Ho controllato, per pura curiosità, quali sono stati gli articoli di questo blog più cliccati. Tra i primi dieci ci sono “Nudo di donna”, “Meglio nudo”, “Il tuo culo e il tuo cuore” e “La borsa della spesa”. Ci ho riflettuto su. Evidentemente le parole “nudo” e “culo” attirano i click. Se mettessi più spesso un culo nudo nel titolo, aumenterei a dismisura le visite. Ma “La borsa della spesa”, che c’entra? Mi clicco da solo e vado a vedere. Apparentemente, si tratta soltanto di alcuni miei consigli per gli acquisti in fumetteria. Ma, in apertura, ho paragonato la mia abitudine a leggere fumetti anche dopo otto ore trascorse in redazione a correggere, o a scrivere, tavole di Zagor, a Rocco Siffredi che, al termine di una giornata sul set, torna a casa e fa l’amore con la moglie, Rosa Caracciolo. A commento del pezzo, c’era appunto una foto della coppia. Ecco, suppongo che centinaia di click derivino da gente che ha fatto una ricerca su Google cercando immagini dei due.
Al di là dell’aneddoto, mi pare evidente che quando Rocco compariva in TV facendo la pubblicità ad "Amica Chips" e sosteneva che “la patatina tira”, aveva proprio ragione. Il che non mi dispiace, sia chiaro. Mi dispiace piuttosto la prospettiva opposta, ovvero che cominci a tirare meno: lo vedo dallo spam. Una volta mi arrivavano mail che mi proponevano di visitare siti hard oppure comprare viagra o apparecchi per aumentare le dimensioni del pene (trovavo offensiva non tanto la proposta, quanto l’idea che pensassero che ne avessi bisogno); oggi invece mi si offrono bonus per entrare nei casinò on-line. Forse rovina meno le famiglie il porno, a pensarci bene.
A questo punto, però, dato che è venuta fuori la fatidica parola, ci potremmo chiedere quale sia la differenza fra pornografia ed erotismo. “La pornografia è l’erotismo degli altri”, risponde l’illustratore Leone Frollo (che di erotismo e di pornografia se ne intende). Infatti, chiunque realizzi disegni, foto, film o testi che si cimentano con il mistero dell’energia divina e ancestrale scatenata dalle pulsioni sessuali trova quasi sempre disdicevole definire “porno” i propri lavori, e cerca di solito di nobilitarli etichettandoli come “erotici”. I pornografi, insomma, sono sempre gli altri. “Pornografia”, nell’accezione più superficiale (e pertanto più diffusa) del termine, è infatti sinonimo di volgarità, trivialità e bassezza. Tutto il contrario dell’Arte, che viceversa è nobile, raffinata, elevata. Dunque, apparentemente, non può essere data raffigurazione pornografica che sia anche artistica.
A questo punto, però, dato che è venuta fuori la fatidica parola, ci potremmo chiedere quale sia la differenza fra pornografia ed erotismo. “La pornografia è l’erotismo degli altri”, risponde l’illustratore Leone Frollo (che di erotismo e di pornografia se ne intende). Infatti, chiunque realizzi disegni, foto, film o testi che si cimentano con il mistero dell’energia divina e ancestrale scatenata dalle pulsioni sessuali trova quasi sempre disdicevole definire “porno” i propri lavori, e cerca di solito di nobilitarli etichettandoli come “erotici”. I pornografi, insomma, sono sempre gli altri. “Pornografia”, nell’accezione più superficiale (e pertanto più diffusa) del termine, è infatti sinonimo di volgarità, trivialità e bassezza. Tutto il contrario dell’Arte, che viceversa è nobile, raffinata, elevata. Dunque, apparentemente, non può essere data raffigurazione pornografica che sia anche artistica.
Normalmente si tende a definire “pornografica” una rappresentazione di un atto sessuale (scritta, disegnata, filmata, fotografata, rappresentata) in cui l'atto stesso sia visibile in maniera chiara e ostentata; invece sarebbero “erotiche” quelle immagini o quelle scene o quelle descrizioni di atti sessuali o di corpi nudi in cui l'oggetto della rappresentazione è velato e si lascia intuire più che vedere. Il che, a conti fatti, non dice nulla, in verità, sulla “nobiltà” della rappresentazione medesima. Ci possono essere immagini cosiddette “pornografiche” in cui si vede tutto, realizzate con tecnica sopraffina, e immagini cosiddette “erotiche” scadenti e dozzinali. La raffinatezza di un’immagine non dipende dal fatto che si tratti di rappresentazioni hard oppure soft, "pornografiche" o "erotiche", ma da un altro, semplicissimo fatto: che siano belle oppure brutte, fatte bene oppure fatte male. E questo è tutto, come diceva Oscar Wilde parlando dei libri che non andrebbero mai divisi fra morali o immorali, ma fra scritti bene o scritti male, punto e basta. Sempre secondo il sentire comune, però, esistono forme di erotismo che possono essere artistiche. L’erotismo gode di buona stampa, la pornografia no.
In realtà il distinguo dovrebbe essere etimologico. "Erotico" viene da eros, e dunque si riferisce a tutto ciò che concerne la sfera amorosa e sessuale (con amore e sesso ricondotti a un unicum indissolubile); pornografico deriva invece da porné, in greco "meretrice", e dunque più specificamente riguarda la rappresentazione dell'atto sessuale in quanto tale. Ergo, l'erotismo ha un'accezione più vasta, la pornografia è un settore dell'erotismo, quello più spinto ed estremo. Se una foto hard è fatta come se dovesse comparire su un trattato di anatomia, e dunque non è eccitante perché manca dell’indispensabile spezia della malizia, allora è fatta male poiché lo scopo delle foto è quello di dare un brivido. Ma se una foto hard è fatta in modo “artistico”, ed eccita, allora è fatta bene. In campo artistico la grandezza di un autore si riconosce da come (con quale padronanza delle tecniche e con quale felicità di idee) e quanto (in che misura) riesce a suscitare emozioni nei fruitori della sua opera. Certo, conta molto anche la sensibilità del fruitore, ma questo è un problema che riguarda ogni forma d’arte e di comunicazione. S’intende che il giudizio attendibile dev’essere dato da un fruitore competente. La pornografia è un semplicemente un settore, il più estremo, dell'erotismo, e non si possono escludere a priori le valenze artistiche del porno come prodotto d'autore.
Il Grande Dizionario della Lingua Italiana Moderna (Garzanti.) definendo l'aggettivo "erotico" dà tre accezioni. La prima: che si riferisce all'amore sensuale (è appunto la definizione più legata all'etimologia primaria, cioè alla derivazione da eros). La seconda: che tratta di argomenti amorosi (di nuovo, Eros ma come dio dell'Amore). La terza: che eccita i sensi, afrodisiaco. Accogliamo la terza accezione come la più calzante a proposito di libri, film, foto, spettacoli, rappresentazioni, arte in generale. Dunque se erotico vuol dire eccitante, possiamo stabilire che il porno, sottocategoria dell'erotico, a priori non lo sia? O che addirittura, la pornografia sia del tutto scollegata dall'erotismo? Evidentemente no. Il porno sta all'erotismo come il cyberpunk alla fantascienza. O come il thriller sta al giallo.
Lo stesso Dizionario definisce la pornografia come "raffigurazione o trattazione di immagini o soggetti di argomento e di carattere erotico e ritenuti osceni o comunque eccedenti i limiti imposti alla morale o dalle consuetudini correnti". Va notato come il compilatore inserisca la pornografia nell'ambito dell'erotismo, e non escluda gli intenti artistici: dice soltanto che la rappresentazione eccede i limiti delle consuetudini. Ma l’"osceno" è un registro espressivo. Verlaine è osceno, ma non per questo non è un artista. Non è giusto ritenere volgare una frase o una foto “solo” perché rappresenta un pene in erezione o una penetrazione anale. Il pene in erezione è qualcosa di "rappresentabile"? Sì. Dunque può essere "rappresentato" bene o male, come qualunque altro soggetto, e rappresentarlo è pornografia perché eccede i limiti del comune senso del pudore, ma la rappresentazione può essere geniale o deprimente senza che nessun pregiudizio possa stabilirlo a priori. Pornografico non è antitetico rispetto ad artistico. Una cosa può essere artistica e pornografica allo stesso tempo. L'unica antitesi possibile è fra una cosa fatta bene e una cosa fatta male, proprio come riteneva Wilde.
Alcuni anni fa mi colpì molto un saggio, pubblicato in Italia nel 1995 da Castelvecchi, intitolato “Difesa della pornografia”. A scriverlo infatti non era soltanto una donna, ma Nadine Strossen, femminista militante e insegnante di Diritto Costituzionale alla New York University, autorevole studiosa dei problemi legati alla libertà di opinione e di parola. La tesi di fondo dell’autrice era, in soldoni, che la censura, di qualunque tipo, è stata (e continua a essere) il primo strumento di repressione antifemminile.
A ripensarci oggi, mi viene da sorridere riflettendo su un aspetto alquanto singolare della questione: abbiamo assistito negli ultimi mesi a vivaci campagne, incredibilmente di marchio progressista, contro il cosiddetto “sfruttamento” del corpo femminile al punto che mostrare un gluteo al vento su un cartello pubblicitario o in un balletto televisivo sembrava, anziché un omaggio, un insulto alla femminilità. Dunque, la difesa della pornografia pare essere una battaglia di destra. Negli anni Sessanta, invece, la generazione dei "Porci con le ali" si considerava di sinistra, e a destra stavano i reazionari, i censori, i moralisti. Io, che ho sempre trovate ridicole le distinzioni ideologiche sostengo che gli anti-pornografi sono i veri reazionari e gli anti-anti-pornografi sono progressisti. Scrivo anti-anti-pornografi perché non si tratta di essere a favore della pornografia considerandola un valore assoluto. Si tratta di essere contro coloro che vogliono impedire a chi lo desideri di fruire della pornografia. Secondo la Strossen, la censura che molte veterofemministe ideologicizzate vorrebbero imporre sulla pornografia (come su moltissime altre forme di espressività) è di per sè stessa fautrice di un ordine costituito che salvaguardia il vecchio, mentre la libertà porta avanti il nuovo. "Difendere in ogni sua forma la libertà di parola è un compito che va di pari passo con la battaglia per la libertà d'azione e di espressione delle donne", spiega l'editore italiano in quarta di copertina, sintetizzando il punto di vista della scrittrice.
Gli argomenti portati dalla Strossen a difesa della pornografia sono tutti condivisibili e inoppugnabili. Si parte dal concetto che la libertà di espressione, e di fruizione di quella espressione, sono intangibili; ma poi si arriva a sostenere, giustamente, che la pornografia (ovviamente quella fatta e fruita da adulti consenzienti) non è di per sé stessa né malvagia, né controproducente, né deleteria. Non provoca stupri e violenze ma anzi in gran parte li esorcizza, li distrae. Come disse una volta Rocco Siffredi di non so più quale presidente guerrafondaio: se gli avessero dato un po’ dei film da guardare, si sarebbe rilassato e avrebbe sganciato meno bombe. La Strossen continua dicendo che la pornografia non strumentalizza le donne in quanto sia chi si presta a foto e film porno, sia chi ne fruisce (il 40 per cento del pubblico, in America, è femminile), è consenziente e soddisfatto. Inoltre, la pornografia soddisfa bisogni inespressi, ed è per molta gente (incapace di altri contatti, o handicappata) l'unico modo per vivere una forma di sessualità. La Strossen nota inoltre che la pornografia è un concetto dai confini assai indeterminati, per cui ammettendo la censura si potrebbe porre il veto a certe statue greche nude, o alla stessa Bibbia che è piena zeppa di violenza sulle donne. Argomento, questo, molto interessante su cui potremmo ritornare.
A ripensarci oggi, mi viene da sorridere riflettendo su un aspetto alquanto singolare della questione: abbiamo assistito negli ultimi mesi a vivaci campagne, incredibilmente di marchio progressista, contro il cosiddetto “sfruttamento” del corpo femminile al punto che mostrare un gluteo al vento su un cartello pubblicitario o in un balletto televisivo sembrava, anziché un omaggio, un insulto alla femminilità. Dunque, la difesa della pornografia pare essere una battaglia di destra. Negli anni Sessanta, invece, la generazione dei "Porci con le ali" si considerava di sinistra, e a destra stavano i reazionari, i censori, i moralisti. Io, che ho sempre trovate ridicole le distinzioni ideologiche sostengo che gli anti-pornografi sono i veri reazionari e gli anti-anti-pornografi sono progressisti. Scrivo anti-anti-pornografi perché non si tratta di essere a favore della pornografia considerandola un valore assoluto. Si tratta di essere contro coloro che vogliono impedire a chi lo desideri di fruire della pornografia. Secondo la Strossen, la censura che molte veterofemministe ideologicizzate vorrebbero imporre sulla pornografia (come su moltissime altre forme di espressività) è di per sè stessa fautrice di un ordine costituito che salvaguardia il vecchio, mentre la libertà porta avanti il nuovo. "Difendere in ogni sua forma la libertà di parola è un compito che va di pari passo con la battaglia per la libertà d'azione e di espressione delle donne", spiega l'editore italiano in quarta di copertina, sintetizzando il punto di vista della scrittrice.
Gli argomenti portati dalla Strossen a difesa della pornografia sono tutti condivisibili e inoppugnabili. Si parte dal concetto che la libertà di espressione, e di fruizione di quella espressione, sono intangibili; ma poi si arriva a sostenere, giustamente, che la pornografia (ovviamente quella fatta e fruita da adulti consenzienti) non è di per sé stessa né malvagia, né controproducente, né deleteria. Non provoca stupri e violenze ma anzi in gran parte li esorcizza, li distrae. Come disse una volta Rocco Siffredi di non so più quale presidente guerrafondaio: se gli avessero dato un po’ dei film da guardare, si sarebbe rilassato e avrebbe sganciato meno bombe. La Strossen continua dicendo che la pornografia non strumentalizza le donne in quanto sia chi si presta a foto e film porno, sia chi ne fruisce (il 40 per cento del pubblico, in America, è femminile), è consenziente e soddisfatto. Inoltre, la pornografia soddisfa bisogni inespressi, ed è per molta gente (incapace di altri contatti, o handicappata) l'unico modo per vivere una forma di sessualità. La Strossen nota inoltre che la pornografia è un concetto dai confini assai indeterminati, per cui ammettendo la censura si potrebbe porre il veto a certe statue greche nude, o alla stessa Bibbia che è piena zeppa di violenza sulle donne. Argomento, questo, molto interessante su cui potremmo ritornare.