giovedì 21 marzo 2019

MAX BUNKER: UNA VITA DA NUMERO UNO



Max Bunker, una vita da Numero Uno” è il titolo della biografia professionale che ho dedicato a  Luciano Secchi, in arte appunto Max Bunker, pubblicata da Cut-Up e presentata nel corso dell'edizione 2019 di Cartoomics, a Milano, alla presenza dell'interessato. 

L’occasione è stata offerta non soltanto dal cinquentennale di Alan Ford (in edicola dal 1969) ma anche dal fatto che l’autore, classe 1939, è attivo in campo fumettistico fin dal 1959, e quindi festeggia ottanta anni di vita e sessanta di carriera. C'erano dunque tante cose da dire, su un personaggio poliedrico, vulcanico e prolifico quant'altri mai: nessuna meraviglia che ne sia venuta fuori un'opera  di ben 400 pagine: un libro pieno di storie e di personaggi,  compilate scartabellando  tonnellate di fumetti, citando testimonianze, riportando dichiarazioni dell’autore e raccontato cinquant’anni di storia, di politica, di cambiamenti sociali nel nostro Paese e nel mondo, che le sceneggiature bunkeriane hanno fedelmente registrato facendone satira e denuncia. 

Il fumetto italiano non sarebbe stato lo stesso senza la rivoluzione operata da Luciano Secchi attraverso la sua attività di sceneggiatore. Un merito che non riguarda soltanto la sua opera, notevole di per sé per qualità e quantità, ma anche l’impulso dato alla maturazione dell’intero settore, grazie alla lezione tratta dal suo esempio da molti altri autori. Con l’avvento di Kriminal e Satanik (1964), irrompono sulla scena storie che parlano di sesso, di corruzione, di droga, di politica internazionale, di attualità, di fenomeni di costume. Il fumetto descrive per la prima volta la realtà così com’è e non cerca di darne una versione edulcorata. Anche Alan Ford (1969) scandaglia la nostra società ma con gli strumenti della satira e dell’umorismo, riuscendo a far ridere delle miserie di una umanità senza speranza di redenzione. L’innovazione bunkeriana non si manifesta soltanto a livello di contenuti e di problematicità dei personaggi, ma anche nell’uso dei dialoghi e nella scansione di sceneggiatura, che abolisce la ridondanza delle didascalie e procede per ellissi narrative molto sintetiche. Uno stile che continua a manifestarsi anche nelle serie dei personaggi più recenti come quella dedicata alla detective privata Kerry Kross (1994).

Bunker è uno sceneggiatore autore che ho ammirato fin da ragazzi, da quando, nei primissimi anni Settanta, mi sono imbattuto in Alan Ford. Quando ho letto le sue prime storie si firmava in coppia con un altro mio mito, il disegnatore Magnus. Trovavo il loro marchietto con la scritta “Magnus & Bunker” sui fumetti che realizzavano insieme. Poi il sodalizio si ruppe (nel 1975) e io continuai a seguirli separatamente. Scoprii presto i tanti altri fumetti creati da Bunker negli anni Sessanta, da Kriminal a Satanik, da Gesebel a Maxmagnus, da Maschera Nera a El Gringo, ma mi innamorai anche di “Eureka”, la rivista che Secchi dirigeva. Rimasi folgorato da Daniel, un altro personaggio che ha lasciato il segno nei miei ricordi. La persona che io sono diventato crescendo (bella o brutta che sia) è stata forgiata anche dalle letture bunkeriane. Ho avuto altri maestri, altri punti di riferimento, certamente (Guido Nolitta, Giancarlo Berardi, Alfredo Castelli, solo per fare alcuni nomi), ma senza dubbio Max Bunker ha sempre fatto parte del mio Olimpo personale.


Il mio primo incontro di persona avvenne in un giorno d’estate del 1989, quando ottenni un appuntamento presso la MBP, che aveva sede in Via Fatebenefratelli a Milano. Mi accompagnavano alcuni amici che realizzavano con me “Collezionare”, fummo ben accolti e scattammo la foto qua sopra.  Lo scopo della visita era realizzare una intervista che poi sarebbe stata pubblicata sul n° 21 della rivista “Il Fumetto” (dicembre 1989). La intitolai “Il Bunker dei fumetti”. Qualche anno dopo, nel 1994, entrato a far parte dello staff organizzativo del Salone del Fumetto e del Fantastico di Prato (una manifestazione di grande successo che oggi non c’è più), mi trovai ad allestire, con Francesco Manetti e Saverio Ceri, la mostra “Alan Ford Venticinque”. Riuscimmo a ricostruire il set del Negozio di Fiori, e proprio in quella scenografia esponemmo delle vivaci sagome degli agenti del Gruppo TNT e tavole delle storie più importanti. Max Bunker fu ospite della kermesse insieme a Paolo Piffarerio (di spalle nella foto sotto). Da quel momento in poi sono sempre rimasto in contatto con lui, che mi ha voluto affidare le prime cento introduzioni ai volumi della collana “Alan Ford Index” della Mondadori.  




venerdì 8 marzo 2019

IL PUEBLO MISTERIOSO




E' in edicola da alcuni giorni lo Zagor n° 644 (Zenith 695), datato marzo 2019 e intitolato "Il pueblo misterioso". I testi sono miei, i disegni di Bane Kerac, la copertina di Alessandro Piccinelli. Si tratta della terza parte di una lunga storia (314 pagine) iniziata con il numero di gennaio e destinata a concludersi  sull'albo di aprile. 

Delle precedenti due puntate abbiamo parlato negli scorsi mesi su questo blog. Come già detto, proverò a tirare le somme (dal mio punto di vista) alla conclusione dell'avventura. La vicenda è sostanzialmente western, ma contaminata da spunti mysteriosi (alla maniera cioè di Martin Mystère) dato che ruota attorno a una scoperta archeologica legata al viaggio di antichi navigatori che nel V secolo dopo Cristo avrebbero nascosto in America un carico di papiri della Biblioteca di Alessandria. Numerosi sono i riferimenti alla filosofa greco-alessandrina Ipazia, ispiratrice del viaggio. In questa terza puntata, alle varie cose che su di lei sono state dette, si aggiunge l'annotazione del perfezionamento dell'astrolabio (ideato da Ipparco di Nicea seicento anni prima) da parte appunto di Ipazia e di suo padre Teone, valente matematico. Il nome del pueblo al centro del racconto, Teon, parrebbe (questa l'ipotesi di Julia Schulz e di Angus McFly, due studiosi dell'università di Harvard) derivare proprio da quest'ultimo. Ma al di là dei riferimenti storici, e dell'enigma con cui si chiude l'albo, direi che l'azione proprio non manchi e mi sembra di aver scongiurato il rischio delle sequenze didascaliche. Ai posteri, in ogni caso, l'ardua sentenza: giudicherete voi. 

A proposito di Julia Schulz, racconto un aneddoto. Bane Kerac, a cui rivolgo di nuovo apprezzamenti e complimenti per i suoi disegni (bene, Bane!), si è offerto di regalarmi una tavola originale e mi ha chiesto di sceglierne una. Dopo averlo ringraziato, non ho avuto dubbi. E' quella che vedete qui sotto.





mercoledì 6 marzo 2019

ZAGOR CLASSIC





Finalmente!  Le storie che hanno fondato la saga e creato la leggenda di Zagor tornano in edicola a partire dal 13 marzo in una collana di ristampe, da tempo richiesta sia dagli appassionati di vecchia data che dai lettori più giovani: “Zagor Classic” metterà infatti di nuovo a disposizione di tutti storie da tempo esaurite presso il servizio arretrati Bonelli. 

L'ultima ristampa bonelliana risale infatti al giugno del 1986. Si chiamava "TuttoZagor" e festeggiava  il venticinquennale del personaggio. La serie uscì fino al 1998 e  contò in tutto 235 numeri. La collana "Collezione Storica a Colori", iniziata nel febbraio del 2012 e durata per 225 volumi, non è stata una iniziativa di Via Buonarroti ma di Repubblica e de L'Espresso: si trattava di pubblicazioni  del tutto diverse dallo standard della tradizione e con caratteristiche editoriali proprie. In ogni caso il nostro servizio arretrati non ha disponibilità neppure di quelle. Quindi, se si parla di una serie da edicola nel formato Bonelli, "Zagor Classic" giunge a colmare un vuoto. Peraltro, asseconda anche la richiesta di albi più agili, in linea con i nostri tempi in cui si preferiscono le letture veloci a cui ci hanno abituato i social e i siti Internet.

Se è vero che questa nuova serie segue la scia del successo di “Tex Classic”, un’altra collana di ristampe che ha inaugurato un format diverso da quelli del passato, è vero anche che la riedizione zagoriana presenterà caratteristiche ancora differenti. Sarà anch’essa a colori e delle stesse dimensioni, ma conterà 80 pagine, avrà cadenza mensile, e regalerà ai lettori un omaggio a ogni uscita. Il primo numero avrà infatti in allegato un poster, e dal secondo in poi ci saranno delle cartoline in cartoncino riproducenti le più belle copertine  realizzate da Gallieno Ferri per la Collana Zenith. 

A proposito di Ferri, le cover di “Zagor Classic” rappresenteranno un richiamo irresistibile perché proporranno una selezione di quelle della “Collana Lampo”, ovvero delle quattro serie a striscia uscite tra il 1961 e il 1970, oggetto di caccia accanita da parte dei collezionisti: illustrazioni affascinanti che non tutti conoscono, vere e proprie “opere perdute” che vengono finalmente recuperate e riproposte in una grafica accattivante in grado di valorizzarle. 

Caccia aperta poi sul sito Bonelli e in fumetteria al “Darkwood Box”, con cofanetto in legno contenente una incredibile serie di chicche (due variant cover, una stampa esclusiva, l’edizione anastatica del primo albetto a striscia, un diorama da montare, in cartone fustellato, riproducente la capanna nella palude e i suoi abitanti). Tutto ciò viene mostrato nel video realizzato dal sito Bonelli, in cui il sottoscritto si esibisce in una performance da YouTuber: l'unboxing. Lo vedete qui sotto. 

















venerdì 1 marzo 2019

NUMERO UNO E NUMERO DUE






Si terrà a Milano all'8 al 10 marzo 2019, nei padiglioni della Fiera a Rho, la consueta e sempre più effervescente kermesse fumettistica (ma anche pop, tech & fun) denominata Cartoomics. Tra le novità di quest'anno, alcune riguardano me. Quelle legate al marchio Bonelli sono state rese note dal battage pubblicitario della Casa Editrice e già le conoscete (presenterò Zagor Classic, Darkwood Box, Zagor Le Origini). Vi anticiperò qualcosa, invece, che forse non è ancora giunto alle orecchie di tutti e che riguarda la produzione della Cut-Up Publishing, con la quale ho ormai diversi libri all'attivo. Ebbene, presso lo stand Cut-Up (padiglione 16, stand G-16) mi troverete a firmare (se vi farà piacere) le copie di due nuove pubblicazioni.




La prima è un ponderoso  saggio, intitolato "Max Bunker, una vita da Numero Uno". Ne vedete in apertura la copertina.  L’occasione non è offerta solo dal cinquentennale di Alan Ford ma anche dal fatto che l’autore, classe 1939, è attivo in campo fumettistico fin dal 1959, e quindi festeggia ottanta anni di vita e sessanta di carriera. Raccontando la vita professionale di Luciano Secchi (questo il vero nome dell'autore) è venuto fuori un libro pieno di storie e di personaggi,  compilato scartabellando pagina per pagine tonnellate di fumetti, citando testimonianze, riportando dichiarazioni dell’autore e narrando cinquant’anni di storia, di politica, di cambiamenti sociali nel nostro Paese e nel mondo, che le sceneggiature bunkeriane hanno fedelmente registrato facendone satira e denuncia. Si tratta di un autore che ha lasciato il segno nell'immaginario collettivo.

Ho scritto questo libro per pagare un grosso debito. Non si tratta di denaro, ovviamente. Non si guadagna denaro, o almeno abbastanza denaro da pagare dei grossi debiti, scrivendo libri. Era un debito, contratto durante la mia adolescenza, nei confronti di un autore che ho ammirato fin da quando, neri primissimi anni Settanta, mi sono imbattuto in Alan Ford.  Quando ho letto le sue prime storie si firmava in coppia con un altro mio mito, il disegnatore Magnus. Trovavo il loro marchietto con la scritta “Magnus & Bunker” sui fumetti che realizzavano insieme. Poi il sodalizio si ruppe (nel 1975) e io continuai a seguirli separatamente. Scoprii presto i tanti altri fumetti creati da Bunker negli anni Sessanta, da Kriminal a Satanik, da Gesebel a Maxmagnus, da Maschera Nera a El Gringo, ma mi innamorai anche di “Eureka”, la rivista che Secchi dirigeva. Rimasi folgorato da Daniel, un altro personaggio che ha lasciato il segno nei miei ricordi. La persona che io sono diventato crescendo (bella o brutta che sia) è stata forgiata anche dalle letture bunkeriane.  Ho avuto anche la fortuna di conoscerlo da vicino, di collaborare perfino con lui con la rivista “Bhang!” della MBP e con “Alan Ford Story”, una collana della Mondadori per la quale ho scritto le prime cento prefazioni e postfazioni. Il volume verrà presentato anche a Lucca Collezionando.




Occhi di cielo” è invece un elegante spillato in tiratura limitata, che riporta sulla scena il fumetto sexy-western ritenuto perduto di Moreno Burattini e Lola Airaghi. Se ne erano perse le tracce da anni, dopo le prime tre puntate apparse nel 2004 e nel 2005 su “Dime Press”. Ma chi aveva letto l’inizio di quella storia non l’ha mai dimenticata. Occhi di cielo è stata oggetto di una mostra di originali  e di un portfolio. La chiusura della rivista  che la ospitava interrotto bruscamente la narrazione, ma dai cassetti dello sceneggiatore e della disegnatrice sono riemerse le tavole già pubblicate, altre inedite o in via di realizzazione, e abbozzi di testi scritti ancora da illustrare. Ma chi è Occhi Cielo? Chi è Elias? Chi  sono Artiglio d’orso e Sarah? E chi Salomon Saint, il predicatore, e Misery, la sua serva? Personaggi che meritano un recupero. Questo spillato è il primo passo verso il completamento di una storia insolita e affascinante, maliziosa e romantica, drammatica e umoristica al tempo stesso.

La casa editrice Cut-Up Publishing ha fortemente voluto dare una nuova vita all’affascinante squaw dagli occhi azzurri (non hanno dovuto insistere molto per convincere me e la Airaghi). Questo primo albo, oltre a raccogliere tutto il materiale edito e inedito che era stato già realizzato, comprende anche alcune bozze che Lola conservava gelosamente nel cassetto. Per il futuro è prevista l’uscita di un volume di più ampio respiro, che è già in lavorazione e in cui potrete continuare a scoprire Occhi di Cielo e le sue avventure. E dopo, chissà…