E' in edicola il n° 11 della collana a colori dedicata dalle Edizioni If alla riproposta degli albi di Cico in ordine cronologico (quelli originariamente usciti, in bianco e nero, sotto il marchio Bonelli tra la fine degli anni Settanta e il 2007). Si tratta di "Cico Detective", con testi mie e disegni di Francesco Gamba. A corredo del racconto a fumetti c'è, come di consueto, un mio commento.
Fino al 1994, gli Speciali Cico bonelliani erano usciti con cadenza annuale. Iniziati nel 1979, si erano interrotti nel
1983 per riprendere nel 1990, ma sempre con un solo titolo all’anno. Nel 1995,
invece, il buon riscontro di pubblico convinse la Casa editrice a trasformarli
in semestrali. A giugno uscì infatti "Cico Detective" e sei mesi
dopo, in dicembre, ecco “Cico sull’Isola del Tesoro”, che le Edizioni If
ripresenteranno con la prossima uscita. Per me, che dovevo scriverli tutti, iniziò un tour de force: 256 pagine l'anno voleva dire oltre 20 tavole al mese da consegnare a Gamba, e dovevano essere pagine piene di gag, battute, sketch, situazioni buffe. Una sfida che mi stremava ma anche mi appassionava e divertiva. Anzi, gli albi migliori sono nati in questo contesto.
Una caratteristica dell'undicesimo albo è che che non si tratta di un racconto narrato in flashback (come la maggior parte degli altri) ma
vissuto in presa diretta, dove Cico fa coppia con Bat Batterton. “E’ uno dei
caratteristi che amo di più”, ha spiegato una volta Sergio Bonelli, “perché
rappresenta la mia rivincita nei confronti degli investigatori alla Sherlock
Holmes, che da un capello trovato nella vasca da bagno riescono a risalire
all’assassino. Con Batterton volevo proprio mettere alla berlina questo
tipo di personaggio”. Tentativo
perfettamente riuscito, visto che tanto Sherlock Holmes è un asso nei
travestimenti, tanto Bat trova sempre il modo di farsi riconoscere; e mentre al
detective di Baker Street non sfugge un indizio e da quello è in grado di
dedurre le più ineccepibili conclusioni, quello di Darkwood prende
inevitabilmente cantonate. Batterton è ancora oggi una presenza ricorrente
nella serie, ma il ricordo dei lettori ogni volta che si parla di lui corre
all’episodio "La Casa del Terrore", di Guido Nolitta e Gallieno
Ferri, uno dei classici del primo periodo zagoriano, a cui sicuramente si rifà
“Cico detective”. Ambientazione, tipo di situazioni e reazioni del messicano e
di Batterton di fronte alla paura sono uguali o paragonabili.
L’albo è costruito anche come parodia de “I delitti della Rue Morgue” di
Edgar Allan Poe (il primo “giallo” della storia) e di "Assassinio
sull'Orient Express" di Agatha Christie, dove Hercule Poirot non scopre un
colpevole fra i sospetti proprio perché i sospetti sono tutti colpevoli, avendo
assestato ciascuno una coltellata alla vittima. La soluzione del “poliziesco”
che avete appena letto è appunto l’esatto rovesciamento di quella trovata. Una
curiosità: le parole “tango borango marango” con cui un addestratore dà ordine
a una scimmia del circo sono state inventate da Sergio Bonelli in persona, che
me le suggerì, divertito dopo aver letto e approvato il mio soggetto. Secondo me, è uno dei miei migliori Cico.