martedì 11 marzo 2014

DI GHIACCIO, DI VERDE E D'AZZURRO



Continua (avviandosi a conclusione) il resoconto del mio viaggio in Patagonia, da me compiuto tra il 13 e il 30 gennaio 2014, in concomitanza dell'arrivo di Zagor in Argentina nel corso della trasferta sudamericana dello Spirito con la Scure. In pratica, mentre in edicola in Italia veniva stampato l'albo "Terra del Fuoco", io mi trovavo a Ushuaia. Proprio leggendo libri e racconti ambientati nelle regioni abitate più australi del mondo è sorta in me l'esigenza di partire per quelle lande, scoprendole ancora più affascinanti di quanto avessi immaginato. Dopo avervi raccontato del mio soggiorno a Buenos Aires, del mio volo fino al Canale del Beagle, del mio trasferimento a El Calafate, eccomi a farvi vedere alcune foto dell'escursione più bella che ho avuto la fortuna di compiere sulle Ande, quella che mi ha condotto fino al ghiacciaio Upsala.


La differenza fra la visita al ghiacciaio Perito Moreno (pur più bello) e il ghiacciaio Upsale (molto più grande) è che il Perito Moreno è una sorta di tappa obbligata, come il Colosseo a Roma, mentre l'Upsala è collocato lungo itinerari meno battuti. Nel primo caso, ci si intruppa con folle di turisti ammirati, e si resta con loro a bocca aperta. Nel secondo, ci si imbarca sul lago Argentino con un numero più limitato di persone e, soprattutto, si affronta una scalata che, in qualche modo, seleziona ancora di più gli escursionisti. Ma lo spettacolo a cui si assiste arrivando a destinazione sul crinale che sovrasta l'Estancia Cristina (di cui parlerò meglio più sotto) è qualcosa da mozzare il fiato. Ma procediamo per gradi. Sono partito, come per il Perito, dalla cittadina di El Calafate. Un pulmino mi ha portato, con altri viaggiatori, fino al punto di imbarco di un battello, in un braccio del lago Argentino posto più a nord rispetto a quello su cui si affaccia il Moreno. Il battello deve navigare per circa tre ore prima di arrivare al punto di sbarco, solcando le gelide acque lattiginose del lago Argentino, del cui colore, reso particolarissimo dal pulviscolo del "latte glaciale", ho già parlato a lungo.



Il lago Argentino è immenso e frastagliato, creato dalla fusione dei ghiacciai andini. La meta del viaggio in battello è l'Estancia Cristina, cioè una fattoria costruita in un luogo remotissimo all'inizio del secolo scorso da un allevatore di origine inglese chiamato Master. Lì, la sua famiglia ha prodotto lana (tosata da migliaia di pecore) finché la creazione del Parco Naturale dei Ghiacciai ha reso incompatibile l'allevamento ovino con la salvaguardia dell'ambiente. La fattoria è passata così allo Stato argentino che di recente l'ha affidata in gestione a un gruppo di imprenditori che ne hanno fatto una affascinante meta turistica per gli amanti della Natura. In effetti per arrivare fin là bisogna dimenticare la Civiltà: niente telefono, niente Internet, niente strade, niente linee elettriche, solo un gruppo di case di legno in una valle incantata circondata da montagne disabitate.



Ciò che colpisce fin dall'inizio della lunga navigazione per arrivare all'Estancia è il fatto che le rive scoscese che circondano il lago per ore sono del tutto prive di segni di insediamenti umani. Da noi,  le montagne che si vedono attorno ai nostri laghi sono puntellate comunque da paesi, campanili, stradine, ponti, coltivazioni. Dirgendoci verso l'Upsala, invece, non c'è niente e nessuno. Ed è un qualcosa di affascinante e incredibile.


Lungo la navigazione si incontrano alcuni iceberg che si sono staccati dal ghiacciaio e che galleggiano nell'acqua del lago, dove si sciolgono. Bisogna ricordare che nell'emisfero australe durante il nostro inverno è estate. Dunque le nevi delle Ande sono quasi tutte sciolte (tranne quelle delle vette più alte). Il lago Argentino, del resto, non è molto in quota sul livello del mare e le montagne circostanti non sono altissime. Tuttavia, la latitudine è quella che è, e il freddo è quello che il mio abbigliamento nelle foto suggerisce. In più, c'è sempre il vento patagonico, che è una costante della regione. Uno dei vantaggi dell'estate nei pressi del Polo è che le giornate sono lunghissime.



Nella foto qui sopra, oltre a vedere un piccolo iceberg, potete scorgere il secondo battello che, insieme a quello su cui ero imbarcato io, si stava dirigendo verso l'Estancia Cristina. Ai tempi in cui la famiglia Master allevava le pecore, la lana doveva viaggiare sul lago prima di poter arrivare a un porto da cui essere spedita in Europa o in America del Nord, su uno zatterone trainato da un piccolo rimorchiatore a vapore. E una lunga navigazione era del resto l'unico modo per portare all'Estancia gli attrezzi o i rifornimenti, essendo la fattoria del tutto isolata dal resto del mondo.




A un certo punto ci si imbatte iceberg più grandi. Incredibilmente spettacolari. Dei blocchi di ghiaccio staccatisi dal ghiacciaio colpiscono i colori, che brillano sotto il sole. Le foto qui sotto parlano da sole.








Al termine della navigazione, il battello ci sbarca su una spiaggia erbosa, dove ci attendono le guide dell'Estancia. Una mezz'ora di cammino nella valle, lungo una pista sterrata, ci porta ai fabbricati, dove si possono vedere i ricordi della famiglia Master (le foto, i macchinari, i mobili, gli oggetti) e dove si viene rifocillati.















Quindi, gli escursionisti salgono su cinque fuoristrada che cominciano a salire dalla valle verso uno dei crinali delle montagne che sovrastano la fattoria. Lo scenario lungo il percorso è stupefacente. Nessun cenno di insediamenti umani, solo natura. Nella foto sotto vedete uno dei fuoristrada.
























Dopo un'ora di salita impervia e di sbalzi sui sedili arriviamo in un punto in cui neppure i fuoristrada possono procedere. Lì si vedono i colori delle rocce delle Ande messi a nudo dall'erosione degli antichi ghiacciai, e ci si imbatte nel "pavimento" levigato dallo scorrimento del ghiaccio. Uno spettacolo meraviglioso.










La comitiva degli escursionisti si inerpica fra rocce e laghetti creati dallo scioglimento delle nevi, finché dopo un'altra mezz'ora si arriva fino a una terrazza naturale affacciata sul ghiacciaio Upsala.










Eccolo, il ghiacciaio Upsala. Immenso. Non ci sono parole per descrivere lo spettacolo mozzafiato.








Ritirandosi, il ghiacciaio ha creato questo lago azzurrissimo, che cento anni fa non c'era. Ci si lascia il cuore, ammirandolo.