domenica 14 aprile 2013

TERZO GRADO

Gallieno Ferri e Moreno Burattini nel 2004


Da quasi dieci anni rispondo alle domande di un "filo diretto" sul forum zagoriano SCLS (mi hanno offerto comunque uno spazio analogo anche gli amici di ZTN). Dato che alcune delle risposte fornite in passato continuano ad avere un qualche interesse ancor oggi, ho raccolto in questo post quel che mi è capitato di scrivere nei mesi di gennaio e di febbraio del 2004. Le mie parole vanno, ovviamente, contestualizzate in quel periodo: Sergio Bonelli era ancora vivo, gli Zagoroni avevano ancora da giungere sulla scena, eccetera. Tuttavia, rileggerle a distanza di nove anni risulta stimolante. Ogni tanto, cercherò di raccogliere in altri articoli come questo le dichiarazioni del passato.


FILO DIRETTO CON MORENO BURATTINI
Gennaio - Febbraio 2004

E' vero che hai scritto un soggetto con il ritorno di SuperMike?

Sì, il soggetto per Supermike esiste, ma stato bloccato dalla legittima decisione di Bonelli (ribadita e spiegata anche in alcuni incontri pubblici) di evitare un ritorno del buon vecchio Mike Gordon. 

Lascerai mai Zagor per Tex?

Su Tex si viene convocati, e io non credo proprio che l'editore abbia in mente di chiedermelo visto che prima di me, oltre al prolificissimo Nizzi, ci sono comunque mostri di bravura come Boselli, Ruju, Manfredi, Berardi (tutta gente che ha già scritto Tex). Io, peraltro, sto benissimo a Zagor (e non sono un mostro di bravura). 

Dato che Diego Paolucci esordisce come soggettista (benvenuto!), quali sono i motivi della vostra apertura verso l'accoglienza di nuovi soggetti (visto che altre testate in questo sono molto più "chiuse")? E Sergio Bonelli cosa pensa in merito?

In realtà, su Zagor gli sceneggiatori esordienti, nel corso degli anni, non sono stati poi così numerosi (su Martin Mystere o Nathan Never, secondo me, nel complesso se ne sono visti di più), e molto raramente, poi, si è trattato di collaborazioni destinate a proseguire nel tempo. Questo perché, per quanto possa sembrare strano, scrivere un soggetto per Zagor è molto difficile. Si tratta infatti di rispettare (e dunque conoscere a fondo) la tradizione, mantenendosi nei limiti dei tanti paletti posti dall'editore a tutela di un personaggio che gli appartiene anche come autore, senza scadere nello stesso tempo nel deja vu e senza riproporre stilemi narrativi o tematici superati. Il controllo di Bonelli su Zagor è assai maggiore rispetto a quello operato su altre serie, e si può ben capire il perché, essendo lo Spirito con la Scure non solo un caposaldo della Casa editrice ma anche il personaggio di maggior successo dello stesso editore nei panni dello sceneggiatore Nolitta. Dunque, gli esordi sono rari e problematici (Zagor non si presta troppo alle sperimentazioni, avendo un pubblico esigente e tradizionalista). Appunto per questo, dopo varie esperienze, negli ultimissimi tempi si è preferito accettare un paio di soggetti ritenuti validi, come quello di Stefano Priarone per il ritorno di Dharma o quello di Diego Paolucci con il ritorno di La Plume, affidando però la sceneggiatura al sottoscritto (non so se la scelta sia stata poi felice, ma questa è stata), in modo da poter garantire all'editore e ai lettori il maggior tasso possibile di "ortodossia" zagoriana, almeno quella che posso assicurare io con l'esperienza più che decennale che, bene o male, mi sono fatto. Però, dato che dello staff zagoriano facciamo parte io, Boselli, Mignacco, Cajelli, Rauch e Capone (anche se gli ultimi tre forniscono per ora un apporto limitato), e le uscite in edicola assorbono solo un certo numero di tavole per le quali siamo già in sovrapproduzione, seppur di poco (quel che basta per una scorta), non è che ci sia molto spazio per i nuovi arrivati. Vero è che se non si fanno delle selezioni, se non si fa una certa "scuola", se non mettono alla prova degli autori, i nuovi Sclavi o i nuovi Berardi difficilmente verranno alla luce, ed è questa l'ottica nella quale, per ora, io e Boselli ci siamo impegnati nell'esaminare le proposte in arrivo e nel portare avanti le rare meritevoli, tuttavia gli spazi ristretti e la sempre maggior difficoltà. Nell'accontentare le richieste della Casa editrice renderanno sempre più problematico l'arrivo di altri sceneggiatori.

Bonelli legge le storie quando sono già disegnate o ogni soggetto deve prima essere approvato da lui? O si limita a porre qualche veto di tanto in tanto come per Supermike?

Bonelli legge tutto quello che di Zagor (e degli altri personaggi) va in edicola, prima dell'uscita, e chiede correzioni e aggiustamenti (in questo, è senza dubbio molto più "severo" sulle pagine dello Spirito con la Scure che su quelle dei restanti eroi). Riguardo ai soggetti, non c'è una regola fissa che sia valsa per tutti gli ultimi vent'anni, da quando non è più Nolitta l'artefice unico delle sceneggiature. Non so bene quali siano state le prassi prima del mio arrivo, ma da quando io lavoro alla Bonelli mi sono visto approvare soggetti da Sergio in persona, da Canzio, da Queirolo, da Boselli (e scartarne a dozzine da tutti), a seconda del momento e della contingenza. A volte Sergio ha chiesto di vedere i soggetti prima, a volte si è limitato a chiedere di venirne informato per sommi capi, a volte ha delegato ai curatori il compito di approvare o bocciare; di certo ha sempre approvato, salvo poi magari restarne deluso, i vari ritorni "importanti", e periodiche riunioni in redazione lo hanno sempre informato dei progetti di nuove saghe o trasferte, su cui ha dato le sue direttive. Così come, dopo la lettura di ogni storia, ci comunica i suoi commenti e dà delle dritte per meglio muoverci in futuro. Una cosa curiosa è che mentre Boselli ha avuto sempre, quando più e quando meno, una certa libertà nelle sue scelte dei soggetti zagoriani di "ordinaria amministrazione", tutti i soggetti di Cico sono sempre stati approvati da Nolitta in persona. Ricordo che per "Cico Trapper", che era il mio primo lavoro, si mise a discutere con me gag per gag, bocciandone molte fra quelle che avevo pensato, e accettando quelle finite nell'albo.


Le mura di Jerico, il tuo romanzo zagoriano, verrà mai "tradotto" in fumetto?

"Le mura di Jericho" nacque come un soggetto per una storia di Zagor da fare, appunto, a fumetti. Ma venne scartata, per vari motivi. A me però l'idea piaceva, e pur di raccontare quella storia proposi agli amici di "Darkwood Monitor" di scrivere un romanzo a puntate, naturalmente gratis. E' piaciuto al punto che ne esiste anche una traduzione in portoghese. Ormai, però, non diventerà mai più un fumetto.

Per noi aspiranti sceneggiatori proprio non c'è speranza?

La speranza, come si sa, è l'ultima a morire. Ho solo detto che per gli aspiranti sceneggiatori la contingenza è problematica. Questo non vuol dire che poi a qualcuno che arriva con una idea strepitosa non arrida il successo, né che i tempi cambino, che il clima torni più favorevole, che venga deciso di fare degli esperimenti o di creare una "scuola" per nuovi autori. Però, inutile dare false speranze sull'immediato, quando è evidente, dalla prova dei fatti, che è difficile portare in edicola storie di nuovi autori. Ciò non significa che non ci siano speranze, significa che è difficile. E le difficoltà, per affrontarle, vanno guardate in faccia, no?

Gaetano Cassaro e Luigi Migacco
Cassaro e Chiarolla hanno disegnato 4 Maxi su 5. Visto che sono due disegnatori non amati da tutti per via del loro tratto molto caratteristico non c'è così il rischio di penalizzare la collana?

Cassaro e, soprattutto, Chiarolla, hanno i loro detrattori ma anche i loro ammiratori. In ogni caso, le vendite dei Maxi parlano chiaro: vanno bene. Ci sono poi altri punti di vista da considerare: se fosse vero, e sono parole tue, che non tutti i lettori apprezzano Cassaro e Chiarolla, probabilmente costoro preferiscono una loro storia destinata a un Maxi piuttosto che diluita per tre mesi in tre puntate nella serie regolare; inoltre, trattandosi di disegnatori molto veloci, sono fra i pochi in grado di realizzare dei Maxi in tempi che non siano biblici (figuriamoci quanto impiegherebbero Marco Verni o Massimo Pesce o Marco Torricelli, che fanno dieci tavole al mese).

Perché Ferri si vede meno di frequente di un tempo?

Ferri, è bene sottolinearlo, non si ferma mai. Disegna sempre, con la regolarità di uno schiacciasassi, 25 tavole al mese. Più 15 copertine l'anno. Anche d'agosto. Disegna persino in Sardegna o in Piemonte quando va a sciare (perché Ferri, inutile ripeterlo, E' Zagor e fa windsurf, vela, canoa, sci acrobatico alla sua bella età, classe 1929). Se capitano periodi in cui non escono sue storie è solo perché non sono pronte, perché sono lunghe. O perché sono lunghe e ne sta disegnando due insieme come adesso. Questo significa però che, pazientando, quando le storie escono escono con più tavole e più vicine. 


Qual è la storia più bella o significativa che hai scritto, e viceversa quale la storia peggiore?

Non so rispondere in modo sintetico, dovrò essere analitico e non riuscirò comunque a dire proprio tutto. Dopo quasi quindici anni che scrivo Zagor, mi sono accorto che non può mai essere un autore il miglior giudice del proprio lavoro, e che, soprattutto, nessuna storia sarà mai apprezzata in modo unanime da tutti i lettori. Anzi, il più delle volte i giudizi sono estremamente contrastanti. La storia che più viene detestata da alcuni, viene esaltata oltre ogni aspettativa da altri. Naturalmente va benissimo così: quando un racconto viene licenziato dagli autori e finisce in edicola, appartiene al pubblico. Ciò premesso, tra le mie storie ho una particolare predilezione per "L'uomo con il fucile" e, devo dire, per tutte e tre le avventure in cui compare Mortimer, anche se penso di aver scritto delle pagine brillanti in alcuni dei miei Cico. Ci sono poi storie che io ritengo molto buone ma che non sono state, stranamente (dal mio punto di vista) apprezzate dai lettori, o da una parte di essi, come "I mercenari" o "La corsa sul fiume" o "L'indiana bianca" o "Lo sciamano bianco". Viceversa, ci sono storie su cui io non avrei mai scommesso, come "I pirati del drago", che hanno ottenuto il plauso della platea. Tra le mie storie peggiori, colloco "Nodo scorsoio", soprattutto per il finale rimaneggiato, e "Il sangue dei Cheyenne". Ma storco un po' la bocca anche pensando a "Zanne insaguinate". Circa il trovare più belle o più brutte del previsto certe scene una volta realizzate dal disegnatore, capita di continuo. Di solito, quando vedo che non funzionano, dico: la colpa è mia che non ho saputo dare le giuste indicazioni per i disegni; se vedo che funzionano meglio del previsto, dico: bravo il disegnatore che ha aggiunto del suo. E' la tecnica migliore per costringersi a migliorare.

In una ipotetica schedatura, come si potrebbero computare le tavole di "Thugs!", visto che il soggetto risulta di Burattini-Priarone e la sceneggiatura soltanto tua?

In realtà, non credo che esista un criterio universale. Dipende da come è stata pensata la schedatura. In teoria, se si calcola il numero di pagine "sceneggiate", non ha importanza chi ha scritto il soggetto, giacché si contano solo quelle scritte da chi ha steso la sceneggiatura. Se invece si vogliono contare le pagine di una storia dividendole equamente fra gli autori di soggetto e sceneggiatura, può darsi che il criterio giusto sia quello del fifty/fifty, anche se all'atto pratico sceneggiare è più impegnativo e faticoso (in ambito zagoriano, salvo eccezioni) rispetto allo scrivere un soggetto. Nel caso di Thugs, però, la sceneggiatura è tutta mia e il soggetto mio a metà con Stefano Priarone (avendo io rielaborato un suo brillante spunto originale, che però necessitava di sostanziali interventi). Dunque si potrebbe pensare a un 75% mio e un 25 % di Stefano?

Quando tu decidi di far mangiare Cico, o comprare delle munizioni a Zagor, in base a cosa stabilisci i prezzi, naturalmente in dollari? Utilizzi dei riferimenti storici in questo senso?

Leggo spesso saggi e romanzi molto ben documentati riguardanti il West, e volendo potrei essere anche molto preciso nel dare i prezzi ai cibi, o ai cavalli, o alle armi. Esistono, insomma, delle fonti a cui fare riferimento. Quello che mi colpisce quasi sempre, quando leggo testi "ufficiali" è come si tratti di cifre sempre molto più basse di quelle che siamo abituati a vedere nei fumetti. Per esempio, nel West dieci dollari erano molto di più di quanto possiamo immaginare noi oggi. Però ci sono da fare due considerazioni: primo, Zagor non è ambientato nel classico Far West (che sarebbe il Sud Ovest degli anni seguenti la Guerra di Secessione) ma nel nord-est dei primi decenni del secolo. Addirittura, le banconote erano rare in quegli anni, ed esiste molta minore documentazione in proposito. Ma la consuetudine nolittiana vuole che alcuni classici elementi del western vengano inseriti nel contesto da "Ultimo dei Mohicani" tipico di Zagor, per cui abbiamo, per esempio, le ferrovie (che non c'erano o erano agli albori con locomotive primitive)e le armi automatiche (che non c'erano sicuramente). Così, anche i "prezzi" in dollari e la forma delle banconote che a volte si vedono sono prese dalle tradizioni del western. In altre parole, non mi devo chiedere, e non mi chiedo, come autore, quanto poteva davvero costare un pranzo al ristorante nel 1835 in Pennsylvania, perchè se lo facessi e stabilissi che costava 50 centesimo il lettore direbbe: che stupidaggine, non può costare così poco. Il lettore usa come riferimento i prezzi della tradizione del cinema e del fumetto western, e casomai i riferimenti interni alla serie. Per cui io cerco di far costare gli oggetti in vendita così come, su Zagor, sono sempre costati. Ma, a volte, correggo abbassando (tendo sempre ad abbassare, mai ad alzare).

Giovanni Luigi Bonelli

E' vero che l'irascibilità dello Zagor di Nolitta era dovuta proprio al carattere dello stesso autore? Una sorta di autocitazione, diciamo. E' per questo che lo Zagor attuale ha meno attacchi d'ira ?

Ogni autore tende a riflettersi nel proprio personaggio. Questo è evidente nei disegnatori: Diso ha trasformato Mister No in se stesso, Gallepini dava i suoi occhi e le sue espressioni a Tex, Ferri dà a Zagor il suo fisico, lo stesso Prisco, per fare il nome dell'ultimo arrivato, tende a fare Zagor più esile del solito perchè esile lui. Questo vale anche per gli sceneggiatori: G.L.Bonelli ERA Tex, Dylan Dog è nato dal sangue di Sclavi, e così via. Non definirei Nolitta "Irascibile", ma probabilmente "umorale" nel senso di soggetti a sbalzi d'umore, sì  ma umorali lo siamo tutti, chi più chi meno. Il suo Zagor, simpatico ma irascibile, buono ma potente, in questo gli assomiglia. Circa il cambiamento di Zagor in personaggio meno umorale temo che dipenda non tanto dagli autori ma dalla tendenza generale al politicamente corretto per cui gli eroi finiscono un po' per omologarsi in un buonismo a volte un po' stucchevole, non dovuto a direttive precise ma al fatto che chiunque scriva pensa: oddio, se scrivo questo qualcuno protesterà. Perfino Tex non è più l'uomo rude di una volta, ci pensa due volte prima di spazzolare un cattivo e c'è da contargli le sigarette. Non servono "direttive" precise perché un autore subisca le pastoie del politically correct e sia autocensuri, basta respirare l'aria, si sente da che parte tira il vento, e se non si è editori di se stessi e soprattutto se si lavora si personaggi altrui, occorre anche, ragionevolmente, tener conto della communis opinio, del sentire comune. In casa Disney, un personaggio come Moby Duck non si vede più perché fa di mestiere il baleniere, e le storie di Floyd Gottfreddson non vengono ristampate perché  ci sono personaggio di colore disegnati in modo caricaturale, e anche Diabolik, eroe nero, si è "addolcito" nel corso degli anni. C'è comunque da notare, politicamente corretto a parte, che i personaggi cambiano da soli, comunque, nel corso del tempo. Zagor ha "smussato" gli aspetti più umorali del carattere e non ha gli scatti di collera di un tempo (di cui a volte faceva le spese il povero Cico), ma tutto sommato è rimasto molto più simile a se stesso di altri eroi, Tex compreso.


Non è un segreto che la storia "Neve Rossa" fosse stata inizialmente pensata come uno speciale di 160 pagine. In casi come questi, allunghi semplicemente il finale di una trentina di tavole oppure rivedi alcune scene precedenti?

Dipende in che momento della lavorazione viene deciso l'allungamento. Nel caso del Maxi "Il forte abbandonato", allungato dopo che la storia era già stata finita, ho fatto degli inserti nel corso della storia (a volte anche una sola pagina qua o una sola pagina là, a volte veri e propri taglia/incolla con singole vignette o strisce, altre volte gruppi di tavole); nel caso di "Neve rossa", essendo stato deciso l'allungamento in tempo utile, ho potuto allungare il finale rendendolo più arioso, senza fare inserti in scene precedenti (ma sono state aggiunte anche alcune tavole nello stacco fra i due albi).

Non è la prima volta che ti capita di sceneggiare soggetti altrui: ti piace questo metodo di lavoro? Segui diligentemente le indicazioni del soggettista oppure possiedi comunque dei margini di libertà"

Preferisco sempre sceneggiare soggetti miei, ma non ho difficoltà, se necessario, ad adattarmi a sceneggiare quelli degli altri. Se il soggetto a cui devo lavorare è dettagliato, come quello di Boselli per "La strega della Sierra" o di Colombo per "La leggenda di Wandering Fitzy", lo seguo scrupolosamente. Se è essenziale come quello di Guzzon per "I sabotatori dell'Ontario" (uno speciale Mark), ci metto molto del mio. Il soggetto di Paolucci era una via di mezzo, dettagliato nella parte iniziale, essenziale nel secondo albo.

Con quale criterio vengono inseriti i disegnatori nelle varie testate?

Il criterio è quello di valutare in che cosa riescono meglio. Alcuni autori bravissimi nel disegnare fantascienza non sono altrettanto bravi a disegnare il western, e viceversa. In genere, sono gli stessi disegnatori a proporsi per una certa testata o per un certo genere; altre volte è Bonelli che riconosce un talento e lo mette alla prova (per esempio, chi mai avrebbe detto che Capitanio poteva passare così bene da Nick Raider a Tex?).

Francesco Manetti in basso a sinistra, con me, Alessandro Monti, Saverio Ceri e Alessandro Pastore negli anni Ottanta
Esiste, pubblicato da Paolo Ferriani, e datato 1998, anche un altro Index oltre a quelli zagoriani: quello di Alan Ford (1-300) con testi di Burattini - Manetti. Puoi rievocarci quell'esperienza e presentarci, per chi non lo conoscesse, il co-autore Francesco Manetti? La mia impressione è che, prima di essere analisti della serie, siete stati due lettori divertiti.

Sul fatto che io e Francesco Manetti siamo da sempre lettori divertiti da Alan Ford, non ci sono dubbi. Ma del resto, tutti i libri e i saggi che io (e Francesco, insieme e separatamente) abbiamo scritto sui fumetti nascono in primo luogo dal nostro divertimento. Facendo un po' di conti, io e Francesco Manetti abbiamo scritto insieme almeno otto libri: i cinque volumi di "Cavalcando con Tex", poi due su Zagor (lo "Speciale Zagor" di Collezionare e il volume della Glamour), e appunto l'Index di Alan Ford. Poi lui ne ha scritti altri da solo (è uno dei massimi esperti di Carl Barks, per esempio) e altri io da solo (o in coppia con Stefano Priarone, uno su Gallieno Ferri e uno su Guglielmo Letteri). C'è da notare che il Francesco Manetti mio sodale e compagno di merende non è il Francesco Manetti di uBC e che scrive su Ken Parker Collection, ma un omonomo (ma i due si sono più volte incontrati!). Francesco oggi ha trentanove anni, e io lo conosco da quando ne aveva ventitrè. Mi contattò lui stesso, dopo aver letto uno dei primi numeri della fanzine "Collezionare", di cui io ero uno degli artefici, e si offrì per scrivere articoli dato che era un super appassionato di fumetti. Scoprii, incontrandolo, che eravamo appassionati anche di altre cose in comune, per esempio Isaac Asimov e Stephen King. Diventammo amici per la pelle e, per esempio, lui è stato il mio testimone di nozze e io il suo. C'era anche lui, il giorno che io misi piede per la prima volta in Via Buonarroti, quando andammo a intervistare Bonelli (e lo stesso giorno, eravamo andati a trovare, in via Fatebenefratelli, un altro nostro mito comune, Max Bunker). Su Alan Ford, abbiamo scritto insieme, oltre l'Index, anche molto altro, e abbiamo curato la mostra "Alan Ford Venticinque", durante la mostra del fumetto di Prato del 1993 (in quell'occasione portammo a Prato Max Bunker). Avevamo in programma un altro libro, con Paolo Ferriani, mio e Manetti, su tutta la produzione di Max Bunker, ma poi il progetto si è arenato.

Sono curioso di sapere se, nel ricercare riferimenti nel passato della serie di Zagor, prendete come riferimento la serie Zenith o i Tutto.

Per quanto mi riguarda faccio riferimento ai Tutto, che considero l'edizione definitiva, con logiche correzioni a molte incongruenze del passato (fatte, peraltro, dallo stesso autore, cioè Nolitta). Naturalmente, questo fin dove i Tutto sono arrivati.

Una volta conclusa la storia le tavole disegnate a chi appartengono, a Bonelli o al disegnatore? E  che uso ne viene fatto?

E' già stato risposto nel modo giusto: una volta pubblicata la storia, le tavole (intese come oggetto fisico) vengono restituite al disegnatore, almeno qui alla Bonelli (non è così altrove, e ci sono molte controversie in corso). Naturalmente il disegnatore non può stamparle di nuovo, può solo, de vuole, venderle come oggetta da collezione, vende l'oggetto ma non dispone del diritto di stampa (che resta all'editore). 



Un autore può decidere di utilizzare un personaggio creato da un altro autore per una propria storia senza il veto del creatore? Per esempio, tu,  Moreno puoi decidere di utilizzare Nat Murdo senza chiedere il parere a Mauro Boselli?


Circa l'uso dei personaggi altrui, se ti riferisci a personaggi nell'ambito di una stessa serie, chiedere il parere del creatore è norma di buona creanza, ma non è obbligatorio, in quanto tutto ciò che noi creiamo in ambito zagoriano appartiene a Bonelli, ed è lui che poi ne dispone; in teoria Bonelli potrebbe autorizzare l'uso di Nat Murdo anche se Mauro Boselli non fosse d'accordo. Ma è logico che queste conflittualità non esistono: ci accordiamo facilmente su tutto.

Riguardo all'ipotesi di nuove sorprese emergenti dal passato di Zagor (parenti, amori, eccetera) qualcosa del genere bolle in pentola? Tu, personalmente,che ne pensi della questione? Secondo te il passato di Zagor è già inflazionato?

Io sono uno a cui piacciono le storie sul passato dei personaggi, sento molto il fascino della scoperta di segreti celati nella memoria o nascosti dalla polvere del tempo. Mi piace anche il gioco di costruire delle storie in flashback o retrospettive tenendo conto di quello che già si sa, o di spiegare le apparenti incongruenze. Una delle mie storie migliori, secondo me, è l'albetto allegato a uno Speciale del Comandante Mark in cui, in sole 32 tavole, ho raccontato il passato di Betty e ho risolto l'impossibile giustificando un sacco di cose che non tornavano nella serie. Detto ciò, non posso fare a meno di constatare come questa mia passione non sia condivisa da Sergio Bonelli né da molti lettori. Inoltre, toccare il passato di un eroe è pericoloso: probabilmente solo il suo creatore può farlo. Insomma, personalmente mi divertirei a spiegare un sacco di cose del passato di Zagor (sulla madre, per esempio, ma anche sul padre, ma anche su di lui) e credo che le cose da dire siano parecchie. Però, so con certezza che Nolitta preferisce che non si torni troppo spesso sull'argomento. Dunque, allo stato attuale delle cose non ci sono storie sul passato di Zagor in lavorazione. Però, se ne potrebbe parlare in occasione del numero 500. Se mi verrà chiesto, farò delle proposte. Che poi siano accettate, è tutto da vedere.

Se quindi le tavole vengono restituite al disegnatore le modifiche ai disegni di TuttoZagor dove venivano fatte? Non mi dire sulle fotocopie!

Il commercio di tavole originali non è un fenomeno molto vecchio, in Italia, anzi, diciamo che è recente (ultimi venti anni). Prima, gli autori non è che pensassero di rivendere ai mercanti le loro storie né che importasse molto loro di tenersele in casa. Una volta consegnate in casa editrice, restavano là e stava bene pure ai disegnatori. Anche il principio secondo il quale le tavole andavano restituite agli autori si è affermato di recente, appunto negli ultimi due decenni. Prima, la Bonelli ha conservato a lungo le tavole nei suoi archivi, senza che gli autori, almeno nella maggior parte dei casi, le richiedessero. Dunque, la serie "TuttoZagor" ha potuto contare sulle tavole originali (almeno in gran parte), e lì sopra sono state fatte le correzioni (di solito si è trattato di rifare il lettering). Via via che le storie venivano corrette, sugli originali, questi venivano restituiti agli autori. A meno che, come tuttora accade, gli autori non le richiedano neppure perché non sanno dove metterle! Quando gli originali non sono disponibili, si correggono delle copie che non sono semplici fotocopie, ma riproduzioni da pellicola su cartoncino da disegno, in pratica identici agli originali.

Nella tavola della storia di Diablar in mio possesso, l'ultima vignetta è stata sostituita tramite incollaggio. Perché?

In questo caso non si tratta di una correzione dovuta all'aggiornamento di una storia per la ristampa, ma a una correzione in fase di revisione prima della stampa. Nel tempo ci sono state varie filosofie riguardo a queste correzioni, anche in ragione delle aspettative dei lettori, ma oggi (ed è questa una parte del mio lavoro) si esaminano le tavole dei disegnatori al momento della consegna e dopo il lettering, prima della stampa (ci sono varie letture: mia, di Boselli, di Canzio, di Bonelli, e ogni lettura trova degli errori da correggere, nei testi e nei disegni); e se ci sono errori occorre rimediare. Gli errori ci sono sempre, a volte clamorosi, a volte piccolissimi. Se è possibile, le correzioni le fa lo stesso disegnatore. Se non è possibile (per la distanza o il tempo che manca) rimediano i nostri tre bravissimi grafici, con interventi comunque il più possibile limitati.

Circa le correzioni devo aver letto da qualche parte che Tex fu costretto all'autocensura negli anni '50 e '60. Scene in cui indiane apparivano troppo svestite vennero successivamente coperte e poi riscoperte nelle ristampe successive dopo alcune polemiche che investirono il mondo dei fumetti in generale con tanto di interrogazioni parlamentari dell'epoca ( i vecchi babbioni ). Si ha notizia di qualcosa del genere su Zagor?

No. Almeno, non ci sono mai state censure come quelle subite da Tex, e per un motivo ben preciso. Tex uscì la prima volta nel 1948. La proposta di legge di due parlamentari democristiani, i famigerati Domenici e Migliori, che portò al triste marchio della "Garanzia Morale" sugli albi di gran parte dei fumetti italiani, è della metà degli anni Cinquanta. Dunque, per alcuni anni Tex uscì libero da ogni censura, felicemente espressivo come voleva papà Bonelli. I guai sorsero quando, nella seconda metà degli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, si cominciarono a ristampare le storie uscite appunto prima della "Garanzia Morale" (quelle uscite dopo erano già castigate di loro fin dal primo apparire). Le ristampe sono state tutte censurate, come hanno dimostrato numerosi saggi (ho scritto anch'io qualcosa in proposito). Zagor è uscito la prima volta nel 1961, dunque già in regime di "Garanzia Morale", ed è nato dunque morigerato di suo (ma in fondo nacque scritto da Guido Nolitta, che aveva un temperamento diverso da Gian Luigi Bonelli, e dunque, probabilmente, non sarebbe stato ugualmente "sfrontato" come il Tex delle origini). Le correzioni che si sono fatte sulle tavole di Zagor per le varie ristampe, e soprattutto per TuttoZagor (dove gli interventi sono stati notevolissimi), non sono state "censure" ideologiche o di stampo moralistico, ma solo soluzione di errori o di sviste nei testi o nei disegni, miglioramenti decisi in gran parte della stesso Bonelli.

Come mai De Vescovi ha disegnato solo una storia per Zagor? Secondo me diede un ottima prova. E' stata una scelta sua non continuare o editoriale? E tu come giudichi i suoi disegni in quella circostanza,fra l'altro su testi tuoi?

Devescovi fu, purtroppo, solo un "prestito" momentaneo in un momento in cui serviva un aiuto esterno per garantire la produzione della serie. Una volta fatto il lavoro, Devescovi fu restituito a Martin Mystere (dove è uno fra i più bravi). Avrai notato, credo, che non a caso Franco ha disegnato la storia in due albi dove, nella serie del BVZM si parla di Zagor.  Il mio giudizio sullo Zagor di Devescovi è positivissimo. Mi piacque molto come realizzò quella mia storia. Peraltro, lo ricordo come una persona squisitissima: andai a trovarlo a Trieste, dove abita, e mi portò a mangiare in un paio di posti bellissimi, trascorremmo un bel weekend insieme (io ero all'epoca giovane e alle prime armi, ma lui mi trattò come un autore navigato!).