sabato 30 gennaio 2021

RICORDATI CHE DEVI MORIRE

 

Nel suo editoriale sul n° 100 de "Le Storie", il curatore Gianmaria Contro ha annunciato la chiusura della serie (o meglio, la sua trasformazione in "Le Storie Cult") dopo otto anni di onorato servizio. Cento  numeri, un invidiabile risultato visti i tempi che corrono. Contro ha anche ironizzato su coloro che, in Rete, da anni davano notizia di una imminente serrata della collana. A forza di pronosticare una chiusura, alla fine i profeti di sventura ci azzeccano. Del resto, anche la fine del mondo prima o poi arriverà, e prima o poi (si spera il più tardi possibile) tutti moriremo. "A lungo termine saremo tutti morti", recita uno slogan a proposito dei tempi degli investimenti finanziari. 
 
Pare che sul Web ci sia gente galvanizzata fino all'onanismo dall'annuncio della chiusura delle testate a fumetti, specie se bonelliane. Stando a queste cornacchie, Martin Mystére (per citare un nome) avrebbe dovuto aver cessato le attività da dieci anni. Come tutte le cose del mondo, sicuramente anche il BVZM andrà in pensione, non ci sono dubbi: le cornacchie allora gongoleranno perché l'avevano detto. Di recente mi hanno riferito che è stata perfino annunciata la chiusura di Zagor Classic. Ora, a me non è stata comunicata nessuna data di scadenza, il che non significa nulla perché sono sempre l'ultimo a sapere le cose. Di sicuro, so che un'altra collana di ristampe, lo Zagor RCS (in edicola da più di un anno con Il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport) ha raddoppiato il suo programma di uscite, passando da 50 a 100 volumi. Non so se ne fosse stata pronosticata la cessazione al n° 25, in tal caso la profezia (per ora) non si sarebbe avverata. Magari Zagor Classic chiuderà davvero fra sei mesi (magari no), e allora si cercheranno nuove proposte. Quel che è certo, è che il programma delle uscite zagoriane del 2021 è ricchissimo, al punto che si annunacia una annata record e lo Spirito con la Scure si prepara a invadere anche nuovi territori con i team up insieme a Dragonero, Tex e Flash
 
Ma il punto non è questo. La notizia della chiusura di una serie può anche essere vera: il mistero è perché, in tal caso, ci sia gente che ne gode. I tempi sono duri per tutti, il Covid ha dato il colpo di grazia a molte attività ma non era il Bengodi nemmeno prima: chi è che andrebbe in un bar o in un ristorante messo in ginocchio dalla crisi a sghignazzare e gongolare davanti al propriretario e ai clienti affezionati perché l'attività sta per andare in fallimento? Solo gente fuori di testa, evidentemente. Eppure, gli haters su Internet sembrano provare piacere nel pronosticare sciagure a fumetti. Noi che i fumetti li facciamo ci mettiamo l'anima, cercando di fare proposte in grado di riscuotere il favore del pubblico nonostante la chiusura delle edicole e la generale trasformazione della platea a cui ci rivolgiamo, con i lettori della carta stampata (a livello globale e mondiale) in libera uscita verso i social o i prodotti multimediali. Di queste difficoltà ho parlato anch'io, di recente, come potete leggere qui. Appunto per questo ci si aspetterebbero degli incoraggiamenti invece degli sberleffi. Io non ho mai smesso di meravigliarmi dell'esistenza della gente cattiva, perciò resto sempre di stucco vedendo il misero spettacolo che il Web non si stanca mai di proporci. 
 
Che vantaggio ci potrà mai essere, per chi ne gode, nella eventuale chiusura di Zagor Classic? O nel fatto che cessate le pubblicazioni di una certa testata tanti autori resteranno senza lavoro? O in quello che ci sarà sempre meno offerta di fumetti in edicola, oltre che sempre meno edicole? Che poi, di fronte a chi gongola delle sciagure altrui, vien fatto di pensare che se davvero chiudessero tutte le testate a fumetti, dovrebbero chiudere anche i siti, i blog, i forum specializzati in anatemi dove costoro esercitano la loro gufaggine: è la fine dello scorpione portato sul dorso dalla rana. Ricordatevi che dovete morire.

mercoledì 27 gennaio 2021

IL RAZZISMO DEGI ARISTOGATTI


L'articolo lo potete leggere qui:

https://www.huffingtonpost.it/entry/peter-pan-dumbo-e-gli-aristogatti-accusati-di-razzism_it_600e8d7fc5b6d64153ad5c67

Qando leggo queste cose mi rendo conto della fortuna che ho avuto a vivere fino a trent’anni senza il politicamente corretto. Non moriremo di politicamente corretto perché ne siamo già morti. Poche cose sono più scorrette del politicamente corretto. La mia opinione sul politicamente corretto è politicamente scorretta.

Oggi sarebbe politicamente scorretta persino Edvige Fenech, Marziale non troverebbe un editore per i suoi licenziosi epigrammi, Alighiero Noschese, con le sue imitazioni, sarebbe accusato di body shaming. L’”Esorciccio” non lo farebbero girare: un bambino indemoniato che violenta le maestre. 

Ne abbiamo già parlato qui pochi giorni or sono:

http://morenoburattini.blogspot.com/2021/01/dio-benedica-i-clown.html

Ma ero stato profeta già vent'anni fa, a rileggere quel che scrivevo.

https://www.ubcfumetti.com/forum/codacons_b.html

 



 

martedì 26 gennaio 2021

LA MINESTRA RISCALDATA


Qualche giorno su, sul sito della Sergio Bonelli Editore è apparso un articolo, firmato dal sottoscritto, contenente una serie di anticipazioni sui programmi della Casa editrice riguardanti Zagor, per l’anno 2021, in cui festeggeremo il sessantennale del nostro eroe. Potete leggerlo cliccando qui:

https://www.sergiobonelli.it/zagor/2021/01/25/gallery/zagor-2021-1009121/

Queste le notizie, in sintesi. Nella serie regolare vedremo, in primavera, una storia in tre albi intitolata “I sette vikinghi”, in cui faranno ritorno Re Guthrum e i suoi norreni.  Il numero di giugno, quello del sessantennale, proporrà una storia completa, autoconclusiva, in cui lo Spirito con la Scure farà ritorno sulla tomba “Wandering” Fitzy,  dove accompagnerà Cico. A seguire, comincerà una sequenza di albi che vedrà il Re di Darkwood viaggiare fino a Londra. Riguardo altre collane dello Spirito con la Scure, il titolo dello Speciale primaverile, sarà: “Ritorno alla Casa del Terrore”. Per i Maxi, invece, sono previste grosse novità riguardo al formato.  Arriveranno in edicola uno Speciale tutto dedicato al messicano più simpatico del mondo, e il Numero Zero del team up fra Zagor e Flash, il velocissimo supereroe della DC, in attesa della storia completa di120 pagine, un vero e proprio evento editoriale internazionale, che coronerà la seconda parte dell’anno zagoriano. Infine, stiamo preparando "L'Enciclopedia zagorana".

Ora, è chiaro che di fronte a queste notizie chiunque può avere la reazione che crede. Se ne può essere contenti, oppure restare delusi. Il più strabiliante dei commenti, però, è uno che ho letto sulla mia pagina Facebook, dove ho linkato l’articolo. Dovrei smettere di meravigliarmi delle opinioni dei detrattori, che davvero riescono a scrivere le cose più incredibili. Fatto sta, che uno di loro ha commentato così (lo so che non ci si riesce a credere, ma potete andare a controllare): “Minestre riscaldate. Meglio il Comandante Mark che si è concluso brillantemente".

Cerchiamo di analizzare queste affermazioni, nel tentativo di decifrarle e di capirne il senso. Tutto quello presentato nell’anteprima, dunque, agli occhi del detrattore sarebbe un deja vu, se questo può significare l’espressione “minestra riscaldata”. Oppure, cose già viste, ma riproposte. Cascano le braccia pensando che uno degli annunci riguarda una trasferta in Europa, dove Zagor non è mai stato. Si anticipa un viaggio tra Londra e la Transilvania. Qualcosa di assolutamente inedito. Quando mai lo Spirito con la Scure è stato in Europa, escludendo un’isola scozzese in una lontana avventura? Mai. E quindi, cos’è che stiamo riscaldando?
 
Ma non basta. Si anticipa una visita di Zagor e Cico alla tomba di “Wandering” Fitzy. Avete mai visto, sulla serie regolare, la tomba di “Wandering” Fitzy? Sapete se mai Zagor ci abbia accompagnato Cico. Mai. Però, per il detrattore, è una minestra riscaldata. Abbiamo annunciato un cambiamento nella formula del Maxi: quindi, una novità. Prima ancora che venga spiegato di che cosa si tratti, il detrattore sa già che sarà una minestra riscaldata. Ma il colmo dei colmi è il team up con il supereroe della DC, Flash. Avete mai visto Zagor fare squadra con un supereroe americano. Direi proprio di no. Minestra riscaldata lo stesso. E l'Enciclopeda zagoriana? Chi l'ha mai avuta in mano? E' una novità assoluta. E’ chiaro che di fronte a chi fa commenti di questo tipo non resta che abbozzare un sorriso accondiscendente e allontanarsi sperando che resti buono e non dia in escandescenze.
 
Una tavola di Marco Verni tatta dal numero  del sessantennale
 
Ma anche riflettendo sui ritorni, della Casa del Terrore, del Cico Speciale e dei vikinghi e, ci sarebbe da ricordare al detrattore che a Windy Cliff Zagor non torna dal 1967 (cinquantatré anni fa), che gli Speciali Cico non escono più dal 2007 (tredici anni fa) e che l’ultima apparizione di Guthrum è del 2013 (sette anni fa). Non è che proprio siano sul menu tutti i giorni. Peraltro, sono ritorni richiesti a gran voce dai lettori. Anzi, a dar retta ai lettori, dovremmo realizzare avventure il più possibile simili a quelle della Golden Age, facendo tornare di continuo i personaggi e i luoghi nolittiani. Il nostro detrattore non è d’accordo, evidentemente, servono novità, nessun ritorno. Il che è in totale controtendenza con le richieste che ci giungono, dato che siamo accusati per lo più di allontanarci troppo dalla ricetta tradizionale, di essere troppo innovativi, addirittura di stravolgere il personaggio con le innovazioni. Si richiedono a gran voce disegnatori che imitino Ferri e sceneggiatri che copino Nolitta. Il parere del detrattore di oggi è del tutto opposto, ci ripetiamo troppo, riscaldiamo la minestra. Chiediamoci allora quale sia l’esempio di novità, il contrario di “minestra riscaldata”, che il detrattore propone. Ecco, è il Comandante Mark.

Ora, io di Mark sono un estimatore della prima ora. Non soltanto l’ho letto e riletto in ogni riedizione, non soltanto gli ho dedicato numerosi articoli (il più importante, sul mio saggio “Discorsi sulle Nuvole”, edito da Cut-Up), ma ne ho anche scritte sette storie. Perciò, posso dire con una certa sicurezza che se c’è un personaggio le cui avventure sono basate su uno schema che si ripete, molto rassicurante per il lettore e per questo molto apprezzato, è proprio lui, il Comandante Mark. Le situazioni sono abilmente rimescolate dai tre autori, il mitico terzetto della EsseGesse, ma scenari e personaggi sono ricorrenti. Peraltro, l’ambientazione è la stessa (quasi) delle avventure del Grande Blek, anch’egli impegnato nella lotta contro le Giubbe Rosse. Nessuno direbbe che si tratti di una minestra riscaldata, ma di sicuro non siamo di fronte a situazioni che si rinnovano di volta un volta. Anzi, si tende a procedere per minimi scarti, facendo leva sul piacere del lettore, soprattutto di giovane età e soprattutto di un tempo, di riconoscere gli schemi. La cosa insomma è voluta, e capita anche in altre saghe.

Uno dei capitoli più interessanti del saggio di Rudi Bargioni ed Ercole Lucotti su Tex ("Tex Willer, analisi semiseria del più popolare fumetto italiano") pubblicato da Gammalibri nel gennaio 1979, è quello dedicato all'analisi strutturale delle avventure di Aquila della Notte. Il punto di partenza è il seguente: tutte le storie del nostro eroe si basano sullo stesso schema, il cui sviluppo è abbastanza prevedibile. Il lettore, insomma, si trova di fronte a un meccanismo narrativo di cui conosce le regole e l'esito, e trae soddisfazione solo dalle variazioni minime attraverso le quali il protagonista giunge ad avere ragione del cattivo di turno. L'apparente varietà delle trame si riduce, a ben vedere, a pochi canovacci fondamentali, riproposti ogni volta con indiscutibile perizia dagli sceneggiatori: ciò non a danno del lettore, ma anzi assecondando le sue attese. Le eccessive innovazioni, infatti, infastidiscono il pubblico piuttosto che stuzzicarlo. 

Bargioni e Lucotti tentano addirittura di sviluppare una "morfologia di Tex", richiamandosi in questo al fondamentale trattato intitolato "Morfologia della Fiaba" scritto nel 1928 dallo studioso russo Vladimir Propp. Chi sfogliasse il saggio di Propp scoprirebbe con sorpresa come le sue pagine sono piene di quelle che possono a tutti gli effetti essere considerate formule algebriche: il suo intento è infatti quello di dimostrare come qualunque racconto fiabesco sia in realtà costruito sulla base del medesimo schema, costruito grazie a una rigida "grammatica" dell'affabulazione, e riconducibile a una sorta di espressione matematica in grado di tener conto delle variabili. Lo stesso cercano di fare i due analizzatori delle storie di Tex i quali, in maniera molto semplificata rispetto all'esempio proppiano, propongono un elenco di poche "funzioni" principali. Queste sarebbero, essenzialmente: il Danno (il reato o il mistero), la Missione (Tex decide di occuparsi del caso - o è costretto a farlo), il Viaggio (i pards giungono sul luogo), l'Indagine, la Prima Mossa del malvagio (che tenta di ostacolare il nostro eroe), la Lotta aperta con il criminale, la Vittoria di Tex, che coincide con la Punizione del Cattivo. Utilizzando le iniziali maiuscole delle "funzioni" come caratteri algebrici, ecco una formula (qui ridotta ai minimi termini) in grado di riassumere tutte le avventure di Tex: D+M+V+I+PM+L+V=PC.

Quindi, potremmo per assurdo dire che anche Tex sia una “minestra riscaldata”? Io non lo dico di certo, il nostro detrattore però potrebbe farlo anche se, mistero imponderabile, non riconosce la “morfologia della fiaba” nel Comandante Mark (che comunque ha chiuso perché, malauguratamente, sono morti i suoi autori - e non perché quacuno lo riteneva ripetitivo) e la contesta in Zagor.
 
Una tavola di Raffaele Della Monica della trasferta in Europa

 

giovedì 7 gennaio 2021

DIO BENEDICA I CLOWN

 

La notizia che potete leggere qui sopra, in uno screenshot di un titolo dell'edizione on line del "Corriere della Sera", viene approfondita in questo articolo

 
E' una notizia che riempie di tristezza quelli che, come me, hanno amato alla follia le follie di Mister Bean. Ma ancora più tristezza fanno le parole con cui Rowan Hatkinson spiega la sua decisione. Così le riporta la giornalista Paola De Carolis:
 
I social lo riempiono «di paura per il futuro» per via del linciaggio riservato a chi ha idee diverse. «Sembra che si possa essere solo con o contro. Se sei contro allora meriti di essere “cancellato”, zittito. È come la folla nel Medioevo in giro per le strade alla ricerca di qualcuno da bruciare al rogo. Per chi è vittima di questi gruppi l’esperienza è terrificante». Atkinson, che è più volte sceso in campo a favore della libertà di parola, ha sottolineato di essere «contrario all’idea di non poter esprimere giudizi che potrebbero offendere qualcuno»: «Non vedo perché non dovrei avere il diritto di dire qualcosa solo perché qualcun altro è contrario. Mi sembra un concetto fondamentale per la nostra libertà».
 
Quella contro il "politicamente corretto" è una battaglia che stiamo perdendo. Ormai, non si può più dire niente: tutto può essere tacciato di sesssismo, razzismo, bullismo, bodyshaming. Su qualunque cosa si pensi di scherzare, c'è qualcuno che si offende, si inalbera, protesta. Una volta se una battuta non faceva ridere, al massimo non si rideva. Oggi si crocifigge in piazza lo spiritoso. Eppure, una volta, al buffone di corte era permesso persino prendere in giro il Re. Purtroppo i politicamente corretti sono la maggioranza. Il che non sarebbe un male di per sè: se certe idee sono conivise, giustamente imperano. Il male sono la censura e il linciaggio verso chi non le condivide. Nessuno pretede di ferire gli altri, però non si può neppure essere ostaggi dei permalosi. Stiamo scivolando nella Zona del Crepuscolo. Ogni giorno ci verrà tolta una briciola di libertà. Non serviranno drastici giri di vite. In maniera quasi inconscia, pressoché inconsapevolmente, cercando la convenienza quotidiana del pro bono pacis, si preferirà evitare di scherzare per non offendere qualcuno.

Ho scritto, in tempi diversi, un paio di epigrammi per riderci su. Li ripropongo sperando che non offendano nessuno. Segue un terzo, che dedco a Rowan Atkinson.


Talebani
 

A me pare cosa grulla
un andazzo d’oggidì:
non si può scherzar su nulla
o s’offendon quelli lì.
Non puoi ridere su niente
o s’indigna certa gente,
gli sghignazzi son banditi
sulle facce e sui vestiti.
Niente risa da domani:
hanno vinto i talebani.


Occhio a quello che si dice

Occhio a quello che si dice 
o s’offende Federico 
si ferisce sora Bice 
e s’indigna Ludovico, 
non si può scherzar su niente 
o si inalbera la gente. 
Si procede a mosse attente 
come nel pesare l’oro 
ma, mi chiedo, quegli uggiosi 
non potrebbero esser loro 
un po’ meno permalosi?

Dio benedica i clown

 
Dio benedica i clown,
che pur se sei un po' down
ti rendono il sorriso,
cambiano il pianto in riso.
Sian benedetti i buffi
che se di noia sbuffi
ti giran la giornata
strappando la risata.
Sia benedetto il dono
dei comici che sono
ciò che Dio volle dare
per farsi perdonare.

martedì 5 gennaio 2021

QUELLO CHE GUARDA IL CAPELLO

 

Quella che vedete qui sopra è la copertina, opera di Alessandro Piccinelli, dello Zagor in edicola questo mese, gennaio del 2021. Ora, ognuno è libero di pensarla come crede, nel giudicarla. Però, con tutta la buona volontà, faccio fatica a trovarci dei difetti. E' western (e ciò dovrebbe tranquillizzare quella parte dei lettori che non gradiscono le storie horror o di fantascienza), è drammatica, è chiara, c'è l'eroe in una posa (appunto) eroica, il protagonista è inquadrato da vicino (c'è chi contesta quando Zagor è in secondo piano), i colori valorizzano (e non coprono) il disegno. Secondo me, Piccinelli (artista, peraltro, di rara umiltà)  è sempre più bravo, e non c'è mese che non riceva messaggi entusiastici di fronte alle sue copertine. Però, c'è sempre quello che guarda il capello, nel senso letterale del termine. Infatti, su Twitter, mi è stato segnalato questo commento.



Poiché il parere di tutti i lettori va preso in sacrosanta considerazione, cercherò di interpretare (prima) e analizzare (poi) il senso di ciò che viene detto, giusto per capire che cosa si potrebbe fare per accontentare tutti, ma proprio tutti, per quato difficile sia. Dunque, secondo il commentatore, siamo di fronte a una rappresentazione di Zagor "coi capelli alla LancioStory". E qui, confesso di non capire. Cosa sono "i capelli alla LancioStory"? Esistono dei capelli che si possono definire "alla LancioStory"? Uno può andare dal barbiere e chiedere: mi faccia i capelli "alla LancioStory"? Confesso la mia ignoranza e la mia mancata comprensione. Una cosa però pare certa: il taglio di capelli che ha Zagor in questa copertina, non piace al nostro lettore. Che, appunto, valuta le cover a partire dalla chioma del protagonista. Forse è un parrucchiere, uno che se ne intende. Forse dovremmo mandare Piccinelli a fare un corso di taglio e messa in piega, non so. Guardo e riguardo la copertina e mi chiedo in che cosa i capelli dello Spirito con la Scure siano diversi dal normale. Non noto niente di strano. C'è qualche ciuffo mosso, ma quello è per dare dinamismo alla scena, come quando Zagor corre e gli si muovono le frange della casacca. Dovrebbe essere facile da capire, se ci arrivo pure io. Ma evidentemente si preferiscono i capelli con la brillantina.

Sono andato a riguatdare i due più classici poster di Zagor disegnati da Ferri, e li vedete qui sotto: mi pare che quache ricciolo al vento si veda in entrambi. In quello con la liana ci sono anche le frange mosse, come si diceva prima. Niente brillantina.




Comunque, il nostro lettore sostiene che oltre ai capelli alla "LancioStory", ci sia anche "qualche testa esplosa". Rimango basito. Guardo e riguardo il disegno di Piccinelli e non vedo nessuna testa esplosa. Vedo dei colpi di pistola che sfiorano lo Spirito con la Scure e scheggiano, come da consuetudine nel fumetto western più tradizionale, qualcosa accanto a lui. Forse Piccinelli si è divertito a nascondere teste che esplodono fra i particolari del suo disegno, così come nasconde la sigla AP della sua firma? In tal caso, le ha nascoste così bene che io non riesco a vederle. Naturalmente il nostro detrattore le vede, perché a lui non sfugge nulla.
 
A meno che (in tal caso non posso pensare che il lettore abbia potuto essere così poco chiaro,  per cui sarebbe proprio un problema mio, che sono lento di comprendonio) il detrattore non si riferisca a un'altra copertina, quella (molto bella) dell'albo "La mente assassina" che potete vedere qui sotto (di una storia di alcuni mesi fa di cui parlo qui)




Guardo la testa dell'uomo che giace a terra e non la vedo "esplosa". Mi sembra che sia tutta intera. Occhi, naso, bocca, orecchie, capelli... c'è tutto. Esplosioni, zero. C'è del sangue dietro la nuca, ma potrebbe essere quello che esce comunemente dopo un urto contro una pietra (ce ne sono un paio sotto). Non si vede neppure il buco di una qualsiasi ferita, nel caso il nostro detrattore sia facilmente impressionabile. Del resto, sangue in copertina ne metteva anche Gallieno Ferri. E' il minimo sindacale di un fumetto dove si spara e si tirano frecce. Vero è che all'interno, ma non se ne può fare una colpa a Piccinelli, si parla di una donna dotata di poteri mentali. Dunque un argomento horror. Magari il detrattore non apprezza l'horror. Allora sia coerente e apprezzi la copertina tradizionalmente western di "Nessuno è innocente".  

Peraltro, ma guarda la combinazione, proprio la storia "La mente assassina", ha fatto giungere in redazione una lettera di un paio di giovani lettori, che vedete qua sotto e che comunque ho commentato di recente anche su questo blog . 



Com'era la storia che le nostre copertine non "guadagnano" giovani? Certo, fra tutte le copertine possibili, il nostro detrattore è andato a scegliere proprio quella che ce ne ha fatti guadagnare due.

Ma arriviamo al pezzo forte. Sia quel che sia, secondo il detrattore i capelli alla "Lancio Story"  fanno perdere a Zagor i vecchi lettori. Si sa, infatti, che i vecchi lettori comprano Zagor non per leggere la storia contenuta dietro la copertina, ma per la pettinatura dello Spirito con la Scure sopra. Cioè, ci si ferma a quella. Attenzione: non sto sostenendo che la storia all'interno (scritta da una guest star come Tito Faraci) non possa non piacere. Per carità, ci potranno essere pure dei lettori delusi, e magari alcuni di questi li perderemo. Secondo me, non c'è motivo. Ma ipotizziamolo. Però il detrattore non dice che i "vecchi lettori" li perdiamo per le storie. Li perdiamo per la copertina, questa la sua tesi. Per i capelli alla "LancioStory" e per le teste esplose che vede soltanto lui.

Il nostro lettore si accorge, per fortuna, che il maestro Ferri (che per me era un secondo padre) non c'è più dall'aprile del 2016. Meno male se ne rende conto, perché altri detrattori contestano che Zagor non sia più scritto e disegnato da autori che sono morti. La sua soluzione: qualcuno che disegni il più possibile simile a lui. A lui, di quale periodo? Perché lo stesso Gallieno ha disegnato le sue ultime copertine con uno stile diverso da quello degli anni Settanta. Che era diverso da quello degli anni Novanta e da quello delle cover delle strisce degli anni Sessanta. Quindi, il lettore contesterebe anche Ferri, se fosse vivo, e non "assomigliasse" a se stesso. Si pretende l'impossibile: la cristallizzazione della grafica di un fumetto, a partire dalle copertine, perché rievochino i ricordi dell'infanzia perduta. 
 
Nessun personaggio del fumetto popolare ha la grafica di copertina (e men che mai quella degli interni) uguale a quella di trenta, quaranta, cinquanta anni fa. Sono forse uguali le copertine di Topolino di oggi a quelle degli anni Settanta? Vogliamo parlare dell'Uomo Ragno? Di Tex?  Sono uguali le copertine dei libri, le locandine dei film? A tutti, evidentemente, è permessa una evoluzione, tranne che a Zagor. Che deve restare uguale agli anni Sessanta o Settanta. Ci sono, in verità, eroi sempre uguali a se stessi, anche nelle copertine: quelli morti, che vengono soltanto ristampati. Si vorrebbe ridurre lo Spirito con la Scure a una ristampa di se stesso, con la brillantina sui capelli.

Ho citato il nome di Tex. Nel 1994, le copertine passarono da Galep a Claudio Villa. Si può forse dire che Claudio Villa sia "simile" a Galep? Assolutamente no. Il cambiamento fu drastico, molto più drastico di quello fra Ferri e Piccinelli. Ci fu un abbandono dei "vecchi" lettori? No. Almeno, non evidente e non oltre quel che è il normale tasso di abbandoni. Perchè, a differenza di quello che crede il nostro detrattore, il "vecchio" lettore (categoria tra i quali mi annovero anch'io, che leggo Zagor almeno dal 1970, e cioè da cinquanta anni) non è un lettore cristallizzato, ma in grado di apprezzare un bel disegno. 
 
Anzi, c'è proprio della soddisfazione nel gustare le diverse interpretazioni di un eroe a fumetti da parte dei diversi autori. Chi vorrebbe perdere, su Tex, il confronto fra la mano di Giovanni Ticci e quella di Fabio Civitelli? O fra quella di Guglielmo Letteri e quella di Fernando Fusco?  Evidentemente, il nostro detrattotre non apprezza le sfumature, tranne quelle dei capelli. 
 
Concludendo, il lettore non si etichetta, che orrore, come "vecchio". Qualunque età abbia, è in grado di apprezzare Claudio Villa, così come Alessandro Piccinelli, che è suo allievo, e a cui assomiglia molto. Piccinelli, peraltro, è molto più simile a Ferri di quanto non lo sia Villa a Galep. Quanto a guadagnare i giovani e perdere i vecchi, magari bastasse una copertina cristallizzata sullo stile Ferri a evitare la chiusura delle edicole. Il problema infatti non è di Zagor, né del suo copertinista, è di tutta l'editoria, che perde colpi perché si legge meno: le edicole non chiudono per il capello "alla LancioStory" di Zagor.  Si ne parla qui. Se fosse per quello e basta, forse chiuderebbe Zagor e i "vecchi" leggerebbero qualcos'altro. Invece Zagor continua a cavarsela, diversamente da tante altre testate che hanno chiuso. Proprio del tutto male, il nostro lavoro, non lo facciamo.

Se può intetessare, ho trattato un argomento simile, su questo stesso blog,  anche in questo articolo:  http://morenoburattini.blogspot.com/2018/07/non-assomiglia.html
 





domenica 3 gennaio 2021

PENSIERI CUPI DI INIZIO ANNO

 

Questa caricatura del sottoscritto opera di Massimo Bonfatti, che giustamente ho incorniciato come merita e appesa nel bagno di casa mia (per ovvii motivi), ben riassume quanto sto per scrivere: ci ho pensato a lungo e ho concluso che è meglio non pensare. Soprattutto di questi tempi, mentre il morbo infuria, il pan ci manca e sul ponte sventola bandiera bianca. I pensieri di chi pensa non possono essere che cupi. 
 
Perciò, confesso di essermi un po' lasciato abbattere riflettendo su quante edicole sono state chiuse nel corso del 2020, di quelle chiuse negli anni precedenti, di quelle che chiuderanno nel 2021 e negli anni che verranno. Una ecatombe che sembra inarrestabile. Come ne uscirà, il fumetto popolare? Sono guai anche per i quotidiani e le riviste, certamente, ma io che vivo circondato di comics rifletto soprattutto sul mio mondo. Ogni edicola che chiude le serrande è un pezzetto di Fantàsia che scompare inghiottito dal Nulla. Vale anche per i cinema, i negozi di dischi, le librerie, intendiamoci. Il mondo è sempre meno mio, e sempre più degli Altri.
 
Non che il Niente abbia giò vinto, e che tutti, là fuori, siate a guardare gli youtubers, a scambiarvi insulti su Twitter o su Facebook, a fare i balletti di Tik Tok. Siamo ancora in tanti, per fortuna. Ma sempre di meno. Il meglio  che ci possa accadere è finire nelle riserve come i pellerossa. Sono convinto che gli autori e gli editori ce la stiano mettendo tutta e studino ogni possibile strategia per invertire l'entropia, come nel racconto "L'ultima domanda" di Isaac Asimov. Ogni volta che vedo mettere in cantiere una nuova iniziativa editoriale, anzi, mi sorprendo io stesso per le tante idee che quelli più bravi di me riescono a tirare fuori dal cilindro. Io stesso mi do da fare, nei limiti delle mie capacità. Sono convinto che per parecchi anni riusciremo a divertirci (noi e voi). 
 
Resta il fatto che in edicola non ci si va più come un tempo, che leggere è una abitudine sempre meno opzionata, che tutti dicono di non aver tempo per farlo, che si è disposti a spendere fior di quattrini in qualunque cosa (aggeggi tecnologici, ultimi modelli di telefonini, abbonamenti alle pay TV, videogiochi, aperitivi, botti di Capodanno, parcheggi in centro, ricariche) ma sembrano troppo cari 4 o 5 euro per un fumetto di cento pagine. Il lavoro di mesi e mesi di staff di professionisti viene considerato meno appetibile di un gelato, che di solito costa di più. 
 
Poi ci sono gli haters in Rete, siti interi dedicati a vomitar veleno contro chi scrive e disegna, messi on line da gente che, evidentemente, legge i fumetti solo per criticarli (non avendo nientre di meglio da fare, o una vita da vivere), e rema contro anziché sentirsi parte di una squadra. Non ci resta che andare avanti malgrado loro, però mi sia consentita almeno una pernacchia.
 
Fin qui, i pensieri cupi. Poi penso che invece ci sono ancora tanti che ci vogliono bene, che di edicole in fondo ce ne sono ancora parecchie, che esiste il commercio on line, che il periodo di transizione tra analogico e digitale porterà a sviluppi insperati, che torneranno le mostre mercato, che ci saranno ancora a lungo nuovi albi di Tex e di Zagor da leggere e da sognare (sicuramente fino a quando sarò vivo io), che è stata comunque una bella cavalcata quella fatta finora e sono fortunato ad aver potuto vivere nel periodo d'oro del fumetto popolare (ma vale anche per la musica leggera e il cinema). Ripenso a "L'ultima domanda", il racconto di Asimov. Alla fine, l'entropia si inverte: con una nuova creazione.