martedì 29 marzo 2011
MA CON GRAN PENA LE RECA JULIA
sabato 26 marzo 2011
SONO STATO A SAN VITTORE
mercoledì 23 marzo 2011
DOMANI SMETTO
Sono almeno tre le fanzine italiane (stampate su carta, intendo) dedicate a Zagor. Si tratta del "Giornale di Darkwood", organo dello Zagortenay Club, "SCLS Magazine", espressione del forum spiritoconlascure.it, e "Zagortenay", coloratissima voce del forum ZTN. Proprio su quest'ultima testata è comparso l'articolo che segue, pubblicato in due puntate. Spero che vi diverta come, mi hanno detto, ha divertito i lettori della rivista.
IL MESTIERE DI SCRIVERE
di Moreno Burattini
Probabilmente c'è più gente che crede ai fantasmi di quanta sappia che esistono gli sceneggiatori di fumetti. La maggior parte dei ragazzi, ormai, i fumetti non sanno neppure che esistono, e questo è un dato di fatto: vivono soltanto di cartoni animati e videogiochi e la cosa più vicina a un fumetto di cui hanno cognizione sono le istruzioni di montaggio delle sorpresine Kinder.
Ma tralasciando queste forme di vita inferiore e dedicandoci a quelle più evolute, indubbiamente (soprattutto fra chi ha più di venti anni e non ha avuto un'infanzia digitale), c'è una certa percentuale di persone a conoscenza del fatto che ci sono pubblicazioni stampate su carta in cui si raccontano avventure di personaggi disegnati. Fra costoro, si arriva a concepire che esistano dei disegnatori: dato che i fumetti sono disegnati, logicamente c'è chi lo deve aver fatto. In realtà, qualcuno continua a credere che le vignette vengano tracciate da un computer o fatte in serie con dei timbri sagomati: una volta, un tale, dopo avergli rivelato che Tex e Topolino erano realizzati a mano, mi ha guardato incredulo e ha sbottato: "Davvero? Credevo che li facessero con gli stampini". Però, con un minimo di riflessione, seguendo i pensieri che vengono in mente la notte quando si guardano le stelle e ci si interroga sul senso della vita, taluni riescono a concepire che i fumetti possano pure essere stati disegnati a mano. Però, oltre non si va. I fumetti li fa uno, e uno solo, il fumettaro, e se si riesce a credere che un'entità del genere esista, questo spiega tutto. Ma gli sceneggiatori di fumetti vanno oltre il ponderabile. Trascendono il senso comune delle cose. Se i fumetti li crea il disegnatore, costui è già il motore immobile aristotelico e non c'è bisogno di una entità precedente.
Invece, dovete sapete che, per quanto sembri impossibile, i fumetti non sono disegnati con il computer, non sono fatti con lo stampino, e non sono (quasi mai) frutto del lavoro di una sola persona ma di almeno un paio.
Molti di coloro che leggevano i fumetti da bambini, ne hanno poi abbandonato la lettura quando si sono accorti che era più divertente correre dietro alle ragazze (sono d'accordo, ma l'una cosa non esclude l'altra). Costoro, di solito, sono convinti che i fumetti abbiano cessato di venire stampati quando loro hanno smesso di leggerli. "Zagor? Davvero esce ancora?". No, ci sarebbe da rispondere, lo mandavano in edicola soltanto per te. Altri invece, sia pure in minoranza, i fumetti hanno continuato a leggerli, forse per consolarsi di non aver mai raggiunto la ragazza cui correvano dietro. Oppure, per consolarsi del fatto di averla raggiunta.
Un ipotetico sondaggio fra gli abituali acquirenti di albi a fumetti dimostrerebbe che più si immaginano gli autori al lavoro tutti insieme appassionatamente in redazioni colorate, ilari e giulive. C'è un divertente film di Paolo Villaggio del 1982, intitolato "Sogni mostruosamente proibiti", in cui il protagonista veste i panni di un disegnatore di fumetti, Paolo Coniglio, che tutte le mattine va a lavorare negli uffici della Casa editrice, e lì incontra gli altri colleghi, ognuno impegnato su un personaggio diverso: per la redazione girano figuranti in costume (chi da orso, chi da guerriero, chi da supereroe) che fanno da modelli per le avventure in fase di realizzazione, e il terrore di Coniglio è essere trasferito dall'eroina Dalia, di cui si occupa, all'Uomo Lupo.
E' appunto così che i non addetti ai lavori suppongono che vadano le cose, immaginando la redazione Disney piena di paperi e di topi in posa per i disegnatori, quella di Dylan Dog popolata da gente in costume da mostro e da zombi, e quelle dove si fanno i fumetti porno come le più divertente da visitare. Ma soprattutto, i lettori si immaginano tutti i disegnatori che disegnano alle loro scrivanie, uno accanto all'altro, prestandosi il temperamatite in cambio del righello e magari facendosi dispetti con le cerbottane o gli schizzi di inchiostro quando il direttore non guarda. Possiamo garantire che non è così. Negli uffici dell'editore di Lupo Alberto non c'è nessuna segretaria travestita da Gallina Marta.
La realtà è davvero molto diversa. Nelle Case editrici ci sono soltanto impiegati che smistano fatture e buste paga, lettere e bollette, contratti e ricevute. I lettori che suonano alla porta della Bonelli sperando che il campanello faccia "ARRGGH" e che venga ad aprire qualcuno truccato da Groucho, restano tutti molto delusi apprendendo che non c'è neppure un disegnatore per farsi fare un disegnino con dedica. A volte, disperati, ne chiedono uno alla signora delle pulizie o un fattorino, pur di non tornare a casa a mani vuote. Dove sono, dunque, i disegnatori e gli sceneggiatori? E' quello che vorrebbero sapere anche gli editori, quando gli autori non rispettano i tempi di consegna e non si fanno trovare al telefono. Comunque, in linea di massima, disegnatori e sceneggiatori lavorano stando a casa propria. Ovvero, il più delle volte stanno a casa propria senza lavorare, perché non ne hanno voglia o perché non trovano l'ispirazione (e quando non la si trova si può stare anche per ore a fissare con sguardo vacuo lo schermo del computer o il tavolo da disegno). Il fatto che ognuno lavori isolato aggrava la situazione: l'autore si ritrova solo, senza nemmeno il conforto di poter scambiare qualche pettegolezzo con i colleghi alla macchinetta del caffè.
Nessuno può immaginare l'abisso di solitudine di un autore senza idee davanti a un foglio bianco un uno studio deserto. Alla disperata ricerca di contatti umani, il nostro eroe è costretto a uscire di casa e raggiungere il bar più vicino (molti autori iniziano a fumare proprio per avere una scusa che li faccia uscire spesso), dove attaccano bottone con chiunque pur di scambiare qualche parola con un cristiano, e finiscono a fare comunella con i pensionati che giocano a carte o parlare a un barbone su una panchina del parco (il barbone il più delle volte se ne va e il fumettaro resta a parlare da solo). Se invece l'autore è un uomo sposato e con figli e lavora in casa con la moglie e la prole, il bar più vicino lo raggiunge in fuga dai contatti umani. Continueremo a parlarne, se qualcuno mi sta ascoltando (almeno un barbone).
lunedì 21 marzo 2011
IL DIZIONARIO DEL DIAVOLO
Mi sono divertito moltissimo nel rileggere le definizioni folgoranti di Bierce e ho deciso di sceglierne un po' da condividere con voi. Non prima però di avervi ricordato come lo scrittore americano (nato nell'Ohio nel 1842) sia il protagonista assoluto (più dello stesso titolare di testata) di un memorabile albo di Ken Parker, il cinquantesimo, intitolato "Storie di Soldati", in cui Lungo Fucile incontra proprio lo stesso Bierce che gli narra un po' dei suoi racconti.
E' l'espediente con cui Giancarlo Berardi riesce, meritoriamente, a sceneggiare a fumetti dei folgoranti classici della narrativa americana, capolavori nell'ambito delle short stories e della letteratura western ma anche della letteratura tout court. Bierce visse in prima persona gli orrori della guerra di Secessione, e da questa sua esperienza nacquero i suoi Tales of soldiers and civilians, cioè i "Racconti di soldati e civili". Lo scrittore fu anche un maestro nel campo del fantastico, del soprannaturale, del macabro e dell'orrore. Lasciato l'esercito, si trasferì a San Francisco dove cominciò a fare il giornalista: diventato celebre per i suoi attacchi a uomini politici e di malaffare, era costretto a girare per le strade con una fondina e una pistola dato che in parecchi avrebbero voluto fargli la pelle.
Aborigeni: individui di scarso valore che ingombrano le terre appena scoperte dall'uomo civile.
Adorare: venerare aspettandosi qualcosa in cambio.
Aiutare: il modo più sicuro per creare un ingrato.
Ambidestro: persona in grado di rubare con entrambe le mani.
Amnistia: magnanimità dello stato verso quei criminali che sarebbe troppo costoso punire.
Anno: periodo composto da 365 delusioni.
Aria: sostanza dispensata a piene mani dalla Provvidenza per sfamare i poveri.
Assurdità: un'opinione manifestamente in contrasto con le nostre idee.
Barometro: ingegnoso strumento che serve a confermare che tempo sta facendo.
Buffone: individuo che sporge querela.
Cannone: strumento impiegato per rettificare i confini di una nazione.
Capitale: sede del malgoverno.
Chiaroveggente: chi ha il potere di vedere quel che sfugge al suo cliente, cioè il fatto che sia un gonzo.
Confidente: uno che racconta ad A i segreti di B dopo averli sentiti da C.
Conoscente: persona che conosciamo abbastanza per chiedergli un prestito, ma non a sufficienza per prestargli alcunché.
Consultare: chiedere il parere di qualcuno su una cosa già decisa.
Destino: circostanza invocata per spiegare gli insuccessi.
Discussione: sistema per confermare agli altri che hanno torto.
Egocentrico: uomo dai gusti volgari che si interessa più a sé che a me.
Elettore: colui che gode del privilegio di votare un candidato scelto da qualcun altro.
Empietà: indifferenza altrui per le nostre divinità.
Farmacista: il complice del dottore.
Gentilezza: breve prefazione a dieci volumi di arroganza.
Imbrattacarte: scrittore le cui idee sono in antagonismo con le nostre.
Imparziale: incapace di vedere i vantaggi personali che potrebbe ottenere abbracciando una delle parti.
Indifeso: impossibilitato ad attaccare.
Infedele: a New York, uno che non è cristiano; a Costantinopoli, uno che lo è.
Libertà: esenzione dai vincoli dell'autorità in una miserabile mezza dozzina di casi.
Longevità: prolungamento della paura di morire.
Matrimonio: piccola comunità consistente in un padrone, una padrona e due schiavi. In tutto, comunque due persone.
Mendicante: uno che ha confidato nell'aiuto degli amici.
Mulatto: bambino nato da due razze, che si vergogna di entrambe.
Opportunità: occasione favorevole per ricevere una delusione.
Pace: periodo di imbrogli tra due guerre.
Patriota: uno per cui gli interessi di una parte contano più degli interessi dell'insieme.
Pedone: per un'automobile, la parte variabile di una carreggiata.
Pianificare: scervellarsi sul modo migliore per conseguire un risultato accidentale.
Presente: quella parte d'eternità che divide il regno della delusione da quello della speranza.
Presidente: figura dominante di un piccolo gruppo di uomini che sanno, senza ombra di dubbio, che un numero immenso di cittadini non voleva nessuno di loro alla Presidenza.
Prezzo: il valore di una cosa, più una ragionevole somma per il dispiacere di doverla vendere.
Rabdomante: uno che grazie a un bastone divinatorio riesce a scoprire metalli preziosi nelle tasche dei gonzi.
Recluta: persona che si distingue da un civile per la sua uniforme e da un soldato per il suo passo.
Residente: impossibilitato a partire.
Ribelle: fautore di un diverso malgoverno, che non è riuscito a instaurare.
Riforma: cambiamento studiato per soddisfare chi si oppone ai cambiamenti.
R.I.P. : Ridotto in Polvere.
Riposare: smettere di disturbare.
Schiena: parte del corpo degli amici che ammiriamo nei momenti di sfortuna.
Scimmia: animale arboreo che vive sul nostro albero genealogico.
Sciocchezze: obiezioni sollevate contro di noi.
Senzatetto: uno che ha pagato tutte le imposte sulla casa.
Tollerare: sopportare, mentre si cova un piano segreto di tremenda vendetta.
Tregua: amicizia.
Tumulto: divertimento popolare offerto ai poliziotti da molti passanti innocenti.
Ultimatum: ultima richiesta prima di fare concessioni.
Vino: il secondo dono di Dio all'uomo.
Vita: salamoia spirituale che impedisce al corpo di decomporsi.
Volgarità: il linguaggio di chi ci critica.
Zelo: disturbo nervoso che colpisce i giovani e gli inesperti.
sabato 19 marzo 2011
PADRE NOSTRO
Come scrisse Vico Faggi in un suo verso, "Scopro in me la presenza di mio padre". Sono andato a recuperare un libretto del 1996 che sapevo di avere da qualche parte. Si intitola "A mio padre", e ha per sottotitolo "Le più belle poesie dei poeti italiani" (Newton & Compton), a cura di Luciano Lusi. Si tratta di una antologia di un centinaio di poesie dedicate al padre da un'ottantina di poeti e poetesse italiani, limitata però a quelli del Novecento (il più vecchio è Giovanni Pascoli, classe 1855). Ammetto, a mio disdoro, che per un buon ottanta per cento si tratta di nomi a me ignoti. Accanto a qualcuno più conosciuto, come Alfonso Gatto, Umberto Saba, Camillo Sbarbaro, Dario Bellezza o Piero Bigongiari, ecco Elena Clementelli o Giovanni Cristini o Tiziano Rossi, di cui vorrei sapere di più.
Padre, se anche tu non fossi il mio
E di quell'altra volta mi ricordo
(la caparbia aveva fatto non so che).
(il disegno di Zagor che vede fra le fronde degli alberi il volto del padre è di Joevito Nuccio)
giovedì 17 marzo 2011
L'ALBO DEL MESE
Prevengo subito l'obiezione secondo la quale se una mailing list si chiama "Ayaaaak" vuol dire che è frequentata soprattutto da zagoriani. Non è assolutamente così, come ben sanno tutti quelli che vi partecipano, e anzi una delle mie recriminazioni più frequenti è che vi si parli più di John Doe che dello Spirito con la Scure, dato che i fan dell'eroe di Darkwood sono concentrati soprattutto nei due attivissimi forum italiani presenti in rete. Anzi, dato che su "Ayaaaak" la concentrazione di zagoriani è così bassa, ogni risultato ottenuto vale il doppio. Un'altra obiezione che sento fare è questa: si tratta di voti senza importanza perché espressi, in fondo, da poche persone. Verissimo. Ma allora anche i sondaggi di opinione fatti intervistando mille nominativi e poi esibiti con grande enfasi durante le trasmissioni TV si basano su campioni minimi rispetto ai milioni di italiani che affollano la penisola: è chiaro che l'opinione di chi si esprime rappresenta quella di moltissimi che non si esprimono e che ci saranno espressioni manifestate pro e contro proporzionali a quelle non manifestate. In ogni caso, un giudizio positivo espresso in pubblico, fosse anche di una sola persona, fa sempre piacere. Quando c'è un critico che parla bene di noi davanti a un uditorio, non è comunque un risultato di cui essere contenti? Eppure è il parere di una sola persona. E per concludere, che importa in quanti votano? Il conforto anche di un unico sostenitore fa sempre bene al cuore in un mondo dove le parole di apprezzamento sono sempre rare (e per questo preziose) e dove spesso ci sentiamo inadeguati e incompresi. Si tratta, in ogni caso, di un gioco: io sono contento anche se vinco una partita a Risiko.
Ecco comunque la classifica così come è stata pubblicata.
Ottimo Lavoro:
DYLAN DOG #293 Gli ultimi immortali 8,4
DAMPYR #130 La casa delle cicogne 8,3
Molto Bravi:
Bravi:
Sufficiente:
Manca qualcosa:
JULIA #148 E tutto finì in cenere 5,9
Bocciato del mese:
Non è la prima volta che una mia storia raggiunge questo risultato, battendo dunque tutti gli altri albi bonelliani e bonellidi del mese. Nel febbraio e nel marzo del 2009, per esempio, ho ottenuto il primo posto per due mesi di fila, con "Zagor contro Mortimer"e "La grotta dei bucanieri". Nel dicembre del 2007 ho vinto la classifica con "Il gigante di pietra".
Ma ci sono stati anche molti piazzamenti al secondo posto, nella categoria degli "ottimi lavori", per esempio con "Il ritorno di Digging Bill" nel luglio del 2010, o con "Plenilunio" e "Buio rosso sangue" nel gennaio e nel febbraio dello stesso anno (altra accoppiata). Mi hanno giudicato "molto bravo" nel marzo e nell'agosto del 2010. Tralascio gli anni precedenti, limitandomi comunque ad annotare che anche le storie di altri sceneggiatori zagoriani sono state spesso molto apprezzate, e per esempio il Maxi di Luigi Mignacco "Il vendicatore nero", disegnato da Mauro Laurenti, è ugualmente risultato "albo del mese" nel gennaio dello scorso anno.
Per curiosità, sul sito di riferimento della mailing list è stata stilata una classifica delle serie più votate del 2010, contenente 29 testate. Zagor è al primo posto fra i Maxi e al settimo fra le collane regolari. Però, se si tolgono quelle non bonelliane o che non escono più, è terzo (secondo se si considera che Tex e Lilith - strana accoppiata matrimoniale - sono primi a pari merito). La classifica completa è questa:
Classifica serie 2010
12 John Doe 6,97
23 Factor V 4,15
Miglior Almanacco: Martin Mystere
Proprio Graziano, anch'egli presente a Cartoomics, ha annunciato pubblicamente l'imminente uscita di un nuovo libro scritto a quattro mani con me. Dopo i saggi su Gallieno Ferri e Giovanni Ticci, la premiata ditta Burattini & Romani sta per uscire con un terzo titolo dedicato a Guido Nolitta, il creatore di Zagor e Mister No e lo sceneggiatore di alcune fra le più belle storie di Tex, e cioè lo stesso Sergio Bonelli. Se tutto va bene (incrociamo le dita) il libro, edito come al solito da Francesco Coniglio nella collana "Lezioni di fumetto", dovrebbe essere presentato a Napoli alla fine di aprile.
Un'altra uscita che mi riguarda, sempre in primavera, sarà un Oscar Mondadori dedicato a Lupo Alberto, di cui ho firmato l'introduzione si richiesta e proposta dello stesso Silver, un autore con cui ho collaborato a lungo scrivendo decine e decine di storie del Lupo e di Cattivik ma anche decine e decine di articoli, redazionali, testi umoristici, rubriche per le sue testate. Sono contento di avergli lasciato un buon ricordo. "Quando rileggo le tue storie - mi ha detto di recente - le trovo sempre molto divertenti". Grazie della stima, Guido. A proposito di Cattivik e di Lupo Alberto, a Cartoomics ha incontrato di nuovo due vecchi amici che non vedevo da anni: Giorgio Sommacal e Laura Stroppi, disegnatori brillantissimi di molte delle mie sceneggiature per i personaggi silveriani. Laura è appena uscita con un nuovo, divertente albo del suo personaggio "Ghigo lo Sfigo", che vi consiglio assolutamente.
Vi consiglio anche di vedere le repliche della mia commedia "Il vedovo allegro", messa in scena dalla compagnia Recremisi di Ancona e che proseguono da oltre un anno. Credo che proprio durante la manifestazione zagoriana di Raiano sarà possibile vedere l'ultimo spettacolo a chiusura di una lunghissima turnée, presente l'autore. In questi giorni ho autorizzato una "traduzione" del testo in dialetto romagnolo e spero dunque di potervi dare presto la notizia di un nuovo allestimento (ma non diciamo gatto finché non è nel sacco). Chi volesse leggere il copione di questa mia fortunata opera teatrale, può scrivermi tramite i commenti in calce a questo articolo o lo può scaricare dagli appositi siti.
C'è altro? Oh, sì. Ci sarebbe da parlare del testo che sto scrivendo per l'introduzione allo zagorone, dell'articolo che ho già scritto per il catalogo della mostra zagoriana di Borrello, del libro su Cico che spero prima o poi di veder pubblicato dallo Zagor Club a cui l'ho consegnato da tempo, della storia su Massimo D'Azeglio che sto sceneggiando per una iniziativa di Lucca Comics legata ai festeggiamenti dell'Unità d'Italia e del lavoro di editor che porto avanti con una squadra di giovani autori impegnati con me nella medesima impresa, dell'enciclopedia zagoriana scritta dal mio amico turco Eren M. Paykal che mi sto interessando di far tradurre per cercare di pubblicarla anche in Italia. Ma sarà per un'altra volta.