lunedì 30 luglio 2018

IL PRIMO TROFEO GALLIENO FERRI


Domenica 29 luglio 2018, a partire dalle ore 6 del mattino, nello specchio di mare  antistante Recco (GE) è stata disputata  la prima edizione del Trofeo "Gallieno Ferri"  organizzato dal Club Amici Vela e Motore della cittadina ligure,  con la   partecipazione della famiglia Ferri. L’evento è stato dedicato al grande disegnatore, creatore grafico di Zagor, socio del circolo, appassionato velista che quasi ogni giorno usciva all’alba, con il suo Laser, per fare “due bordi"  nel  Golfo ParadisoLa competizione velica era aperta a tutte le derive e la classifica è stata redatta in tempo compensato: premi per tutti, insomma. 


Della passione di Ferri per il mare ho parlato in mille occasioni e una volta io stesso l'ho seguito, ma sul fiume, facendo raffina con lui sullo Stura: cliccate qui per vedere come andò. La festa a Recco è riuscita benissimo, come dimostrano le foto che seguono (e quella che precede, con il ciondolo a forma di timone con la firma di Ferri, distribuito per l'occasione).

Qui c'è un video:

Ringrazio i figli di Gallieno:  Curzio, Fulvio, Gualtiero e Rocco per avermele mandate, ma più che mai per la loro amicizia. Il loro papà avrà sicuramente assistito, divertendosi un sacco.

Fulvio, Rocco, Curzio e Gualtiero Ferri

















venerdì 27 luglio 2018

OPERAZIONI COMMERCIALI




Qualche giorno fa, sulla mia pagina Facebook, ho pubblicato la foto che vedete qui sopra, accompagnata da questo testo:

Ecco Antonio Serra con il terzo (formidabile) numero della sua miniserie di Nathan Never “Generazioni”. Ogni albo (sono sei) fornisce una diversa versione dell’eroe incarnato in uno “stile fantascientifico” differente (il primo “imitava”, tra gli altri, Sin City, il secondo “Ken il Guerriero”, il terzo “Star-Lord”). La storia tuttavia è in continuity. Sul sito Bonelli le “citazioni” sono spiegate e approfondite da articoli dello stesso Antonio. Se accettate un consiglio: vale l’acquisto.

Fra i vari commenti positivi e sorridenti, ne trovo invece uno di questo tenore:

 Incomincio a pensare che tutte queste operazioni sono solo commerciali.

Al che Antonio Serra ha commentato: “magari!”. Voleva dire, e mi ha fatto molto ridere, “magari si vendessero”. In realtà a me ha sempre fatto molto ridere ogni frase tesa a etichettare come “commerciale” un qualunque prodotto messo in commercio, nel tentativo di svalutarlo. 

Il lettore che pensa alla miniserie “Generazioni” come a una operazione commerciale dovrebbe spiegarmi perché invece la serie regolare di Nathan Never non lo sia. Tutto si fa per vendere, sperando in un pubblico che acquisti. Poi, le cose si possono fare con passione o con disinteresse, bene o male, ma non è che se una cosa vende (cioè è commerciale?) allora è brutta, e se non vende (cioè non è commerciale?) invece è bella.

Una casa editrice per sostenersi deve dare alle stampe delle pubblicazioni. Cerca, ovviamente, di captare i gusti del pubblico e fa delle proposte. Poi è il pubblico che premia certe proposte o, come è più frequente, non le premia. Ma nell’uno e nell’altro caso si tratta di operazioni commerciali. Io scrivo Zagor con passione ma so di fare un’operazione commerciale, se l’operazione fallisse e non vendessimo più copie sarebbe la rovina. Antonio Serra ha avuto l’idea geniale di una miniserie di Nathan Never in sei episodi ciascuno dei quali raccontato con uno stile diverso utilizzando le diverse incarnazioni della fantascienza a fumetti (dai manga alle strisce sindacate); lui e i suoi collaboratori hanno lavorato mesi e mesi per mettere a punto gli episodi cercando di imitare, in ragione del “gioco” intellettuale da loro ideato, ora Ken il Guerriero ora Star-Lord ora Sin City per dare vita a una iniziativa accattivante. Arriva in edicola e si devono sentir dire che è solo una “operazione commerciale”? Certo che lo è, come lo è il lavoro di chi guida gli autobus o fa il pane, di chi ripara le automobili o difende gli imputati in tribunale: il lavoro di ciascuno di noi è una operazione commerciale. E viva le operazioni commerciali che hanno successo!



C’è poi un altro episodio da raccontare. Sempre sulla mia pagina Facebook pubblico la foto che vedete qui sopra, con il corredo di questo testo:

Il "pack" delle miniserie a striscia di Zagor. Dal 19 luglio è possibile ordinare il pacchetto “completo” comprensivo di tutte e sei le strisce al proprio edicolante che lo richiederà a PRESS DI (arriverà solo alle edicole che faranno esplicita richiesta) oppure in libreria che lo richiederà a MESSAGGERIE LIBRI. E' possibile ordinarle anche da noi attraverso il sito Bonelli oppure chiamando l’ufficio arretrati 02-96480403 attivo dalle 09.00 alle 12.00.

Un incredibile commento dice:

Fantastica iniziativa di marketing, una storia (bellissima) di un albo regolare a 15€ In effetti il motivo delle strisce non si spiega in altro modo se non per fare cassa!

Ho risposto così:

A parte il fatto che tutto (anche il tuo lavoro - a meno che tu non lavori gratis) è fatto per far cassa, non capisco perché non si capisca che il prezzo di un prodotto editoriale (qualunque prodotto editoriale) è commisurato alla tiratura e dunque alle attese di vendita. Più una cosa è in tiratura limitata più costa. E' semplice, elementare matematica alla portata della comprensione di chiunque. Peraltro, nessuno obbliga nessuno a comprare niente. Se le strisce non le vuoi perché 2,50 euro ti sembrano troppe, non le compri. Nessuno se ne adonta. Certo, dispiace vedere come il lavoro di chi sceneggia, di chi disegna e di chi stampa sia così sottovalutato da non valere il prezzo di un gelato. Ma tant'è.

Meraviglia peraltro che il commentatore ritenga che "non si spieghi in altro modo" se non con la necessità di "fare cassa" una iniziativa come quella della miniserie a striscia che è stata applaudita, osannata e acclamata ovunque e da chiunque e che ha riscosso uno straordinario successo. L'iniziativa si spiega appunto con il fatto che era desiderata e richiesta e ha risposto alle aspettative del pubblico. Quanto al fare cassa, la tiratura è stata così bassa da venir destinata, a 2 euro e 50 al pezzo, solo alle fumetterie: volendo fare cassa si sarebbe dovuto fare una più che massiccia distribuzione da edicola o una tiratura un volumi cartonati da vendere a caro prezzo. Che poi, "fare cassa" è cosa negativa? Non è per "fare cassa" che gli ortolani, i macellai, i panettieri e i venditori di scarpe aprono i loro negozi tutte le mattine? Se un albo Bonelli fa cassa e giova al bilancio della Casa editrice vuol dire che è piaciuto al pubblico. Piacere al pubblico è reato? Mah.

Disegni di Luca Bertelè per "Cico a spasso nel tempo".

Tempo fa, in un post intitolato "Striscia l'avventuraavevo scritto:

Ora, io personalmente trovo singolare che ci si lamenti di qualcosa che cosa così poco (2 euro e mezzo sono il prezzo di un gelato, peraltro piccolo, o di mezzo litro d’acqua minerale o di un’ora di parcheggio), quando le sigarette o le ricariche dei telefonini costano molto ma molto di più. Mi rattrista anche verificare come il lavoro di sceneggiatori, disegnatori, letteristi, grafici, coloristi e tipografi venga valutato così poco per cui tutta la fatica fatta per realizzare un albo a fumetti non debba valere i pochi spiccioli del prezzo di copertina. Vabbè, ammettiamo pure che costando 3,50 (già pochissino) 94 tavole di un albo Zenith, il prezzo di 2,50 per una striscia (il corrispondente di venti tavole) sembri sproporzionato. Ma non serve una laurea in economia per capire se una pubblicazione viene venduta in edicola in trentamila copie può avere un prezzo più basso, se la distribuzione in fumetteria fa prevedere un decimo di quel venduto il prezzo dovrà essere maggiore. 

In un altro articolo, intitolato “Lo sproposito”, scrivevo:

C'è da chiedersi piuttosto come sia possibile vendere il lavoro di due anni di uno staff di persone a un prezzo ancora così ridotto come quello dei fumetti bonelliani in edicola. L'assurdo è piuttosto che di trenta centesimi di aumento si lamenti gente che digita la propria indignazione su un iPhone da ottocento euro e che magari ricarica le schede telefoniche dei figli a suon di biglietti da cinquanta una volta ogni due settimane. Oppure gente che spende quattro euro e settanta al giorno per un pacchetto di sigarette (che oltretutto gli fa pure male) o che sorseggia tutte le sere uno spritz da sei. La gente che si lamenta che Tex costi tre euro e venti non batte ciglio quando va vedere un brutto film in pessimo 3D pagando un biglietto di dieci o talora undici euro. Stessa durata di fruizione, stessa emozioni, ma il fumetto resta per sempre, puoi pure rivenderlo o condividerlo. Non parliamo poi del costo dei videogiochi o dell'ingresso in discoteca o della tariffa di un parcheggio. 

I fumetti in Italia restano fra i divertimenti più economici in commercio (costano anche molto meno che all'estero), ma se tutti gli anni una Casa editrice (come tutte le case editrici) perde quote significative di lettori a causa della crisi e della concorrenza di Internet, TV, playstation, chat e disabitudine generale a passare in edicola, è impossibile che i costi possano essere riassorbiti se invece di cento si vende cinquanta. E' pura matematica. Meno fumetti vi comprate, più costeranno, magari compensando con una maggiore qualità. 

I distributori dicono che la Bonelli resta comunque un'isola felice e Zagor vende, solo in Italia (sessanta milioni di abitanti), più di quanto vende "X-Men" negli Stati Uniti (trecento milioni di abitanti). Il prezzo degli albi Marvel più  economici è di 2.99 dollari, ma per sole 24 pagine infarcite di pubblicità. Ci sarebbe da chiedersi quale sia dunque il prezzo giusto per un albo di cento tavole disegnate una per una nell'arco di mesi e mesi di faticoso lavoro. Pare che certi lettori pretendano di pagare l'arte di Ticci con il resto della colazione. Di sicuro, la maggior parte dei disegnatori di fumetti guadagna comunque meno di idraulico. 

Non mi sembra il caso di aggiungere altro.


lunedì 23 luglio 2018

LA FOLLIA DI THUNDERMAN





E' in edicola lo Zagor n° 636, intitolato "La follia di Thunderman” Si tratta della terza e ultima puntata della storia iniziata nell’ albo "Furia cieca" e proseguita in “La roccia che brucia”. I testi sono miei, i disegni sono dei fratelli Nando e Deniso Esposito (Esposito Bros), la copertina è opera di Alessandro Piccinelli. La principale singolarità di questa storia, come si era già detto, è il ritorno in team-up di due vecchi (se non vecchissimi) avversari dello Spirito con la Scure: Marcus, l'uomo volante con poteri da ipnotizzatore, e Alfred Bannister, alias Thunderman. Due villain di vecchio (se non vecchissimo) stampo, che abbiamo cercato di riportare sulle scene giustificandoli meglio e dando loro maggiore spessore (le loro origini sono state raccontate in modo diverso, anche se non entrando in totale contraddizione con quel che già si sapeva: da qui la necessità di alcuni flashback). Per approfondire l’analisi del racconto potete andare a rileggere i miei precedenti due articoli (apparsi su questo blog in maggio e giugno). 
      
Oppure, potete dare un’occhiata alla recensione di Marco Corbetta pubblicata sul blog “Zagor e altro” a questo indirizzo:


“Questa storia mi è proprio piaciuta! Molto ben costruita, semplice, lineare, con il ritorno di avversari apparentemente imbattibili, con l’eroe in difficoltà ed inferiorità fisica, l’eucatastrofe finale…”, scrive (bontà sua) il recensore, che era partito invece sottolineando la problematicità della prima apparizione di Thunderman all’inizio degli anni Ottanta.  I critici verso il ritorno del supervillain confezionato dal sottoscritto avranno invece apprezzato più quella, e va benissimo: si sa che ogni “ritorno” scontenta qualche nostalgico, ma gli autori tendono a volerci provare. 




La follia di Thunderman” contiene una  sorta di (scusate la brutta parola) “morale”. Non è necessaria coglierla, per carità. Sono del parere che le storie debbano divertire e non insegnare. Se le mie suscitano qualche riflessione, buon pro faccia a chi riflette. Se non la suscitano, non volevano neppure farlo. Tuttavia, qualcuno potrebbe aver notato che alla fine il succo è questo: non bastano dei superpoteri per vincere, ma soprattutto non basta essere forti per essere eroi. 

Marcus si atteggia (e si atteggiava già ai tempi della sua prima apparizione) a governante di un popolo: non è un bandito solitario, ma ha un seguito di guerrieri (con le loro famiglie) che gli obbediscono riconoscendolo come loro capo. Tuttavia lui, al di là dell’appagamento della propria vanità, si rivela non in grado di proteggere la gente che a lui si affida. Si sceglie un alleato pericoloso, non riesce a dominarlo, causa la morte di coloro di cui aveva, in qualche modo, la responsabilità. Non è in grado di essere un capo, può essere solo un criminale. E Thunderman? Il potere è nulla senza controllo: non basta lanciare fulmini dalle mani, se l’energia di cui si dispone fa perdere il senno. E che tornare alla “roccia che brucia” fosse pericoloso già Alfred Bannister lo aveva sperimentato. Il desiderio di supremazia e di potenza, però, gli ha offuscato la ragione prima ancora che lo facessero le scariche del meteorite. Zagor, al loro confronto, esce due volte vincitore: prima perché li sconfigge, pur non avendo i loro poteri (e quindi essendo virtualmente inferiore); poi, perché si rivela in grado di essere un “governante” che protegge il suo popolo, dunque un vero Re di Darkwood.
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lunedì 16 luglio 2018

NON ASSOMIGLIA




Fabio Civitelli una volta mi ha raccontato un divertente aneddoto riguardante il Texone di Magnus, e dunque risalente al 1996. Da anni tutti gli appassionati di fumetti aspettavano a gloria l’albo gigante che Roberto Raviola stava realizzando con cura certosina, su testi di Claudio Nizzi, e che finì per uscire postumo pochi mesi dopo la morte del disegnatore. Si trattò, come ben si sa, di un capolavoro. Ebbene, Civitelli si reca in edicola il giorno dell’uscita del volume, per poterlo leggere appena distribuito, e con soddisfazione ne acquista una copia. Vede dietro di lui un suo conoscente, vecchio lettore di Aquila della Notte, anch’egli arrivato davanti al chiosco. “Guarda!”, gli dice raggiante di entusiasmo, “è uscito il Tex di Magnus!”. Il vecchio lettore, che si bada bene dal comprarlo a sua volta, dà un’occhiata distratta,  e commenta freddo: “Non assomiglia”.

Cioè, il Tex di Magnus non sembrava Tex. Chi se ne frega se è di Magnus, “non assomiglia” a un modello grafico standardizzato che si vorrebbe immutabile nonostante il passare degli anni e l’alternanza delle mani.

In questo episodio c’è il perfetto ritratto di un certo tipo di lettore superficiale e misoneista con cui gli addetti ai lavori e i fruitori più consapevoli ed evoluti devono fare i conti. E se questo vale per Tex, figuriamoci per Zagor. Il Tex di Galep “non assomiglia” al Tex di Villa. Quello di Villa è diversissimo da quello di Fusco, che non c’entra niente con le versioni di Letteri o di Nicolò, lontanissime da quelle di Ticci o di Civitelli. Qual è dunque il vero volto di Tex? 

Per i lettori di Zagor, quelli almeno più monolitici e tetragoni di fronte a ogni variazione su tema, la figura dello Spirito con la Scure è solo e soltanto quella di Gallieno Ferri. Ogni altri disegnatore viene valutato positivamente o negativamente in funzione della sua aderenza al modello ferriano. Ora, è indiscutibile che Ferri sia un maestro: figuriamoci se non sono il suo primo ammiratore io che lo consideravo un secondo padre. Però, un eroe leggendario come il Re di Darkwood è appunto tanto più mitico quanto più attrae omaggi da artisti diversi e si incarna un diverse interpretazioni. Se una figura si cristallizza rischia di mummificarsi, un personaggio vive se sempre nuovi autori lo proseguono e lo tengono al passo con i tempi. La fortuna di un eroe, e a volte la ragione stessa della sua sopravvivenza, consiste nel trovare disegnatori in grado di portarlo avanti grazie al loro talento e alla loro personalità: personalità che si esprime appunto attraverso uno stile inevitabilmente riconoscibile. La rovina di altri eroi, invece e al contrario, è dipesa dal mancato apporto di successori all’altezza del creatore.

Forse l’Uomo Ragno di oggi è rimasto uguale a quello di Steve Ditko dei primi anni Sessanta? E che dire di Tarzan, di Zorro o di James Bond? Qual è il volto dell’Agente 007, quello di Sean Connery o quello di Daniel Craig? E Zorro ha i baffetti come Guy Williams o è rasato come Antonio Banderas?
Zagor non esiste, ma si incarna attraverso il pennello di chi lo disegna; tuttavia se esistesse e chiamassimo cento artisti a raffigurarlo, avremmo cento versioni diverse. Ma c’è di più: lo stesso Ferri, tra il 1961 e il 2016, ha cambiato il suo stile e ha disegnato Zagor in vari modi diversi, com’era inevitabile. Dunque qual è il vero Zagor di Ferri, quello della “Foresta degli agguati” o quello dello Zagorone “La storia di Betty Wilding”?
Peraltro, una delle cose belle del fumetto è che consente, ai lettori più consapevoli, di apprezzare appunto le diverse interpretazioni.
Su Zagor siamo fortunati perché possiamo contare su alcuni autori in grado di proseguire la serie disegnando in modo simile a quello di Ferri, ma non si può chiedere a tutti di avere uno stile uguale a quello altrui, per cui ci sono altri disegnatori che interpretano il personaggio alla loro maniera, senza tradirne lo spirito (altrimenti non sarebbero stati selezionati). 

Lo Zagor di Walter Venturi

Si tratta anche di accontentare gusti diversi, perché c’è chi apprezza stili differenti. Molti dei lettori più giovani vengono da letture di altro tipo, così come sono cresciuti al ritmo di film, telefilm e videogiochi che proponevano inquadrature, deformazioni prospettiche, fisicità di eroi di un tipo più moderno. Credo che lo staff dello Spirito con la Scure sia in grado, grazie all’alternanza delle mani, di offrire un menu appetibile da tutti. Credo anche che Alessandro Piccinelli sia un eccellente copertinista in grado di mediare fra le istanze della tradizione e la necessità di un indispensabile rinnovamento (quello che stiamo percorrendo senza strappi e che ci ha permesso di essere ancora in edicola con buoni risultati). Dovunque sento levarsi apprezzamenti per lui e ringraziamenti per me per averlo scelto (io in realtà l’ho soltanto proposto ai dirigenti della Casa editrice). Anche gli scettici della prima ora si stanno ricredendo. 
Ecco però gli irriducibili giapponesi, quelli rimasti a combattere nella giungla a guerra finita, che si lamentano perché “non assomiglia”: è troppo muscoloso, i capelli non devono essere pettinati così, il mento non va fatto cosà, il naso è più lungo di un centimetro, lo zigomo più alto di uno zinzino. Signori: quando da Galep si passò a Claudio Villa, Villa provò a sembrare Galep in modo da non farsi accorgere di essere un altro, o cominciò a disegnare meglio che sapeva convinto anche che di Galep ce n’è un uno solo e che chi cammina sulle orme degli altri non lascia le proprie?
Lo Zagor di Marco Torricelli

Anche di Ferri ce n’è stato uno solo, uno straordinario artista. Ha fatto sognare milioni di lettori, tra cui anche i disegnatori che oggi proseguono Zagor. Ferri non ha imitato pedissequamente un suo predecessore, ha creato un suo stile che si è evoluto nel tempo, dopo aver fatto tesoro della lezione di certi maestri che si è scelto ed essere giunto a un risultato originale. Lasciamo essere originali anche i suoi allievi, nel rispetto dello spirito del personaggio. Peraltro che Franco Donatelli non si è appiattito su Gallieno ma ha percorso una sua strada,  e lo stesso si può dire che Franco Bignotti, per citare i tre disegnatori a cui maggiormente è legata la leggenda di Zagor delle origini – e che non sono, o non sono più, contestati. Lo Spirito con la Scure non deve “assomigliare”, deve “essere”. E per essere, deve avere personalità: a dargliela può essere solo la personalità di un disegnatore. Uno di quelli che a distanza di quasi sessanta anni continuano a fargli incarnare la leggenda grazie alla loro appassionata interpretazione.

Una cover di Alessandro Piccinelli


venerdì 6 luglio 2018

STRISCIA LA DISTRIBUZIONE





Fra pochi giorni verranno distribuiti gli albetti n° 5 e n° 6 della miserie a striscia di Zagor, denominata "Collana Darkwood". Come ho dettagliatamente spiegato in un precedente articolo, si tratta di una avventura inedita dello Spirito con la Scure di 120 pagine, divise in sei albetti del vecchio formato (venti tavole per ogni albetto, sessanta strisce ciascuno). I testi sono miei, i disegni della coppia formata da Gianni Sedioli (matite) e Marco Verni (chine), che vede nella foto qui sopra. Il tipo di storia, di sceneggiatura e di grafica rimandano, con una strizzata d'occhio nostalgica, ai bei tempi che furono.  Tuttavia, incredibile ma vero, numerose testimonianze concordano nel riferire di giovanissimi lettori attirati dal piccolo formato (che guarda caso ricorda lo schermo di un telefonino) e dalla velocità di lettura.

Non so se l'esperimento sia andato bene o male: i dati arriveranno a operazione conclusa. Tuttavia, l'impressione è che si possa essere ottimisti. I commenti che mi sono giunti sono tutti positivi, quando ho chiesto ai commercianti come stessero andando le vendite ho ottenuto sempre risposte incoraggianti. Se la "Collana Darkwood" fosse davvero stata un piccolo successo, si può sperare in altre iniziative del genere.


Ci sono state comunque delle lamentele, e tutte riguardanti un unico aspetto: il fatto ciò che la miniserie non sia uscita in edicola ma distribuita in fumetteria. Lo zoccolo duro e più tradizionalista degli zagoriani si è sentito tradito: i lettori sono andati in giro per i chioschi e le rivendite di giornali senza trovare gli albetti tanto desiderati. "A Imperia non si sono visti!", "a Catania non ci sono", "il mio edicolante non sa nulla", eccetera.

Mi sono trovato a dover spiegare le stesse cose decine di volte rispondendo ai messaggi sulla mia pagina Facebook (Moreno "Zagor" Burattini), alle mail, alle telefonate giunte in redazione. Ne ho parlato per ben tre volte nella rubrica "I tamburi di Darkwood". Eppure, tutto inutile: ogni volta mi è toccato ribadire i medesimi concetti. Proverò a essere più chiaro in questo articolo.

Se fosse dipeso da me, avrei distribuito le strisce in edicola. Ne avrei fatte giungere centinaia di copie in ogni punto vendita. Per fortuna della Casa editrice, però, non sono io a decidere queste cose. Sono già più che soddisfatto nell'aver visto accettare, e con entusiasmo, fin dal principio, la mia proposta di fare un tentativo con il vecchio formato della "Collana Lampo": la Bonelli ha detto sì, e questo è già un successo. Dovremmo tutti esserne contenti. Dopodiché, però, è stato deciso che la miniserie a striscia sarebbe stata un esperimento. Non si poteva essere sicuri che andasse bene, c'era il rischio che in edicola gli albetti scomparissero nel marasma delle pubblicazioni più grandi, probabilmente c'era l'interesse anche a sperimentare una diversa forma di marketing e via dicendo. Son tutti editori con le case editrici degli altri, come si sa, come siamo tutti allenatori della nazionale di calcio dal divano di casa, perciò lasciamo perdere le considerazioni, le analisi e le motivazioni dei nostri direttori: il dato di fatto è che la"Collana Darkwood" ha avuto il via libera ma con la distribuzione in fumetteria.


Ora, non è una novità che ci siano dei fumetti destinati solo alle fumetterie e non alle edicole. Anzi, sono tantissime le pubblicazioni di questo tipo. La Bonelli da qualche anno ha cominciato a diversificare la sua produzione destinandone una parte al circuito librario e una parte al circuito delle edicole. Dunque se un prodotto editoriale è destinato al circuito librario, è inutile cercarlo in edicola. E' come quando esce un disco destinato ai negozi di dischi: si va a comprarlo nei negozi di dischi. Non lo si cerca in salumeria (e non ci si lamenta se in salumeria non c'è).

Le fumetterie sono diffuse in tutta Italia: basterà individuare quella più vicina a casa propria. "A Imperia non c'è": vero, ma c'è a Sanremo. Peraltro, ci sono migliaia di piccoli paesi in cui non ci sono neppure le edicole. Gli abitanti di questi paesini interessati a Zagor devono andarselo a comprare in città. Ecco: lo stesso viaggio può servire a fare un salto in fumetteria. Peraltro le fumetterie, raggiungibili anche per telefono, possono prenotare le copie e metterle da parte. Se uno vuol comprare il CD musicale che esce solo nei negozi di dischi, parte e fa quei venti o trenta chilometri per trovarlo là dove lo vendono. Non mi sembra una cosa fuori dal mondo. Anzi, c'è persino il gusto della caccia al pezzo raro. 

Non tutte le fumetterie vendono le strisce di Zagor, mi è stato detto. Se non le vendono è perché non le hanno ordinate (fatto che depone a loro sfavore e consiglia di rivolgersi alla concorrenza), ma tutte sono perfettamente in grado di ordinare, ricevere e far avere ai clienti il prodotto desiderato in pochissimi giorni. Le fumetterie sono negozi che vendono fumetti e i distributori del circuito che le riforniscono distribuiscono a richiesta i prodotti Bonelli. Peraltro, so da fonti sicure che dopo un primo momento di incertezza e di disorientamento anche le fumetterie abituate ai soli clienti lettori di manga si sono resi conto che cominciavano a esserci lettori anche bonelliani in giro per il loro negozio e si sono attrezzate. Lo stesso vale per quelle fumetterie che hanno ordinato solo poche copie andate subito esaurite: dopo pochi giorni si sono riforniti. Ho ricevuto segnalazioni da città con due fumetterie dove soltanto una vendeva le strisce di Zagor, e la seconda nel giro di poco tempo ha provveduto a rifornirsi anche lei perché la concorrenza è concorrenza.  


Certo, bisogna aver voglia di mettere a disposizione del cliente un prodotto che costa solo 2.50 euro: se i gestori di una fumisteria vi dicono che non sono ordinabili è perché non curano la clientela e sono maldisposti a farlo. Le fumetterie hanno tutti i canali attivati.   Ma non basta. In realtà le strisce sono rintracciabili anche in molte librerie e in molte edicole, quelle i cui titolari sono gente sveglia e intraprendente. Basta contattare i giusti distributori, e ci sono gestori che li hanno fatte arrivare nei loro chioschi e nelle loro rivendite di libri.

In ogni caso le strisce sono sicuramente disponibili sullo  store on line della Bonelli (se si fanno acquisti oltre un certo quantitativo, anche di altri prodotti della Casa editrice, la spedizione è gratis), e presso il Bonelli Point di Milano in Via Marghera.

Gli interessati possono rivolgersi comunque ai nostri subdistributori:

Pan distribuzione

Manicomix distribuzioni

Terminal Video

Star Shop distribuzione

Cosmic Group

Messaggerie Libri (solo fumetterie o librerie anagrafate per BONELLI ALBI).

Le fumetterie, le librerie, le edicole e i singoli lettori che dovessero avere difficoltà nella prenotazione possono scrivere a libreria@sergiobonelli.net per sapere come fare.

Per chi ha fatto l'ordine su Amazon delle nuove strisce di Zagor: mi dicono che non è Amazon ad averle messe in vendita, bensì un privato.

Buona caccia!