sabato 31 luglio 2010
GIOVENTU' BRUCIATA
venerdì 30 luglio 2010
POVERO POLLICELLI
Nel post di ieri ho citato il nome di don Anacleto Bendazzi, prete ravennate, uno dei più geniali autori italiani di giochi di parole. Talmente geniale che, per fare un esempio, se credete che la parola italiana più lunga sia precipitevolissimevolmente, di ventisei lettere, identificata nel 1677 da Francesco Moneti, vi sbagliate. Don Anacleto ne ha trovate tre più estese: incontrovertibilissimamente, particolareggiatissimamente e anticostituzionalissimamente (di ventisette e ventotto lettere). E ancora, talmente geniale da aver scritto una “Vita di Cristo in mille anagrammi”. Uno è questo: “Nell'orto di Getsemani, - sento dolenti lagrime”. Immaginate dunque un racconto di senso compiuto composto da mille frasi che si anagrammano a vicenda. La maggior parte dei giochi del Bendazzi sono contenuti in un libretto rarissimo, stampato in sole duemila copie, intitolato “Bizzarrie letterarie”. Il libro, pubblicato a spese dell’autore, risulta finito di stampare “il 15-1-‘51", una data scelta apposta perché palindroma (si legge anche da destra a sinistra) e ambigrammatica (si legge anche capovolgendo il sotto e il sopra). Sulla sua tomba, c'è l’epitaffio che don Anacleto si scrisse dice: Putredine - di un prete / storico di - Cristo Dio. Ovviamente, la seconda parte di ogni frase è l’anagramma della prima. Ma la cosa più incredibile è che Bendazzi è morto all'età di 99 anni (numero palindromo) in una data anch'essa palindroma e ambigrammatica, il 28-2-’82. Altro che madonnine che piangono sangue, sono questi i veri miracoli. giovedì 29 luglio 2010
CHI STANA SATANIK?

Uno fra i più famosi anagrammi della storia, e che secondo alcuni dimostra l’esistenza di Dio perché certe cose non capitano per caso, è contenuto nella versione latina del Vangelo di Giovanni (18,38). Stando al quarto evangelista, Ponzio Pilato avrebbe domandato a Gesù: “Quid est veritas?”, cioè: che cos’è la verità? La risposta sarebbe stata: “Est vir qui adest”, è l’uomo che hai davanti, cioè una frase che rimescola le lettere della domanda. In realtà, Gesù non rispose proprio così, ma quasi: l’anagramma è il frutto del lavoro di don Anacleto Bendazzi, un prete ravennate scomparso da una ventina d’anni, uno dei massimi esperti italiani di giochi di parole, o di “bazzecole andanti”, come diceva lui anagrammando il suo nome. Io mi accontento del mio anagramma “Monitor e tribuna” che ben si adatta a questo blog. Un giorno pubblicherò un post in cui vi diletterò con le mie facezie enigmistiche, ma intanto potete vedere da soli che il “chi stana” del titolo di questo post, nella versione fonetica “ki stana”, è l’anagramma di “Satanik”. E la risposta alla domanda “chi stana Satanik?” è: quelli di Nocturno, con la loro “Cinekult”, collana di DVD dedicata ai film di genere degli anni Sessanta e Settanta. “Cinekult” che, se fosse un sito dedicato ai film sexy, potrebbe essere anagammato in “Keculi.net”, ma questo è un altro discorso.
Perché ve ne parlo? Il primo motivo è perché è appena uscita, il 13 luglio, proprio in quella collana, una imperdibile versione in DVD del film “Satanik”, di Piero Vivarelli, una produzione italiana del 1968 con Magda Konopka nel ruolo della strega di Magnus & Bunker, e con lo stesso Bunker che figura tra gli sceneggiatori. Erotismo, azione, intrigo, strip-tease e delitti sono garantiti, anche se ovviamente nei limiti degli standard e dei budget del genere. Il secondo motivo è che anch’io sono stato coinvolto nell’operazione. Dopo lo “Speciale Alan Ford” di Collezionare, “Alan Ford Index” edito da Paolo Ferriani, i volumi di “Alan Ford Story” e le decine di articoli scritti dovunque nel corso di venticinque anni, mi sono fatto la fama, immeritata, di massimo esperto vivente della produzione bunkeriana. Così, i redattori della rivista “Nocturno”, che curano i contenuti speciali della collana, mi hanno contattato e abbiamo realizzato una lunga intervista su Max Bunker, Satanik, il fumetto nero e quello erotico, che compare nel DVD. Insomma, chi fosse attratto dalle grazie di Magda Konopka rischia di trovarsi sullo schermo del televisore anche il faccione del sottoscritto. Potete vedere poco sopra appunto le grazie della Konopka e un dsegno di Mgnus raffigurante Marny Bannister, alias Satanik (copyright MBP).
Con me, sono stati intervistati anche Luigi Corteggi, Maurizio Colombo, Lamberto Bava e Corrado Farina. Oltre al film di Vivarelli, il DVD contiene anche “The diabolikal super-kriminal”, un documentario di Ss-Sunda basato sul fotoromanzo sexy-splatter “Killing”, il più censurato del mondo, a quarant’anni dalla sua nascita. Mi piacerebbe dilungarmi sull’importanza di Satanik nel fumetto italiano, ma dato che ho detto quasi tutto nell’intervista, rimando gli interessati ai contenuti speciali del cofanetto di “Cinekult”.
mercoledì 28 luglio 2010
L’EDICOLA NON PERDONA
nstato il ripetersi il fenomeno della scomparsa di Zagor dalle edicole a pochi giorni dall’uscita di ogni nuovo numero. In realtà, il discorso non riguarda soltanto lo Spirito con la Scure, ma la maggior parte delle testate a fumetti, quelle che non hanno tirature stratosferiche. Per cui diciamo che possiamo prendere Zagor come esempio e paradigma, volendo trattare un tema che riguarda quasi tutte le pubblicazioni del genere. Prima di proseguire, vorrei premettere che, per indole e buona educazione, ho il massimo rispetto per il lavoro altrui. Perciò, non ho niente da insegnare agli edicolanti, ai distributori e agli editori, figure da cui, nella mia ignoranza, ho soltanto da imparare. Tutti, ne sono convinto, fanno il loro lavoro molto meglio di come io faccia il mio. Tuttavia, diciamo che nei panni del semplice lettore, o se vogliamo, del perfetto frequentatore delle edicola (che da sempre mi attirano come le mosche il miele), mi limito a riferire quel che mi è stato detto e a riportare fedele testimonianza di ciò che ho visto con i miei occhi, per poi, dopo essermi fatto delle inevitabili domande, provo a ragionarci sopra e a trarre, se possibile, delle conclusioni, pur destinate a lasciare il tempo che trovano, essendo frutto delle elucubrazioni estive di un perfetto profano. Ordunque, come ho già raccontato, domenica scorsa ho fatto una gita in montagna. Le località che ho visitato erano affollate dalle torme di vacanzieri tipiche della bella stagione.
lo aspettava il giorno esatto dell’uscita e poi è sparito dalle edicole. Chi fosse in vacanza e volesse comprarlo, non lo trova. Mi spingo fino a Fiumalbo, in Emilia Romagna, e anche lì è la solita storia. Oggi, per caso, sono passato dalla grande libreria Mondadori di via Marghera, a Milano, e ho gettato un’occhiata al reparto fumetti. Avevo visto parecchie copie de “Il ritorno di Digging Bill”, una ventina di giorni fa. Non ce n’era nemmeno una. E’ questo un fenomeno che mi capita spesso di notare in molte edicole: Zagor sembra non esserci. Non mi stupisco quando qualcuno mi chiede se esca ancora: in effetti, a degli occhi distratti, non è facile vedere in giro gli albi lo Spirito con la Scure man mano che il mese progredisce, dopo il giorno dell’uscita (che di solito è il due). Parlando con molti lettori, ricevo spesso la stessa testimonianza: Zagor esce, viene acquistato dai fedelissimi, e sparisce. Difficile che si possa aumentare di molto le vendite, nel caso ipotetico ed estremamente improbabile che fosse possibile, se i potenziali lettori non lo vedono esposto quando passano davanti al chiosco. Magari qualcuno dei duecentocinquantamila lettori dell'epoca nolittiana potrebbe essere incuriosito dalla copertina con Digging Bill che c'è questo mese, se la vedesse, e tornare a comprare la testata. Ma se non la vede? Ora, si potrebbe pensare, proseguendo nelle nostre chiacchiere da bar e seguendo la logica comune, che sia un problema di tiratura. Stampando più copie, se ne potrebbero distribuire in maggior numero. Ma non è così: la stampa, ovviamente, costa e l’aumento di vendite che si ricava dall’aumento delle tirature non compensa, pare, il maggior investimento tipografico. Anzi, tutte le case editrici sono molto attente a bilanciare le copie tirate con le previsioni di venduto, e siccome il venduto, in generale, tende a calare, calano anche le tirature. Zagor, per fortuna, sembra godere di uno zoccolo duro che lo fa resistere sopra quota quarantamila, e infatti dalle edicole sparisce. Ma se volessimo far arrivare una copia in più là dove tutti i mesi ne arrivano due e due vengono vendute, giusto per far vedere al mondo che dopo cinquant’anni ci siamo ancora, come possiamo fare? Non tocca al semplice lettore trovare soluzioni a problemi tanto escatologici, ovviamente. lunedì 26 luglio 2010
NON C'E' DUE SENZA TRE



venerdì 23 luglio 2010
MI DISPIACE, DEVO ANDARE
Sto lavorando al cinquantesimo articolo di introduzione e commento alla collana Alan Ford Story, edita da Mondadori e in edicola ogni settimana allegata, a richiesta, a TV Sorrisi e Canzoni e a Panorama. Si tratta di quasi 15.000 battute a pezzo, cioè 8 cartelle settimanali. In tutto, finora, di cartelle ne ho dunque composte più o meno 400. Un vero e proprio libro di discrete dimensioni. E non è finita. Per il momento, i volumi previsti sono sessanta: devo lavorare, perciò, ancora ad altri dieci. In edicola, in questo momento (dal 21 luglio), c’è il numero 38: un punto cruciale, per la collana. Infatti, dato che ogni cartonato contiene due episodi di Alan Ford, vengono presentati gli albi originali n° 75 e n° 76, ovvero quelli in cui avviene il traumatico passaggio di consegne fra Magnus e Paolo Piffarerio. « “Chiunque abbia amato, porta una cicatrice”, scriveva nel 1850 Alfred de Musset, nelle sue Poesie nuove. E chiunque abbia amato Alan Ford, ha nel cuore la cicatrice dell’abbandono di Magnus»: così comincio il mio pezzo introduttivo, intitolato “Mi dispiace, devo andare”. Quando, un anno fa, fui contattato da Pasquale Ruggiero della Magic Press, che cura per Mondadori quella che è non tanto una ristampa quanto una edizione definitiva, i volumi previsti erano trenta: cioè, si intendevano ristampare soltanto i primi sessanta episodi di Magnus & Bunker. Il successo dell’iniziativa editoriale ha portato, già a metà del programma, al raddoppio. Da più parti mi chiedono se di nuovo ci sarà una proroga. Per il momento, non lo so. Tutto dipende, ovviamente, da come il pubblico accoglierà le storie disegnate da Piffarerio. Quando Magnus ruppe il sodalizio con Bunker, nel 1975, io avevo tredici anni. Per me, fu un trauma (qui sotto, il Gruppo TNT in un poster di Magnus, copyright MBP).
Oggi riesco a capire che il bravo Paolo (un signore che conosco e a cui, bontà sua, posso dare del tu) fu chiamato a un’impresa che avrebbe fatto capitolare chiunque, perché era impossibile uscire vincitori da un confronto con un disegnatore così amato come Roberto Raviola. Soltanto con il tempo il trauma si è riassorbito. In seguito, grazie alla trasmissione “SuperGulp” (dunque nel 1977 e nel 1978), Alan Ford acquistò una grande platea di nuovo pubblico, arrivato quando la gestione piffareriana era già cominciata, e dunque in grado di apprezzare il disegnatore di per sé e non sulla base della sua vicinanza allo stile magnusiano. Da quel momento in poi Piffarerio fu accettato, anche se lo scotto da pagare fu un abbassamento del target. Concludendo la mia introduzione ad Alan Ford Story n° 38, scrivo: «Il tempo passato permetterà anche ai più critici di rileggere con occhi diversi, alla luce dei fatti, le storie troppo frettolosamente giudicate all’epoca della loro prima uscita, riuscendo a valutarle con maggior ponderazione e magari a riscoprirle. I volumi di Alan Ford Story che seguiranno quello che avete in mano potrebbero riservare molte sorprese, perché se le storie disegnate da Magnus sono state lette e commentate un’infinità di volte, e su di loro sono scorsi i tradizionali fiumi di inchiostro, molto meno analizzati sono gli episodi successivi, su cui tante e interessanti sono ancora le cose da dire. Perciò, continuate a seguirci: il viaggio sarà ancora lungo e, credeteci, molto divertente». giovedì 22 luglio 2010
CABARET BONELLIANO
Si scherza, eh. :-)
- Che giudizio dai di BERETTA?
- Uno sceneggiatore di grosso calibro!
Bonelli non sopporta gli sceneggiatori indisciplinati che fanno di testa loro. Li vorrebbe tutti obbedienti come BURATTINI.
- Qual è stata la primi richiesta di Berardi quando Bonelli gli ha
commissionato Julia?
- SOLDI.
- Da che cosa di vede che Bonelli è ricco?
- Dal fatto che ha SOLDI, VILLA e CASTELLI.
Martin Mystere è disegnato così male che ce lo scrivono perfino sopra. Ieri ho comprato l'ultimo numero e c'era scritto "Disegni: TORTI".
Tutti gli sceneggiatori di Martin Mystere si sono ritrovati a Cortina.
Bonelli non c'è andato perché non sopporta LA NEVE.
Tutti i disegnatori di Zagor si sono ritrovati in un ristorante sul mare.
Bonelli non c'è andato perché non sopporta il PESCE.
- Com'è FERRI?
- Del mestiere.
Ieri ho visto FONT.
Lo credevo più grande, invece ha un corpo piccolo.
Antonio SERRA corteggia Elena PIANTA.
Sono fatti l'uno per l'altra.
- I disegni di Cico sono troppo statici. Secondo te, com'è GAMBA?
- Di legno.
Ai tempi in cui si preparava Dylan Dog. Bonelli: "Per il tuo nuovo personaggio, Tiziano, ci serve un tratto grafico nuovo e originale… devi stanare un disegnatore con queste caratteristiche!". E Sclavi: Lo STANO.
I nuovi disegnatori di Nathan Never ad Antonio Serra: "E’ meglio se rifacciamo Castellini o se rifacciamo De Angelis?". E Serra: "Basta che non facciate Casini".
In redazione avevano preparato spumante e bicchieri per festeggiare il successo dell’albo a colori di Dylan Dog “Finché morte non vi separi”. Ma proprio mentre aspettavano che il disegnatore arrivasse, giunse la notizia che non sarebbe venuto. - Niente BRINDISI – disse Bonelli.
Fra donne. "Come sono i disegnatori di Nathan Never?". "BONAZZI". "E quelli di Martin Mystere?". "PICCOLI e TORTI".
- Questa storia di Nathan Never non l’ho digerita! Ingredienti stantii, manca di pepe, davvero insipida! -
- Strano, l’ha disegnata l’ARTUSI.
- Julia è un personaggio molto dolce.
- Per forza, la disegna Laura ZUCCHERI!
Maurizio Colombo esce dalla redazione sbattendo la porta e dice infuriato: "Adesso l’ho capito! In questa casa editrice io conto come il due di picche! ". Gli altri redattori commentano: "COLOMBO ha scoperto l’America".
Bepi VIGNA e la moglie hanno avuto una bambina. In pratica, una Vignetta.
Qual è la caratteristica degli autori della Scuola Salernitana? Tipici meridionali, COPPOLA in testa.
- Che cosa pensi dei disegni dello staff di Tex? –
- Che a volte hanno DEL VECCHIO. -
- Che cosa ne pensi di quel pessimo imitatore dello stile di DISO? -
- Che è un DISastro -
**
A proposito di cabaret, la mia commedia "Il vedovo allegro" continua a essere rappresentata dalla compagnia RECREMISI di Ancona.
Le prossime date:
23 luglio a San Sabino di Osimo (pochi km da Ancona)
7 agosto Villa Beer un parco di Ancona
11 settembre Priolo Gargallo in provincia di Siracusa
10 ottobre Montefano (paese vicino a Macerata)
mercoledì 21 luglio 2010
L'UOMO NEL MIRINO


martedì 20 luglio 2010
BARACK E BURATTINI

La foto che vedete qui accanto e che mi mostra alla Casa Bianca in compagnia del mio amico Barack, l'ha scattata Alfredo Castelli. Non so di quanto, in questi giorni, il Buon Vecchio Zio Alfy sia in ritardo con le consegne dei suoi lavori, ma di solito lo è di parecchio. Tuttavia, trova sempre il tempo per divertirsi con cose di questo tipo e realizzare un fotomontaggio che giustificasse il gioco di parole "Barack e Burattini". La foto, ovviamente, non è stata venduta ai giornali spacciandola per vera, ma ha soltanto fatto il giro della redazione Bonelli. Eravamo noi colleghi il pubblico per cui Alfredo si è esibito. I giochi di parole, del resto, gli vengono bene: lo sanno perfettamente gli estimatori delll'Omino Bufo.Qualche anno fa, nel 2006, sono andato da Castelli a farmi autografare il libro, da lui firmato come Pittore di Santini, che raccoglie appunto le strisce e le gag dell’Omino Bufo, pubblicato da Coniglio Editore (ne vedete qui sotto la copertina).

Mentre Castelli disegnava lì per lì una striscia bufa sul frontespizio del volume, gli ho detto che sarebbe stato bello raccogliere in un opuscolo anche i testi dell’esilarante rubrica “Lombroso aveva ragione”, che ricordavo di aver letto da giovanissimo sulle pagine di Eureka, quando il Buon Vecchio Zio Alfy, allora Giovane Zio, fu chiamato insieme a Silver da Andrea Corno per un estremo tentativo di salvare la rivista (e ancora oggi la dozzina di numeri dell’”Eureka” di Castelli & Silver vengono ricordati con rimpianto, meraviglia e nostalgia). Castelli, che mi è parso apprezzare l’idea, mi ha informato del fatto che “Lombroso aveva ragione” non era una rubrica ideata per “Eureka”, ma compariva lì dopo essere apparsa in precedenza su un’altra rivista, “La bancarella del Gorilla” (almeno, così è se ben ricordo).Mi sono morso le labbra, scoprendo un’altra cosa di Alfredo che non sapevo. E sì che ne so proprio tante. So per esempio che scrisse un articolo proprio sul primo numero di “Eureka”, ancora diretta da Luciano Secchi. So che era lui a disegnare Scheletrino su “Diabolik”. So che è stato uno dei primi fanzinari italiani all’epoca in cui, come suol dire Sergio Bonelli, aveva ancora i calzoni corti (mi piacerebbe vedere una foto di Castelli in calzoni corti). So che ha scritto testi per Antonio Ricci e per Enrico Beruschi, arrivando anche a portare in edicola una rivista dal titolo “Il dottor Beruscus”. So del suo gran lavoro al “Corriere dei Ragazzi”, delle strisce fatte con Carlo Peroni, della sua collaborazione con “Horror”, del fatto che alla fine ha collaborato con tutti i più importanti autori del mondo, ma anche si è volentieri speso e concesso per aiutare la pubblicazione delle rivistine più piccole. So delle sue ricerche e dei suoi studi ormai ventennali, accuratissimi e sterminati, sulla produzione dei fumetti dei primordi. So della sua capacità nel creare eventi, ideare merchandising, vendere diritti all’estero, eccetera eccetera. Le so tutte. Ovvero, credevo di saperle tutte. Non sapevo della “Bancarella del Gorilla”. E chissà dunque quante non ne so. Però, poi, a consolarmi è arrivato un altro pensiero. Quello cioè che per quanto si cerchi di fare un elenco completo delle storie, degli articoli, delle iniziative di Castelli, per quanto ci sia chi si reputi ferratissimo in materia e sappia persino che “Lombroso aveva ragione” apparve sulla “Bancarella del Gorilla”, ebbene si tratterebbe sempre e soltanto della punta dell’iceberg. Perché Alfredo Castelli non si può rinchiudere in una cronologia di opere, per quanto esaustiva e ragionata. Non senza prima, almeno, essersi messi d’accordo sul termine “opere”. Si intende tutto ciò che è frutto di un lavoro professionale destinato a un pubblico? Si sappia allora che Castelli realizza da sempre lavori professionali destinati a pubblici limitatissimi di magari dieci persone, oppure per due o tre, a volte per una persona sola.
Sulla rivista “Dime Press”, a cui collaboravo dopo averla fondata ai tempi in cui anch’io (imitando Alfredo) ero un fanzinaro (ma si è fanzinari per sempre), pubblicavamo spesso le sue battute scritte su fogli di carta volante (che il buon Vianovi intercettava), tra cui un estratto della monumentale raccolta dedicata a Antonio Serra, che ancora oggi è custodita in un album presso la redazione Bonelli. Per chi realizzava quei testi, Castelli? Per chi aveva vicino in quel momento in redazione, magari per Sclavi, per una letterista, per una segretaria, per chi poteva passare e leggere al volo. E le battute erano sempre professionali, mai dilettantesche, per quanto realizzate in fretta. C’era la professionalità, c’era il pubblico. Le battute su Serra si sono salvate, raccolte da qualcuno che ne ha intuito il valore (forse lo stesso Serra?). Ma quanti foglietti volanti saranno andati perduti? E chi potrà farne mai la cronologia? Una volta ho sorpreso Alfredo (qui accanto in una foto del marzo 2010) a fare un fotomontaggio: si era messo in posa, decisamente poco vestito, e si era fatto un autoscatto per poi poter collocare la propria immagine al posto del celebre Menneken pis, la fontana di Bruxelles raffigurante un bambino che fa la pipì. Il lavoro era geniale e impegnativo. Chiesi a chi fosse destinato. Pare che si trattasse di realizzare una falsa foto spiritosa da allegare a una mail destinata a un amico, e naturalmente c’era un motivo (nella mail, assolutamente esilarante, era spiegato il perché del Menneken pis). Che fine avrà fatto quella mail? E la foto, ci sarà ancora? Non si tratta forse di un testo d’autore e di un fotomontaggio professionale? Mi è capitato anche, e ne ho scritto un articolo sempre su “Dime Press”, di andare a casa di Alfredo e di aver bisogno di usare il bagno. Ecco, le pareti della stanza erano coperte dalla sua collezione, rigorosamente incorniciata, di “scritte da cesso”. Si tratta cioè di cartelli vergati a mano da proprietari di bar, ristoranti, negozi o altri locali pubblici, in cui si esorta la clientela (per lo più in modo esilarantemente sgrammaticato) a lasciare pulito il gabinetto. Castelli si impossessa dei cartelli e li incornicia in casa sua (anzi, nel bagno suo). Ora, perché questa vera e propria mostra permanente degna di uno studio di antropologia culturale, non deve essere citata fra le mostre organizzate da Alfredo presso saloni del fumetto, biblioteche o università? C’è la professionalità (quella indiscussa del BVZA) e c’è il pubblico (chiunque abbia bisogno del bagno nel suo appartamento). Appesa alle pareti della redazione di Via Buonarroti c’è poi (sotto cornice) la copertina di uno dei “librini” allegati per anni agli speciali di Martin Mystère. Una copertina assolutamente in stile con tutte le altre, perfettamente mimetizzabile, soltanto falsa e riferita a uno spillato che non è mai uscito: raccoglierebbe l’elenco di tutte le cose che Sergio Bonelli non sopporta (dal pesce all’aria condizionata passando per gli antichi romani) e su cui circolano leggende urbane incontrollabili. Quanta professionalità per realizzare il falso opuscolo! E quanto pubblico: chiunque venga in redazione non può fare a meno di notarlo. Ma esisterà anche il testo o c’è solo la copertina? Mistero. Ma a questo punto, il vero mistero è: quant’è grande l’iceberg delle cose fatte da Castelli e che sfuggono a ogni possibilità di censimento? Mistero. Anzi, Mystero.
lunedì 19 luglio 2010
ISTRUZIONI PER L'USO

mercoledì 14 luglio 2010
IL RITORNO DI DIGGING BILL


GREMLINS


La mia idea era di usare quel disegno per la grafica del blog. Però, l’originale sembrava sparito. Non lo trovo da nessuna parte. Ce l’ho avuto e l’ho perso, oppure Laurenti all’epoca mi diede solo una fotocopia, spedita a Fumo di China e dunque non più in mio possesso? Mauro non se lo ricordava, io neppure, né io né lui avevamo fotocopie utilizzabili. Dunque, in attesa che la caricatura tornasse fuori, l’unica era farne un’altra. Allora mi sono messo a spiegare bene all’amico e collega che cosa mi serviva (a gratis, ovviamente): un ritratto divertente e spiritoso che facesse capire immediatamente alla gente, per caso capitata sul mio blog, che sono una persona brillante in grado di scrivere cose intelligenti, invogliandola dunque a leggere. Laurenti dice che ha capito, che non c’è problema, che sarà fatto. Il giorno dopo, ecco il disegno che mi ha mandato: sembro un portiere di palazzo della Garbatella, un parcheggiatore abusivo di Trastevere, un oste della Magliana.

E meno male che dovevo sembrare brillante e intelligente. Niente da fare, non mi capiscono i computer, e neppure gli amici! Comunque sia, ormai il blog è fatto. Il titolo cita, com’è chiaro, Luciano Ligabue e la canzone in cui parla di Zagor. Mi piace perché la palude è una buona metafora della vita in cui tutti siamo impantanati, un posto scomodo, inospitale e spesso gelido. I buoni propositi sono questi: non parlare troppo di caccia al cinghiale (argomenti strani e aneddoti personali) ma tenere un diario professionale, fare resoconti aggiornati sulla mia attività, tirare fuori dal cassetto foto e ricordi di trent’anni trascorsi nel mondo dei fumetti. Le sezioni in cui sono archiviate la mia bibliografia e fumettografia saranno, spero, sempre aggiornate. A esclusivo beneficio degli interessati, ovviamente. Gremlins permettendo.






