Ho aspettato che fosse passata la fatidica data dell'otto marzo, per poter citare la frase più bella scritta da Mark Twain, dedicata per l'appunto alla donna. Non volevo che sembrasse un omaggio scontato o, peggio, dovuto. In realtà è soltanto inevitabile. E' la frase che, secondo Samuel Langhorne Clemens (questo il vero nome dello scrittore americano), Adamo avrebbe scritto sulla tomba di Eva. Mi sono sempre commosso, leggendola.
Dice così: "Wheresoever she was, THERE was Eden". Dovunque era lei, là era l'Eden. Mi sembra un capolavoro. Qualcosa che dà i brividi.
Sono sei parole contenute in calce del "Diario di Eva" (Eve's Diary) che l'autore compose nel 1906, dopo aver scritto nel 1904 il "Diario di Adamo (Adam's Diary). Il diario di Adamo è divertentissimo. Inizialmente lui proprio non ne vuol sapere di lei: "La nuova creatura dice che il suo nome è Eva. D'accordo, non ho nulla in contrario. Dice che il nome serve a chiamarla, quando vorrò farla venire. Ho risposto che, allora, è superfluo".
Il diario di Eva invece è romantico. Dolce. Commovente. Vale la pena di riportare qualche passo. Quello che segue è stato scritto da Eva dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre: "Se guardo indietro, il Giardino per me è come un sogno. Era meraviglioso, al di là di ogni descrizione; così meraviglioso da rimanere incantati. Ora è perduto, e non lo rivedrò più. Il Giardino è perduto, ma ho trovato lui, e mi basta. Mi ama come può, e io lo amo con tutta la forza. Se mi chiedono perché lo amo, scopro che non lo so, e che in realtà non mi importa molto di saperlo". Straordinaria finezza: lui che la ama "come può", perché è vero, noi maschi più di tanto non possiamo, e lei invece lo ama con tutta la forza, perché loro, le donne, possono.
Nel finale, quarant'anni dopo, Eva ormai vecchia scrive: "La mia preghiera, il mio più ardente desiderio è che possiamo abbandonare questa vita insieme: è un desiderio che non scomparirà mai dalla terra, ma sarà vivo nel cuore di ogni donna innamorata, sino alla fine dei tempi; e sarà chiamato con il mio nome. Ma se uno di noi deve andarsene per primo, prego di essere io. Senza di lui, la vita non sarebbe vita; come potrei sopportarla? Anche questa preghiera è immortale, e continuerà a essere formulata finché durerà la mia stirpe. Io, la prima donna, mi ripeterò nell'ultima donna".
E' qui che c'è l'epitaffio finale, quello che Mark Twain pensa scritto da Adamo sulla tomba di Eva, "dovunque era lei, là era l'Eden", illuminante per capire come solo nell'interazione con l'altra, l'uomo (e viceversa) trovi il suo completamento, la sua felicità, il suo vero paradiso che è là ovunque c'è lei, la nostra Eva.
Riporto un altro breve brano dal Diario di Eva, quello in cui la donna prova a analizzare il perché lei senta di amare lui. E scopre che non c'è un motivo razionale, logico: "Perché l'amo, allora? L'amore non è il prodotto dei ragionamenti e delle statistiche. Viene, semplicemente - nessuno sa da dove - e non si può spiegare. E non ce n'è neppure bisogno. Ecco quello che penso. Ma sono solo una ragazza, la prima che abbia esaminato la faccenda, e può darsi che nella mia ignoranza e inesperienza, non l'abbia intesa nel modo giusto". Eva così scrivEva.