Nel precedente post ho dato alcuni consigli per gli acquisti (anzi, per la precisione ho semplicemente elencato che cosa ho acquistato io nella mia ultima visita in fumetteria). Ho omesso però un titolo, dato che è proprio a questo libro che intendo dedicare le prossime righe. Si tratta di un altro volume, da poco uscito, a cui anch'io ho collaborato, anche se non c'è il mio nome in copertina. Però, quando Silver e la Mondadori si scomodano a telefonarti per chiederti una prefazione, c'è di che trarne motivo di soddisfazione anche se la firma è soltanto all'interno.
Di che si tratta? Di un Oscar Best Sellers intitolato "Lupo Alberto & la fattoria McKenzie", un brossurato di 340 pagine in vendita al prezzo di 13 euro, che ha appunto una mia introduzione di dieci pagine, intitolata "Nella vecchia fattoria". Chi facesse la collezione di tutto ciò che scrivo (un pazzo, evidentemente), non potrà fare a meno di procurarsi anche questo nuovo prezioso pezzo.
Il libro raccoglie oltre trecento tavole del lupo azzurro, dalla 1251 alla 2158 (la rassegna non è completa, ma significativa - sono state saltate, evidentemente, quelle opera di Bruno Cannucciari). Dopo il periodo delle strisce, pubblicate prima sul Corriere dei Ragazzi e poi su Eureka, Guido Silvestri (in arte Silver) ha infatti iniziato a produrre non più brevi strip ma tavole autoconclusive numerate, a cui poi si sono affiancate anche vere e proprie storie di una decina di pagine.
Conosco Guido da almeno vent'anni, e ho collaborato a lungo con lui, scrivendo anche alcune decine di storie di Lupo Alberto (trovate l'elenco nella sezione "I miei fumetti"). Ho ideato tre serie "interne", di cui vado orgoglioso: "Le maialate di Enrico La Talpa" (in cui Enrico sperimenta ogni volta una diversa tecnica di seduzione sulla signorina Silvietta, la passera scopaiola di cui è invaghito), "McKenzie Memories" (in cui i vari animali della fattoria narrano la storia dei loro antenati) e "Vita da Talpe" (scenette di vita domestica tra Cesira ed Enrico). Ma ovviamente ho scritto anche alcune storie "libere", tra cui alcune di cui ho un felice ricordo: "La dimora degli dei", in cui ogni animale della fattoria interpreta una divinità dell'Olimpo; "Il corriere del pollaio", basata sui pettegolezzi che rovinano la vita a chi ne è vittima; "L'extraterrestre", in cui un simpatico alieno viene braccato da Mosé che lo ritiene, a torto, un pericolo.
Riguardo a "Le maialate" ricordo che, in quel periodo, mi occupavo anche delle rubriche di Cattivik, gestendo per esempio quella sugli insulti e quella sugli scherzi, e rispondevo alle lettere dei lettori con lo pseudonimo di Professor Gustavo La Fogna. Ebbene, Enrico sperimenta i metodi per conquistare Silvietta che legge su un manuale di seduzione scritto proprio da un certo Gustav L'Egout, che in francese sta per La Fogna. Magari un giorno vi dirò qualcosa in più su quei tempi, che furono felici. Tornando ai miei rapporti con Silver, oltre a essere stato per anni un suo collaboratore, ho scritto anche molti articoli su di lui. Il saggio che fa da introduzione a quest'ultimo Oscar Mondadori ne è un esempio, ma altri ne potrei citare.
Ne ho trovato uno in archivio, che credo sia apparso all'inizio degli anni Novanta su una rivista chiamata "Scanner". Lo ripropongo qui sotto a futura memoria e a beneficio degli interessati.
In una storia intitolata "Cattivik e il furto del fumetto", vediamo lo sghignazzante criminale penetrare nottetempo nell' abitazione dello stesso Bonvi e mettere le mani sulle tavole delle proprie avventure. Sulla scrivania, accanto ai pennini e alle bottigliette di inchiostro, si può notare un divertente inside-joke, rappresentato da una lettera con su scritto: "Caro Bonvi, l'ultimo episodio di Cattivik è uno schifo. Se in futuro non migliorerà, si ritenga licenziato. Baci, Martini". Il Martini in questione è il celebre Leonello, direttore delle Edizioni Alpe in quel periodo.
Benchè quell'episodio sempri a prima vista realizzato da Bonvicini, che del resto vi appare all'interno caricaturizzato, in realtà esso è frutto del lavoro di Silver, a cui il personaggio venne definitivamente affidato nel 1972. "Io ero impegnatissimo nell'enorme produzione di Nick Carter - spiega Bonvi - e a Silver Cattivik piaceva. 'Lo... l-lo p-p-posso fare io?', chiese. 'Tienilo! E' tuo!' risposi, magnanimo". Il Cattivik di Silver è diverso nella forma (non assomiglia più a un peperone, ma si assottiglia assumendo prima la silhouette di una melanzana, poi quella di una pera) e le sue storie, soprattutto, raggiungono un notevole livello grafico e narrativo, snodandosi lungo un percorso di vignette ben costruite e molto curate, supportate anche da divertenti sceneggiature.
Cessate le pubblicazioni sulle pagine di Tiramolla, Silver trasferisce il personaggio sul Corriere dei Ragazzi. E' lì che avviene il debutto di Lupo Alberto. Guido Silvestri racconta così gli antefatti di quello storico evento: "Alla fine del 1973 la casa editrice Dardo aveva in progetto una rivista di grande formato curata da Bonvi e Castelli. Mi proposero di fare una striscia completamente mia, ma mancavano solo venti giorni alla scadenza, e tirai fuori dal cassetto il vecchio progetto di una striscia intorno alla vita di una fattoria, che avevo abbozzato qualche anno prima. Il giornale poi non è mai uscito, ma Bonvi, in uno dei suoi frequenti spostamenti a Milano, prese quelle strisce per portarle a vedere a Francesconi, direttore del Corriere dei Ragazzi. Io non volevo, anche se le avevo fatte con grande passione. Dentro ci avevo messo tutto il patrimonio di cose imparate in quegli anni, e anche i sogni segreti, soprattutto la lezione del Pogo di Walt Kelly. Con mia grande sorpresa, a Francesconi quelle strisce piacquero moltissimo e mi inviò un telegramma (perchè ancora non avevo il telefono) in cui mi proponeva di continuare a farne. La mia gioia fu grande".
Bisogna notare che nei progetti di Silver la striscia doveva intitolarsi "La fattoria dei McKenzie", e il lupo chiamato Alberto vi avrebbe figurato come personaggio di contorno, comparendo di tanto in tanto, mescolato insieme a tutti gli altri animali dai nomi comuni: Marta, Enrico, Cesira, Alcide. Sennonché Alfredo Castelli, anche all'epoca con le mani in pasta dappertutto e al lavoro come redattore alla corte di Francesconi, decise di sua iniziativa (senza neppure consultare Silver) che il nome "McKenzie" era troppo difficile da pronunciare dai ragazzi più piccoli e che in ogni caso alla striscia avrebbe giovato l'identificazione con un singolo personaggio: così attribuì al fumetto il titolo "Lupo Alberto", obbligando l'autore a dare al lupo un ruolo di primo piano.
Silver non se ne lamenta, anzi, ritiene che "probabilmente il lupo sarebbe diventato il protagonista della striscia in ogni caso, anche se adesso Enrico La Talpa sta acquistando un ruolo sempre più importante". Ciò non toglie che le storie della fattoria siano corali: ci sono almeno una decina di personaggi caratterizzati in maniera efficacissima, ciascuno rappresentante una tipologia umana sottoforma di animale.
Lupo Alberto compare per la prima volta sulla scena del fumetto italiano nel lontano 1974, sulle pagine del Corriere dei Ragazzi. Benché, da sempre, strisce, tavole e storie portino il suo nome, in realtà si tratta di un fumetto corale: Alberto é solo uno dei personaggi che animano la fattoria dei McKenzie, sia pure il più importante. La gallina Marta, Enrico La Talpa con sua moglie Cesira, il cane Mosè, il maiale Alcide, il toro Krug, il papero Glicerina, il cavallo Ludovico e tutti gli altri, sono figure ricche di personalità e ottimamente caratterizzate, e costituiscono un piccolo microcosmo di varia umanità, all'interno del quale il nostro Lupo è l'out-sider. Se la comunità della fattoria é una sorta di famiglia, o di piccola comunità, Alberto é quello che ne vive al margine, accettando solo in parte le regole del gruppo e per questo solo in parte accettato dal gruppo stesso.
Nel 1976 Silver comincia a collaborare con l'Editoriale Corno: sulla rivista Eureka diretta da Luciano Secchi appaiono, oltre alle strisce del Lupo, anche altri suoi lavori su testi propri, di Bonvi e di Max Bunker. Lupo Alberto riscuote un successo notevolissimo: un referendum fra i lettori, nel marzo 1978, lo elegge il miglior personaggio della rivista, facendogli battere per distacco le Sturmtruppen di Bonvi e addirittura il mitico Andy Capp, da sempre bandiera di Eureka. Nel 1979 Silver si imbarca con Maurizio Costanzo nell'impresa del quotidiano "L'Occhio", di cui è il vignettista ufficiale.
Agli inizi degli Anni Ottanta, in coppia con Alfredo Castelli realizza la serie "La vecchia casa oscura" e dirige una nuova versione di Eureka. In questa occasione Silver imprime un radicale mutamento di rotta a Lupo Alberto: per più di mille strisce, il personaggio era stato portato avanti sottoforma di gag destinate a concludersi nel breve volgere di tre-quattro vignette. Con l'Eureka di Castelli e Silver (subentrati nella direzione della rivista al posto di Luciano Secchi che aveva lasciato l'Editoriale Corno per creare la sua Max Bunker Press) si cominciano a vedere le prime short-story sviluppate su più pagine, e le tavole autoconclusive distribuite si quattro strisce, la cui numerazione ha già abbondantemente superato quota mille.
Fu proprio dirigendo Eureka che Castelli e Silver pensarono a una testata tutta dedicata al Lupo, e inventarono il formato a sviluppo orizzontale mandando in edicola i primi otto numeri di una riedizione cronologica dell'intera serie. L' esperimento si interruppe a causa del naufragio della Corno, ma fu ripreso nel 1985 dalla Glenat Italia: "Lupo Alberto" tornò in edicola con una rivista tutta sua e, quel che più conta, con una quindicina di tavole inedite ogni mese. Infine, nel gennaio 1989 nasce la ACME, una casa editrice di cui Silver è titolare insieme a Francesco Coniglio: Guido Silvestri dà nuovo impulso alla testata e le affianca Cattivik. Nel 1991 entrambe le riviste passano sotto il marchio Macchia Nera, dietro il quale c'è ancora Silver. Ne ha fatta di strada, quel ragazzino di Modena: valeva la pena di alzare la mano, a scuola, in un giorno lontano sul finire degli Anni Sessanta.