venerdì 25 marzo 2016

L'OMBRA DEL FARAONE



E' in edicola  “L'ombra del faraone”, l’albo di Zagor n° 608 (Zenith 659), datato marzo 2016. La copertina, che vedete sopra, è opera di Gallieno Ferri.  All'interno si possono leggere  due storie: fino a pagina 40 troviamo la conclusione dell'ultima avventura zagoriana scritta da Ade Capone, e disegnata da Paolo Bisi (che dedica all'amico la tavola finale); poi, da pagina 41 in poi comincia un nuovo racconto, con testi miei e disegni di Marco Torricelli

L'inizio è pensato  per incuriosire, sorprendere e meravigliare il lettore (almeno nelle mie intenzioni, senza che abbia la pretesa di esserci riuscito, o esserci riuscito con tutti). Zagor si risveglia, senza memoria, in una realtà che assomiglia in tutto e per tutto a quella dell'Antico Egitto. Poi, i ricordi riaffiorano e cominciamo a scoprire che cosa è successo. Il nostro eroe e il fido messicano si sono uniti alla spedizione dell'archeologo professor Oldbones, deciso a raggiungere di nuovo la valle dove in passato il folle egittologo Vincent Krebs aveva cercato di costruire una piramide e di creare un regno di cui incoronarsi faraone.  Alla base di tutto c'è infatti una storia di Nolitta e Ferri risalente agli anni 60 (terza serie a striscia, Collana Lampo n° 33-36, di cui vi mostro le affascinanti copertine).








Abbiamo sottolineato più volte come le storie dello Spirito con la Scure vengano contaminate dai generi più diversi e non possano dirsi puramente western. Infatti, Guido Nolitta e Gallieno Ferri si divertono a stupirci con scene in cui si risvegliano le mummie, e ci fanno assistere a corse sui dromedari fra le dune di un deserto e alla costruzione di una piramide. Darkwood si rivela di nuovo una inesauribile miniera di scenari pronti per ogni avventura, e naturalmente non poteva mancare il deserto. Bonelli, scrivendo le storie di Zagor, ha sempre voluto avere mano libera nel riversarvi dentro le emozioni che in lui erano state suscitata dalla lettura di certi libri o dalla visione di tanti film. Sicuramente fra questi ultimi va annoverato “I dieci comandamenti” di Cecil B. De Mille (1956), nel cui cast figura anche, guarda caso, Vincent Price, grande interprete di film horror. E’ lui che dà il volto al folle archeologo Krebs, il quale porta anch’egli il nome di Vincent.




Sicuramente la storia nolittiana si può annoverare nel filone "fantastico" della saga, vista la presenza di una quantità di fatti improbabili come la presenza nel Nord Est degli Stati Uniti di un deserto del tutto simile a quello egiziano, la gran quantità di schiavi e servitori necessari a Krebs per costruire i suoi palazzi, e via dicendo. E' persino improbabile persino lo stesso museo di Oldbones! La sospensione di incredulità però è totale e garantita dalla maestria con cui Sergio Bonelli, perfettamente assecondato da un Ferri in stato di grazia, costruisce il racconto. I lettori credono a ciò che vedono senza porsi  domande. Sul fatto che anche il lavoro mio e di Torricelli possa sortire un effetto del genere non ci giurerei, però ci aiuterà senz'altro il fatto di esserci riallacciati a un così ben riuscito precedente.
Ne parleremo tornando a occuparci dei prossimi due albi "Il tesoro della piramide" e "Prigionieri del deserto".