Verso la fine dello scorso luglio sono andato a casa di Alessandra Casella. A me è sempre parsa una donna bella e affascinante, quando la vedevo in TV a condurre programmi come “A tutto volume” in cui si parlava di libri (chissà perché non ho mai guardato “La domenica sportiva” ma quello sì). Me la ricordo persino, spiritosissima, a fare delle buffe facce nel film “Le comiche”, di Neri Parenti, con Paolo Villaggio e Renato Pozzetto: era la mamma di un bambino che andava battezzato in una chiesa in cui ne capitavano di tutti i colori (chissà perché non ho mai visto un film di Antonioni ma quelli di Villaggio sì). Ho scoperto che è di un anno più giovane di me, ma l’aura di reverenza di cui sono ammantati i personaggi televisivi me la faceva immaginare nel limbo atemporale dei senza età, e non avrei saputo dargliene una.
Insomma, vengo invitato nel suo salotto milanese e ci vado, in compagnia di Sergio Tulipano (sceneggiatore Disney). Il motivo della visita è realizzare una intervista per la Booksweb TV, che parla di libri e letteratura, di cui la Casella è ideatrice e direttrice editoriale e di cui Tulipano è uno degli anchor man. L’occasione era fornita dai cinquanta anni di Zagor, dall’uscita dello Zagorone, del mio romanzo “Le mura di Jericho” e del saggio su Guido Nolitta. Insomma, c’era di che parlare su una TV telematica e tematica dedicata alla carta stampata. Il set del programma era appunto allestito nel salotto di Alessandra, stracolmo di libri dato che lei si occupa di letteratura con cognizione di causa e legge davvero una quantità di volumi da far strabuzzare gli occhi. Mi ha mostrato uno scatolone pieno e mi ha detto: “Vedi? Questi sono quelli che leggerò in vacanza”. Io che suscito sempre una certa meraviglia quando parlo dei cento libri che leggo ogni anno, sono una lumaca in confronto a lei. Però, se volete sapere che cosa ho detto alla Casella nello stringerle la prima volta la mano, sappiate che non ho ricordato né le sue apparizioni televisive, né quelle cinematografiche. Ho detto qualcosa che l'ha sorpresa e che l’ha riempita, mi è parso, di soddisfazione: “Ho sentito l’audiolibro de ‘Il mondo di Sofia’ letto da te, e l’ho trovato magnifico”.
Già, perché de “Il mondo di Sofia”, del norvegese Jostein Gaarder, pur avendolo in versione cartacea da almeno dieci anni, ho potuto innamorarmi soltanto dopo averlo ascoltato sottoforma di CD, inserito nel lettore della macchina. Prima, non avevo mai avuto il tempo di leggerlo, rimandando sempre la lettura per dare la precedenza a qualcos’altro (spesso, a conti fatti, testi più scadenti). Finché, ho acquistato l’audiolibro letto appunto da Alessandra Casella.
Il fatto è che io viaggio molto in auto. Mi sposto continuamente dalla Toscana a Milano e viceversa, tre ore all’andata e tre al ritorno, salvo code; poi ci sono tutti gli altri spostamenti per motivi famigliari, per turismo o per lavoro, come quando devo intervenire a qualche incontro in giro per l’Italia. Insomma, almeno una decina di ore di guida ogni settimana. Tempo assolutamente sprecato, che dovrei passare magari nel cercare una stazione radio il cui segnale rimanga sintonizzato nonostante gli spostamenti (l’unica che io conosca con questa caratteristica è Radio Maria, l’emittente di quello straordinario comico che è padre Livio). Così, ho imparato a mettere a frutto i miei viaggi divorando un audiolibro dopo l’altro.
Vado in libreria, cerco lo scaffale degli audiolibri, mi compro le ultime uscite e non vedo l’ora di mettermi al volante per sentire i miei acquisti. Quando il testo è particolarmente intrigante, come nel caso della trilogia “Millennium” di Stieg Larsson letta da Claudio Santamaria, mi dispiace persino arrivare a destinazione e dover spegnere il lettore CD: a volte mi faccio persino alcuni giri in più per le strade attorno pur di non dover sospendere l’ascolto prima della fine del capitolo. Ovviamente, non sono in grado di scaricare gli audiolibri dalla rete: quando ho provato a farlo dal sito di Radio RAI, quello del programma mattutino “Ad alta voce” in cui famosi attori leggono i classici della letteratura, non ho cavato un ragno dal buco. Ho provato sullo store di iTunes, ma gli “assaggi” di lettura mi hanno rivelato delle interpretazioni assolutamente noiose e scadenti. Ora, se c’è un rischio da evitare mentre si guida è quello di una voce monotona che ti fa addormentare, e gli audiolibri iTunes mi sono sembrati proprio così. Per di più, il testo più interessante fra quelli disponibili in italiano l’ultima volta che sono andato a vedere era “Il Capitale” di Karl Marx. Non ho niente contro Karl Marx, ma non capisco come sia venuto in mente a qualcuno di mettere in commercio la sua lettura ad alta voce. Ma non importa: io preferisco i CD, e non chiedo altro che poterli infilare nell’apposita fessura.
Lasciatemi spiegare in che cosa consiste la soddisfazione dell’ascolto di un audiolibro. E’ ovvio che più il libro è bello, più c’è gusto nel seguirne la lettura, ma non è tutto qui. Il punto è che al valore intrinseco del testo, si aggiunge quello della recitazione del lettore chiamato a “interpretarlo”. Più un attore è bravo, più le sfumature della sua voce, i cambi di tono e la diversa enfasi arricchiscono di significati e sottintesi le frasi, ai periodi, ai capitoli. Una delle prove vocali più stupefacenti che mi sono goduto è stata la lettura di “Orgoglio e pregiudizio” da parte di Paola Cortellesi, in grado di dare una voce diversa a ogni personaggio del romanzo, persino quelli maschili, come il cugino Collins o il bel tenebroso Darcy. Ma, talvolta, gli attori che meglio riescono sono quelli più insospettabili: in questi giorni sto ascoltando “Diario di scuola” di Daniel Pennac letto da un incredibile Giuseppe Battiston. Ora, Battiston non sembra avere il phisique du role del sapiente interprete di Pennac, un po’ ostaggio com’è dei suoi ruoli cinematografici e del sospetto che si ha che legga con calata veneta: invece, si rivela un attore bravissimo, dalla dizione perfetta, dai sospiri e dalle modulazioni vocali azzeccatissimi, insomma, è un piacere ascoltarlo.
Subito prima, ho sentito “Il buio oltre la siepe”, di Harper Lee, letto da Alba Rohrwacher. Ecco, la voce di Alba è una fra le più sexy che io abbia mai udito. Mi piacerebbe invitarla a cena per il gusto di sentirla parlare soltanto per me. Il romanzo della Lee è bellissimo, ma letto in quel modo acquista un valore aggiunto. La Rohrwacher è anche stata la lettrice de “L’eleganza del riccio”, di Muriel Barbery: in quel caso, le voci erano due dato che alla sua si aggiungeva quella, diversissima ma ugualmente ispirata, di Anna Bonaiuto. Ne “L’eleganza del riccio”, infatti, sono due gli “io” narranti, a seconda dei capitoli: la portinaia Renée e la ragazzina Paloma. Buone prove sono quelle di David Riondino alle prese con il “Bar Sport” di Stefano Benni e di Claudio Santamaria ne “La camera azzurra” di Georges Simenon (il secondo, comunque, più bravo del primo). Talvolta la bravura del lettore permette di tollerare anche dei romanzi scadenti (o che a me sono sembrati tali). E’ il caso di “Hanno tutti ragione”, di Paolo Sorrentino: ho trovato odioso dalla prima all’ultima riga il protagonista Tony Pagoda, ma sentirlo interpretare da Toni Servillo è valso a riabilitarlo e a consentirmi di arrivare in fondo persino con il rimpianto di udire la parola fine.
In certi casi, i romanzi sono letti dagli stessi autori. Un bravo lettore di se stesso è, per esempio, il pacato Andrea Vitali, la cui miglior interpretazione attoriale è, secondo me, “Pianoforte vendesi”. Uno ancora più bravo è Sandro Veronesi in “Caos Calmo”. Non del tutto convincente Melania G. Mazzucco quando legge “Vita”, ma il romanzo è così bello che lo si gode comunque. Ottimo Gianrico Carofiglio alle prese con i casi dell’avvocato Guerrieri, ma assolutamente strepitoso Camilleri che recita Camilleri. La sua interpretazione de “Il nipote del Negus” è da Oscar. Ci sono comunque racconti di Montalbano letti da altri, come “La luna di carta” a cui presta la voce Luigi Lo Cascio, che valgono la spesa. Uno dei problemi con gli audiolibri è che i titoli prodotti sono davvero pochi e bisogna accontentarsi di quel che passa il convento. A volte si resta fregati, come nel caso di “Morte a Firenze”, di Marco Vichi che, pur letto benissimo da Lorenzo Degl’Innocenti, è uno dei gialli più assurdi e sconclusionati che la storia ricordi (il commissario Bordelli è più incapace degli indagatori dei casi di Yara Gambirasio o di Sarah Scazzi, il che è tutto dire). Più spesso però le sorprese sono positive e, anche di fronte a lettori sconosciuti o poco noti, si scoprono perle che lasciano senza fiato: è il caso di Fabrizio Parenti che legge “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini.
Oltre a essere pochi, i titoli su audiolibri, non si trovano neppure dappertutto. La cosa che più mi sconvolge è questa: viaggando, io mi fermo di continuo negli Autogrill o comunque nelle Aree di Servizio delle autostrade. Come si sa, ci si può trovare di tutto. Libri, film, CD, roba da mangiare. Cose che nessuno ha mai visto altrove come le noci di prosciutto al pepe, quelle palle pepose che si incontrano all’inizio del labirinto da percorrere per arrivare all’uscita. Che salume è? Qualcuno lo ha mai mangiato? Qualcuno lo ha mai trovato da qualche altra parte fuorché in autostrada? Qualcuno lo ha mai comprato? Oppure sono sempre le stesse, mummificate e tenute lì per decorazione? Vabbè, fatto sta che le noci di prosciutto al pepe all’Autogrill ci sono. Gli audiolibri, invece, no. Perché no? Mistero. Voglio dire: chi è l’acquirente ideale dell’audiolibro? L’automobilista. Allora perché all’automobilista volete far comprare le noci di prosciutto al pepe e non gli audiolibri? Non si sa. E’ un controsenso commerciale, anticapitalista come tentare di vendere su iTunes Store qualcuno che, con voce soporifera, legge “Il Capitale” di Karl Marx.