sabato 20 luglio 2013

I PADRONI DELLE TEMPESTE



E’ da qualche giorno in edicola il Maxi Zagor n° 20, datato luglio 2013 e intitolato “I padroni delle tempeste”. I disegni sono di uno strepitoso Alessandro Chiarolla, la sceneggiatura è mia ma il soggetto porta la firma di Vittorio Sossi.  La trama, in pochissime parole, è questa. Un rito magico compiuto da quattro giovani stregoni, desiderosi di fermare la morsa di gelo che attanaglia le loro terre, porta altrettanti demoni, in grado di dominare gli elementi naturali – gelo, buio, vento, nebbia – a impossessarsi dei loro corpi. I quattro divengono così creature malvagie, che scatenano i loro poteri. Ma quando uno di loro si ribella, gli altri lo uccidono e cercano di sostituirlo con suo figlio, un ragazzino chiamato Neve d'Inverno, adottato da un trapper bianco dopo la morte del padre e della madre. Zagor deve salvare il bambino, sfuggendo alla caccia di esseri potentissimi che scatenano infernali tempeste contro di lui.

Non è frequente, ma neppure del tutto insolito, che nella saga dello Spirito con la Scure il soggettista e lo sceneggiatore non siano la stessa persona. Io stesso ho sceneggiato un paio di trame ideate da Mauro Boselli (l’albetto dedicato a Digging Bill allegato a un vecchio Speciale e la storia “La strega della Sierra”), una imbastita da Maurizio Colombo (“La leggenda di Wandering Fitzy”), e un precedente soggetto dello stesso Sossi. Ma, a mia volta, ho fornito il canovaccio a Jacopo Rauch perché sceneggiasse “I fantasmi del capitano Fishleg”, il primo Zagor Color di prossima pubblicazione. E in futuro vedrete Lorenzo Bartoli cimentarsi con un mio soggetto che sarà illustrato da Walter Venturi. Fuori dall’ambito zagoriano, non dimentichiamo che Tiziano Sclavi ha sceneggiato alcuni dei suoi indiscussi capolabori, come “Johnny Freak” e “Il lungo addio” su soggetto di Mauro Marcheselli (che ne ho comunque all’attivo diversi). Dunque, son cose che si fanno, quando ne vale la pena e questa sembra la strada migliore per arrivare al risultato più soddisfacente. 

La faccenda dei due autori dei testi è stata da me così spiegata nell’editoriale premesso al Maxi:“Il balenottero che avrete  fra le mani non mancherà, o almeno lo speriamo, di destare il vostro interesse, sia per i bei disegni di Alessandro Chiarolla (qui al massimo della sua espressività, sia per la particolarità della trama, che si inserisce nel filone Magico & Fantastico della saga dello Spirito con la Scure, in questa occasione interpretato alla luce della mitologia dei popoli pellerossa. A ideare il racconto è stato un soggettista giunto alla sua seconda prova, Vittorio Sossi, a cui si deve anche un altro spunto narrativo, quello da cui nacque lo Speciale “La maledizione del Poseidon”: anche in quel caso – come in questo – partendo dalla sua traccia fu il sottoscritto a occuparsi poi della sceneggiatura. Vittorio è un grande appassionato dello Spirito con la scure, al punto di avergli dedicato un intero sito su Internet, e il suo racconto non è dunque quello di un freddo professionista, ma quello di un lettore il cui cuore batte all’unisono con i tamburi della foresta. Uno di noi, uno di voi, uno di Darkwood, insomma”.

Vittorio Sossi, lette queste parole, mi ha scritto così, su una mail privata, di cui rendo pubblico (con il suo consenso) questo estratto: “Caro Moreno, prima di tutto ti ringrazio per la splendida dedica, veramente bella, varrebbe da sola la soddisfazione della pubblicazione.  Poi la storia, come avevo già preavvertito, ho un vero sesto senso io, anche se come scienziato non posso credere a queste sciocchezze, è venuta veramente bene.  La sceneggiatura fila che è un piacere, nonostante i molti aspetti complessi da spiegare, i personaggi sono vivi, soprattutto i due bambini che sono venuti fuori molto simpatici, e i disegni di Chiarolla sono veramente spettacolari.  Complimenti a tutti noi”. Fa piacere ricevere questi commenti da un collega che ha messo nelle mie mani la sua idea con l'impegno che non gliela sciupassi.  I primi commenti letti in rete e quelli giunti via telefono, via Facebook, via Twitter, sono tutti positivi se non addirittura entusiastici.

Sandro Chiarolla
Il riferimento di Sossi al fatto che lui mi avesse “preavvertito” della riuscita della storia rimanda ai dubbi che gli avevo espresso sul fatto che una certa parte del pubblico zagoriano contesta i racconti di magia. “Vedrai”, gli dicevo, “che ci sarà chi dirà che gli stregoni non vanno bene, che la bambina con i poteri ESP non si può digerire, che i guerrieri volanti non ci devo essere”. E Vittorio mi diceva: “Ma perché? Kandrax è uno stregone, i poteri ESP ce li ha anche Ramath il Fakiro, e pure Ultor è un guerriero volante: tutti personaggi inventati da Nolitta” E io: “Lo so, ma non devi convincere me, devi convincere loro”. In ogni caso, Sossi tanto mi ha convinto che ho accettato non soltanto di comprargli il soggetto ma anche di lavorarci sopra io personalmente. E quanto si sia convinto Chiarolla è dimostrato dall’impegno profuso: secondo me, “I padroni delle tempeste” è il fumetto più bello da lui realizzato nella sua lunga carriera. Su due soggetti proposti da Vittorio, entrambi sono di argomento magico: segno che non sono solo io a ritenere Zagor qualcosa di più di un western. E del resto la stragrande maggioranza delle storie proposte dagli aspiranti autori è di genere fantastico, segno che a parte pochi di parere opposto, la maggior parte dei lettori percepisce l’eroe d Darkwood come un personaggio in grado di  porsi trasversalmente ai generi, come in effetti è. In ogni caso, mi è facile dimostrare che io cerco, come curatore oltre che come autore, di alternare l’offerta. I due Maxi Zagor del 2012 sono stati entrambi avventurosi senza la minima magia, i due ultimi Speciali si possono considerare del tutto western, il primo Maxi di quest’anno era popolato di indiani, banditi e sceriffi. Lo Zagor Color non avrà niente di fantastico (se non la qualità dei disegni e, lo spero, della storia). Dunque, se ogni tanto compare una storia “magica” anche gli innamorati del West potranno farsene una ragione. 

Io e Chiarolla
Lo Spirito con la Scure è il fumetto della contaminazione per eccellenza, e  il presupposto stesso della sua creazione fu quello di collocarsi sulle frontiere della fantasia, della citazione multimediale, della trasversalità fra i generi.  Zagor è trasversale ai generi e non perfettamente inseribile in nessuno di essi. Uno dei primi saggisti che si è occupato di lui, Stefano Cristante, in un saggio uscito nel 1983, coniò lo definì, a ragione, “il mutante del West” e scrisse: “Zagor è un personaggio molto complesso, in lui si mescolano troppe cose, bisogna essere preparati a tutto”. Nelle avventure dello Spirito con la Scure Bonelli volle variare continuamente gli ingredienti e gli scenari, spaziando dai temi horror a quelli fantascientifici, dai racconti di cappa e spada a quelli di cowboy e pellerossa, rifuggendo dunque dalla ripetitività tipica dei serials. La saga dell’eroe di Darkwood si è andata sedimentando così in una vera e propria miniera di elementi eterogenei e di citazioni multimediali dove si possono reperire riferimenti letterari, cinematografici, fumettistici e musicali della più diversa provenienza. “Zagor è stato un prodotto sperimentale ideato per accentrare in sé i vari gusti dei lettori”, dichiarò Bonelli in una intervista, mettendo appunto l’accento sulla la varietà dei gusti che si volevano accontentare. Indiscutibilmente, una parte dell’uditorio gradiva le storie western: ed è soltanto per questo che, di tanto in tanto, gli scenari del West compaiono nella serie. Ma già dall’avventura successiva, Nolitta cambiava il set e proponeva, magari, un’avventura con un Uomo Lupo o con dei samurai. Dunque il western è solo uno dei tanti generi possibili messi a disposizione dei lettori. In questo sta la differenza tra il modo di approcciarsi alla materia delle serie western, anche bonelliane, tipicamente ambientate tra gli indiani, i soldati e i pistoleros e la saga darkwoodiana in cui invece l’ambientazione è enormemente più variegata. Ma c’è di più. Anche quando sono i pellerossa a essere al centro dell’attenzione e a contrapporsi ai “visi pallidi” come in un film di John Ford, anche in quel caso non si tratta degli stessi nativi che si vedono in “Ombre Rosse”, ma altri ben diversi. Il perché lo spiega Sergio Bonelli in una interessante dichiarazione: “Dato che ci troviamo nel nord-est questo rende la saga zagoriana non un ‘western’ ma, se vogliamo, un ‘eastern’. Parliamo di vecchia frontiera, quella degli scenari da ‘Ultimo dei Mohicani’, piuttosto che della frontiera del Sud-Ovest filmata nel ‘Massacro di Fort Apache’. Era una mia precisa intenzione differenziare la serie rispetto agli schemi di Tex e dei tanti altri personaggi western che all’epoca andavano per la maggiore. Così, le tribù indiane con cui Zagor si trova ad avere a che fare sono quelle della regione nord orientale degli States e non quelle della parte sud occidentale: dunque Algonkini e Irochesi piuttosto che Apaches e Navajos. Questo colloca Zagor anche in un’epoca precedente agli anni in cui, di solito, sono ambientati i western più tradizionali. Anche l’idea di inserire in Zagor, in maniera costante e sistematica e non occasionale, spunti ed elementi provenienti dal genere fantastico e da quello horror nasce dalla voglia di differenziare il personaggio: tutti i temi tradizionali dell’epopea western erano già stati ampiamente sfruttati. Così, lo Spirito con la Scure va oltre i limiti di un genere preciso, viene contaminato da suggestioni della più diversa provenienza, e se proprio vogliamo trovare una definizione, preferisco parlare più genericamente di fumetto ‘d’avventura’”. 


Dunque, quando Guido Nolitta creò Zagor tutto voleva fuorché farsi concorrenza da solo, e men che mai far concorrenza a suo padre. Perciò, cercò di diversificare il più possibile il suo personaggio da Aquila della Notte. Se Tex era ambientato nel Sud-Ovest, Zagor è ambientato nel Nord-Est; se Tex vive le sue avventure dopo la Guerra di Secessione, Zagor prima; se Tex è rivolto a un pubblico adulto, Zagor ad acquirenti più giovani; se Tex è un western puro (o quasi), Zagor è avventura contaminata; se Bonelli padre cita i registi dell’epopea del West, Bonelli figlio attinge dal calderone dei B-Movies orrorifici. Nolitta è pronto in ogni momento a far mordere sul collo da un vampiro una ragazza pellerossa, cortocircuitando i generi letterari.