giovedì 6 settembre 2012

SIGNORI, SI CAMBIA



L'illustrazione di Gallieno Ferri che vedete qui sopra, realizzata nel 2009 per la copertina dell'album "Zagor king of Darkwood" di Graziano Romani, è servita anche, per oltre due anni, quale testata del blog con cui siete in queste momento collegati, "Freddo cane in questa palude". Dalla metà di agosto, però, è stata sostituita dalla foto che campeggia in alto sopra queste parole. La nuova testata ha attraversato qualche settimana di rodaggio e alla fine, dopo un po' di aggiustamenti, è diventata definitiva. Dunque, fino a quando non giungerà il momento di un nuovo cambiamento, la vedrete al posto della precedente. Non so se vi piace, o se avreste preferito che restasse l'immagine precedente, in ogni caso secondo me era l'ora di cambiare e si sa che chi si ferma è perduto. Circa i motivi che mi hanno spinto a rinnovare la grafica del mio spazio, potete leggere quel che ho spiegato in un paio di post precedenti, "Due anni nella palude" e "Ansia da prestazione". 



Come sono arrivato a scegliere l'immagine della nuova testata? Innanzitutto, ho riflettuto a lungo su ciò che avrei voluto comunicare ai visitatori fin dal primo impatto, nel momento in cui un "click" li avesse portati qui da me. Mi sarebbe dispiaciuto che si continuasse a scambiare il mio blog per il "sito ufficiale" della Sergio Bonelli o del personaggio Zagor, o che ci si aspettasse di trovare sempre e soltanto articoli riguardanti lo Spirito con la Scure. In realtà, come ben sanno i più fedeli tra i miei lettori, qui si spazia su ogni aspetto dello scibile umano. In ogni caso, ci sono degli argomenti più ricorrenti di altri. E, soprattutto, il modo di affrontarli è quello che mi suggerisce l'istinto, a cui sono abituato a dare libero corso. Questo blog, insomma, mi assomiglia: non lo scrivo per conto terzi, ma rispecchia i miei interessi e dà  una efficace rappresentazione di me e del mio lavoro, due cose che è impossibile scindere.

Così, è nata l'idea di disporre su una scrivania un po' di oggetti che parlassero del sottoscritto, qualcosa che desse un colpo d'occhio sul mio mondo, sul mio modo di pensare, sul mio carattere, su ciò che mi ha formato. Dopodiché, ho coinvolto una fotografa professionista, la bella e brava Francesca Spinelli, webmaster della Bonelli (a lei si deve la cura della parte tecnica del sito della Casa editrice), perché realizzasse un servizio fotografico, provando varie soluzioni. Un'ora di lavoro è bastata a organizzare il set e scattare una trentina di immagini. Eccone alcune tra quelle scartate.





Come si vede, in alcune foto si vedeva meglio una certa cosa, nelle restanti se ne vedevano meglio altre, lì c'era un riflesso sgradevole, là non si distingueva un particolare, e così via. Alla fine, ho scelto quello che mi è sembrato lo scatto migliore. A questo punto ho coinvolto Roberto Banfi, il mago del design editoriale che da anni cura la grafica delle Collezioni Storiche di Repubblica, prima quella di Tex e ora quella Zagor. Roberto era già l'artefice dell'aspetto del blog con la vecchia testata, e dunque si è occupato anche della nuova. Mi ha proposto varie possibilità per la colorazione e il posizionamento delle scritte, e io gli ho suggerito quel che mi pareva si dovesse fare. Alla fine, siamo arrivati al miglior risultato possibile, secondo me. Grazie, Roberto!



Tutti gli oggetti che vedete davanti alle mie mani, sono stati scelti con un ponderazione e hanno un loro perché. Purtroppo, ce ne sono alcuni che alla fine non siamo riusciti a far vedere, come il 45 giri di "Gente di Mare" e il vinile di "Gloria" che avrebbero dovuto testimoniare l'importanza che ha avuto nella mia vita la musica italiana, e quel tipo di canzoni, su quel supporto in plastica nera, da consumare sotto le puntine dei giradischi. Cose di cui ho già parlato in articoli come "Parole e musica" e "Fammi ascoltare ancora Yesterday". Per fortuna, come vedete qui sopra, si riescono a scorgere il CD di "Viva" dei Pooh, e il singolo de "Il carrozzone" di Renato Zero. In "Viva" è contenuta "L'ultima notte di caccia", un brano che secondo me potrebbe benissimo fare da colonna sonora a Zagor. Ovviamente avrei potuto (e dovuto) mettere dischi di Vecchioni, Ruggeri, Bennato, Branduardi, Battiato, Cocciante, De Gregori, Gaber, De André, Baglioni e via dicendo, ma mi sono limitato a Tozzi (che poi non si vede), i Pooh e Renato Zero non tanto per far rabbia a tutti quelli che snobbano o disprezzano, per partito preso, certi nomi, ma per ribadire la mia libertà di giudizio e di ascolto di ciò che mi pare, anche di fronte alle facce disgustate dei soloni che ergono muri (mentre io i muri tendo ad abbatterli, e mi diverto di più). A proposito di Baglioni, forse qualcuno ne avrà riconosciuto il sorriso sotto i miei occhiali da vista (un altro elemento che non è lì per caso): non si tratta della copertina di un disco, e non mi interessava particolarmente far vedere il cantautore di Centocelle. Quella è la copertina di un vecchio numero de "Il monello", una lettura per me fondamentale negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. Peccato che, nell'immagine definitiva, il logo della testata sia rimasto nascosto. Nella foto si vedono anche le statuette Hobby & Work di Zagor e Cico, a testimonianza del mio amore per i personaggi nolittiani e anche del collezionismo delle piccole cose di pessimo gusto. 


Per restare più o meno nella stessa zona della foto, segnalo la presenza di un'altra statuetta, quella di Garfield. Rappresenta il mio amore per quel personaggio, certo (quello delle strip e non quello, tremendo e irriconoscibile, visto al cinema), ma anche verso i gatti. Subito alla vostra sinistra, un vecchio albo di Topolino, il che significa che mi piacciono i fumetti Disney, ma preferisco, sulle ali della nostalgia, gli autori della vecchia guardia e le storie dei bei tempi che furono. Poi non sfugga la gomma da cancellare (significa che sono sempre pronto a cambiare idea, se vengo convinto da argomenti ragionevoli). Sotto la mia mano c'è un numero di Urania e un romanzo che mi è molto piaciuto, quando lo lessi ai tempi del liceo: "Lo scheletro impossibile". Non sono un fan sfegatato degli autori cyberpunk, mi piace la fantascienza suggestiva e avventurosa. Si vede anche un libretto che parla di Kriminal, una sorta di guida al collezionismo: non poteva mancare un accenno a Magnus, al fumetto nero, alle mancoliste di chi va in giro a cercare i numeri più rari per completare le raccolte. Non a caso, sotto le statuette di Zagor e Cico c'è la mia tessera ANAFI, per la cui rivista, "Il fumetto", ho scritto una volta, alla fine degli anni Ottanta, un lungo articolo proprio su Magnus, stilando una delle prime cronologie delle opere.


Le braccia e le mani sono le mie, in tenuta estiva (sono nato in estate e sono meteopatico, per cui mi dispiace vedere gli alberi spogli, le giornate grige, il cielo coperto). Scrivo e prendo appunto su una agenda Moleskine e non su un Ipad. Dal bloc notes compare un segnalibro di Cat Claw, il personaggio del mio amico Bane Kerac, un disegnatore serbo che ci sono ottime speranze di vedere su Zagor. I pantaloni rossi della figura femminile che campeggia su un libretto messo proprio sotto l'agenda sono l'immagine di copertina di una pubblicazione (una mini-rivista dell'epoca) che raccoglie i testi di tutte le canzoni italiane uscite nel settembre 1962, quando sono nato. Si notano anche un numero di Mister No, scritto da Sclavi (collegamento con Dylan Dog e il popolare d'autore), e un libretto che raccoglie le storie di Cattivik disegnate da Giorgio Sommacal, un amico con cui ho lavorato a lungo proprio alle prese con il Genio del Male. Più a destra, vedete il numero speciale di Collezionare dedicato ad Alan Ford, realizzato da me e da Enrico Cecchi (uno dei primissimi saggi completi e monografici sul personaggio di Max Bunker), e una delle prime cose davvero importanti che ho firmato quando ero ancora un fanzinaro (c'è chi dice che lo sia sempre, ma a me sembra un complimento, dato che significa che non ho perso il mio entusiasmo).


A proposito delle (tante, troppe) critiche che subisco, o che mi sembra di subire, ecco un pocket dei Peanuts con Charlie Brown che, in copertina, scrive "Tutti mi odiano". Anch'io, come lui, mi sento spesso trattato ingiustamente, non tenuto nella dovuta considerazione, ignorato, non gratificato, eccetera eccetera. Ovviamente, l'aver messo i Peanuts è anche un omaggio a Schulz ma anche a tutti i grandi autori di strip umoristiche, americani e non. Viva le strisce!


Nella parte centrale della foto, si intravedono due fumetti politicamente scorretti. Uno è "Casino", di Leone Frollo e Rubino Ventura, un capolavoro erotico (oserei dire, felicemente pornografico) che è stato di recente nobilitato da una edizione da libreria. Frollo e Ventura sono anche gli autori di "Biancaneve", una serie giocosa che raffigurava il sesso in chiave ludica, come anche a me vien fatto di solito di considerarlo. E poi, mi piace l'idea delle storie ambientate in una "casa chiusa", raccontate senza demonizzare la prostituzione, come faceva De André. Ma anche il numero di Zagor che si intravede è, a suo modo, piuttosto audace. Non in chiave erotica, naturalmente, ma perché realizzato in tempi in cui gli sceneggiatori potevano ancora inventarsi dei "cattivi" che non fossero necessariamente dei wasp. Del resto, non posso nascondermi dietro a un dito: sono sempre stato un fiero oppositore della mistica della political correctness, e ho scritto molti articoli in proposito. Sia ben chiaro che non ho pensato neppure per un secondo di tirare frecciate agli sceicchi neri o ai "non wasp". Casomai, il mio "bersaglio" (per modo di dire) sono proprio gli occidentali più realisti del re, dato che il politicamente corretto è una malattia tipicamente occidentale (in altre parti del mondo non si fanno il minimo scrupolo nel dare a un cattivo le sembianze di un italiano). Noi invece insorgiamo se nel numero uno di Julia la killer è una lesbica, dato che ci sembra che Berardi abbia demonizzato la categoria degli omosessuali (è successo anche questo). La censura o l'autocensura spesso nascono perché gli editori o gli autori temono non le reazioni degli "altri", ma dei "nostri". Che bello invece quando Nolitta poteva sentirsi il cuore leggero e usare i cattivi che credeva, senza censori sopra di lui, in tempi (per molti aspetti) più sereni dei nostri.



E a proposito di erotismo, non sfugga la scritta "Senza pudore" posta su un vecchio numero di Panorama. Non mi interessa la rivista in sé (poteva andare benissimo anche l'Espresso, per quel che mi riguarda) ma la foto: raffigura Moana Pozzi nella stessa posa di un famosissimo scatto di Marylin. Si noti anche la spilletta, appoggiata sul sedere della fanciulla, recante la foto di un noto attore italiano che vi prego di non fingere di non riconoscere. 



Nella foto sopra si vede anche la tastiera del computer, e in quella sotto si nota il mio Ipod, perché va bene che sono un analfabeta tecnologico, ma faccio tutti gli sforzi necessari per tenermi aggiornato.



A proposito di Ipod, sotto il filo dell'auricolare del medesimo si vede un altro numero speciale di "Collezionare": il volume tutto dedicato a Zagor, scritto da me, Francesco Manetti e Alessandro Monti. Un saggio che ha segnato il mio passaggio dalla fase delle fanzine a quello del professionismo.


Il passaggio è rappresentato anche dal numero della rivista di critica tutta dedicata alla produzione Bonelli "Dime Press", che sostituì "Collezionare", come sapete se avete seguito il blog.




Non poteva mancare un romanzo di Emilio Salgari, in rappresentanza di se stesso ma anche di tutti i libri che anno fatto sognare me e i ragazzi come me di tutte le età, da Jules Verne a JackLondon.


E fra gli scrittori che hanno segnato la mia vita, c'è ovviamente The Good Doctor, Isaac Asimov. Non sarei quello che sono, se non ci fosse stato lui, che davvero mi assomigliava tanto.


Altro libro significativo: un romanzo di Agatha Christie. Ho scelto a rappresentare la scrittrice una edizione molto datata, a sottolineare il mio amore verso i gialli "vecchia maniera". Viva i mistero, l'intelligenza, la suspance, ma anche le spiegazioni finali e la logica che le sostiene.


Inevitabilmente, c'è anche Fantozzi, e c'è PaoloVillaggio. Davvero non potevano non esserci.


Dopo tanti romanzi scritti dagli altri, un angolino l'ho dedicato anche a un romanzo scritto da me: "Le mura di Jericho", Cartoon Club (2011). Andato a ruba, e tradotto all'estero.


Un altro libro significativo è "Il dizionario delle citazioni", che allude alla mia passione per gli aforismi, di cui mi picco di essere anch'io un minimissimo autore. Si notino però anche Martin Mystère, un personaggio che certo ama anche lui le citazioni, in senso anche più lato. Si vedono poi anche un Alan Ford, un numero di "Collezionare" con Martin Mystere in copertina e con un saggio su Asimov a cui anch'io ho collaborato, e la locandina della mia commedia "Il vedovo allegro".


A rappresentare i super-eroi, ecco l'Uomo Ragno. Scelto però in una veste volutamente retrò e con la scritta "classic" bene in vista, per far capire che il mio Spiderman del cuore è quello lì e non quello Ultimate, insomma. A proposito di classic e di retrò, una cover del mitico Franco Donatelli serve a segnalare, oltre che la mia ammirazione verso quel disegnatore, anche un certo tipo di fumetto d'epoca che mi è rimasto nel cuore  (ed ecco appunto Donatelli giustapposto accanto a Ditko). Pecos Bill serve anche a ricordare Tex Willer, dato che una immagine di Aquila della Notte presente in molti degli scatti scartati, non è finita in quello scelto.


Chi mi conosce sa il perché di questa rivista in quella posizione.


E per finire, di fianco a un Lupo Alberto con la copertina del mio vecchio sodale Giacomo Michelon, ecco un numero di "Agenda Coscioni", rivista dell'associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, a cui sono iscritto da molti anni: un minimo accenno alle mie idee in questo campo.


Per finire, uno zoom sulla scritta "Zagor" che comunque campeggia al centro della foto. E' quella del secondo Zagorone, "L'uomo che sconfisse la morte", da cui io e Marco Verni abbiamo avuto grandi soddisfazioni. Mi pare che possa bastare, salvo spiegare perché il tutto è alla rovescia. Perché è osservato dal mio punto di vista, e non dal vostro. Cercate perciò di fare un piccolo sforzo per comprendere.