghe, gli incantesimi, gli orchi e i cavalieri con la spada sguainata che uccidono i draghi. Però, non ho neppure i paraocchi e, come leggo di tutto e ascolto qualunque cosa, anche il cinema lo vedo senza preegiudizi e senza preclusioni di genere. Dunque, dopo aver letto un paio di recensioni positive che mi hanno incuriosito, volentieri ho investito sette euro e mezzo convinto che ne valesse la pena, anche soltanto per vedere Charlize Theron e Kristen Stewart (quest'ultima, a me è sempre parsa particolarmente il mio tipo, sarà che preferisco le more, nonostante nella saga di Twilight non abbia brillato per istrionica espressività: ma che ci volete fare, a me attizza). A film finito, mi sono accorto di aver apprezzato non solo le due interpreti femminili, ma anche Chris "Thor" Hemsworth e Bob "Roger Rabbit" Hoskins, nella parte di uno dei nani. Ma, soprattutto, ho ammirato l'intelligenza del lavoro degli sceneggiatori, in grado di far vedere la favola di Biancaneve sotto una luce del tutto diversa, più adulta e più cupa. E' stato bello vedere come tutti gli ingredienti della favola dei fratelli Grimm (dal morso della mela agli alberi della foresta che sembrano muovere i loro rami come dita adunche, dall'ossessione della strega nel farsi dire chi sia la più bella del reame al bacio sulle labbra della principessa morta) abbiano finito per trovare una intelligente giustificazione "adulta". Splendidi gli scenari, affascinanti alcune invenzioni visive, bella persino la canzone cantata dai nani. Che si può pretendere di più da un film?




ENTRO, NON ENTRO

15 luglio. I ragazzi di casa escono quasi tutte le sere con i loro amici e vanno per locali e discoteche. Io, che mi sono sempre chiesto che ci vada a fare la gente in discoteca dato che quando ci sono andato in gioventù non riuscivo neppure a parlare dal gran rumore che c'era e non mi sono mai divertito, ho chiesto di spiegarmi più o meno come si svolgano le serate, pardon, le nottate, al giorno d'oggi. Così, mia figlia mi racconta di essersi messa in fila verso mezzanotte per cercare di entrare in una discoteca della Versilia, e di aver atteso fino alle due e mezzo prima di convincersi a rinunciare. "Come, due ore e mezzo di fila? Ma perché? Non aprivano?". "No, il locale era aperto, ma c'era il controllo su chi poteva e non poteva entrare". Vengo così informato che per entrare in discoteca non basta pagare, ma bisogna essere ammessi. Ci sono dei buttafuori che giudicano i vestiti, giudicano se sei solo o se porti dentro una ragazza (i single hanno più difficoltà, perché possono entrare un tot di maschi in rapporto a un tot di femmine, non ho capito quanto e mi piacerebbe saperlo), giudicano se sei un tamarro o un fighetto, probabilmente giudicano anche la condizione economica per capire se, una volta dentro, spenderai in cocktail (quindici euro l'uno) oppure no. Mi chiedo se giudicano anche l'età, per cui uno con i capelli brizzolati come me non lo farebbero entrare (e dunque per tentare di andare a ballare dovrei tingermi i capelli?). Per concludere, dopo due ore e mezzo di attesa, mia figlia (che era in un gruppo di sette ragazzi e due sole ragazze) ha deciso che non era il caso di stressarsi oltre e con una parte della comitiva si è accomodata in un pub lì accanto, la cui fortuna probabilmente consiste proprio nella severità dei buttafuori (a cui forse passeranno delle mance per ritardare la fila). Ora, se mi ero fatto (come mi ero fatto) il proposito di andare una volta in discoteca per vedere che ci si fa una volta dentro, e magari farne una cronaca qui sul "coso", la voglia mi è passata. Il controllo del buttafuori non lo voglio passare, sorry. Mi ricorda il controllo in caserma, alla Cernaia di Torino, quando per uscire fuori la sera bisognava superare lo screening di qualche brigadiere o sottotenente che trovava sempre un bottone fuori posto o le scarpe poco lucide. Io li mandavo affanculo e non ci provavo neppure, per non dargli la soddisfazione di farmi rimandare indietro.





QUELLI CHE LE DONNE VOGLIONO DAVVERO

15 luglio. Le donne sono diverse. Non soltanto per quel che è ovvio, ma proprio nel modo di ragionare. Se io dico "sì" vuol dire "sì", se dico "no" vuol dire "no". I "sì" e il "no" delle donne vanno interpretati. Non è mai chiaro che cosa vogliono davvero, e pretendono che tu lo capisca con un ragionamento che decifri i sottintesi. Così, ieri, le ho chiesto: "Preferisci andare al cinema a vedere 'Biancaneve  e il cacciatore' o 'Spiderman'?". Lei risponde: "Io preferisco Spiderman, ma decidi tu". Al che io penso: mi ha detto "Spiderman" perché sa che IO preferirei vedere "Spiderman", e non vuole impormi "Biancaneve" che è quello che in realtà vorrebbe vedere lei, dunque viene a vedere "Spiderman" per accontentare me. Allora io dico: "Andiamo a vedere "Biancaneve". Così, ragiono, faccio la scelta che lei preferisce e che non ha avuto il coraggio di dirmi per non contrariarmi. Andiamo a vedere "Biancaneve". Indipendentemente dal fatto che poi ci sia piaciuto, come saranno state davvero le cose?



DI NUOVO TUTTO DALL'INIZIO

15 luglio. Oggi ho visto (primo spettacolo del pomeriggio) "The Amazing Spiderman". Dico subito che mi è piaciuto, e potrei aggiungere anche "parecchio".  Però, mi ha fatto lo stesso effetto di quando un cantante incide di nuovo un suo brano molto ama to e molto famoso, cambiando del tutto gli arrangiamenti. Lo senti, e ti fa rabbia. Ti chiedi: ma perché l'ha fatto? Non andava bene così com'era? Perché mi ha tolto quel riff di chitarre che tanto mi piaceva? Perché è più veloce? Perché non ci sono più i violini a fare il contrappunto? Ma come si permette di cambiarmi una cosa che era già perfetta? Chi gliel'ha fatto fare? Lo stesso per Spiderman.  Non c'erano già i primi tre film? Potevano fare il quarto cambiando l'attore, come si fa con James Bond 007, non importava ricominciare daccapo. Il fatto che ci fosse Lizard in arrivo era già stato fatto capire nei precedenti film, Lizard poteva arrivare in questo e non c'era bisogno di raccontare la faccenda del ragno che morde Peter Parker, la morte dello zio Ben, eccetera eccetera. Che poi, chi ha letto le storie di Stan Lee sa che i fatti non sono andati proprio così come racconta questo film. Quindi più che mai la nuova pellicola sembra un tradimento. Ancor di più fa rabbia il fatto che una delle caratteristiche più insopportabili dei fumetti americani, quello dell'eterna riscrittura degli inizi, giunga anche sul grande schermo. Il che è intollerabile.
Facciamo l'esempio di The Avengers, che così tanto successo ha avuto negli scorsi mesi: ci dobbiamo attendere che fra un anno o due esca fuori un nuovo regista e ci dica "fate conto che quello che vi abbiamo raccontato non sia mai esistito, i fatti in realtà non sono andati così, ma cosà". Eh, no. Se una storia è stata scritta così, ed è piaciuta così per tanto tempo, non può diventare cosà. Invece, ecco gli americani rifare continuamente l' "ultimate version". Questo Uomo Ragno qua è non The Amazing Spiderman, ma The Ultimate Spiderman. Come se avessero fatto il film di Spiderman 2099 (un'altra serie concettualmente intollerabile: mi vanno bene i supereroi del 2099, ma non chiamateli con i nomi di quelli del 1999). Ciò detto, capita talvolta di sentire dei nuovi arrangiamenti che, benché diversi da quelli che ami, non sono poi così male e alla fine, dopo ripetuti ascolti, ti convinci che in fondo in fondo possono anche essere accettabili. E capita soprattutto che tanta gente che non conosceva la versione precedente, sia conquistata direttamente da quella nuova, modificata. E' il caso di chi non ha mai letto Stan Lee e Steve Dikto o Stan Lee e John Romita, e vede questo Uomo Ragno qua. Per coloro i quali questo è il primo Uomo Ragno della loro vita, la versione di Webb (in nomen omen) va benissimo. A proposito di Stan Lee, carinissimo il tradizionale cameo dell'Uomo nella pellicola. Meno accettabile Emma Stone nel ruolo di Gwen Stacy: dovrebbe avere diciassette anni e ne dimostra perlomeno trentadue.


L'A B C

15 luglio. Ricordi di una spiaggia di alcuni anni fa. Porto i ragazzi al mare e c'è con noi una amica di famiglia, mamma di un bambino che va a scuola con i miei. Dato che è in costume, noto sul corpo un neo strano, brutto, dalla forma sgraziata, dal colore repellente, più grosso del normale. Il caso vuole che poco tempo prima abbia letto un terrificante articolo che metteva in guardia contro i melanomi e che insegnava le regole dell' A B C D per riconoscere quando un neo è un normalissimo e innocuo neo e quando invece rischia di degenerare in un pericoloso tumore della pelle. A sta per "asimmetria" (occhio ai nei asimmetrici), B per bordi (occhio ai bordi irregolari), C per colore (occhio ai colori strani), D per dimensioni (occhio ai nei più grossi del normale e che crescono). Comincio a pensare che non posso far finta di nulla e che devo suggerire all'amica una visita da un dermatologo. La donna forse non sa di avere una bomba innescata a fior di pelle! Ma come fare per dirglielo, senza sembrare invadente? E se quella si offende? O mi dice di farmi i fatti miei? Mi travaglio ed elaboro strategie, senza togliere mai gli occhi da quel neo, finché non mi faccio coraggio e, pur con grande imbarazzo, mi decido, un po' balbettando ad affrontare l'argomento. Gli spiego dell'articolo che ho letto, delle regole dell'A B C D, del pericolo che si corre con i melanomi, di come sia importante farsi controllare i nei, e che dunque anche lei dovrebbe andare a sottoporsi a una visita specialistica con la massima urgenza, perché con certe malattie non si scherza. La donna mi guarda perplessa: "Io? Ma perché, scusa?". "Eh, per via di quel neo che hai lì". "Quale neo?". "Quello!", e lo indico. Lei mi guarda come se fossi ubriaco e mi dice: "Ma questo non è un neo, è un tatuaggio a forma di stella".



POSIZIONI APERTE

16 luglio. Dopo il mancato voto sulla posizione da tenere circa le coppie gay, su twitter si sprecano i commenti da parte della base PD contro Rosy Bindi. "La Bindi è più bella che progressista", scrive Rocco Di Filippo, citando Berlusconi. Ovviamente, io mi dico fermamente contrario ai giochi di parole sulla povera Rosy. Basta con queste battutacce da caserma. Però, mettetela come vi pare, ma a questo punto la Minetti è meglio della Bindi. Cioè, voglio dire, "mettetela come vi pare" nel senso di "al di là delle posizioni". Cioè, posizioni politiche, intendo. Cioè, la Minetti è più aperta. Voglio dire, come mentalità.



16 luglio. Continuano gli "scherzi" zagoriani. Questa battuta (è proprio il caso di dirlo) è di Stefano Grasso.



17 luglio. Inedito di Emanuele Barison.



17 luglio. Cover riviste e corrette. Battuta di Marco Grasso.


17 luglio. Foto-battuta di Franco Lana.



17 luglio. Foto dal Pantanal (Brasile). Julio Schneider, il traduttore brasiliano di Zagor, a pesca di dourados, squisiti (dice lui) fatti alla griglia e innaffiati di birra.




17 luglio. Alessandro Bocci: china su tela realizzata quale omaggio per Mauro Boselli.


17 luglio. Gianni Sedioli: matita di "Zagor in Patagonia", storia di prossima pubblicazione.





VECCHIO E SAGGIO

17 luglio. L'ultimo commento sul forum SCLS al secondo Zagorone, firmato "Marin", mi lusinga ma nello stesso tempo mi fa sentire vecchio e saggio:  "'L'uomo che sconfisse la morte' possiamo celebrarlo per i disegni di Marco Verni su cui riposa la migliore tradizione grafica zagoriana ma ugualmente per la sceneggiatura di Burattini, qui davvero in gran spolvero. Questa avventura non solo è un magnifico spot alla vitalità e forza narrativa di Zagor ma è un piccolo grande compendio di sceneggiatura, che indipendentemente dall'appeal che si può avere verso il personaggio, ogni giovane aspirante sceneggiatore dovrebbe leggere"


17 luglio. Gallieno Ferri, primissimi anni Cinquanta: illustrazione per un giallo dell'editore genovese De Leo.



17 luglio. Moreno Burattini giovane cosplayer.



17 luglio. Decio Canzio, Francesco Coniglio, Aurelio Galleppini e Gallieno Ferri in una rara foto dei primissimi anni Ottanta.



18 luglio. Un giovane Sergio Bonelli, con un abbastanza giovane Galep.



18 luglio. E con quella di Morgan ho finito la collezione delle figurine dei cantanti dell'Esselunga! Sono soddisfazioni.



18 luglio. Io e Cattivik nel 1992, quando ne scrivevo le storie e firmavo la posta e le rubriche della testata (da me tanto rimpianta) con il nome di Professor Gustavo La Fogna.



18 luglio. 1963. Moreno Burattini al mare.



AVVISI AI NAVIGANTI

19 luglio. Continuano ad arrivare proposte di collaborazione per Zagor, il che fa piacere perché vuol dire che il personaggio è vitale e suscita interesse. Nonostante tutte le difficoltà che ho, da solo, a gestire le richieste, non rinuncio alla speranza di smaltire le giacenze (e devo dire che ci sono un paio di promesse già passate alla seconda fase).
Però, ecco alcuni avvisi ai naviganti:
1) entrare a far
 parte dello staff degli sceneggiatori dello Spirito con la Scure è molto difficile ma non impossibile per chi conosce bene, anzi, benissimo, la serie ed è in sintonia con lo spirito di un personaggio amato (magari è più facile vendere un soggetto);
2) mandare prima un spunto di dieci/venti righe è meglio per evitare di scervellarsi su un progetto che ha dei problemi in partenza (idea già in corso di lavorazione, argomento tabù, soggetto già troppo abusato, eccetera).
Riguardo al primo punto, i motivi della difficoltà sono tre:
a) lo staff è già molto affollato (Burattini, Boselli, Rauch, Mignacco, Capone, Perniola, Marolla, Paolucci, Zamberletti per citare i nomi attivi in questo momento);
b) bisogna avere delle idee molto brillanti (ma non tali da essere borderline o addirittura fuori canone rispetto alla tradizione) per non incappare nelle più classiche delle obiezioni di Sergio Bonelli, che oggi resta a farci da guida: ma un'idea così (cioè: di ordinaria amministrazione) non la potevamo avere anche noi? C'era bisogno di un esterno?
c) i tempi per un esame attento da parte del curatore (che deve mandare in edicola duemila tavole l'anno lavorando part-time e senza un assistente) sono molto lunghi.
Non esiste nessuna "bibbia" zagoriana in quanto la "bibbia" è costituita dai cinquanta anni di storia editoriale che hanno sedimentato una tradizione.
Non si può scrivere Zagor senza conoscere bene il personaggio.
Non si tratta soltanto di non ripetere storie già scritte (su Zagor, diversamente che su Tex, si evita, per quanto possibile, il deja vu) ma anche e soprattutto di avere nelle orecchie il ritmo, la "musica", il sense of wonder della serie.



19 luglio. Mauro Boselli e Alessandro Baggi.


19 luglio. O si fa il cosplayer con convinzione, e ci si bagna, o non si fa.


QUALCUNO CHE CI ASCOLTI

20 luglio. Seduta semestrale di igiene dei denti. O, come dico io, lavori di manutenzione del sorriso. La mia igienista non è Nicole Minetti ma non mi lamento. Mi scovola, mi gratta, mi lima, mi abrade, poi mi lucida da tutte le parti. Le dico: "Non deve essere un lavoro facile, il tuo. Non pretendo di essere il paziente ideale, ma certo ce ne saranno tanti peggio di me: anziani, bambini, fobici, ipersensibili, paranoici, intolleranti, polemici, lagnosi". "In effetti - risponde lei - qualche giorno fa un paziente, di punto in bianco, a metà seduta, si è alzato di scatto, mi ha spinto indietro e se ne è andato senza dire niente. E non è più tornato. Ma il caso più frequente è quello delle persone che vengono qua e si siedono sulla poltrona come se fossero dalla psicanalista: mi raccontano i loro problemi e tante volte piangono". Sarà che sono molto sensibile su questo punto (ne ho parlato in un articolo sul mio blog intitolato "Fatto così" ) ma è sempre difficile trovare chi ci ascolta, e la persona davanti alla quale ci si possa anche mettere a piangere, se serve a stare meglio e a trovare la forza per andare avanti.



SEGRETI A SALSO

22 luglio. Sono appena tornato da Salsomaggiore, dove ieri sera si è svolto l'incontro di cui ho anticipato la notizia qui sul "coso" e sul blog. All'ora prevista per l'inizio della conferenza, dopo che tutto era stato allestito all'aperto davanti alle Terme Baistrocchi, il cielo ha aperto le cateratte facendo fuggire tutti i convenuti. Per fortuna, dei portici lì vicino hanno consentito di poter spostare al coperto il tavolo, le sedie, l'impianto di amplificazione. Io, Ade Capone e Paolo Bisi abbiamo radunato un bel po' di gente e tutto si è concluso nel migliore dei modi. Il pubblico, attento e numeroso, era molto diverso da quello davanti al quale mi capita di parlare durante le kermesse fumettistiche: non forumisti e lettori presenzialisti ma turisti e villeggianti, felici di scoprire o riscoprire Zagor. Grazie dunque a Marco Biolzi e agli organizzatori dell'Associazione Commercianti di Salsomaggiore che ci hanno invitato e ci hanno offerto anche un'ottima cena, durante la quale io e Ade, complice Paolo Bisi che di sicuro manterrà il segreto, abbiamo complottato riguardo a un progetto lavorativo.




GARBEREBBERO A GABER

22 luglio. Da casa, a Viareggio, sento vicinissime le prove del Festival Gaber in programma stasera (e dunque stasera sentirò anche tutto il concerto). In questo momento ha finito di provare Max Pezzali che, fra l'altro, canterà "Gli anni" e "La dura legge del goal" (canzoni che sicuramente a Gaber sarebbero piaciute).



23 luglio. Pin up inedita di Marco Torricelli.



23 luglio. Una illustrazione non bonelliana dell'indimenticabile Franco Donatelli.



23 luglio. Pubblicità subliminale. Il mio sguardo ordina: "Non perdetevi 'Il passato di Zagor'". Dopodiché provate a perdervelo, se ci riuscite. Uno dei motivi per cui non dovreste perdervi "Il passato di Zagor" (Zagor Collezione Storica n° 24) è che, nelle pagine di introduzione, sono stato in grado di mostrare due inediti model sheet dello Spirito con la Scure e di Cico, realizzati in passato da Ferri e da poco ritrovati in un archivio: si tratta di disegni di prova che mostrano la "rotazione" dei personaggi che studiarne in movimenti. Una vera chicca!




23 luglio. Matita di Paolo Bisi per la storia di Zagor "Sertao", di prossima pubblicazione.





GLI SPONSOR DEL GRAFFITARO

23 luglio. Stamattina, raggiungendo Milano in treno, ho letto i giornali. Siccome stazione dopo stazione è un tutto un susseguirsi di graffiti, per lo più orrendi, che lordano e insozzano muri, pali, vetri, marciapiedi, locomotive e vagoni, mi colpisce la notizia di un addetto alla pulizia dei treni nel deposito dell'ATM di San Donato che è stato selvaggiamente picchiato da alcuni writers da lui sorpresi a i mbrattare i vagoni della metropolitana (una cosa che a me dà parecchio fastidio perché quei vagoni li ho pagati anch'io con le tasse e con i biglietti dei tram e della metro e mi piacciono così come sono, e non così come quei ceffi li conciano senza aver chiesto il mio parere: tante volte colorano anche i vetri dei finestrini e faccio fatica a rendermi conto a che fermata siamo arrivati). Al di là del pestaggio del pover'uomo, mi colpisce un'altra cosa: in tre ore di treno ho visto davvero chilometri di pareti imbrattate. Ci sarà voluto del tempo, per fare tutto quel lavoro. Ci sarà voluta della fatica. Immagino che gli scarabocchiatori abbiano tutti del gran tempo da perdere, e vabbé, di scioperati ce ne sono tanti. Ma la vernice, chi gliela paga? Ne devono consumare a tonnellate. Mica gliela regalano. E dunque, che fanno, ci investono i risparmi? Rubano i salvadanai della nonna? Rinunciano a comprarsi la merenda? Sono sponsorizzati dai fabbricanti di vernici spray? Mah.




DEBITI E PECCATI

23 luglio. Ho letto, sulla stampa, la recensione di un libro intitolato "Peccato", di Gary A. Anderson (Edizioni Liberilibri). Anderson è professore di teologia cattolica in università dell'Indiana. La tesi del saggio è che il peccato sia un "debito da estinguere", e dunque si dà una "lettura economica" del rapporto fra uomo e Dio. Viceversa, le virtù danno un credito, ed ecco perché i virtuosi "riscuotono"  andando in Paradiso e i peccatori "pagano" (e a caro prezzo) andando all'Inferno. Il concetto è quello di un "registro" del Padreterno dove c'è il dare e l'avere accanto al nome di ciascuno di noi. Un'altra cosa interessante è che l'idea del peccato come "debito" non è quella originaria dei testi più antichi della Bibbia, ma c'è stato uno scivolamento semantico, un cambiamento di significato. Originariamente la parola "peccato" era collegata al concetto di "macchia", più che di "debito". L'idea dell'espiazione, per così dire, "contabile" del peccato si è andata formando successivamente, di pari passo con lo sviluppo delle teorie economiche e delle leggi che l'uomo si è dato per regolare i propri commerci. Ecco, senza aver letto il libro del professor Anderson, l'impressione che ne ho io, nella mia ignoranza in campo teologico, è che sia nell'accezione di "macchia" che, soprattutto, in quella di "debito", l'idea di "peccato" sia umana, troppo umana per avere qualcosa a che fare con Dio.




IL CANTO DEL CIGNO

24 luglio. Maurzio Dotti, commosso, piange l'uscita del suo ultimo Dampyr, "La loggia del crepuscolo" (n° 149, agosto 2012). Un vero e proprio canto del cigno: secondo me, è il più bello da lui disegnato. D'ora in poi, Maurizio si trasferisce nel selvaggio Far West.





24 luglio. Come il fumetto plagia gli autori. Emanuele "Diabolik" Barison tenta di sopprimere Moreno Burattini che ha osato criticare UNA sua vignetta.




24 luglio. Gallieno Ferri e Luca Raffaelli a Romics nel 2009.




24 luglio. Gallieno Ferri a 13 anni sulle scogliere di Nervi (Genova).



ADDIO, CARROTS

24 luglio. Questa mattina, Mauro Boselli aveva gli occhi lucidi. "Ieri ho detto addio a Carrots", mi ha spiegato. "Sono stato con lei finché ha smesso di muoversi". Da quasi quindici anni Carrots era la migliore amica del mio compagno di stanza: una bellissima husky dal pelo color carota. Mauro ne parlava come se fosse una di famiglia, e infatti, come tutti gli animali che vivono con noi, lo era. Da qualche mese aveva cominciato a morire, ma lottava come se non volesse rassegnarsi al fatto che le gambe non la sorreggessero più e cercava di cominciare a correre là dove lo aveva sempre fatto, senza, però, più riuscirci. Alla fine, il dolore dell'ultimo saluto si è rivelato meno straziante di quello di vederla soffrire e un veterinario l'ha aiutata ad addormentarsi per sempre. La morte di un cane, o di un gatto (io ho raccontato quella della mia micia Camilla in un post sul blog) lascia sempre un vuoto dentro, un nodo in gola, gli occhi lucidi. Resta però il ricordo di una vita che c'è stata ed è stata bella, piena di emozioni intense, di dolcezza e di condivisione di uno spazio su un pianeta in cui, per fortuna, c'è chi ci lecca le mani o la faccia con una lingua rasposa. Un'ultima cosa, prima di sospirare e guardare ancora una volta la bellissima foto qui sotto: sarebbe bello che anche a noi fosse riservata una morte pietosa come, per fortuna, nessuno si oppone che venga destinata ai cani.



IL BONELLI

25 luglio. Sono stato a pranzo Nino Verger, il più grande collezionista di tavole originali texiane di tutti i tempi, e coautore con il sottoscritto dei cinque volumi di "Cavalcando con Tex" e del librone "Il mio Tex", con i disegni di Civitelli. Come al solito, Nino è stato prodigo di aneddoti su Bonelli Padre, che lui ha conosciuto fin dagli anni Cinquanta. Per esempio, ha raccontato di essere stato presente al pranzo in cui (erano in tre) Sergio Bonelli chiese a Giovanni Luigi di scrivergli alcune storie di Zagor. La cosa più singolare è che, secondo Nino (ma non ho motivo di dubitarne) Sergio non chiamava Giovanni Luigi "papà", né lo chiamava per nome, ma lo chiamava, cameratescamente, proprio "Bonelli".




IL FUMETTONE

25 luglio. Ho visto "La leggenda del cacciatore di vampiri", diretto da Timur Bekmambetov. Ecco, io critico sempre la definizione d "fumettone" attribuita a un film (ho persino scritto un articolo sull'argomento, pubblicato tempo fa su Fumo di China), ma questo "Abraham Lincoln: Vampire Hunter" è proprio, absit iniuria verbis, un fumettone. Nel senso buono dell'espressione, intendendo per "fumettone" un fumetto di supereroi dove gli autori le sparano grosse, dove il punto di sospensione dell'incredulità è un po' più al di là del lecito, dove all'eroe possono succederne di tutti i colori ma non mai, eccetera. Un "normale" film di supereroi, in realtà, è un po' più credibile di questo perché se si accetta che ci sia qualcuno con dei superpoteri che combatte contro qualcun altro con i superpoteri, la storia può cominciare e io "ci credo". Ma se, come fa Abraham Lincoln in questa pellicola, uno che NON ha i superpoteri combatte esattamente come chi i superpoteri li ha (i vampiri) e corre, per esempio, sulle schiene di una mandria di cavalli in fuga, allora mi vien da dire: "sì, figuriamoci". Non lo dico per quello che fanno i vampiri supercinetici e mutaforma, lo dico quando vedo Lincoln abbattere un albero con un solo colpo di scure o prendersi un cavallo in faccia scaraventatogli addosso e rialzarsi come nulla fosse. Tuttavia, al di là di questa perplessità, il film è divertente e con delle scene visivamente ben riuscite. Chi legge Dampyr, poi, dovrebbe assolutamente andarlo a vedere. perché ci sono le stesse trasformazioni dei vampiri che modificano la faccia come fa, per esempio, Tesla; perché i vampiri sono ipercinetici; perché c'è un vampiro buono, di nuovo come Tesla; perché c'è un cacciatore di vampiri le cui pallottole e le cui lame uccidono i non morti, come Harlan; perché si presuppone una "colonizzazione" di una razza vampirica nascosta tra gli umani; perché i vampiri influiscono sul corso della storia (nel film, combattono a Gettysburg dalla parte dei sudisti), perché c'è un capo dei vampiri che assomiglia, per atteggiamento, ai Maestri della Notte; perché c'è una vampira (però cattiva) bionda; perché si tratta di vampiri postmoderni e non vecchio stile (cioè, se i vampiri esistessero davvero sarebbero così). Una differenza è che i vampiri del film non temono la luce del sole.




IL NEGATO

25 luglio. Storia delle mie disgrazie (ennesimo capitolo). Scambio quattro parole con un amico superfan dell'Ipad, che mi dice di usarlo per guardarsi uno dopo l'altro tutti i film del mondo grazie a un programmino che si è scaricato nel PC e che trasforma i file video in qualcosa di leggibile dal tablet Apple. "Ma come? - dico io - Si può collegare un Ipad a un PC? Pensavo che si potesse collegare soltanto con un computer Mac". Lui mi svela che non è così, e continua a dirmi meraviglie su quel che si può fare con la magica tavoletta, cliccando di qua, crackando di là, scaricando di su e connettendosi di giù. Al che, decido che basta, è troppo, non posso essere l'unico bischero al mondo che non ha l'Ipad e che non ce l'ha soprattutto per il timore di non saperlo usare. Così, mi ripropongo di farmi una cultura e mi fiondo in libreria. Avvicino una commessa e le chiedo: "Sto cercando un libro della serie dei manuali 'Per Negati', ha capito quali?". "Ma certo, i 'For Dummies', quelli di 'PC per Negati', 'Internet per Negati', eccetera". "Proprio quelli! Vorrei 'Ipad per Negati'". La commessa mi guarda stranita: "Non so se c'è, non me l'ha mai chiesto nessuno". Così, chiede a un collega, che ride e dice: "Ma no, non l'hanno mica fatto! Che vuole, l'Ipad è così intuitivo che soltanto un idiota avrebbe bisogno di un manuale. Lo usano anche i bambini". La prima commessa allora mi guarda come se fossi un deficiente, e io abbozzo un sorriso imbarazzato: "Ah, certo, non c'è... ecco, lo dirò al mio amico. Sa, non era mica per me, era un per amico che mi ha chiesto di cercarlo, naturalmente". Vado via con la coda fra le gambe. Però non sono convinto, arrivo a casa, vado su Google, digito "Ipad per Negati" ed eccolo qua! Il manuale "Ipad for Dummies" esiste ed è stato tradotto in italiano! Ma allora perché la commessa mi ha detto che nessuno glielo chiede mai? All'improvviso capisco: tutti si vergognano, e lo comprano on line. L'unico bischero che lo ha cercato in libreria, perché non so come si fanno acquisti su Internet, sono io.




25 luglio. Dato che si è parlato di gatti, ecco un aneddoto sull'incredibile diversità di carattere che possono avere i mici (non ne ho mai avuti uno che fosse di indole uguale a un altro). Lasciamo per caso il cancello del giardino aperto, con i nostri due gatti, Elio (il piccolino) e Viktor (quello grosso) stesi sull'erba, pacifici, a godersi il sole. Inaspettatamente, dal cancello entra un cane: il cocker dei vicini. Il cane vede i gatti, i gatti vedono il cane. Il tempo si ferma per un attimo. Poi capitano tre cose in un secondo: il gatto grosso (Viktor) scappa come un razzo, prima schiantandosi contro la parete di lato alla porta di casa e poi, in recupero, fiondandosi a nascondersi in soffitta; il gatto più piccolo (Elio) salta con le unghie delle quattro zampe sfoderate come rasoi e le pianta sul dorso del cane lanciando uno "gnao" da far venire la pelle d'oca come grido di battaglia, e rimbalza; il cocker fa un salto all'indietro terrorizzato e fa una fuga con il polverone riparandosi sul fondo della cuccia nel suo terrazzo (e da allora guarda con terrore verso il nostro giardino). Ecco: se la natura è natura e l'istinto è istinto, come si spiega l'opposto comportamento di Elio e Viktor?


26 luglio. Qualche giorno fa ho raccontato come l'idea per la storia "Il demone nella bottiglia", che Marco Torricelli sta disegnando con il suo talento di sempre, mi è venuta guardando una sua illustrazione, fatta per divertimento, in cui aveva raffigurato una sorta di "genio della lampada", come quello della lampada di Aladino. Nel "demone nella bottiglia" non c'è niente che richiami Aladino, e anzi si tratta del sequel di una famosissima storia nolittiana, il primo spunto della trama mi è venuto, per folgorazione, proprio dal disegno di Marco. Ma qual è, questo disegno? Quello che vedete qui sotto.





LA STREGA E LE ALTRE

26 luglio. Comincia a incrinarsi il velo di segretezza sull'albo "La Strega ...e le altre" in uscita in occasione di Etna Comics (settembre 2012). Dal videomaker Attila Juhas, un primo bellissimo trailer da non perdere!







27 luglio. Claudio Villa. Zagor nella cover dell'albetto "Le terre immaginarie".



RELATIVAMENTE

27 luglio. Tempo fa mi sono appuntato una frase della scrittrice israeliana Yael Hedaya, trovata su "Animali domestici" (Einaudi), una antologia di tre racconti - diciamo - d'amore (in realtà di personaggi che si incontrano e si separano, perché tanto siamo sempre soltanto compagni di strada, e si muore tutti da soli). Una delle protagoniste a un certo punto dice che è "relativamente felice". Non è una frase buttata lì. E' una definizione fulminante. E' quella la felicità. Penso che felici si possa essere solo relativamente. Un po'. Abbastanza. Mai del tutto.





ABBATTUTA DALLA BATTUTA

27 luglio. Il caso dell'atleta greca, Voula Papachristou, lasciata a casa per una battuta (più o meno infelice) su Twitter fa cascare le braccia. Immagino quanti atleti di altri paesi abbiano scritto, detto, fatto di peggio. Se si dovesse usare lo stesso metro filtrando le opinioni di tutti e omologandole al politically correct, si troverebbero difficoltà a organizzare i Giochi Olimpici. Ma si sa che i pesi e le misure non sono mai gli stessi, e anche la correttezza politica cambia a seconda delle latitudini e delle longitudini e vale di più se il presunto vituperato è più a sud o a più a est di altri. La battuta, che ironizzava sull'arrivo, annunciato ad Atene, delle zanzare del Nilo, era semplicemente questa: "Con così tanti africani in Grecia, le zanzare del Nilo potranno mangiare cibo fatto in casa".




BAMBINI NEGATI, BAMBINI SOTTRATTI

27 luglio. Mi capita di parlare spesso con coppie che, non potendo avere figli, vorrebbero adottarne uno ma sono scoraggiati dall'incredibile trafila necessaria: anni e anni di attesa, di prove da superare, di umiliazioni, di viaggi della speranza, di rischi e di fallimenti, di spese folli e inusitate. Il buon senso porterebbe a pensare: perchè tanti impicci, tante lungaggini burocratiche, tanti cavilli? Una volta che si sia escluso che gli aspiranti genitori intendano adottare un figlio per renderlo schiavo o per abusarne, l'adozione dovrebbe essere facilitata in ogni modo. Voglio dire (e vi prego di seguirmi in questo breve ragionamento): una coppia chiede l'adozione perché è sterile, ma se non lo fosse potrebbe mettere al mondo anche dieci figli; dunque, se si stabilisce il principio che lo Stato si arroga il diritto di decidere chi può allevare figli e chi no, allo stesso modo lo Stato potrebbe impedire di allevarli anche a chi li mette al mondo in modo naturale! Terribile. Ma infatti è quello che succede quando certi magistrati o certi assistenti sociali decidono, di punto in bianco, di sottrarre dei bambini a dei genitori e non farglieli più vedere per anni (un argomento, questo, su cui sono molto sensibile e di cui ho già parlato). Ma poi, per quando una certa coppia possa avere dei difetti, un bambino non starà sempre meglio con due genitori piuttosto che in un orfanotrofio? Sembra logico pensare che anche là dove sussistano dei dubbi sui genitori adottivi, può darsi che il bambino finisca per trovarsi bene; mentre lasciandolo in un orfanotrofio è giocoforza che finisca per trovarsi male. Dunque, l'adozione è, in ogni caso, il minore dei mali. Il ragionamento è semplice, ma l'ottusità dei burocrati statali sembra tale e tanta che essi paiono non afferrarlo. Fatta salva l'ottusità, che è innegabile, in realtà essi lo afferrano benissimo, solo che segregare i bimbi in un orfanotrofio rende dei soldi, darli in adozione, no.
Dopo aver scritto il post che avete appena letto, ho ricevuto molti messaggi, compreso quello di una coppia di amici, entrambi imprenditori, che non riescono ad adottare il figlio che vorrebbero, nonostante siano due laureati e affermati professionisti, perché non hanno, a parere della burocrazia, un "posto fisso", magari statale. "Se fossimo due poliziotti, per esempio, sarebbe più facile", mi dice lui, scoraggiato. Ieri ho letto questo articolo, scritto da Fausto Biloslavo (il giornalista visto tante volte in TV come inviato negli scenari di guerra). Leggete e vi sgomenterete come mi sono sgomentato io.
Riguardo alla sottrazione dei minori da parte dei tribunali, ecco che cosa ho scritto in un recente passato. 
Ho già detto una volta qualcosa sul difficile lavoro dei giudici, che mai io vorrei fare. C'è però una categoria di magistrati il cui compito è ancora più impossibile, ed è quella di chi lavora nei tribunali dei minori. Ora, non si dovrebbe mai mettere in dubbio la correttezza di chi giudica, però se c'è una ingiustizia che grida vendetta al cospetto di dio è quella dei bambini strappati dalle loro famiglie e chiusi in istituto o affidati ad altri senza che i genitori sappiano il perché e senza che possano far ricorso o sperare in un giudice terzo che riconosca lo sbaglio del primo. Chi segue "Chi l'ha visto?" o legge i giornali sa di casi incredibili ed aberranti in cui davvero sembra che il capriccio di un giudice o la protervia di un assistente sociale sottraggano dei figli a gente assolutamente per bene, o a cui al limite basterebbe un po' di aiuto per potersi occupare della prole. Talvolta basta un disegno malizioso che possa far sospettare di un abuso per dividere le famiglie per anni, salvo per appurare il disegno l'aveva fatto qualcun altro o che l'abuso non c'era stato: però intanto è scattata la sindrome dello sceriffo del magistrato di turno, che ovviamente si impunta e si picca di aver ragione, per rovinare la vita di interi nuclei famigliari (ho fatto un esempio basato su un vero fatto di cronaca). L'ultima notizia è quella di un giudice che ha tolto un figlio ai genitori perché obeso. D'ora in poi bisognerà stare attenti a quanto pesano i ragazzi perché se no ce li tolgono.
Ovviamente io sto parlando delle ingiustizie. Il mio discorso riguarda soltanto quelle. Se anche uno dei casi di cui si parla a "Chi l'ha visto" fosse vero, sarebbe già troppo. In ogni caso, servirebbe sempre la possibilità di un appello, che non è data. E prima di arrivare a togliere un figlio a dei genitori bisognerebbe proprio arrivare a casi estremi, ma estremi davvero. Perché tanto i segni fisici e psichici i bambini tolti ai genitori li avranno lo stesso. Per fare i giudici minorile bisognerebbe essere persone equiibrate e sagge, ma così equilibrate e sagge che ha visita dallo psicologo dovrebbero farla loro una volta al mese: hanno nelle mani la vita delle persone. Invece, l'impressione è che non sia così: sono troppi i casi di veri e propri rapimenti di minori sottratti alle famiglie senza nemmeno aver fatto delle indagini, sulla base di relazioni campate in aria o della presunzione di essere divinità infallibili. Io, che infallibile non sono e non mi sento, so benissimo di poter farla fuori dal vaso. Bisognerebbe che avessero dei dubbi su loro stessi anche quelli del tribunale dei minori, quelli che tolgono i bambini alle madri iperprotettive (è uno dei casi di cui so) e non a chi li manda a mendicare nella metropolitana. Forse, in entrambi i casi, prima si allontanare i figli dai genitori si dovrebbero aiutarli, i genitori.





OLYMPIC GAMES 1

27 luglio. Londra: si aprono le Olimpiadi. Perché il primo augurio che mi viene non è che l'Italia vinca tante medaglie, ma che non ci siano attentati?



28 luglio. Marco Verni. L'incontro fra il diabolico Mortimer (di cui sta disegnando il ritorno sulle pagine di Zagor) e Diabolik (un genio del crimine come lui). Sarebbero alleati o avversari, in un cross-over?




OLYMPIC GAMES 2

28 luglio. Spettacolare e commovente la cerimonia di apertura delle Olimpiadi. Se il mondo fosse davvero così com'era ieri sera a Londra, sarebbe un posto un po' più bello.




28 luglio. Gallieno Ferri: copertina per Big Bill Le Casseur, edito in Francia (anni Cinquanta). Tavola a colori prossimamente in mostra a Etna Comics.




28 luglio. Le piccole lettrici crescono (foto di Marco "Baltorr" Corbetta, raffigurante la figlia Beatrice).


PRIMA E DOPO

28 luglio. Una frase da un commento lasciato sul mio blog: "prima del digitale tutti erano un po' più collezionisti" (Mic).




SE CI DEI, DIGITA UN TWEET

29 luglio. Secondo Giorgio Fontana, su "La Lettura" di oggi, la pratica delle sedute spiritiche è nata in corrispondenza con la diffusione del telegrafo, e dunque ci sarebbe un evidente collegamento fra le due cose. Un'idea affascinante. C'è da chiedersi se qualcuno ha già pensato a una terrificante storia di fantasmi in cui dei morti cerchino di comunicare con vivi tramite Twitter o Facebook. Se nessuno l'ha mai scritta, ci metto il cappello sopra e i produttori del primo film che uscirà con questa trovata mi dovranno pagare le royalties.




29 luglio. Emanuele Barison. "Risvegli", prima tavola di una futura storia di Zagor (testi di Moreno Burattini).





29 luglio. Dato che ormai mi sono abituato a raccontarvi di tutto, vi racconto la mia prima storia d'amore. Mi è venuto in mente di farlo dopo che ho letto su "Sette" l'intervista a Mario Monti in cui un giornalista chiede all'attuale Primo Ministro se si ricordi la sua prima ragazza. Lui risponde: "Certo che me la ricordo. Ma immagino che lei avrà la gentilezza di non chiedermi altro". In attesa che "Sette" intervisti anche me, mi metto avanti con le risposte. Ero giovanissimo, andavo al liceo, prendevo l'autobus ogni mattina. C'era una ragazza con gli occhiali, quella che fu la mia prima ragazza, che saliva sull'autobus prima di me. Era molti timida, come lo ero io. Lei mi guardava, io la guardavo, senza che osassimo parlarci. Poi un giorno mi siedo accanto a lei e scambio due parole. Il giorno dopo lei mi lascia il posto, perché ci ritorni. Oggi avrei capito subito che le piacevo e che avrei potuto farmi più audace senza perdere troppo tempo, ma a quel tempo non riuscivo a crederci. Passai alcune settimane senza avere il coraggio di provarci, nonostante fosse chiaro che sì, avrebbe voluto. Poi, un giorno, non la vedo sull'autobus: non viene a scuola. Né il seguente. Chiedo alle sue amiche. E' malata, mi dicono. Mi faccio coraggio, e decido di passare da casa sua così, per sentire come sta. Suono alla porta, apre la madre. Vedo il mio amorino laggiù in fondo, in tinello, seduta in poltrona con il plaid sulle ginocchia. Senza occhiali. Lei guarda alla porta, aguzza la vista ma non mi riconosce. Non capisce chi abbia suonato, non sa che sono io, senza lenti non mi riconosce. La madre mi fa cenno di entrare, io avanzo nel corridoio, mi avvicino. Lei stringe gli occhi per vedermi meglio, cercando di capire chi.... Poi, improvvisamente, mi riconosce. Ecco, il sorriso che ha fatto in quel momento, non lo dimenticherò mai. Gli occhi le si allargarono, la bocca si aprì... era sorpresa, che io fossi venuto a trovarla. E incredibilmente felice, gioiosa. Cercò frettolosamente gli occhiali, se li mise, e continuò a guardarmi raggiante. Capii che alla prima occasione, non proprio lì davanti alla madre, avrei potuto baciarla. Avrei *dovuto*. Assolutamente. In effetti successe nel buio di cinema di Prato, dove proiettavano un film che faceva parte di un cineforum scolastico. Il film era "Il paradiso può attendere". Noi, invece, avevamo atteso fin troppo.


29 luglio. Massimo Pesce disegna Zagor (Viareggio, fumetteria Living Colour, aprile 2012).




29 luglio. Gianni Sedioli disegna Zagor (Viareggio, fumetteria Living Colour, aprile 2012).


FATTI PIU' IN LA'

30 luglio. Quest'anno, non ho ancora fatto il bagno nel mare perché mi infastidiscono le troppe meduse. Se devo cercare il relax tra le onde stando sempre in tensione per vedere se ci sono mostri tentacolati nei dintorni, preferisco restare sul bagnasciuga. E' di ieri la notizia di un cane ridotto in fin di vita dall'attacco di una medusa mentre giocava con il padrone su un lido del mar Ligure. Stamattina presto, facendo una passeggiata sulla spiaggia, ho contato dieci meduse spiaggiate fra cui fare lo slalom. "Povere meduse - mi dice la dolce metà - non è colpa loro se tutti le odiano, siamo noi che invadiamo il loro habitat e andiamo a fare il bagno nel mare, dunque se ci attaccano la responsabilità è nostra". Eh, no. Io il bagno lo faccio entro venti metri dalla riva, e più in là non vado. Loro, le meduse, hanno a disposizione tutti i restanti ventimila chilometri fino all'Atlantico. E devono venire proprio a rompere i santissimi a me, nel fazzoletto d'acqua in cui me li sciacquo?



30 luglio. A proposito di meduse...


NEBBIA DI SETTEMBRE

30 luglio. Leggo sui giornali che è morto un illustre magistrato di nome Settembrino Nebbioso. Non so chi fosse, e questo va a mio disdoro, e mi dispiace comunque per la sua scomparsa. Però, certo, se uno si chiama Nebbioso di cognome (che non è proprio il massimo per uno che deve scrivere delle sentenze chiare), lo vai a chiamare Settembrino? Sarebbe come se lo storico Augusto Camera avesse chiamato sua figlia Daria, o se uno dei dieci cittadini modenesi che di cognome fanno Militare chiamassero una bambina Marina.


COME RISPARMIARE MILLE EURO

30 luglio. Come risparmiare mille euro. Da quando mi sono trasferito da un appartamento di Milano a un altro (cioè dall'inizio dell'anno) mi trovo a due fermate di tram più una di metropolitana dalla redazione. A fare il tragitto a piedi, però, ci impiego un quarto d'ora camminando di buon passo, venti minuti se me la prendo comoda. Così, non ho rinnovato l'abbonamento annuale ATM, quello ai mezzi pubblici, risparmiando trecento euro. Per lo stesso motivo, non ho rinnovato neppure l'iscrizione alla palestra, dove ormai avevo smesso da un po' di fare i pesi e mi allenavo soltanto facendo esercizi aerobici, cyclette e tappeto, che considero sostituiti dalle camminate quotidiane. Altro risparmio di settecento euro. I mille euro che mi ritrovo in tasca, beninteso, serviranno soltanto a pagare una piccola parte delle tasse da cui sono stato appena colpito e affondato.