Samuel Marolla, sceneggiatore di Zagor ma prima ancora talentuoso autore di racconti horror, da qualche tempo è anche editore di narrativa "di paura" con la sua etichetta di libri digitali "Acheron Books". Di recente ha curato una antologia di ricette i cui ingredienti principali dovevano essere mostri di tutti i tipi cucinati in tutte le salse. Mi ha chiesto un contributo. Ecco la mia ricetta horror pubblicata sulla pagina FB della sua Casa editrice.
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INSACCATO DI CUOCO
Ingredienti: un cuoco; sale e pepe.
Monsterchef Moreno Burattini
Questa ricetta si basa sulla mancanza quasi assoluta di ingredienti in quanto il suo scopo principale è evitare di dare la caccia a quelli di solito indicati dai libri di cucina e dai cuochi televisivi o dei blog culinari, generalmente mai sentiti prima e pressoché impossibili da trovare. Quindi niente berberé, malto d’orzo, melone candito, acqua di cocco, gomasio, cheddar cheese, colla di pesce e sciroppo di glucosio in polvere. Allo stesso tempo, il piatto ha l’effetto benefico di attenuare i danni causati dal travaso di bile susseguente alla caccia infruttuosa agli ingredienti bizzarri pretesi dagli chef, divorando (con immediati risultati catartici) i cuochi stessi.
L’ingrediente principale è appunto un esperto di cucina di persona, mostro facilissimo da trovare in ogni dove. I programmi TV sono pieno di giudici e concorrenti che pontificano davanti ai fornelli. Su Internet imperversano i blogger emuli di Pellegrino Artusi, su Facebook girano video dimostrativi di come si preparino sformati e soufflé. In giro per le strade, in ufficio, fra i vicini di casa abbondano i dispensatori di ricette e di consigli sui piatti da cucinare.
Avvicinarne uno è elementare: basta fingersi ammirati dell’arte gastronomica di cui sono palesemente padroni i masterchef di turno, e chiedere umilmente lumi. Al primo ingrediente insolito citato dall’interlocutore (siano pure il coriandolo o il rafano) si assesti una solenne mazzata fra capo e collo, come facevano i nostri nonni con i conigli – avendo cura di non causare morte immediata. Quindi si leghino e imbavaglino le prede, si tagliuzzino e si cospargano (vive) di sale e pepe, accertandosi che esse stesse di contorcano e dimenino a sufficienza da far penetrare la salatura nelle ferite. Si strappino con violenza peli e capelli. Si proceda quindi a lenta dissezione e scuoiamento, gettando ogni frammento (di pelle, grasso, muscolo o ossa che sia) in un tritacarne. La poltiglia ottenuta sia insaccata nelle budella della preda stessa, sapientemente ripulite in precedenza. L’insaccato così ottenuto sia lasciato insaporire in cantina fino al desiderato grado di stagionatura, e si consumi con l’accompagnamento di semplici fette di pane e bicchieri di Tavernello.
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