E' in edicola dai primi giorni del 2024 l'albo di Zagor n° 702 (Zenith 753), intitolato "La tana del serpente". La copertina, che potete vedere qui sopra, è opera di Alessandro Piccinelli. I testi sono miei, i disegni di Mauro Laurenti. Si tratta della seconda parte di una storia in due puntate, iniziata il mese scorso con l'albo "Il passato di Jenny". Potete leggere alcune considerazioni in proposito nell'articolo che ho pubblicato sul blog alcune settimane fa:
http://morenoburattini.blogspot.com/2023/12/il-passato-di-jenny.html
Per chi non ha voglia di cliccare, riassumo il punto principale ribadendo come, sostanzialmente, "Il passato di Jenny" sia una storia che ha per tema la violenza contro le donne. Il loro sfruttamento, il senso del possesso di certi uomini violenti, l'abuso del corpo femminile, ma pure la ribellione di chi subisce prevaricazioni e il tentativo di riacquistare libertà, dignità e autonomia, anche chiedendo aiuto a chi è in grado di darlo.
Ad avventura conclusa posso aggiungere qualcosa ancora.
1) Non si racconta solo di come Jenny sia arrivata a Pleasant Point, ma anche di come ci sia giunta Sara. Jenny e Sara sono state caratterizzate in modo diverso fra loro o, almeno, ho cercato di farlo (non pretendo di esserci riuscito).
2) Viene risolto il mistero di che fine avesse fatto la quarta ragazza di Pleasant Point, Ruth. Infatti, nell'avventura del 1993 che si ricorda con il titolo "Ladro di ombre", scritta da Mauro Boselli, in cui le fanciulle in questione entravano per la prima volta a far parte della saga zagoriana, ne venivano presentate quattro: Jenny, Sara, Ellie May e appunto Ruth. Quest'ultima spariva dalla scena, senza spiegazioni, nelle avventure successive. Adesso scopriamo che si era trattato di un allontanamento volontario dovuto a un matrimonio, ma anche che lei e il marito (e un figlio) tornano ad abitare nei pressi del trading post di Peabody.
3) Nel finale si allude ad altre avventure da narrare con protagoniste Jenny, Sara, Ellie May e Ruth, successive a quanto raccontato ne "La tana del serpente". E' la classica "porta aperta" che gli sceneggiatori talora si lasciano alle spalle (o davanti) quale possibilità da sfruttare in futuro. Non è detto che queste storie ancora da rivelare vengano davvero scritte e disegnate (si possono tranquillizzare i tanti detrattori delle figure femminili nella saga di Zagor).
4) La storia del "Passato di Jenny" ha suscitato il solito coro di polemiche a cui non soltanto sono fortunatamente abituato, ma che tutto sommato mi fanno felice perché non si può certo dire che in Rete gli albi di Zagor passino inosservati e non suscitino vivaci reazioni. Pare anzi che siano un argomento acchiappaclic, e la cosanon può che farmi piacere. Ovviamente ci sono anche recensori soddisfatti e commenti positivi.
5) Fra le osservazioni critiche ce n'è una decisamente insolita, che rappresenta perfettamente il genere di reazioni a cui a volte ci troviamo di fronte in una realtà fatta di lettori pronti sentirsi indignati da qualunque cosa.
http://morenoburattini.blogspot.com/2023/12/il-passato-di-jenny.html
Per chi non ha voglia di cliccare, riassumo il punto principale ribadendo come, sostanzialmente, "Il passato di Jenny" sia una storia che ha per tema la violenza contro le donne. Il loro sfruttamento, il senso del possesso di certi uomini violenti, l'abuso del corpo femminile, ma pure la ribellione di chi subisce prevaricazioni e il tentativo di riacquistare libertà, dignità e autonomia, anche chiedendo aiuto a chi è in grado di darlo.
Ad avventura conclusa posso aggiungere qualcosa ancora.
1) Non si racconta solo di come Jenny sia arrivata a Pleasant Point, ma anche di come ci sia giunta Sara. Jenny e Sara sono state caratterizzate in modo diverso fra loro o, almeno, ho cercato di farlo (non pretendo di esserci riuscito).
2) Viene risolto il mistero di che fine avesse fatto la quarta ragazza di Pleasant Point, Ruth. Infatti, nell'avventura del 1993 che si ricorda con il titolo "Ladro di ombre", scritta da Mauro Boselli, in cui le fanciulle in questione entravano per la prima volta a far parte della saga zagoriana, ne venivano presentate quattro: Jenny, Sara, Ellie May e appunto Ruth. Quest'ultima spariva dalla scena, senza spiegazioni, nelle avventure successive. Adesso scopriamo che si era trattato di un allontanamento volontario dovuto a un matrimonio, ma anche che lei e il marito (e un figlio) tornano ad abitare nei pressi del trading post di Peabody.
3) Nel finale si allude ad altre avventure da narrare con protagoniste Jenny, Sara, Ellie May e Ruth, successive a quanto raccontato ne "La tana del serpente". E' la classica "porta aperta" che gli sceneggiatori talora si lasciano alle spalle (o davanti) quale possibilità da sfruttare in futuro. Non è detto che queste storie ancora da rivelare vengano davvero scritte e disegnate (si possono tranquillizzare i tanti detrattori delle figure femminili nella saga di Zagor).
4) La storia del "Passato di Jenny" ha suscitato il solito coro di polemiche a cui non soltanto sono fortunatamente abituato, ma che tutto sommato mi fanno felice perché non si può certo dire che in Rete gli albi di Zagor passino inosservati e non suscitino vivaci reazioni. Pare anzi che siano un argomento acchiappaclic, e la cosanon può che farmi piacere. Ovviamente ci sono anche recensori soddisfatti e commenti positivi.
5) Fra le osservazioni critiche ce n'è una decisamente insolita, che rappresenta perfettamente il genere di reazioni a cui a volte ci troviamo di fronte in una realtà fatta di lettori pronti sentirsi indignati da qualunque cosa.
Un lettore scrive una lettera che comincia così:
"Questo è troppo". "Come è possibile che agli sceneggiatori sia venuto in mente di usare Clerville come nome del villaggio in cui si svolgono gli avvenimenti del racconto 'Il passato di Jenny'?".
Ho risposto in questo modo:
“Questo è troppo”, lei scrive – e leggendo ho cercato di immaginare che cosa mai avessimo combinato. Scopro poi che si tratta solo di un nome qualunque dato a una qualunque città. Immagino che lei contesti l’uso del toponimo perché noto per essere la città (e lo stato), di fantasia, dove agisce (per lo più) Diabolik. Immagino che le sorelle Giussani, creatrici di quel fumetto, abbiano scelto quel nome perché suonava bene (Clerville non esiste) e per lo stesso motivo è stato usavo, una tantum, dagli autori di Zagor (da me, per la precisione): Clerville suona (appunto) bene e si legge come si scrive. Mi pare un motivo più che sufficiente (oserei dire persino valido), non si è voluto far male a nessuno, se il nome del toponimo non le piace, le piacerà o le sarà piaciuto (si spera) quello dato a qualche altra località in qualche altra nostra avventura. E’ probabile che altri nomi avrebbero causato altre problematiche, per esempio “La casa del terrore” di nolittiana memoria sorge nei pressi di La Fayette, città che sappiamo trovarsi (nella realtà) collocata in Indiana oppure in Louisiana (ce ne sono due), in ogni caso decisamente lontana dal Massachusetts dove storicamente avvenne la caccia alle streghe (è lì che si trova Salem) e da quella costa del Nord Est di prima colonizzazione caratterizzata dall’architettura simile alla dimora degli Stanford. Quindi, a volte, per evitare contestazioni, è meglio inventarsi nomi di fantasia e per non abusare della parola Clear (Clear Water) o Clark (Clark City) può capitare che si semplifichi tutto in un semplice “Clerville”, che di certo non è un nome impegnativo come Gotham City o Metropolis. Del resto negli Stati Uniti esistono località come Pollo (Alaska), Imbarazzo (Minnesota), Inferno (Michigan), Pee Pee (Ohio), Rapporto (Pennsylvania).
"Questo è troppo". "Come è possibile che agli sceneggiatori sia venuto in mente di usare Clerville come nome del villaggio in cui si svolgono gli avvenimenti del racconto 'Il passato di Jenny'?".
Ho risposto in questo modo:
“Questo è troppo”, lei scrive – e leggendo ho cercato di immaginare che cosa mai avessimo combinato. Scopro poi che si tratta solo di un nome qualunque dato a una qualunque città. Immagino che lei contesti l’uso del toponimo perché noto per essere la città (e lo stato), di fantasia, dove agisce (per lo più) Diabolik. Immagino che le sorelle Giussani, creatrici di quel fumetto, abbiano scelto quel nome perché suonava bene (Clerville non esiste) e per lo stesso motivo è stato usavo, una tantum, dagli autori di Zagor (da me, per la precisione): Clerville suona (appunto) bene e si legge come si scrive. Mi pare un motivo più che sufficiente (oserei dire persino valido), non si è voluto far male a nessuno, se il nome del toponimo non le piace, le piacerà o le sarà piaciuto (si spera) quello dato a qualche altra località in qualche altra nostra avventura. E’ probabile che altri nomi avrebbero causato altre problematiche, per esempio “La casa del terrore” di nolittiana memoria sorge nei pressi di La Fayette, città che sappiamo trovarsi (nella realtà) collocata in Indiana oppure in Louisiana (ce ne sono due), in ogni caso decisamente lontana dal Massachusetts dove storicamente avvenne la caccia alle streghe (è lì che si trova Salem) e da quella costa del Nord Est di prima colonizzazione caratterizzata dall’architettura simile alla dimora degli Stanford. Quindi, a volte, per evitare contestazioni, è meglio inventarsi nomi di fantasia e per non abusare della parola Clear (Clear Water) o Clark (Clark City) può capitare che si semplifichi tutto in un semplice “Clerville”, che di certo non è un nome impegnativo come Gotham City o Metropolis. Del resto negli Stati Uniti esistono località come Pollo (Alaska), Imbarazzo (Minnesota), Inferno (Michigan), Pee Pee (Ohio), Rapporto (Pennsylvania).