Torno da Torino, dove stato per tenere una conferenza, con un aneddoto da raccontare. Innanzitutto, l'incontro presso la biblioteca del Collegio Universitario "Renato Einaudi" è andato, credo, molto bene. C'era, mi hanno detto, molto più pubblico del solito e per di più si trattava di un pubblico attento, come hanno dimostrato gli interventi e le domande. Ringrazio gli organizzatori, in particolare il moderatore al mio fianco Pierangelo Adduci e poi il direttore Andrea Fabbri in rappresentanza di tutti i suoi collaboratori.
Il collegio mi ha persino ospitato in una delle sue stanze e per una notte mi sono sentito un giovane universitario fuori sede, dato che l'istituto opera dal 1935 per aiutare gli studenti dotati di sicuro talento ma con minor mezzi economici, sulla base di principi laici.
Qui sotto vedete una foto scattata durante l'incontro.Il collegio mi ha persino ospitato in una delle sue stanze e per una notte mi sono sentito un giovane universitario fuori sede, dato che l'istituto opera dal 1935 per aiutare gli studenti dotati di sicuro talento ma con minor mezzi economici, sulla base di principi laici.
L'aneddoto, però è questo. La mattina successiva alla conferenza, in attesa del treno che mi avrebbe riportato a Milano, ho visitato una fumetteria nei pressi della stazione. Ho fatto diversi acquisti, tra cui il volume "Capitan Kentucky" di Don Rosa e "Alis" di Nives Manara, e poi mi sono accostato alla collezione di tavole originali in vendita. Ce n'erano di bellissime, ovviamente, e alcune piuttosto costose. Alla fine, alla ricerca di un buon rapporto qualità-prezzo, ho finito per portarmi via un original art di Tex firmato da Erio Nicolò, e quando dico "firmato" intendo davvero con sopra la firma.
Infatti, sulla tavola acquistata, fatto che non è troppo frequente, compare la sigla "Nic" mimetizzata sul terreno della capanna, come potete vedere nell'immagine accanto (mi sono limitato a fare la scansione della prima striscia, ma possiedo anche le altre due). Altro elemento di pregio, il fatto che compaiano sia Tex che Carson, e che Tex vesta gli abiti di Aquila della Notte. Elemento invece che sminuisce il valore, il fatto che non si tratti di una pagina d'azione. Mi è capitato di scrivere parecchie volte a proposito del collezionismo di tavole originali e, a beneficio di chi volesse approfondire l'argomento, riporto in appendice un articolo che ho pubblicato una ventina di anni fa in una rubrica che tenevo sulle pagine di Bhang, rivista edita dalla MBP.Ma arrivo al punto.
Frugando fra gli originali del negozio torinese, saltano fuori dei disegni realizzati in modo molto approssimativo, di taglio decisamente dilettantesco, eseguiti su semplici fogli A4 di una carta peraltro alquanto dozzinale. Possibile che scarabocchi di quel tipo fossero finiti in mezzo alle tavole di Walter Molino e di Giovanni Ticci, fra le quali erano mescolati? Chi poteva esserne l'autore? Incredibile ma vero, ho subito riconosciuto la mano dell'incapace imbrattacarte: la mia. Si trattava di disegni da me eseguiti in anni passati, tutti per lo stesso motivo: descrivere con più immediatezza le gag di Cico che sceneggiavo per Francesco Gamba.
Ho sempre detto come fra le mie cose migliori io consideri quella ventina di "Speciali Cico" che ho sceneggiato dal 1991 (Cico Trapper) al 2007 (Cico & Company), ognuno di 128 pagine piene di sketch. Ricordo che una volta il recensore di Comic Art contò quante gag e battute c'erano in uno di quegli albi e si meravigliò del numero che risultava. Spiegare una gag a parole, però, non è facile se si vuole comunicare un'idea precisa al disegnatore chiamato a realizzarla, dato che l'unico modo per sperare di divertire il lettore è che di divertano gli autori. Così, cercavo di aiutare Gamba allegando decine di schizzi alle sceneggiature che gli consegnavo, alcuni dei quali vedete a corredo di questo articolo.
Gamba deve aver messo da parte quei miei disegni realizzati solo per i suoi occhi e poi, un giorno che ha venduto in blocco una cartella di suoi lavori, ci sono finiti per sbaglio anche i miei scarabocchi. Proprio il buon Francesco (un disegnatore che ho sempre amato molto) ha parlato dei disegni che gli facevo in una intervista rilasciata nel 1999 ad Angelo Palumbo e pubblicata sul volume "Zagor, un'avventura senza fine", edito da Salvatore Taormina nella collana "Cronaca di Topolinia Special". Ecco che cosa dichiara Gamba: "Moreno Burattini è un puledro rampante pieno di entusiasmo. Mi procura documentazione, mi allega suoi disegnini per mostrare ciò che vuole, si fa in quattro quando sono a corto di testi. Quando abbiamo realizzato Cico Paladino, ha schizzato di suo pugno i disegnini impressi sul lenzuolo che Cicobrando appende al muro. Io ho trovato quegli schizzi così adatti all'uopo, che li ho solo lucidati e ritoccati! Temevo di rovinarne in candore, ridisegnandoli".
L'aneddoto raccontato da Gamba è verissimo, e in effetti potrei persino dire che nelle quasi settantamila tavole di Zagor uscite negli ultimi cinquant'anni, una l'ho disegnata io! Andate a vedere la tavola 37 "Cico Paladino" e troverete i miei disegni utilizzati da Francesco nel racconto di Baiardo, il cavallo parlante di Rinaldo, quello che nelle mie rime comincia così: "Il prode Rinaldo, gran paladino / aveva bisogno di un cavallino, / così i genitori per il compleanno / compran Baiardo e glielo danno". Che bei ricordi. Peccato che gli Speciali Cico non escano più.
PIU' UNICI CHE RARI
di Moreno Burattini - da Bhang! (MBP)
Parlando di fumetti, capita talvolta di trovarsi a discutere su quali siano i numeri più rari di una serie o dell'altra. Ma per quanto raro possa essere un albo, c'è qualcosa che è addirittura unico: i disegni originali, realizzati a china sottoforma di tavola o di striscia, oggetto anch'essi di una caccia accanita da parte di collezionisti di tutto il mondo. Per un appassionato di comics, infatti, non c'è nulla di più gratificante che poter custodire fra i propri cimeli non solo gli albi ma anche gli originali dei personaggi e degli autori a lui più cari. Chi abbia amato Rip Kirby e Li'l Abner, oppure Tex Willer e Alan Ford non potrà non desiderare di possedere una tavola autografa di Raymond e Al Capp, di Galep e di Magnus: e chi ha la fortuna di disporre di simili tesori sa di avere tra le mani pezzi unici al mondo, di cui tutti gli altri hanno solo riproduzioni. Come al solito, i collezionisti d'oltreoceano sono riusciti ad organizzarsi meglio di noi. Negli States, il mercato degli original arts è regolato da precise normative e da cataloghi e prezziari come il "Collector's Choice" e la "Graphic Gallery" che trimestralmente forniscono agli appassionati elenchi di materiali cedibili e rigorose quotazioni stabilite in base alla qualità e alla rarità dei pezzi. Alcune di questi listini sono addirittura stampati su carta patinata e offrono riprodotti gli originali posti in vendita. In Italia invece il commercio è affidato all'iniziativa di pochi mercanti-collezionisti, rintracciabili tra i banchi delle principali Mostre-Mercato del fumetto. I prezzi delle tavole autografe variano enormente a seconda di alcuni fattori. Innanzitutto il primo elemento a determinare la quotazione di mercato di un originale è il nome dell'autore: è logico che disegni di Will Eisner, Milton Caniff o Carl Barks siano più ricercati e dunque più valutati di altri, e se la tavola reca in calce la firma apposta dal pugno dal disegnatore il prezzo sale ancor di più. Di fondamentale importanza è anche la presenza nelle vignette dell' eroe titolare della serie: se vi compaiono solo personaggi di contorno, la quotazione si svaluta. Conta molto anche la dinamicità dell'azione raffigurata: strisce con primi piani e lunghe didascalie sono meno apprezzate di altre con figure in movimento e inquadrature panoramiche. Bisogna inoltre considerare la data di realizzazione: logicamente, il materiale più vecchio ha maggior valore. Anche lo stato di conservazione concorre a stabilire la quotazione di un original art, così come il formato gioca la sua parte. Infine, last but non least, è la disponibilità sul mercato in ragione del rapporto domanda/offerta a quantificare definitivamente il prezzo, che in alcuni casi risulta davvero esorbitante. Qualche cifra? Alcune tavole di Raymond e altre di Carl Barks sono state vendute per somme corrispondenti a oltre sei milioni di lire (e pensare che di Barks sono disponibili solo originali dell'ultima produzione, dato che la maggior parte dei suoi lavori "classici" sono andati distrutti!). Più abbordabili le strisce di Brick Bradford, cedute a circa 400.000 lire l'una, e quelle di Dick Tracy, che si possono portare a casa per mezzo milione (va detto che le mode influiscono sulla quotazione e che film come quello di Warren Beatty contribuiscono alla lievitazione dei prezzi). Una striscia di Galep vale circa 350.000 lire, e con circa la stessa cifra si possono comprare le tavole a doppia vignetta di Alan Ford opera di Magnus. Vi sembrano prezzi troppo alti per le vostre tasche? Non scoraggiatevi: "A me è capitato di acquistare per 40.000 lire una bellissima strip di Johnny Hazard, autografata e in ottimo stato di conservazione - racconta Fabrizio Pieralli sulla fanzine Collezionare - ho potuto prenderla a un prezzo piuttosto basso perchè il commerciante ne aveva comprato negli USA un lotto di varie migliaia". Contrattando un po' con i mercanti è possibile strappare anche degli sconti, magari giocando su piccoli difetti nello stato di conservazione del materiali: "sfruttando questo fatto - prosegue Pieralli - sono riuscito ad acquistare una favolosa strip del 1939 di Al Capp, firmata e con l'immortale Li'l Abner a sole 50.000 lire, quando normalmente ne vengono richieste almeno 200.000". Spesso le strisce vengono suddivise dai mercanti in singole vignette e vendute un po' per volta: si tratta di un piccolo scempio, ma se non altro i single panels hanno il vantaggio di essere alla portata di tutti i portafogli. Inoltre, incorniciati ed appesi in bella mostra i nostri originali non hanno nulla da invidiare a certe stampe e certi quadri d'autore che costano senza dubbio molto di più.