Illustrazione di Stefano Biglia |
Il motivo per cui ho smesso di leggere i commenti dei lettori sui forum e nei gruppi FB, non è perché sono spocchioso. E’ perché altrimenti non riuscirei più a lavorare con serenità. Se per ogni pagina che scrivo mi dovessi porre il problema di cosa criticherà Tizio o di che stroncatura farà Caio, sarebbe la fine. Inoltre Tizio la vuole nera, Caio la vuole bianca e se opto per il grigio scontento tutti e due. Soprattutto scontento me, che la voglio verde, blu, gialla o rossa. Perciò, meglio ascoltare l’istinto e andare là dove porta il cuore. Anche perché, così facendo, quello Zagor che nel 1989 Sergio Bonelli riteneva non avesse più niente da dire (intervista sullo Speciale di Collezionare dedicato al personaggio) è andato avanti per altri trent’anni ed è oggi il terzo fumetto più venduto della Casa editrice, con un seguito di lettori che tutti ci invidiano per entusiasmo e vitalità.
Quando, anni fa, intervenivo puntualmente su un forum su cui c’era il topic "Filo diretto con Moreno Burattini", rispondevo a tutti i commenti. Mi sono poi reso conto di come, nonostante tutto il mio impegno, ci fossero gli stessi irriducibili che dicevano peste e corna sempre e comunque. Implacabili. Qualunque cosa io spiegassi, rispondessi, argomentassi, il detrattore per partito preso non si convinceva mai, rimaneva della sua idea anche di fronte alla dimostrazione dell’evidenza contraria e anzi la volta successiva alzava ancora il tono. Si inalberava proprio perché veniva contraddetto. Perciò, perché perdere tempo a spiegare se tanto è inutile?
C’è poi da dire che non tutti i commenti sono ragionevoli, bisogna anche scegliersi gli interlocutori, non si può dare udienza a chiunque: serve anche tempo e serenità per fare il proprio lavoro, per quanto disponibili si possa essere (chi mi conosce di solito ritiene che io lo sia) a un certo punto si deve staccare la spina, per poter riflettere e scrivere in solitudine. Succede però talvolta di sentirsi riferire certi commenti: un amico manda uno screenshot, un altro segnala via whatsapp, un terzo esprime solidarietà per qualche attacco che non ho letto ma di cui mi informa, eccetera. A volte mi casca l’occhio su un commento sulla mia pagina Facebook anche se tendo a non farci caso.
Illustrazione di Michele Benevento |
Succede anche che ci sia chi prende le mie difese in mancanza di una mia reazione a certe bordate. E’ accaduto di recente, e sono venuto a saperlo grazie ad alcune mail ricevute. Un corrispondente infatti mi scrive:
“Oggi in un gruppo Facebook dedicato a Zagor, mi imbatto in un post di un utente che paragona le attuali storie di Zagor a Dragonball. Si tratta di uno di quei talebani per i quali va bene solo lo Zagor di Nolitta. Questa gente non sa quanto è fortunata di trovare, tutti i mesi, Zagor in edicola, con i tempi che corrono. Robe del tipo ‘su Zagor voglio solo storie western, no vampiri, no alieni, no scienziati pazzi’ mi fanno veramente sorridere. Ma anche un po' arrabbiare. Come se le tematiche non prettamente western se le siano inventate tutti gli sceneggiatori successivi a Nolitta. Ha detto bene un altro utente che questa gente non rimpiange il vecchio Zagor ma, più semplicemente, il periodo della loro giovinezza dove tutto sembrava più bello”.
Su questo argomento, quello del rimpianto della gioventù perduta, ho scritto io stesso un articolo su questo blog, dal titolo “Nostalgia canaglia”. Il paragone con Dragonball (peraltro vorrei capire se il detrattore che lo fa abbia mai letto Drangoball, per poter giudicare la congruità del suo accostamento) credo derivi dall’ultima storia con Thunderman in cui il supercattivo lancia fulmini dalle mani. Però Thunderman non l’ho inventato io: l’ha creato Tiziano Sclavi nel 1981, quando Nolitta stava ancora scrivendo Zagor (avrebbe smesso nel 1983 con “FantaCico”) e quando Sergio Bonelli controllava strettamente la testata e approvava personalmente soggetti e sceneggiature. A Nolitta andava bene che Thunderman lanciasse fulmini dalle mani, si deve supporre, altrimenti Sclavi non avrebbe potuto pubblicare quel racconto. Oppure il detrattore pensa che Sclavi abbia fatto un atto di imperio su Bonelli? Lo dica, se lo crede. Dunque, in ogni caso, non sono le storie “attuali” a sembrare storie di Dragonball, ma a rigor di logica già quelle del 1981 lo sembravano.
Illustrazione degli Esposito Bros |
C’è da dire che ne “Lo spettro del passato”, storia scritta da Nolitta nel 1968, a Hellingen basta abbassare una leva per far lanciare una sorta di fulmine da un macchinario e quel raggio di energia immobilizza Zagor; in “Minaccia dallo spazio” (1974) è lo stesso Zagor a premere dei pulsanti per “fulminare” dei soldati alleati dello scienziato pazzo. Mi è stato detto che qualcuno avrebbe preso le mie difese.
Sono andato a vedere e ho trovato appunto questo commento: “Tutte le opinioni sono rispettabili, ci mancherebbe. Per quel che mi riguarda posso dire che essendo un lettore di svariate tipologie di fumetti ho letto anche Dragonball svariati anni fa e credo che il paragone con Zagor sia abbastanza ingeneroso. Mi permetto solo di ricordare che Dopo Tex e Dylan Dog Zagor, insieme a Julia, è la terza testata più venduta della SBE e, da quel che vedo alle fiere, ancora capace di avere un minimo di ricambio di lettori. Il parco disegnatori è di alto livello e anche sul fronte della scrittura trovo che il livello delle storie sia buono. Il punto è che di Nolitta i lettori hanno una idea romantica, giustamente, ma tale da far passare in secondo piano anche suoi script che oggi, azzardo, potrebbero essere facilmente criticabili. Faccio un esempio concreto: rileggendo dopo anni la prima saga di Kandrax nel volume da poco ristampato per il mercato librario, notavo come la storia abbia un decorso degli eventi lentissimo. Sostanzialmente per il primo centinaio di pagine succede poco o nulla. Oggi il modo di fruire le storie è cambiato e quindi cambia anche il modo di sceneggiare; credo che se uno sceneggiatore oggi, 2018, scrivesse una storia di Zagor con uno sviluppo così lento vedrebbe il suo script cassato senza pietà dall'editor. E direi giustamente. Quindi: Nolitta è Nolitta, non si tocca. Ma abituiamoci all'idea che oggi non si può scrivere Zagor come lo si scriveva cinquanta anni fa così come non si può scrivere oggi Tex come cinquanta anni fa. E Zagor ha la fortuna di essere una serie multigenere dove western, fantascienza, commedia, thriller possono coesistere. Per chi necessita di leggere Zagor ‘come ai tempi di Nolitta’ temo che l'unica soluzione sia rileggere lo Zagor di Nolitta. Altrimenti penso che sia giusto valutare con serenità le storie odierne, manifestando disappunto se non sono buone ma, anche, elogiando quelle di ottimo livello. E di queste ultime non credo che negli ultimi anni siano mancate”.
Illustrazione di Michele Rubini |
Ringrazio il mio avvocato d’ufficio. Mi permetto soltanto di aggiungere qualcosa riguardo a quelli che “su Zagor voglio solo storie western, no vampiri, no alieni, no scienziati pazzi”. Cari signori, Zagor è il fumetto della contaminazione fra i generi. Se vi piacciono le storie con i trappers e gli indiani, ne troverete tante (c’erano in passato, ci sono adesso). Ma fin dall’inizio lo Spirito con la Scure ha cercato di meravigliare i suoi lettori con le tematiche fantastiche. Ho sentito mille volte Sergio Bonelli lamentarsi delle storie deja vu con i trafficanti di armi e i mercanti di whisky. Chi vuole il western puro deve leggersi Tex. Chi vuole solo i trappers può puntare sul Grande Blek, da poco tornato in edicola a colori.
Ma che pensava Nolitta del soprannaturale nelle storie a fumetti? "Il mio amore per il soprannaturale è di vecchia data”, spiega Sergio Bonelli in un suo articolo intitolato "Il mare ghiacciato che è dentro di noi", parlando della contaminazione tra il western e la magia all'interno dei suoi fumetti. “Risale a quando ero bambino e andavo al cinema a vedere i film che hanno popolato l'universo di celluloide orrorifica degli anni Quaranta e Cinquanta. A parte la paura, mi divertivo tantissimo perché, e non sono il solo a dirlo, spavento e divertimento vanno a braccetto e formano un connubio indissolubile. E con il divertimento nacque, di pari passo con la mia carriera, anche un interesse professionale, che è maturato quando ho cominciato a scrivere sceneggiature. Zagor è stata l'occasione prima per poter dar sfogo a questa inclinazione, con tanti personaggi: streghe e stregoni, congreghe infernali, sette sataniche, case infestate, spettri e zombi". C'è bisogno di altre argomentazioni o la discussione si può ritenere esaurita?
Su Zagor vige la regola che il fantastico e il western si alternano. Già sul numero due compare l’Uomo Volante in una storia decisamente fantasy. Seguono a ruota i ragni giganti, Hellingen e Titan, i cavernicoli oltre la Porta della Paura, il mostro della laguna, l’Uomo Lupo, i vichinghi, il Re delle Aquile, il fiore che uccide, Molok, il Vampiro, le minacce horror di “Odissea Americana”, gli zombi di Haiti, le creature del deserto delle Terre Bruciate, il mostro della Laguna Nera, Kandrax, l’Uomo Tigre, gli Akkroniani… devo continuare? Ho citato storie non dello Zagor “attuale”, ma del periodo nolittiano. Nolitta voleva che Zagor fosse diverso da Tex, per non farsi concorrenza interna. E’ talmente chiaro che solo un detrattore talebano con sprezzo del ridicolo potrebbe non vederlo. Di fronte alle indicazioni della tradizione che cosa dovrebbe fare il curatore che oggi si trovi a mandare in edicola nuove avventure? Proporre solo storie western senza vampiri, alieni e scienziati pazzi? Se fosse così, al nostro eroe dovremmo togliere la parola “Spirito” dal nome e chiamarlo “Il mountain-man con la scure”. No, grazie.