martedì 14 febbraio 2012

CIAO FRANCESCO, E GRAZIE


“Io gli volevo tanto bene, lo sai”. Ho sussurrato così all’orecchio di Danilo, il figlio di Francesco Gamba, che sono andato ad abbracciare questa mattina, prima dell’ultimo saluto a suo padre. Francesco è morto la mattina del 13 febbraio 2012, dopo aver disegnato fino alla fine. “Passava le giornate al tavolo da disegno – mi ha detto Danilo – stava finendo le illustrazioni inedite per un libro che avrebbe dovuto ripercorrere tutte le tappe della sua lunga carriera. Il lavoro era la sua vita, non è mai riuscito a stare lontano dalle matite e dal pennello”.


E tanto ha lavorato, dal dopoguerra a oggi, da battere un record a dir poco clamoroso senza che nessuno se ne accorgesse: quello del più alto numero di tavole pubblicate da un disegnatore nella storia delle edizioni Bonelli: 21.520. Il compunto è di Saverio Ceri, nella sua rubrica "Diamo i numeri" dedicata alla Top Ten degli autori bonelliani di tutti i tempi. Dunque, di pagine, nessuno ne ha disegnate più di lui. Eppure, della sua importanza rischiamo di accorgerci soltanto adesso che non c’è più. A partire dal prezioso contributo che ha dato alla serie di Tex, spesso aiutando Galep perché riuscisse a mandare in edicola decine e decine di albi a striscia che senza il suo contributo non sarebbero uscite in tempo, e rimanendo così in ombra rispetto al titolare. In questi giorni, si è tornati a parlare di lui per merito della ristampa del Piccolo Ranger, riportato in edicola dalle Edizioni If. L'abbiamo fatto anche su questo blog, pochi giorni fa, senza immaginare che saremmo dovuti ritornare così presto sull'argomento. Ed eccolo che Francesco, quasi imbarazzato dai riflettori, si allontana.


Io gli volevo davvero tanto bene, per due motivi. Perché da bambino e da ragazzo mi è sempre piaciuto leggerlo, quando illustrava le gag di Annie Quattropistole e Frankie Bellevan nelle avventure di Kit Teller, e perché poi, l’ho conosciuto di persona e ci ho lavorato insieme per quasi vent’anni. Ecco, conoscerlo e non volergli bene era praticamente impossibile. Era un uomo buono, schivo, dolce, spontaneo, semplice, sempre sorridente, lontano anni luce da ogni maneggio, traffico o rancore. Anche nel tutelare i suoi interessi si faceva aiutare: "Io non so fare i conti, li lascio a mio cugino, che si ricorda di tutto ed è sempre così preciso!", mi diceva alludendo a Pietro Gamba, scomparso alcuni anni or sono, anch'egli pittore, illustratore e fumettista. Il tratto grafico di Francesco, del resto, rispecchiava il suo carattere: garbato, misurato, divertente, morbido.

Era nato a La Spezia il 15 ottobre 1926. Inizia a lavorare nel mondo dei fumetti nel 1947, collaborando con le Edizioni Alpe alla realizzazione del personaggio di Razzo Bill. Due anni dopo, nel 1949, disegna Musetta per edizioni Ippocampo e Giovanni Luigi Bonelli lo sceglie per sostituire Antonio Canale sulle tavole di Yorga, edito dall’editore Casarotti: si firma Franz. Dal 1950 al 1954, lo troviamo attivo sul Pecos Bill mondadoriano, illustrando i testi di Guido Martina, ma a partire dal 1956 il suo sodalizio con le edizioni Audace diventa praticamente esclusivo: disegna Terry e Yado di Bonelli padre e Rocky Star scritto da Andrea Lavezzolo, già celebre per Gim Toro e Kinowa. E’ proprio quest’ultimo a volerlo come colonna grafica del suo successivo personaggio: il Piccolo Ranger, datato 1958.

Di questo piccolo, grande eroe, Francesco Gamba ha realizzato la stragrande maggioranza delle avventure, in pratica sostenendo la serie da solo praticamente per tutti i primi 90 albi della serie gigante (il primo albo disegnato da una mano diversa, quella di Franco Bignotti, è appunto il novantesimo, “Quartiere cinese”, del maggio 1971) e il maggior numero di quelli successivi, fino all’ultimo, “Rangers, addio!”, il n° 255 del 1985. "Nei primi anni del Piccolo Ranger - racconta Gamba in una intervista - nel corso di qualche folle exploit, raggiunsi le sessanta tavole al mese! A quei tempi si doveva correre più di Cico nelle sue gag!". E ancora, a proposito di Kit: "Kit Teller è stata una mia creatura e l'ho amato tanto: è cresciuto nelle mie mani".




Dopodiché, Sergio Bonelli lo vuole prima su Zagor (suoi sono ben 24 albi dello Spirito con la Scure) e poi, ritenendo (a ragione) che il disegnatore fosse portato per il fumetto comico, lo sposta sugli Speciali Cico, dove Gamba si sbizzarrisce con ben 22 storie scritte per lui da Tiziano Sclavi (una), Tito Faraci (due), e il sottoscritto (le restanti diciannove). “Ho sempre avuto una vena umoristica – dice ad Angelo Palumbo in una intervista – ma raramente ho potuta esprimerla appieno. Mi pare di aver letto da qualche parte che con Cico sto vivendo una seconda giovinezza professionale: spero sia vero!”. E subito dopo, quasi imbarazzato nel dare l’impressione di voler parlar bene di sé, parla di me: “Moreno Burattini è un puledro rampante pieno di entusiasmo: mi allega i suoi disegnini per mostrare quel che vuole, si fa in quattro quando sono a corto di testi”.


Ricordo uno per uno tutti i Cico fatti insieme, a partire da "Cico trapper", e le risate che ci facevamo io a scrivere e lui, mi diceva, a disegnare. Avrebbe tanto voluto che la serie non si interrompesse. Prima di chiudere con le storie del messicano, Francesco si dedicò anche a un altro personaggio, ideato da Guido Nolitta e poi proseguito da Mauro Boselli, River Bill: nove episodi in tutto pubblicati nella collana antologica “TuttoWest” tra il 1990 e il 1991.


Da quando, chiuse le collaborazoni bonelliane, si era ritirato a coltivare il suo grande hobby del giardinaggio nella campagna di Barbaiana, vicino a Milano, dove viveva, ci telefonavamo di tanto in tanto. L’ultima volta, una trentina di giorni fa. Non sapeva ancora della ristampa del Piccolo Ranger, e fu contento di scoprirlo da me. Oggi ho pubblicato la notizia della sua scomparsa su Facebook. Sono rimasto meravigliato dal gran numero di reazioni commosse. Segno che, nella sua umiltà e ritrosia, Francesco aveva comunque saputo parlare al cuore dei lettori, senza bisogno di gridare. Del resto, i sorrisi comunicano tantissimo. E fra i commenti, Marcello Esse ha trovato le parole più adatte da dire: “Grande Gamba, grazie di tutto”. E Roberto Al, a ruota: “Ho sempre pensato che nei suoi disegni ci fosse tanta allegria e gioia di vivere: so long, Francesco”. Ecco, non si può che salutarlo dicendogli grazie, perché ha trascorso sessant’anni disegnando per noi, e arricchendo i sogni di centinaia di migliaia di lettori piccoli e grandi.