Sono due i romanzi di Isaac Asimov pubblicati nei Gialli Mondadori. "Ma
come? - qualcuno dirà - Asimov era uno
scrittore di fantascienza". Senza
dubbio, ma non solo. Quando è morto stava per terminare il suo cinquecentesimo libro, intitolato
appunto "Opus 500". E nella sua sterminata produzione c'è posto per
un po' di tutto. Asimov era anche un
divulgatore scientifico, un umorista, un critico letterario, un narratore per
ragazzi. E un giallista. Non basta: un giallista eccezionale. Non basta ancora:
un cultore del genere. Faceva parte, infatti, degli "Irregolari di Baker
Street", una associazione di appassionati ammiratori di Sherlock Holmes
che prende il nome proprio da una banda di monelli utilizzati da Arthur Conan Doyle come aiutanti
del suo investigatore. Non a caso
Asimov ha curato un'antologia di racconti fantastici intitolata "Sherlock
Holmes nel tempo e nello spazio" nel quale lo "spirito" di
Holmes si incarna in animali, robot,
extraterrestri e così via. E non a caso Asimov ha curato anche (solo per fare un altro esempio) "Il delitto
è servito", un'altra antologia di
racconti gialli di stampo più tradizionale tutti accomunati dal filo conduttore
del veleno. Un tema chiaramente legato alla detective story più classica,
quella in fondo che Asimov preferiva. Del resto, lui che ha coniato la parola
"robotica" e ha dato alla voce "robot" l'accezione che
tutti oggi conosciamo, non poteva che prediligere meccanismi gialli basati
sulla deduzione, sul ragionamento, sulla logica: le doti, appunto, dei cervelli
elettronici.
Nei suoi racconti e romanzi, Asimov ha
sempre posto in secondo piano l'azione. Gli scontri, le battaglie, le lotte si
svolgono in genere fuori scena o ne vengono fatti dei resoconti rapidi ed
essenziali. Il grosso della trama si dipana attraverso conversazioni che
esaminano la situazione da tutti i punti di vista, prospettando problemi e
soluzioni, e solleticando in maniera vivacissima l'intelligenza del lettore. Si
tratta di un modo di narrare molto cerebrale, eppure affascinante ed
efficacissimo. Anche i gialli di Isaac Asimov hanno questa caratteristica:
sono, tutto sommato, statici. Ma quanto sono intriganti! Il ciclo di racconti
più famoso è senza dubbio quello del "Club dei Vedovi Neri", che conta
una cinquantina di episodi. Tutti i racconti si svolgono nel medesimo luogo e
hanno come protagonisti gli stessi personaggi, o quasi. Si tratta di una
saletta riservata di un ristorante dove, una volta al mese, si riuniscono i sei
membri di un club i cui soci, a turno, portano un ospite di volta in volta
diverso. L'ospite ha sempre un mistero da cui è ossessionato e che vorrebbe
risolvere. Ed è il settimo socio a risolverlo: si tratta di Henry,
impareggiabile cameriere membro onorario del club, che serve la soluzione
insieme al brandy. Una soluzione incontestabile, lineare, tagliente come il filo della logica. I casi
affrontati e risolti durante i banchetti dei "Vedovi Neri" riguardano
molto di rado degli omicidi. Si incontrano spesso casi di spionaggio, di
truffa, di furto; ma si tratta sempre, in realtà, solo di un pretesto per
mettere alla prova le cellule grige di Henry e dei lettori.
Qualcosa del genere
avviene anche in un altra serie di racconti, quella degli "Enigmi
dell'Union Club". Ogni racconto prende le mosse da una breve conversazione
tra un gruppo di tre amici nella biblioteca di un club. Il quarto amico è un
certo Grisword, che all'inizio è sempre
addormentato. Un brano della conversazione lo risveglia e gli ricorda un
episodio che comincia a raccontare. Quindi si ferma di colpo, lasciando che i
tre ascoltatori (e con loro, tutti i lettori) provino a immaginarsi il finale. Quando
poi Grisword termina il suo racconto, nessuno (né gli amici del club, né i
lettori) restano mai delusi.
Torniamo ai due romanzi gialli veri e propri, quelli da cui siamo partiti, entrambi segnati della sua personalissima impronta. Basti
pensare che il più celebre, "Rompicapo in quattro giornate", si
svolge durante un Salone del Libro dove si incontrano autori, editori e lettori:
lo stesso Asimov compare tra i
personaggi, risultando uno dei possibili colpevoli di un intrigante delitto.
L'altro romanzo, "Un soffio di morte", trae spunto dalla carriera di
ricercatore e insegnante universitario dello scrittore: vittima, arma,
assassino e movente sono originalissimi all'interno del panorama della classica
detective story.
C'è di più. Dicevamo in apertura che Isaac
Asimov è noto soprattutto per i suoi romanzi di fantascienza. Verissimo. Ha
scritto decine di racconti sui robot, ha
ideato le fondamentali "Tre Leggi della Robotica". Ha creato uno
sconfinato Impero Galattico e ha dato vita all' indimenticabile ciclo di
"Fondazione". Ma c'è qualcos'altro che ha inventato: la fantascienza
gialla. Prima di lui, si riteneva
impossibile una combinazione fra i due generi. Si diceva da più parti che per
sua stessa natura un giallo fantascientifico non avrebbe potuto essere onesto
con il lettore. Insomma, il timore era che uno Sherlock Holmes del futuro
potesse tirar fuori un aggeggio
stranissimo e dire: "Come lei sa, Watson, il mio frannistan tascabile è in grado di scoprire in un attimo il gioiello
nascosto". Asimov era convinto del contrario. Per scrivere un giallo
fantascientifico, spiegava "è sufficiente non mettere nuovi e strani
aggeggi di fronte al lettore, e risolvere il giallo con lui. Basta non approfittare
della storia futuribile al fine d'introdurre fenomeni ad hoc. Anzi, bisogna
spiegare scrupolosamente fin dall'inizio tutti gli aspetti dell'ambientazione
avveniristica in modo che il lettore
abbia una possibilità d'intravvedere la soluzione". L'investigatore del
futuro, secondo Asimov, può essere onesto quanto quelli del passato e del
presente se solo risolve il caso avvalendosi
unicamente dei fatti già spiegati e dunque noti al lettore.
Ecco dunque
tre eccezionali gialli con protagonista un detective umano, Eljia Baley, e il
suo assistente robot Daneel Olivaw, ambienti in un futuro dove i terrestri sono
considerati una razza inferiore rispetto agli altri uomini che vivono nelle
colonie spaziali: nel primo, "Abissi d'acciaio", il delitto è stato
compiuto sulla Terra; nel secondo, "Il sole nudo", il delitto è stato
commesso su una colonia spaziale; nel terzo, "I robot dell'alba" ad
essere stato ucciso è proprio un robot. Va detto che anche i romanzi del ciclo della Fondazione sono costellati di spunti gialli: per esempio, chi mai avrebbe sospettato della vera identità del terribile mutante "Mule"? O di chi fosse il Primo Oratore della Seconda Fondazione?
Ma ecco anche una lunga serie di
racconti con un personaggio d'eccezione: l'"extraterrologo" Wendell
Urth, una sorta di Nero Wolfe del
futuro, in realtà controfigura dello stesso Asimov: come il suo dottor Urth non
si muove mai dal suo appartamento, allo stesso modo il "buon dottore" (così Asimov era
chiamato dagli ammiratori) non lasciava quasi mai la sua abitazione newyorkese.
Il titolo dell'antologia che raccoglie i racconti con Wendell Urth protagonista
è significativo: "Asimov's Mysteries". Vale a dire, I misteri di
Asimov". Buona lettura, se volete mettervi alla caccia.