lunedì 4 aprile 2011

A VOLTE RITORNANO

E' in edicola da qualche giorno il n° 549 di Zagor, corrispondente al n°600 della collana Zenith, intitolato "A volte ritornano". Apro una parentesi. Qualche anno fa, fui contatto da una redattrice della Treccani perché su "Lo specchio", settimanale allegato a "La Stampa", dove la sua struttura gestiva una rubrica di risposte enciclopediche tesa a risolvere i dubbi dei lettori, c'era un quesito da lei giudicato inesplicabile che io ero chiamato a risolvere. La domanda, in effetti, è di quelle che per cinquant'anni hanno turbato i sonni degli appassionati di fumetti: perché il numero sulla costolina degli albi di Zagor non corrisponde a quello effettivo della serie? Io stesso, prima di scoprirlo, sognavo di trovare su una bancarella i 51 numeri che mi mancavano e di cui non avevo mai visto neppure una copertina. Comunque sia, su "Lo Specchio", uscì i trafiletto che riporto pari pari qui sotto: spero che resti a futura memoria per chi cercherà la risposta digitando la domanda su un motore di ricerca.


Perché nella numerazione della serie Zagor si fa sempre differenza tra la serie Zenith e quella normale? (Matteo Pollone, Revigliasco, Torino).

Risponde Moreno Burattini, sceneggiatore di Zagor e redattore della Sergio Bonelli Editore. Le avventure di Zagor, lo Spirito con la Scure, personaggio a fumetti creato nel 1961 dallo sceneggiatore Guido Nolitta e dal disegnatore Gallieno Ferri, apparvero inizialmente nel formato a striscia in uso in quegli anni. A partire dal 1965 vennero ristampate negli albi della collana Zenith Gigante, che esisteva già dal 1960, essendo stata creata per essere una serie "contenitore", destinata alla ristampa delle serie a striscia di maggior successo. Prima di Zagor erano stati ristampati altri personaggi (come Hondo, Kociss e Un Ragazzo nel Far West). Con il n° 52 (datato luglio 1965) la collana Zenith iniziò a ripubblicare le avventure di Zagor. Tale fu il successo che quando la collana ebbe ristampate tutte le strisce, le nuove storie dello Spirito con la Scure vennero realizzate appositamente per la serie gigante. Ancora oggi gli albi inediti di Zagor proseguono la numerazione Zenith (che è pertanto una fra le testate a fumetti più longeve del mondo). Però, dato che il n° 1 di Zagor corrisponde all'albo Zenith n° 52, tutte le volte che lo Spirito con la Scure è stato ristampato su altre collane (come Zagor Ristampa o Tutto Zagor) si è creata una differenza di numerazione pari a 51 albi, cioè tutti quelli della collana Zenith non dedicati a Zagor.


Ma torniamo ad "A volte ritornano". Si tratta di un albo molto particolare, sul cui esito relativamente ai giudizi del pubblico davvero ero molto dubbioso e persino preoccupato, come sempre quando si presentano storie un po' fuori dai canoni. Devo dire che i primi riscontri sono stati molto positivi. Il che non significa né che il lavorio mio e di Massimo Pesce sia davvero buono, né che i pareri saranno tutti entusiasti e alla fine ci sia una standing ovation. Però, la partenza è incoraggiante. In ogni caso, valutando il risultato con l'albo fresco di stampa in mano, mi è parso già qualche giorno prima dell'uscita in edicola che fosse valsa la pena di correre qualche rischio uscendo un minimo dal seminato, per gettare le basi della ormai imminente trasferta sudamericana. Perché, come già da tempo avevo annunciato, gli avvenimenti di "A volte ritornano" e del suo seguito, "La progenie del male", avranno delle conseguenze importanti per la continuity zagoriana.


In un mio post su questo blog mi ero persino fin troppo sbilanciato scrivendo quanto segue di questa storia: "sarà un'avventura inquietante e decisamente singolare in cui si gettano le prime basi per la trasferta in Sud America e si svela un mistero che attendeva risposta da un sacco di tempo. Le fila di più storie finiscono per intrecciarsi e [...] credo che proprio "La progenie del male" [...] possa considerarsi la storia più rappresentativa di cinquant'anni di avventure appunto per i suoi agganci con il passato remoto, quello prossimo, il presente e il futuro. Poi, il racconto potrà piacere o non piacere, o perfino scandalizzare, ma certo non lascerà indifferenti".


Queste parole hanno portato l'attento critico zagoriano di uBC, Christian Di Clemente, a scrivere addirittura un articolo in cui ipotizzava i possibili scenari di questa storia e di tutto il ciclo sudamericano. "Burattini è senz'altro 'di parte', essendone l'autore, ma le sue affermazioni restano ambiziose e stimolanti - si chiede Di Clemente - Quale mistero attende risposta? Come può l'episodio agganciarsi al passato, al presente e al futuro della serie? Perché il racconto potrebbe addirittura 'scandalizzare'?".

Insomma, riguardo a "A volte ritornano" si era creata una certa attesa. La bella e inquietante cover di Gallieno Ferri, poi, aveva portato molti lettori ad arrovellarsi sui forum. Poiché ci sono dei pipistrelli come sulla mitica copertina di "Angoscia", qualcuno ha si è chiesto: "forse tornerà il vampiro Rakosi?". Chi non avesse ancora letto "A volte ritornano" e non volesse avere informazioni che potrebbero rovinargli la sorpresa, eviti di proseguire nella scorsa di questo post (e torni magari a riprenderne il filo a lettura avvenuta).


Christian Di Clemente prosegue così il suo ragionamento: "La storia in oggetto, come si intuisce dalle tavole pubblicate in anteprima, si pone in stretta continuità con lo Speciale 13 'Darkwood anno zero', in cui Burattini aveva raccontato le origini del simbolo dell'aquila che Zagor porta sul petto. L'aquila simboleggia Wakinyan-Tanka, l'uccello-tuono, uno spirito del bene che protegge gli uomini. Il cerchio giallo è il simbolo del sole che sorge, ovvero dell'Est che, fra le quattro direzioni della Ruota della Medicina, è quello che rappresenta l'illuminazione e la conoscenza. Zagor lo ha scelto in ricordo di Shyer, la misteriosa sacerdotessa che lo ha iniziato al suo destino di eroe, quando il nostro si faceva ancora chiamare con il suo vero nome, Patrick Wilding. L'episodio termina con Shyer che, trasformatasi (?) in un'enorme aquila Wakinyan-Tanka, si sacrifica per prevenire il ritorno degli Unktehi, mostri primordiali ed essenza del male. Un loro esemplare è quel lucertolone che affronta Zagor nelle tavole rilasciate in anteprima della storia in uscita in aprile-maggio. Viene da domandarsi quale mistero di 'Darkwood anno zero', episodio in sé assai meno esaltante di quanto fosse lecito attendersi, stia attendendo risposta. Shyer si è davvero trasformata in un uccello-tuono? E' ancora viva? Qual è la vera natura dei lucertoloni? O peggio, in piena deriva 'spiegazionistica', perché Shyer appare come una giovane pur avendo oltre 100 anni? Nessuna di queste domande mi ha turbato il sonno negli ultimi dieci anni. Riflettendo sulle parole di Burattini, mi domando invece come una storia che prosegue 'Darkwood anno zero' possa rappresentare il prologo della trasferta sudamericana. La leggenda dello scontro tra gli Uccelli-tuono e gli Unktehi, vale a dire l'eterna lotta tra il Bene e il Male, non appare un tema così accattivante da giustificare due anni di viaggi".



Il controverso speciale del 2001, "Darkwood Anno Zero", fu da me scritto per celebrare i quaranta anni dello Spirito con la Scure: è uno fra i miei lavori più fraintesi ma anche fra i più amati da chi è riuscito a coglierne il senso, e magari torneremo a parlarne. La trama è così riassunta sul sito Bonelli: "Che cosa significa il misterioso simbolo sulla casacca dello Spirito con la Scure? È lo stesso Zagor a spiegarlo a Cico e ai suoi amici Sullivan, gli attori girovaghi che lo hanno aiutato a creare la leggenda di Za-gor-te-nay! In un nuovo racconto che svela ciò che accadde dopo la morte di Wandering Fitzy, il filosofo-vagabondo che gli fece da maestro, lo Spirito con la Scure narra del suo incontro con la bellissima Shyer: una strega indiana con il dono della chiaroveggenza, destinata a istruirlo sui misteri della spiritualità pellerossa e a investirlo della sua missione, aiutandolo a trovare il suo posto nella Ruota della Medicina! Il primo, drammatico scontro con il malvagio Kanoxen intenzionato a risvegliare gli spiriti del male, addormentati nel cuore di una Darkwood ancora all'Anno Zero di una nuova era, è il banco di prova per tutte le imprese future dell'eroe".


La mia idea originale, quando ho iniziato a scrivere "A volte ritornano", era di riportare sulle scene Shyer a dieci anni esatti dalla sua prima apparizione, con nuovo speciale, quello del 2011, che fosse collegato con quello del 2001 e celebrasse i cinquant'anni. Ma andando avanti con la sceneggiatura mi sono accorto che, volendo la mia storia essere un prologo alla trasferta in Sud America, doveva necessariamente essere inserito nella serie regolare, in modo che tutti i lettori capissero poi lo sviluppo della continuity, anche quelli che non comprano gli "speciali" (e fanno male). Così, ho dirottato sulla collana Zenith il racconto che Pesce stava disegnando.



Massimo, dal canto suo, era entusiasta della storia. Anche perché era stato lui a dirmi, molto tempo fa: sono innamorato di Shyer, quando scriverai il ritorno, lo voglio fare io. E sapendo quant'è bravo a disegnare le donne, non ho esitato ad accettare. Shyer non sarà, comunque, la sola figura femminile del racconto, come vedrete leggendo il secondo albo.



"Darkwood Anno Zero" non è neppure l'unico richiamo al passato di Zagor. Ce n'è uno molto più clamoroso ed è quello all'albo "L'abisso verde", un classico di Giovanni Luigi Bonelli e Gallieno Ferri. A questo proposito, su un forum, uno zagoriano, Simon, mi ha chiesto: "Moreno, sedici anni fa rispondesti a un lettore che una storia riguardante il ritorno all'abisso verde ti era stata bocciata La storia bocciata è forse questa in corso d'opera, riveduta e corretta?".


Dopo aver riflettuto sul fatto che agli zagoriani non gliene scappa una e che tutto quello che scrivo potrà in futuro essere usato contro di me, ho risposto così: " La storia bocciata sedici anni fa era del tutto diversa da questa e prevedeva un viaggio nel tempo. Però, da lettore, ho sempre sperato che qualcuno mi spiegasse cosa c'era in fondo all'abisso verde. So che ci sono pareri diversi su questo, nel senso che una scuola di pensiero preferirebbe che rimanessero i misteri insoluti, ma bisognerà pur trovare una mediazione. Alcuni non si spiegheranno, altri sì". Sullo stesso forum, un altro lettore ha espresso perplessità sulla scelta di mandare Zagor in trasferta. Ho replicato dicendo qualcosa che credo possa servire anche a giustificare la presenza nella serie di storie fantastiche accanto a quelle western: "Se anche c'è, come c'è, chi non apprezza le trasferte fuori Darkwood, non le ho inventate io e si tratta di una tradizione che ogni tanto va rispettata e che è pure interessante da sfruttare. Del resto ho letto di gente che si lamenta che non ci sono più fumetti western e che il fantastico ha rovinato Zagor, dimenticando forse che Zagor non è mai stato un fumetto western, che il fantastico c'è sempre stato almeno dal numero tre della serie e che Nolitta ne è stato un maestro. Trovo buffo poi sentire lamentele riguardo al fatto, non so, che Zagor vada in Africa e trovi delle tribù cannibali mentre va bene se i cannibali ci sono a Green Spot a Darkwood. Zagor non può andare in Islanda ma vanno bene i vikingi di 'Sfida all'ignoto', Zagor non può andare per mare a Panama ma può andare sull'isola del Pisum Alatum. Se Zagor cerca le avventure in Sud America, in fondo, è come se le stesse avventure fossero andate a cercare lui nella palude. Senza contare che maxi, almanacchi, speciali e zagoroni saranno sempre darkwoodiani e dunque la metà delle storie anche negli anni sudamericani saranno di stampo classico, alcune perfettamente western. Ma che noia se tutte le storie dello Spirito con la Scure fossero western. In questo caso sì, che sarebbe un tradimento dell'ortodossia della serie".


In ogni caso, non sarà il richiamo alla storia dell'Abisso Verde l'unico rimando ad avventure del passato. Ci saranno, nel secondo albo, altri (spero inattesi) collegamenti. Ovviamente, ne parleremo a tempo debito.

Concludo riallacciandomi ai giudizi positivi letti in rete nei primi giorni. Fra i tanti, ho trovato divertente quello di Mohican 63, che riguardo a "A volte ritornano" scrive: "Io preferisco il filone western con gli indiani, il genere fantasy e quello horror non li amo particolarmente, ma posso con sicurezza affermare che qui ci godremo un autentico capolavoro. Devo però assolutamente andare a rivedermi 'Darkwood anno zero' e questo lo consiglio a tutti: se mi leggete adesso interrompete, leggetevi lo speciale e solo dopo tornate. Già che ci siete rileggetevi anche la ristampa rossa 'L'abisso verde', fondamentale, i pochi fortunati che hanno il rarissimo originale lo rileggano con cura evitando gli spaginamenti). Burattini sta compiendo un capolavoro, tanto di cappello! Nel 2011 ha ripreso il tema dei mostri dell 'abisso verde datato 1966, avrà avuto si e no due anni, era un poppante , e ce lo ha riproposto adesso! Ma quando ha fatto 'Darkwood anno zero' pensava di riproporlo 10 anni esatti dopo? E poi sembra da come ho letto in rete che questo filone si ripercuoterà anche nella lunghissima trasferta sudamericana! Io tante volte vivo in un mio mondo fatto di fantasia, ma il sommo Moreno mi batte, mi piacerebbe fare un giretto nel suo cervello! I disegni sono veramente all 'altezza di questo meraviglioso albo, bellissimi i mostri , ottime le scene di azione e un plauso particolare alle espressioni dei volti, quando Zagor ha le premonizioni (finalmente!) ci si lascia catturare dall 'espressività delle scene, come anche i frequenti ricordi del passato, molto ben fatto e curato Cico che l'ho visto finalmente deciso e partecipe. Cover ottima , un Ferri dei tempi d'oro (che durano da 50 anni)".


Che dire? Un giro nel mio cervello ce lo vorrebbero fare in tanti dei miei parenti, amici e conoscenti, e che anche la mia dolce metà che non si capacita di come io sia strambo. Spero soltanto che il finale non deluda (e purtroppo potrebbe pure essere, soprattutto se ci sono tante aspettative). Però, caro Mohican, nel 1966 avevo già quattro anni e non due e Zagor sfogliavo guardando le figure. Non mi sfuggì il dinosauro cieco. Sono stato fortunato a poterlo riportare sulle scene dopo tanti anni. Nel 1963, quando invece la storia uscì negli albetti a striscia avevo un anno e anche se ero un bambino prodigio (ho imparato a parlare prima che a camminare) ero davvero troppo piccolo.



Qui di seguito trovate il trailer realizzato dalla Zagor TV, da cui sono tratte le vignette colorate da Felix che avete visto poco sopra.