mercoledì 25 febbraio 2015

CICO DETECTIVE




E' in edicola il n° 11 della collana a colori dedicata dalle Edizioni If alla riproposta degli albi di Cico in ordine cronologico (quelli originariamente usciti, in bianco e nero, sotto il marchio Bonelli tra la fine degli anni Settanta e il 2007). Si tratta di "Cico Detective", con testi mie e disegni di Francesco Gamba. A corredo del racconto a fumetti c'è, come di consueto, un mio commento. 

Fino al 1994, gli Speciali Cico bonelliani erano usciti con cadenza annuale. Iniziati nel 1979, si erano interrotti nel 1983 per riprendere nel 1990, ma sempre con un solo titolo all’anno. Nel 1995, invece, il buon riscontro di pubblico convinse la Casa editrice a trasformarli in semestrali. A giugno uscì infatti "Cico Detective" e sei mesi dopo, in dicembre, ecco “Cico sull’Isola del Tesoro”, che le Edizioni If ripresenteranno con la prossima uscita. Per me, che dovevo scriverli tutti, iniziò un tour de force: 256 pagine l'anno voleva dire oltre 20 tavole al mese da consegnare a Gamba, e dovevano essere pagine piene di gag, battute, sketch, situazioni buffe. Una sfida che mi stremava ma anche mi appassionava e divertiva. Anzi, gli albi migliori sono nati in questo contesto.

Una caratteristica dell'undicesimo albo  è che che non si tratta di un racconto narrato in flashback (come la maggior parte degli altri) ma vissuto in presa diretta, dove Cico fa coppia con Bat Batterton. “E’ uno dei caratteristi che amo di più”, ha spiegato una volta Sergio Bonelli, “perché rappresenta la mia rivincita nei confronti degli investigatori alla Sherlock Holmes, che da un capello trovato nella vasca da bagno riescono a risalire all’assassino. Con Batterton volevo proprio mettere alla berlina questo tipo  di personaggio”. Tentativo perfettamente riuscito, visto che tanto Sherlock Holmes è un asso nei travestimenti, tanto Bat trova sempre il modo di farsi riconoscere; e mentre al detective di Baker Street non sfugge un indizio e da quello è in grado di dedurre le più ineccepibili conclusioni, quello di Darkwood prende inevitabilmente cantonate. Batterton è ancora oggi una presenza ricorrente nella serie, ma il ricordo dei lettori ogni volta che si parla di lui corre all’episodio "La Casa del Terrore", di Guido Nolitta e Gallieno Ferri, uno dei classici del primo periodo zagoriano, a cui sicuramente si rifà “Cico detective”. Ambientazione, tipo di situazioni e reazioni del messicano e di Batterton di fronte alla paura sono uguali o paragonabili. 

L’albo è costruito anche come parodia de “I delitti della Rue Morgue” di Edgar Allan Poe (il primo “giallo” della storia) e di "Assassinio sull'Orient Express" di Agatha Christie, dove Hercule Poirot non scopre un colpevole fra i sospetti proprio perché i sospetti sono tutti colpevoli, avendo assestato ciascuno una coltellata alla vittima. La soluzione del “poliziesco” che avete appena letto è appunto l’esatto rovesciamento di quella trovata. Una curiosità: le parole “tango borango marango” con cui un addestratore dà ordine a una scimmia del circo sono state inventate da Sergio Bonelli in persona, che me le suggerì, divertito dopo aver letto e approvato il mio soggetto. Secondo me, è uno dei miei migliori Cico.

giovedì 19 febbraio 2015

PERCHE' LO FAI?


Moreno Burattini visto da Nik Guerra


Una delle mie passioni è, da sempre, quella per gli aforismi. Ne ho parlato tante di quelle volte anche in questo spazio che credo di non aver bisogno di spiegarlo di nuovo. Così come chi è un appassionato del grande calcio in TV cerca di giocarlo in privato con gli amici, o chi ammira un cantante prova a cantarne le canzoni al karaoke, ho sempre tentato di  cimentarmi con il genere cercando di comporre frasi pungenti come quelle dei maestri che più ammiro, da La Rochefoucauld a Karl Krauss  passando per Ambrose Bierce

Avendo a disposizione, come tanti (se non quasi tutti), miei spazi privati su Facebook, Twitter e su questo blog, ho pensato di far leggere agli eventuali interessati alcune delle mie composizioni (altri, in fondo, pubblicano le foto dei compleanni dei figli o dei loro gerani, io pubblico battute e riflessioni). Credevo che coltivare un hobby del genere potesse essere consentito anche a uno come che, di mestiere, scrive fumetti. Invece, secondo taluni, proprio per il mio ruolo di autore, e per il fatto che il mio nome viene accostato fatalmente a quello degli eroi di carta di cui mi occupo, farei meglio a lasciar perdere.  Ho ricevuto infatti alcune mail in cui mi si consiglia (perfino con toni non troppo amichevoli) di limitarmi, nei social forum, a parlare di comics. Le accuse, più o meno, sono queste: mi darei arie da intellettuale, mi atteggerei a divo, mi crederei un personaggio, sarei un narcisista, pontificherei come se sapessi tutto nonostante la mia ignoranza, copierei le mie freddure su libriccini nelle edicole delle stazioni ferroviarie. Ma, soprattutto, dovrei smetterla di “scrivere cazzate su Facebook dalla mattina alla sera”. C’è poi chi si sente offeso dalle mie battute sulla politica o sulla religione, nonostante io ne faccia bipartisan a trecentosessanta gradi e non usi mai toni volgari (ma non importa, i permalosi si offendono lo stesso). 

I miei critici si rendono ben conto, e lo ammettono loro stessi, che nei propri spazi uno dovrebbe avere il diritto di scrivere quello che vuole, ma questo diritto a me non può essere concesso appunto perché sono un personaggio pubblico, con lettori che vanno rispettati nelle loro diverse opinioni, ma soprattutto non è giusto che io mescoli il cattivo gusto dei miei aforismi con il nome di Zagor. Mi pare doveroso, a questo punto, chiarire alcuni punti. 

Primo: è assolutamente falsa la pretesa identificazione di Zagor con uno dei suoi autori, men che mai con il sottoscritto. Ogni autore di Zagor ha pensieri e atteggiamenti propri che nulla c'entrano con il personaggio. Zagor va valutato per com'è, è un fumetto che vive di vita propria (si potrebbero persino ignorare i nomi di chi lo scrive e lo disegna). 

Secondo: il fatto che io abbia messo la parola Zagor fra virgolette nell'intestazione della mia pagina Facebook (Moreno “Zagor” Burattini)  è soltanto una sorta di nickname identificativo per far capire che di me si tratta e non di un mio omonimo (ce ne sono diversi). Internet è pieno di nik zagoriani, possibile che solo a me debba essere contestato? Non c’è nessuna immagine riguardante lo Spirito con la Scure né sulla mia pagina su Facebook né sul mio profilo twitter. Qui sul blog, un testo di presentazione chiarisce in modo puntuale che qualunque opinione espressa è da ritenersi del tutto personale. 

Terzo: nessuno è obbligato a seguirmi in Rete se ritiene fastidioso ciò che scrivo. Penso che basti ignorarmi per vivere tranquilli. 

Quarto: gli aforismi che scrivo sono tutti miei e non li copio da nessuna parte (a meno che non mi capiti, nella gran quantità, di scrivere una frase a mia insaputa già scritta in modo più o meno simile da un altro). Peraltro, coloro che mi seguono sono in costante aumento e dunque posso sperare che ciò significhi un apprezzamento per quel che vado facendo. I miei aforismi, addirittura, presto saranno raccolti in un libro: insomma, fanno parte del mio lavoro. Non capisco perché io possa (se posso) scrivere storie buffe di Cattivik o di Cico ma qualcuno voglia contestarmi il diritto di fare l'umorista anche in altre modalità di espressione. Ognuno, beninteso, ha tutto il diritto di ritenere una frase che io reputo spiritosa come una “cazzata”: al che, pazienza, spero che si apprezzerà la successiva. Se poi qualcuno non mi apprezza per niente, non posso pretendere di piacere a tutti. 

Quinto: riguardo alla religione, non mi sono mai accorto di aver offeso la fede di nessuno, al limite si sdrammatizza sugli atteggiamenti di certi esagitati (dunque si prende benevolmente in giro l'esasperazione di taluni, caricaturale di per sé anche nel caso degli invasati dalla politica). Farne una facezia è (nelle mie intenzioni) un modo per sorriderci su tutti assieme, in modo catartico e liberatorio. 

Sesto: circa il mio presunto narcisismo, non posso essere io a giudicare. Mi pare però di essere invece una persona dimessa, disposta a parlare con tutti sempre cordiale e con il sorriso sulle labbra. In ogni caso sono narcisisti la maggior parte degli artisti (non che io mi ritenga tale) e meno male che lo sono perché se no terrebbero le loro opere nei cassetti e non le esibirebbero. Vero è che sento come irrinunciabile il diritto di essere me stesso e di esprimermi: un diritto che tanti miei colleghi fanno proprio con più veemenza di me (ci sono alcuni che passano su Facebook molto più tempo di me fino al punto da essere diventati delle rockstar, cosa che io non sarò mai – né ci tengo), del resto siamo scrittori,  lavoriamo con le parole, fa parte del nostro essere, siamo personaggi pubblici davanti a un seguito di lettori che, se tacessimo, ci chiederebbero di parlare. 

Settimo: a proposito del mio “sputare sentenze”, temo che il pregiudizio ottenebri la giusta visione delle cose: i miei aforismi seminano dubbi, non propugnano certezze. Anzi, prendo in giro quelli che sanno tutto loro. Come si possa aver capito il contrario, proprio non lo so (e la  cosa non depone a favore dell’intelligenza dei detrattori). 

Ottavo: in ogni caso, tra un aforisma e l’altro le notizie sul mondo del fumetto non mancano mai e anzi predominano: mi si può seguire per queste, ignorando quelli. Del resto, con la mia attività (svolta a titolo gratuito e nei ritagli di tempo – io non fumo e ci dedico le pause sigaretta concesse agli altri) sopperisco alla mancanza su Facebook e su Twitter di profili ufficiali zagoriani. Ho proposto, alcuni anni fa, che venissero aperti ma non è stato fatto. Nell’attesa, ho cercato di colmare un vuoto di cui tanti lettori si lamentavano. Il fatto che non scriva solo di fumetti ha portato a far sì che il bacino a cui mi rivolgo sia molto superiore di quelli che mi seguirebbero se parlassi solo dello Spirito con la Scure: il che comporta che ogni volta che parlo di Zagor il messaggio giunge a parecchie persone in più, molte delle quali non leggono le avventure del Re di Darkwood e potrebbero iniziare a farlo incuriosite da ciò che scrivo. Cosa che, so per certo, essere accaduta più volte. 
Se la domanda, insomma, è “perché lo fai?”, ecco dunque perché lo faccio.

giovedì 5 febbraio 2015

ADE CAPONE, SEMPRE QUATTRO PASSI AVANTI A ME


Mercoledì 4 febbraio 2015 è scomparso Ade Capone. Un collega ma, soprattutto, un amico. Aveva quattro anni più di me, ed è appunto datata quattro anni prima della  mia la sua sceneggiatura d’esordio apparsa nella serie dello Spirito con la Scure. E'  quella de “Il tempio del sacrificio” (1987) in cui compare il sacerdote del male Stephan.  Ricordo che quando, da semplice lettore, divorai quella storia, la trovai emozionante come se a scrivere Zagor fosse tornato Nolitta (nonostante mi rendessi perfettamente conto che la calligrafia era quella di un altro, e a quei tempi l’autore dei testi non era indicato). 

Ade Capone e Moreno Burattini nel 1991
Nel 1990 incontrai per la prima volta Ade nell’ufficio di Decio Canzio, dove entrambi eravamo stati convocati insieme per un brainstorming sul futuro del Re di Darkwood, nel cui staff io ero stato appena arruolato. Lui aveva 32 anni, io 28. Naturalmente, ai miei occhi, e anche nella realtà dei fatti, Capone era un affermato professionista e io un debuttante che da lui avevo soltanto da imparare. Ade mi dimostrò subito grande simpatia e da quella prima stretta di mano nacque la nostra venticinquennale amicizia. In seguito io mi sono trovato ad avere l’onere della cura di Zagor e, in qualche modo, a essere il suo editor: ho insistito a lungo perché scrivesse il ritorno di Stephan e ho supervisionato le sue ultime sceneggiature zagoriane, quelle da lui scritte negli ultimi dieci anni, trovandolo sempre proposito e collaborativo. Quando scriveva mi telefonava spesso per chiedermi se, secondo me, una certa sua idea poteva essere quella giusta per risolvere una situazione, e ci intendevamo perfettamente sul modo di procedere perché ci accomunava la stessa passione per l’eroe di Nolitta e Ferri.

Ade Capone con Gallieno Ferri (2013)
E’ stato a Salsomaggiore, la sua città, dove era stato organizzato un incontro pubblico, in una piazza, per parlare di fumetti, che ci siamo trovati a cena, un paio di anni fa, con il disegnatore Paolo Bisi, piacentino e dunque vicino di casa di Capone, che Paolo conosceva bene anche perché aveva lavorato con lui a Lazarus Ledd. Ho dunque proposto a tutti e due di fare una storia insieme, e il vulcanico Ade disse subito: “E’ da tanto che vorrei far tornare sulla scena i Lupi Neri”. “Portami un soggetto, e lo potrai fare”, ho risposto. Così, la sceneggiatura intitolata “Iron Wolves” che Bisi sta attualmente disegnando è stata la sua ultima, e uscirà postuma appena possibile. Ma non era soltanto Zagor a legarci. Nel corso degli anni Novanta, insieme a due amici, mi imbarcai nell’avventura di aprire una fumetteria nel centro storico di Prato, "Mondi Paralleli” (che esiste ancora, anche se nessuno dei tre fondatori ne è più proprietario). Capone mi aveva preceduto, essendo già prima di noi divenuto uno dei promotori di una fumetteria di Salsomaggiore, nata sotto l’egida Star Shop, che fungeva anche da agenzia di distribuzione. Io e i miei soci andammo dunque a trovare Ade che ci spiegò come funzionava le gestione di un negozio come quello che ci accingevamo a inaugurare, aiutandoci a fare dei conti e dandoci delle fondamentali dritte. 

Ade con il suo ultimo libro
Capone mi ha anche fatto incontrare alcuni dei musicisti che più amo, come Enrico Ruggeri e Max Pezzali, suoi buoni amici, e ci siamo trovati insieme ad assistere a dei concerti nel backstage. Anche se negli ultimi anni il suo nuovo lavoro di autore televisivo lo aveva un po’ allontanato dal fumetto, passava spesso in redazione e mi parlava di quello che stava facendo. Mi ha personalmente portato i suoi due libri nati dall’esperienza di “Mistero”, la trasmissione di Italia 1 di cui era una delle colonne. Insomma, il nostro rapporto andava ben oltre quello professionale. 

Leo Ortolani in ricordo di Ade Capone
Caro Ade, condividevamo tante idee sul mondo, sulla letteratura, sulla musica, sul modo di fare fumetto e sulla vita. Io ti ammiravo per la tua capacità imprenditoriale (hai creato e gestito da solo una etichetta indipendente come la “Liberty”), per la tua versatilità e la tua capacità di muoversi su più fronti, sceneggiando anche personaggi storici diversissimi fra loro tra cui addirittura il mitico Conan. La notizia della tua morte, avvenuta per un improvviso attacco di cuore, mi ha colto del tutto impreparato.  Abbiamo lavorato insieme per anni a un personaggio immortale, Zagor, ma noi siamo tutti semplici uomini accomunati dallo stesso destino. Non so dove tu sia, Ade, ma fin quando resterò vivo una parte di te sarà custodita in me. Per ricordare un po’ delle cose che hai fatto (tutte sarebbe impossibile) ho recuperato il testo scritto per presentarti su Zagor Collezione Storica a colori. Ricordo che mi telefonasti per dirmi grazie, perché ti era piaciuto. 
So long, amico.





ADE CAPONE: 
PASSIONE E MESTIERE
di Moreno Burattini

Su Zagor Collezione Storica a colori n° 102

La prima avventura di Zagor sceneggiata da Ade Capone
La storia con cui si apre questo volume, in cui Zagor si trova ad affrontare gli adepti di una setta satanica, è la prima dello Spirito con la Scure firmata da Ade Capone, uno sceneggiatore giunto sulla serie nel 1987 dopo aver esordito nel 1980, appena ventiduenne,  su un “Albo Blitz” della Universo. Nella rubrica della “Posta” dell’albo Zenith n° 364, Sergio Bonelli racconta in prima persona le divertenti circostanze del suo incontro, avvenuto agli inizi degli anni Ottanta,  con il giovane Adelino (questo il nome di battesimo per esteso dell’autore), nato a Piacenza nel 1958: “E’ da alcuni anni che Ade Capone collabora con la nostra Casa editrice. La sua prima storia, riguardante un gruppo di irriducibili soldati giapponesi, uscì nel 1986 su Mister No. Prima però egli si era già fatto le ossa, fumettisticamente parlando, cominciando a sceneggiare prestissimo per ‘Boy Music’, ‘Skorpio’ e ‘L’intrepido’. Intanto studiava da geologo e, dato che i fumetti erano lavori occasionali, si pagava gli studi in piscina. Già, forte del suo fisico e della sua abilita di nuotatore, Capone faceva il bagnino salvavita e l’istruttore di nuoto nella piscina di un albergo di Salsomaggiore. Fu proprio lì che il sottoscritto ebbe la ventura d’incontrarlo. Nonostante le mie buone capacità di fondista, a causa della limitata ampiezza della vasca nuotare era fuori questione, così impiegai il tempo a chiacchierare con il bagnino, come avrei fatto con qualunque altro appassionato di Zagor. Una cosa tira l’altra: Ade mi confidò di avere ambizioni di fumettaro, io gli diedi i soliti consigli e, un paio di anni dopo, iniziò la nostra collaborazione”. Proseguendo, Bonelli già anticipa l’uscita di una storia scritta dallo sceneggiatore per Martin Mystère, riguardante gli antichi Sumeri, destinata a venire pubblicata nel 1992. Ma non c’è dubbio che sia il Re di Darkwood il personaggio bonelliano più congeniale a Capone, tant’è vero che ancora oggi continuano a uscire, sia pure sporadicamente, sue storie zagoriane: l’ultima, un Maxi intitolato “Erie Canal” è datato 2013. 

In ogni caso, l’attività in casa Bonelli è soltanto uno degli elementi della variegata biografia professionale dell’autore piacentino, per il quale l’approdo in via Buonarroti non segna un punto di arrivo, quanto piuttosto una tappa lungo un percorso fatto di esperienze diverse e, talvolta, coraggiose. Infatti, all’inizio degli anni Novanta lo vediamo pubblicare per la Star Comics una serie a fumetti tutta sua, Lazarus Ledd, “bonellide” nel formato e nell’ispirazione, ma in grado di caratterizzarsi in modo originale e, soprattutto, di godere di un buon seguito, in Italia e all’estero, fino al momento della chiusura, nel 2009. Capone si dimostra in grado non solo di poter reggere il peso di una collana scritta quasi del tutto da solo, ma anche da quello della cura editoriale. La Star gli affida la cura anche di altre serie e miniserie, sue (quali “Morgan” e “Trigger”) o realizzate da altri (quali “Goccianera” e “Samuel Sand”), così come la traduzione e la supervisione di fumetti americani.  Lazarus Ledd è uno fra i primi fumetti italiani a verdersi dedicato un CD musicale, così come ad aver dato vita a crossover e team up, tra cui quelli con personaggi letterari quali il Lazzaro Santandrea di Andrea G. Pinketts e l’inquisitore Eymerich di Valerio Evangelisti, ma anche con Sam Fisher, protagonista del videogioco “Tom Clancy’s Splinter Cell”. 

Viva la libertà

Non pago, lo sceneggiatore (pioniere in Italia da questo punto di vista) diventa imprenditore in proprio dando vita alla “Liberty”, una etichetta indipendente distribuita soltanto in fumetteria e nelle mostre mercato. Dunque, cerca nuove forme e nuovi canali per realizzare e vendere i propri personaggi, libero da ogni vincolo: una tensione, questa verso la sperimentazione, così come verso la contaminazione fra i media, questa, che caratterizza l’intera produzione caponiana. Sotto l’egida del proprio marchio autoproduce e pubblica alcune miniserie di notevole spessore e di taglio autoriale, quali “Erinni”, “Kor One”, “Il potere e la gloria”. La prima, disegnata da Luca Panciroli, ha per protagonista una serial killer psicopatica; la seconda, frutto dei pennelli di Roberto De Angelis, racconta di un cyborg impegnato in brutali combattimenti sul ring; la terza, è una storia supereroistica illustrata da Stefano Raffaele. I tre disegnatori citati, scoperti da Capone ancora giovanissimi, testimoniano un’altra capacità, quasi rabdomantica, di Ade: quella di talent scout, che gli vale un premio ANAFI. Tra i professionisti del pennello da lui lanciati si annoverano, infatti, molti futuri pezzi da novanta della scuola fumettistica italiana: Giancarlo Olivares, Emanuele Barison, Alessandro Bocci, Michele Cropera, Fabio Bartolini, Sergio Gerasi (solo per citarne alcuni). Nel 1995 vince il premio Fumo di China come miglior sceneggiatore, e nel 1998 quello (dato dalla stessa rivista) come miglior editore indipendente.  

L'ultima avventura di Zagor scritta da Capone
Nuovi orizzonti

Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, nel 1997 Ade realizza due storie di Conan il Barbaro per Marvel Europe, si cimenta nel rilancio e nella riscrittura sulle pagine di una rinnovata versione dell’ “Intrepido” di uno dei primi superoroi italiani, Radar. Poi  collabora con Max Pezzali realizzando un albo a fumetti che racconta gli inizi della carriera del cantautore. Quindi si cimenta come autore televisivo firmando i testi di trasmissioni di successo quali “Il Bivio”, “Quello che le donne non dicono”, “Real CSI”, “Invincibili”, “Mistero”. Da quest’ultima, nascono il libro “Contatto” (Piemme), dedicato agli incontri ravvicinati con gli alieni, pubblicato nel 2011, e “Indagine sull’Aldilà” (Priuli & Verlucca, 2013), inchiesta sui fenomeni NDE (“Near Death Expercience”, o esperienze di premorte). Benché il suo impegno in TV sia divenuto la sua attività principale, tuttavia la sua passione resta il fumetto. Capone continua perciò a dedicarsi ancora oggi, nei ritagli di tempo, alla scrittura di Zagor.