Non mi piace augurare Buon Natale. Non per mancanza di ossequio alla tradizione, per carità, del resto antichissima e precedente di molti secoli la nascita di Gesù (che non si sa neppure con precisione né quando né dove avvenne, ma insomma basta che sia avvenuta).
Prima si festeggiava il solstizio d'inverno, cioè il giorno in cui il sole, dopo essere sceso inesorabilmente sempre più basso sull'orizzonte, tornava a salire dando speranza nel ritorno della primavera, poi si è festeggiata la natività (del Figlio di Dio).
Come scrisse Isaac Asimov con intraducibile gioco di parole, dal far festa per la rinascita del Sun, si è passati a farla per la nascita del Son.
Massimo rispetto dunque per la solennità astronomica e religiosa. Però, ecco, augurare soltanto Buon Natale è un po' limitativo e per certi versi persino preoccupante. Il Natale è un giorno, che dura 24 ore. Ora, di giorni in un anno ce ne sono 365. Di solito, come dice Ambrose Bierce, sono 365 delusioni.
Dunque, augurare a qualcuno un giorno buono, e uno solo, è quasi una maledizione: che me ne faccio di un solo giorno buono? Chi mi augura un solo giorno buono, mi vuole male. O, come minimo, non si è sprecato. Allora, meglio dire: auguri di Buone Feste, almeno le Feste sono quindicigiorni e uno può passare un Natale un po' così così ma un buon Santo Stefano e un Buon Capodanno. Però, la cosa migliore in assoluto è augurare Felice Anno Nuovo. Così, si augurano 365 giorni di felicità, Natale compreso. Ecco, questo mi sembra l'augurio più logico.
In ogni caso, ieri ho sentito in metropolitana due persone che parlavano: uno faceva all'altro gli auguri di buon onomastico per il 25 dicembre, visto che (come ho capito) si chiamava Natale (mi è parso di escludere che si chiamasse Gesù). Ecco un nome davvero difficile da portare.
Uno si sente sempre obbligato a essere buono e felice. Quando è in ritardo a un appuntamento, tutti attendono che arrivi Natale. Se gli comprano in regalo, anche se è ferragosto, devono fare un regalo per Natale. E se va in vacanza, sono le vacanze di Natale pure d'estate. Se invita qualcuno a pranzo a casa sua, tutti si aspettano sempre il pranzo di Natale. Se ha un figlio che lo chiama babbo, e si maschera con la barba bianca e il cappello rosso, il pargolo lo riconosce subito perché gli dicono che arriva Babbo Natale. Non parliamo poi sui doppi sensi erotici sulle palle di Natale (che qualcuno inevitabilmente gli romperà). Se si chiama Bianco di cognome, sarebbe come se una ragazza figlia dello storico Augusto Camera si chiamasse Daria. Se ha degli amici musulmani o ebrei, non andranno mai al suo compleanno perché quelli non festeggiano il Natale. Non conosco nessun Natale, ma in compenso almeno tre Pasquali. A proposito, dovevano essere davvero spiritosi i genitori del regista Pasquale Festa Campanile. Con un doppio cognome del genere, dovevano proprio chiamarlo in quel modo?
In ogni caso, buon onomastico ai Natali e Felice Anno Nuovo a tutti gli altri, soprattutto a Gallieno Ferri (autore del disegno augurale in apertura) e al mio amico portoghese José Carlos Pereira Francisco, noto a tutti come Zeca, autore di un bel blog su Tex e del presepe che vedete nelle foto. Naturalmente un abbraccio particolare va ai sempre affettuosi lettori di Zagor (alcuni dei quali hanno realizzato il divertente panettone augurale con il simbolo dello Spirito con la Scure e hanno inviato in redazione alcune palle dorate con lo stemma del Re di Darwood da attaccare al nostro albero). Nel mio presepe, naturalmemte, ho messo la statuetta di Zagor in una capannuccia nella palude.