E' in edicola il n° 25, dato giugno 2017, della collana a colori bimestrale dedicata dalle Edizioni If alla riproposta degli albi di Cico in ordine cronologico (quelli originariamente usciti, in bianco e nero, sotto il marchio Bonelli tra la fine degli anni Settanta e il 2007). Si tratta di "Cico pioniere", con testi mie e disegni di Francesco Gamba (copertina di Gallieno Ferri). La prima edizione Bonelli, in bianco e nero, risale al 2005. Il fatto che la ristampa If in policromia sia arrivata quasi a completare la collana (con venticinque uscite su ventisette) significa che a distanza di anni dalla prima uscita questi albi continuano a divertire almeno qualcuno, e questo mi fa molto piacere.
Nell’ultima tavola dell’albo precedente, “Cico Cowboy”, il nostro messicano spiegava di aver rinunciato a continuare a fare il
mandriano in un ranch per andare a caccia di nuove avventure. “Di lì a poco –
raccontava infatti il pancione– sarei divenuto la guida di carovane più
ricercata di tutta la frontiera! Prima o poi vi racconterò anche di quel
periodo della mia vita… statene certi, amici miei!”. E infatti, più prima che
poi, nel venticinquesimo della serie vengono narrate le disavventure del
pancione nei panni di uno scout alla testa di un convoglio di carri. Quando io e Francesco Gamba realizzammo “Cico Pioniere”, mi divertii
moltissimo non soltanto a immaginare le gag e gli sketches (come quello, tra i
miei preferiti, delle begonie indago extra size) ma anche nell’inventare dei
buffi nomi per i personaggi. Non sfugge a nessuno, infatti, come quello del
truffatore Tim Brollyo suoni come “t’imbroglio”, e poco più avanti una esperta
guida abituata a dare il segnale della partenza e della fermata ai carri si
chiami Gostop (“vai”, “non proseguire”). La “terra promessa” tanto agognata dai
pionieri è naturalmente la “Honey Valley” e i capi della comitiva sono un
terzetto di signori appellati Melchiorre,
Baldassarre e Caspar, come i tre re Magi (i quali appunto compirono un famoso
viaggio in carovana molto tempo fa).
Nononostante le apparenze ilari e giulive
dell’albo, non va dimentica la drammatica realtà dei “viaggi della speranza”
compiuti dai coloni che dalla costa atlantica del Nord America andavano in
cerca di fortuna verso le selvagge terre
dell’Ovest. Una delle più tragiche spedizioni di questo tipo fu la
tristemente famosa “Donner Party”, ovvero una carovana di carri di emigranti
che, nel 1846, prese il nome da George Donner, un pioniere deciso a condurre la
sua famiglia fino in California, trovando un numeroso gruppo disposto a seguirlo benché non avesse aveva
la stoffa del condottiero, rivelando anzi in più occasioni il suo carattere
irresoluto. La carovana si perse tra le
montagne e fu bloccata dall’inverno. Le testimonianze dei sopravvissuti, molti
ritrovati in stato di shock e con evidenti segni di alienazione, rivelarono che
si era trattato di scegliere fra morire di fame o vivere mangiando la carne
umana. Nessuno perseguitò i cannibali riportati alla civiltà. La loro storia è
stata raccontata in molti libri tra cui, efficacemente, in un saggio italiano
dal titolo “Il diavolo sulla sierra”, di Angelo Solmi (1978). Anche gli autori
di un altro grande personaggio del fumetto italiano, Ken Parker (un personaggio
creato nel 1977 da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo), hanno preso spunto da
questo fatto storico per realizzare una delle ultime avventure del loro eroe,
“La carovana Donaver” (1995), scritta da Berardi e Mantero e illustrata da José
Ortiz.