Niente di ciò che vediamo è davvero come ci appare. Voi forse credete di avere davanti una parete di mattoni, ma se poteste davvero guardare le cose per come sono vedreste grandi spazi vuoti in cui, a grandi distanze le une dalle altre, si muovono particelle subatomiche. In particolare, fra la nuvola indefinita degli elettroni e il nucleo in cui sono concentrati protoni e neutroni (a loro volta formati da puntini infinitesimali di materia o di stringhe di energia che vibrano) ci sono lontananze planetarie. Ovviamente, in scala. L’infinita varietà del creato, a ben guardare, è tutt’altro che varia: si tratta di poche particelle create dal big bang che poi le interazioni elementari e successivamente le fucine stellari hanno addensato in qualche decina di tipi diversi di atomi. Un po’ come i colori fondamentali mescolati dal pittore sulla tavolozza prima di venire disposti sulla tela. Ma l’universo è sostanzialmente vuoto.
Eppure, uno dei problemi principali dei lettori di fumetti è dove diavolo mettere gli albi e i cartonati via via che si accumulano. Inutile convincersi che il vuoto di cui è in massima parte costituita la carta possa permettere la compenetrazione dei volumi. Purtroppo, a livello macroscopico bisogna fare i conti con le tensioni superficiali e con le banali leggi della fisica newtoniana. E così, ecco stuoli di collezionisti disperati alla notizia dei ripetuti proseguimenti di collane come Alan Ford Story o del Tex Collezione Storica. Più disperate ancora le loro mogli e fidanzate, che si vedono insidiare lo spazio per i loro soprammobili. Un problema, quello delle mogli e delle fidanzate, di cui abbiamo già parlato.
Ovviamente, i guai creati dal progressivo aumento di massa e di peso delle collezioni cartacee sono fonte di gioia per i fautori della digitalizzazione della lettura: costoro, sbeffeggiano gli accumulatori di carta stampata agitando i loro ridicoli reader dove conservano le copie digitali di migliaia di fumetti nello spazio di un telefonino. Da inguaribile maniaco della carta, sogno di prendermi la rivincita quando i lettori e-comics ed e-book lasceranno tutte le loro collezioni sul sedile di un treno o si accorgeranno che, per incompatibilità di formato, tutti i fumetti che leggevano con il sistema operativo Pinco non sono più leggibili ora che sono passati a quello Pallino. Ancora di più godrò quando, durante una gita in una baita di montagna, a qualcuno si scaricheranno le batterie del tablet e si accorgerà di aver lasciato a casa il caricatore. Al che mi se ho un giornalino da leggere e io risponderò, con tono sadico, “no”. Ma non importa aspettare troppe rivalse: personalmente, mi gongolo di soddisfazione tutte le volte che mi miro e mi rimiro le mie scaffalature piene di libri, volumi, albi e fascicoli, perfettamente disposti per serie, per argomento, per tipologia, per colore delle costoline. Non c’è nessuna comodità da digitalizzazione che possa ripagare la soddisfazione di vedere delle librerie colme di carta.
Stante questa sacrosanta verità, resta da capire come accidenti fare quando le librerie sono fin troppo colme e non c’è più spazio per infilare tra un volume e l’altro neppure una cartolina. Nella mia pluridecennale esperienza di stivaggio (arte in cui mi considero ormai un genio – riconosciuto peraltro da tutto il parentado), la prima cosa che mio viene da dire è questa: non è vero. Segnatevi questa verità fondamentale: quando le apparenze vi fanno credere che lo spazio sia esaurito, le apparenze ingannano. Si tratta soltanto di disporre meglio gli albi. Magari invece che in un’unica fila orizzontale si possono fare tante pile verticali, una affiancata all’altra. C’è sempre dello spazio in più, se ci si pensa bene e si studia il problema con attenzione.
Ma procediamo con ordine. Innanzitutto, regola numero uno: mai rinunciare all’acquisto di un libro o di un fumetto “perché in casa non c’è più posto”. Si deve sempre partire dal presupposto che il posto c’è. Se non c’è, si trova. Per esempio, si compra una casa nuova. Sembra una battuta ma è un’affermazione seria. Se in una famiglia i figli crescono di numero e in età, non si pensa forse a un trasloco in una dimora più larga e accogliente? Non c’è niente di scandaloso nel fatto che un collezionista possa scegliere un appartamento con una stanza in più pensando a un luogo dove conservare le sue collezioni. Chi ha la moto non si compra forse una casa con un garage o uno scantinato? Chi ha il pollice verde non la sceglie con un giardino o con una ampia terrazza? Bene, chi legge fumetti si fa mettere in progetto un salottino da lettura.
Se proprio una casa nuova è fuori discussione, restano comunque delle alternative. Il garage e la soffitta, per esempio. Che ci fanno tutte quelle cianfrusaglie inutili in solaio? Fuori! Una bella scaffalatura e il sottotetto diventa una biblioteca. E la casa dei genitori, dove la mettiamo? Quando qualcuno si sposa o va a vivere da solo, di solito lascia libera la propria cameretta. Quella ci appartiene di diritto. E’ nostra. Ci siamo cresciuti. E adesso la riempiamo con i nostri albi. Le mamme non possono che essere contente. I figli tornano a salutarle con frequenza settimanale o bisettimanale. Le salutano di passaggio, ovviamente, andando a posare o riprendere i loro fumetti, ma intanto le salutano. Esiste anche la possibilità di prendere in affitto una piccola stanza da un vicino, o un monolocale. Ricordo che, in gioventù, io e i miei amici del Club del Collezionista avevamo presto in affitto una mansarda. Pagavamo la pigione in sei, c’erano sei chiavi, e tutti avevamo portato degli armadi e degli scaffali dove depositare ciascuno la nostra roba. Avevamo portato anche un letto e c’era chi ci depositava la fidanzata, ma questo è un altro discorso.
Ma facciamo l’ipotesi peggiore: c’è soltanto una casa. La prima cosa da fare è razionalizzare lo spazio. Il motivo per cui di solito si dice che non c’è più posto è che si sono riempiti tutti gli scaffali della libreria del salotto o dello studio. Al che, la prima considerazione da fare è la seguente: quanta parete libera si vede, in giro per la casa?
C’è da scommettere che l’arredamento della prima ora abbia lasciato muri bianchi grandi come schermi cinematografici, con al centro magari un paio di quadretti di pessimo gusto comprati durante le vacanze a Maiorca perché li faceva un artista di strada. La regola numero due è: non ci devono essere pareti libere. Dove c’è una parete libera, ci si mette davanti una libreria. Tanto i muri bianchi ingialliscono, i bambini li scarabocchiano, ci vengono spiaccicate le zanzare, ci vanno gli schizzi di olio e di vino, ci fanno la cacca le mosche. Una bella libreria invece arreda in modo leggiadro e isola anche acusticamente e termicamente.
Mogli e concubine tenteranno in tutti i modi di riempire gli scaffali di soprammobili. Deve essere loro impedito a costo di ricorrere allo scudiscio. Regola numero tre: i soprammobili sono vietati. Che poi non è il soprammobile in sé che dà noia, è il fatto che si pretenda che attorno al soprammobile ci sia il vuoto. Date una bomboniera a una donna e quella la piazzerà nel centro geografico di un ripiano di due metri per trenta pretendendo che non vi si accosti nient’altro. Un punto di incontro fra le sacrosante richieste del collezionista e le ridicole pretese della sua compagna è quello di tollerare (a dimostrazione del nostro affetto e della nostra ragionevolezza) che dei piccoli soprammobili vengano messi sui ripiani davanti alle costoline dei libri, nel breve spazio che rimane tra la fila dei volumi e il bordo dell’asse.
Ma il punto fondamentale che distingue il collezionista di genio dal dilettante allo sbaraglio è la misura dello spazio vuoto tra un ripiano e l’altro. Gli sciocchi di solito comprano una libreria così com’è: ammettiamo che la vendano con tre ripiani distanti fra loro trenta centimetri (che creano quattro diversi spazi). Ergo, se io dentro ci metto una fila di fumetti alti venti centimetri, avanzano dieci centimetri. Moltiplicati per quattro spazi, sono quaranta centimetri! In pratica, nello stesso scaffale ci starebbero altre due file degli stessi fumetti. Basterebbe mettere due ripiani in più, calcolati sulla base delle altezze degli albi. E vogliamo parlare di quanto spazio libero c’è fra la fine della libreria e il soffitto? Di solito, almeno un metro! Quanta carta stampata ci potrebbe stare in quel vuoto assurdo! Perciò, regola numero quattro: farsi fare delle librerie su misura, che occupino tutto lo spazio sfruttabile, con i ripiani calcolati alla giusta distanza fra loro sulla base del materiale collezionato.
Ma non è finita. Ammettiamo che delle scaffalature perfette riempiano lo spazio domestico in modo impeccabile. Volete raddoppiare la disponibilità con uno schioccar delle dita? Basterà accertarsi che la larghezza degli scaffali consenta di poter mettere gli albi in doppia fila. Perciò, niente Billy per i fumetti Bonelli! Ci sta una fila sola. Bisogna comprare modelli più larghi, capaci di ospitare una fila davanti e una fila dietro. In certi casi le file possono perfino essere tre. Il mio sogno, quello di cui parlo sempre con la persona amata quando ci sdraiamo insieme sull’erba del prato a guardare le stelle, è non solo di avere una sola grande stanza in un’unica casa in cui conservare tutti i miei libri e i miei fumetti divisi in almeno quattro case diverse, ma (ed ecco la vera libidine) con tutte le costoline disposte in singola fila. E’, naturalmente, un sogno irrealizzabile. Appunto per questo, in mancanza di meglio, vada per la doppia fila.