Sono note le mie edificanti risposte contro haters e detrattori, al punto da essere diventate un genere letterario di sicuro richiamo. Quando annuncio un nuovo articolo sulla mia pagina FB e scrivo la frase convenzionale "un po' di sana polemica", le visite raggiungono la stratosfera. Potete usare le "etichette" qui a lato cliccando sul link "polemica" delle Categorie e vi compariranno tutte. Ho anche infarcito di sana polemica il mio ultimo libro "Io e Zagor" (Cut-Up) con lo scopo di alzarmi sensibilmente le vendite (confidando soprattutto sull'acquisto da parte degli haters che vorranno controllare se sono stati chiamati in causa). Tuttavia non sono l'unico autore di fumetti a divertirsi nel rispondere ai detrattori, e so anzi di avere un compagno di mille battaglie in Michele Medda. Mi sono ricordato di un suo articolo intitolato "Altrimenti ci arrabbiamo" da lui pubblicato in Rete nel dicembre del 2007, e gli ho chiesto il permesso, prontamente accordato, di riproporlo. E' qui sotto, seguito dagli esilaranti Auguri Politically Correct. Grazie, Michele. Buona lettura!
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ALTRIMENTI CI
ARRABBIAMO
(messaggio di pace per l’anno nuovo)
di Michele Medda
Articolo pubblicato il 15-12-2007
Dovrei imparare a leggere i messaggi che il Destino mi
manda. Nel 1988, quando pubblicai su Nick
Raider la storia intitolata Saigon,
un lettore scrisse una lettera furibonda alla casa editrice, lamentando che il
sottoscritto “parteggiava sfacciatamente per i Vietcong”. Ora, 1) Se si
parteggia, si parteggia. “Sfacciatamente” cosa vuol dire? 2) Se anche avessi
parteggiato per i Vietcong, cosa ci sarebbe stato di male? E comunque, 3) Non
parteggiavo affatto per i Vietcong.
Perciò, scrollai le spalle e non mi curai nemmeno di
rispondere al lettore, lasciando il compito alla redazione. Avrei dovuto
pensare al vecchio detto: “Il buongiorno si vede dal mattino”. Il Destino mi
stava annunciando qualcosa. E cioè che quel lettore arrabbiato sarebbe stato il
primo di una lunga lista.
Pochi anni dopo scrissi una storia per Nathan Never, Terra bruciata,
in cui compariva una gang di motociclisti. Un motociclista mi scrisse arrabbiato
per il fatto che i motociclisti della storia erano cattivi.
Qualche anno dopo, quando cominciai a scrivere Legs, il gruppo degli arrabbiati si
infoltì fino a diventare una folla. I primi a essere infuriati erano i lettori
che avevano conosciuto Legs sulle pagine di Nathan
Never e che detestavano con tutte le loro forze il cambio di tono
narrativo. Quanto alle mie storie, non facevano arrabbiare solo i lettori.
Facevano arrabbiare anche Antonio Serra. Per non parlare dell’editore. Quando
uscì Fotogrammi di morte protestarono
i sostenitori del cosiddetto “cinema d’autore”, quel tipo di cinema che io
avrei sbeffeggiato incarnandolo nel presuntuoso regista Norberto Antonucci.
Addirittura, facendo riferimento alla mia intera produzione, uno di quei mentecatti
che ammorbano i newsgroup mi accusò di scrivere storie “anticulturali”.
Perfino le mie storie di Tex
sollevarono un’ondata di proteste, quelle dei puristi texiani. Ci fu chi si si
indignò per la comparsa di un bordello in una storia, chi per il fatto che Tex
stendeva un avversario con una ginocchiata nelle parti basse, e chi
semplicemente non voleva leggere trame “poliziesche” su Tex. (In realtà avevo
fatto di peggio: in entrambe le storie Tex sparava a una donna, ma le scene
furono prontamente modificate in redazione. E mi chiedo cosa mi sarebbe
successo se quelle scene fossero rimaste intatte).
Appena pochi anni prima, un mio articolo che metteva a
confronto serie italiane e serie americane aveva suscitato l’ira funesta degli
appassionati di comics americani. Mi ero macchiato di lesa maestà nei confronti
di Neil Gaiman e Frank Miller, e fui punito con un delirante pezzo che comparve
su una fanzine, e che terminava con una chiosa critica di indiscutibile pregio
letterario: “Nathan Never fa cagare”.
Mosso a pietà, inviai all’incontinente (c/o la fanzine suddetta) due rotoli di
carta igienica e una confezione di deodorante per w.c. Spero che ne abbia fatto
buon uso.
Molti anni dopo scrissi un appassionato articolo elogiativo
su Alan Moore (poi pubblicato nel libro Alan
Moore: portrait of an extraordinary gentleman). Qualcuno mi accusò di
spargere merda (sic!) su Alan Moore.
Non oso immaginare le reazioni se l’articolo fosse stato dispregiativo.
Con lo sviluppo di internet la situazione si complicò. Se
non intervenivo sui forum, i lettori si arrabbiavano (“Medda fa la
primadonna!”). Se intervenivo, era ancora peggio. Riuscivo a far arrabbiare
perfino i colleghi (“Medda scrive solo stronzate!” scrisse su un newsgroup un
giovane e talentoso sceneggiatore).
Alla fine ho deciso di limitare le mie esternazioni a questo
sito, ovviamente senza riuscire ad arginare il fiume dell’ira. Ho fatto
arrabbiare i videogiocatori, che mi hanno metaforicamente fatto a pezzi nei
loro forum. Ho fatto arrabbiare almeno un paio di recensori, un patetico
individuo che ha forwardato a diverse mailing-list una sequela di insulti al
sottoscritto (così feroce che qualcuno gli ha chiesto “Ma Medda ti ha investito
il cane?”); e poi ho fatto infuriare, letteralmente, decine e decine di nerd,
wanna be e dreaming of (la categoria peggiore: quelli che non vogliono
realmente fare i fumetti, ma vagheggiano di farli - ovviamente molto meglio di
quelli che li fanno nel mondo reale).
L’ultimo ad arrabbiarsi col sottoscritto è stato un appassionato
di manga, Emanuele Di Amico, che dopo aver letto Dylan Dog n. 256, Il feroce
Takurr, mi ha inviato la lettera che pubblico qua sotto (col nulla osta
dell’autore, sia chiaro). Secondo Emanuele, nell’albo suddetto avrei insultato
i lettori di manga ironizzando su un collezionista di fumetti del Sol Levante.
Non che la cosa mi faccia effetto. “Ve ne sbattete le palle”
ringhia Emanuele nella sua lettera. E ha perfettamente ragione: infatti non gli
ho chiesto scusa. Da scrittore, non devo scusarmi di niente, e pazienza se
qualcuno si arrabbia.
In realtà simili reazioni esacerbate, nel loro piccolo, sono
la spia di un problema più generale. Perché ci sono “reazioni esterne”, diciamo
così, a ogni tipo di espressione artistica. Soprattutto a quelle che stanno
sotto i riflettori molto più dei nostri fumetti. E queste “reazioni” implicano
l’idea che ci siano cose che non si
possono dire. Un’idea che, ovviamente, non mi trova per niente d’accordo,
perché implica a sua volta che debba esistere un controllo su quanto viene
detto, scritto, cantato, disegnato, filmato. In parole povere, questa idea legittima la censura.
Ma siamo ancora sotto le feste, l’anno nuovo si avvicina, e
permettetemi di rimandare l’argomento censura. Salvaguardiamo il nostro fegato
per il cenone di fine anno.
Ne approfitto per fare gli auguri a tutti, amici e nemici,
colleghi e lettori, anche e soprattutto all’offeso Emanuele. E dato che
l’effetto-Natale dura ancora e siamo tutti più buoni, vi giro gli auguri
politicamente corretti dell’amico Luigi Mignacco (comprensivi degli auguri
natalizi). E se dopo questi si arrabbierà qualcun altro, non so che cosa farci…
Buon 2008, e a rileggerci presto.
Michele Medda
La lettera del lettore:
Salve.
Ho appena
terminato di leggere l'ultimo episodio di Dylan Dog (ultimo in tutti i sensi
visto che non lo comprerò più, dato che, e di questo non gliene fregherà nulla,
mi ritengo offeso). Scrivo a lei in primis, che è l'autore della storia, e dopo
anche alla sua casa editrice Bonelli.
Io sono un
convinto e fervente non ammiratore, proprio innamorato dei Manga, i fumetti
Giapponesi che lei (e guardi che darle del lei mi sta costando fatica; avrei
voluto scrivere tutt’altre cose ma io sono civile, difficile da credere, vero?
Eppure ho la casa piena di Manga. Strano, vero? Secondo lei chi legge Manga è
un deficiente).
Ma andiamo per
ordine: amo i Manga e gli Anime (i cartoni, in Italiano: sapeva, vero, che si
chiamano cosi?). Adoro il Giappone, mi piace il Sushi, ma non lo mangio con le
bacchette, non lo mangio a colazione pranzo merenda cena e spuntino di
mezzanotte, non per questo mi vesto da Goku di Dragonball e cerco di vestire da
Sailor Moon una ragazza che mi piace, non vivo chiuso in una stanza con i Manga
a cerchio attorno a me, dando loro un nome, e magari organizzando feste da
ballo ballando con i gadget dei pokemon o di qualunque altro Anime.
Lei, caro signor
Medda, sta tirando fuori uno dei piu scemi e ritriti luoghi comuni che circola
sugli amanti dei Manga: e cioè la credenza che chi legge i fumetti made in
Japan si fonda il cervello fino a fare quanto ho scritto, e quanto lei ha
riportato nella sua storiella.
Bene, io ci
tengo a far sapere che noi (sì, noi. perchè siamo tanti ma non per questo
ridotti come lei ci dipinge) siamo persone a posto. Ogni tanto mangiamo Sushi,
e allora? Non vuol dire che siamo svitati. Possiamo comprare i gadgets, ma non
vuol dire che passiamo 23 ore in adorazione con ceri d'incenso e preghiere
ancestrali buddiste, per dormire una sola ora e quindi tornare a pregare.
No, li conserviamo
e ci piace tenerli là come ognuno puo tenere qualcosa di caro, ma questo luogo
comune, cazzo, è esagerato. Se vuole saperlo ho visto persone vestite da Dylan
Dog e quelle camicie rosse sono davvero orribili, sa?
Ma alla fine io
penso che (la sua storia, ndr) sia
tutta una forma di protesta (vedi il protagonista del suo stupido siparietto
che vede la luce ed è grato di aver smarrito i Manga salvandosi cosi la vita:
non si offenda, una cagata assurda), suscitata dall'invidia che, statistiche
alla mano, non perchè possa sembrare di parte ma perchè le ho viste, su
giornali e tg, il Manga vende di piu dei vostri scartafacci, quindi
stroncandovi il mercato.
Beh che dire? Io
posso tranquillamente convivere comprando fumetti Giapponesi, Italiani,e anche
quelle assurde strips yankee, ma a quanto pare vi acceca la rabbia di essere
superati nel vostro campo da qualcuno. Se mi permette questo è un atteggiamento
molto fascista, dia retta: se deve iniziare una campagna offensiva contro i
Manga,e contro chi li legge dipingendoli come dei poveri mentecatti svalvolati,
si compri un ettaro di terra e ci coltivi le bietole; perchè lei dei Manga, e
di chi li segue,mi permetta, non ha capito proprio un cazzo.
Ho provveduto ad
inoltrare alla Bonelli le pagine con le vignette incriminate, scrivendo loro
più o meno le stesse cose. So perfettamente che ve ne sbattete le palle, ma sa
com'è, come protesta lei protesto anche io, perchè non mi va proprio di essere
offeso, e soprattutto di vedere offesi dei fumetti che invece meritano
rispetto, e che invece suscitano rabbia solo perchè vendono di piu, fate festa
perchè dimostrate di cadere in basso.
Ovviamente mi
darà del cretino e cancellerà questa mail (sempre che sia arrivato fino a
qua,sa voi non digerite per niente le critiche altro esempio di rabbia
repressa), ma non importa, ho inoltrato anch'io una civile protesta contro le
vostre stupide offese ai Manga e a chi li segue.
Continui a partorire storie sceme come quella del Takurr, razzista e
luogocomunista, io non la leggerò.
Abbandono la barca visto come siamo stati trattati.
Salve.
Emanuele Di Amico
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Auguri Politically Correct
Io sottoscritto (d'ora in avanti "l'Augurante")
chiedo al mio interlocutore (d'ora in avanti "l'Augurato")
di accettare senz'alcun obbligo, implicito o esplicito, i voti più sinceri dell'Augurante (d'ora in avanti "gli Auguri") affinché l'Augurato possa trascorrere nel migliore dei modi (ove nella frase "migliore dei modi" si sottintende da parte dell'Augurante e si presuppone da parte dell'Augurato un atteggiamento che tenga conto delle problematiche di carattere sociale, ecologico e psicologico, che non sia causa di tensione e/o competizione, né comporti o favorisca alcun tipo di assuefazione o di discriminazione, sia sessista, sia di diverso carattere) la festività coincidente al Solstizio d'Inverno convenzionalmente nota come "Natale", ma che può essere chiamata e celebrata dall'Augurato secondo le sue tradizioni religiose e/o laiche, premesso il debito rispetto nei confronti delle tradizioni religiose e/o laiche di persone di qualunque razza, credo o sesso diverse dall'Augurato, ivi comprese coloro che non praticano alcuna tradizione religiosa e/o laica.
Qualsiasi riferimento a qualunque divinità, figura mitologica, personaggio tradizionale, reale o leggendario, vivo o morto che sia; a simboli (ove sono compresi tra l'altro - ma non limitativamente - canti e rappresentazioni artistiche, letterarie esceniche) religiosi, mitologici o della tradizione che possa essere ravvisato direttamente o indirettamente nei presenti Auguri non implica da parte dell'Augurante alcun sostegno nei confronti della figura o del simbolo in questione.
L'Augurante chiede inoltre all'Augurato di accettare gli auguri per un felice (ove l'aggettivo "felice" viene definito tra l'altro - ma non limitatamente - come “gratificante dal punto di vista personale, sentimentale e finanziario e privo di complicazioni di carattere medico, dirette o indirette”) anno 2008.
L'Augurante sottolinea che la datazione "2008" è qui considerata come convenzionale, così com'è considerata convenzionale la data del 1° Gennaio come inizio dell'anno, e dichiara il suo assoluto rispetto per altri tipi di datazione legati alle differenti culture religiose e/o laiche di cui l'Augurante riconosce il prezioso contributo allo sviluppo dell'attuale società multietnica.
Augurante e Augurato convengono inoltre su quanto segue:
- Gli Auguri valgono a decorrere dalla data del presente accordo al 31 Dicembre 2008, dopodiché dovranno essere esplicitamente rinnovati da parte dell'Augurante.
- Gli Auguri non implicano alcuna garanzia che i voti di "felicità" espressi dall'Augurante trovino un effettivo riscontro nella realtà dell'Augurato, il quale non potrà attribuire all'Augurante alcuna responsabilità civile e/o penale e/o morale per la loro mancata attuazione.
- Gli Auguri sono trasferibili a terzi purché il testo originale non subisca modifiche o alterazioni. La libera diffusione del testo non implica tuttavia il pubblico dominio del testo stesso, i cui diritti appartengono in ogni caso al detentore del copyright.
- L'Augurante declina ogni responsabilità derivata dall'utilizzo degli Auguri al di fuori dai limiti prescritti; in particolare, l’Augurante declina ogni responsabilità per eventuali danni fisici o morali all'Augurato e/o a persone e/o sistemi informatici a lui collegati derivati dall'invio degli Auguri mediante E-Mail o qualunque altro metodo di trasmissione, elettronico o di diverso genere, attualmente in uso, in fase di sperimentazione o non ancora inventato.
Ciò stabilito,
Buon Natale e Buon 2008!