venerdì 15 giugno 2018

LA ROCCIA CHE BRUCIA



E' in edicola lo Zagor n° 635, intitolato "La roccia che brucia". Si tratta della seconda puntata della storia iniziata nel precedente albo "Furia cieca". L'avventura si concluderà sul n° 636. I testi sono miei, i disegni sono dei fratelli Nando e Deniso Esposito (Esposito Bros), la copertina è opera di Alessandro Piccinelli. La principale singolarità di questo racconto è il ritorno in team-up di due vecchi avversari dello Spirito con la Scure: Marcus, l'uomo volante con poteri da ipnotizzatore, e Alfred Bannister, alias Thunderman. Due villain di vecchio se non vecchissimo stampo, che ho cercato di riportare sulle scene giustificandoli meglio e dando loro maggiore spessore. 

Chi ha criticato il fatto che nella prima puntata è stato dato troppo spazio alla rievocazione in flashback delle loro precedenti apparizioni probabilmente non ha letto attentamente la rievocazione stessa perché il passato dei due criminali che viene raccontato a beneficio di lettori di oggi non è esattamente quello che credevamo di conoscere. Ci sono sostanziali differenze sia nel caso di Marcus che nel caso di Thunderman. Differenze imposte appunto dalla necessità di rendere più credibili agli occhi smaliziati dei lettori di oggi le origini dei due personaggi. Quindi, non di riassunto delle puntate precedenti si è trattato, ma di racconti nuovi, con significative variazioni e spiegazioni. Ovviamente variazioni e spiegazioni sono state fornite cercando di non stravolgere del tutto quanto già si sapeva: se non vi siete accorti delle differenze è perché mi è riuscito il gioco di prestigio. Però allora non criticate perché la storia è stata narrata due volte, altrimenti dimostrate di non aver capito, di non aver letto con attenzione, di non aver memoria (anche se l'esperienza insegna come i detrattori di solito dimostrino proprio questo). 

Ma se anche, per ipotesi, il riassunto corrispondesse a quanto già noto, davvero non avrebbe dovuto essere fatto? L'Uomo volante risale al 1961, Thunderman al 1981, e non sono mai riapparsi: dunque sono passati 57 anni nel primo caso e 37 nel secondo. Una rinfrescata alla memoria era indispensabile, direi, a meno che non si ritenga di doverci rivolgere, scrivendo Zagor, soltanto a lettori della vecchia guardia, minori di ogni storia e insofferenti verso quelli delle nuove generazioni (di nuovo l'esperienza insegna come di solito i detrattori siano proprio di questo tipo).

A proposito di detrattori, eccome uno che scrive un commento firmandosi come Anonimo, in calce al post riguardante "Furia cieca". Il nostro Anonimo, dopo la lettura del primo albo dei tre, pretende di trovare un errore: a pagina 42 del n°197 di Zagor viene detto che la "pietra che brucia" ha perso la sua energia, tanto che lo Spirito con la Scure la può toccare con la mano e la sente fredda. Ora, è sempre uno sbaglio voler criticare prima di aver letto  una storia per intero, però il detrattore pregiudiziale ritiene di doverlo fare prima di tutti (chi colpisce per primo colpisce due volte). Peccato che nella seconda puntata fosse prevista appunto la spiegazione, che viene infatti regolarmente fornita: la roccia aliena si è ricaricata assorbendo energia dai fulmini o dal terreno (si fanno, ovviamente, solo delle ipotesi perché non c'è uno scienziato in grado di dimostrare l'esatto meccanismo). E non c'è nessun "ambaradan" da giustificare: la spiegazione è così semplice che basta un balloon per illustrarla. Dunque nel se nel n° 197 la roccia si era "scaricata", dopo 37 anni, nel n° 635,  si è "ricaricata". Di tempo ne è passato a sufficienza, direi. Poi, ognuno può apprezzare o non apprezzare una storia, per carità. Però si dica: non mi piace perché non corrisponde ai miei gusti, perché non mi è simpatico lo sceneggiatore, perché sono polemico, perché sono nostalgico, perché vorrei scrivere io le storie e non leggere quelle di altri che mi sembrano incapaci; non si dica però che la roccia scaricata nel 1981 non può essersi ricaricata nel 2018: un commento così, dato pregiudizialmente prima di essere arrivato in fondo alla storia, secondo me non fa fare bella figura, ecco (ma tanto, vabbè, il detrattore è Anonimo). A proposito di arrivare in fondo alla storia: il secondo albo del racconto è, appunto, il secondo di tre. Ci sarà una "morale" da trarre (per chi la vuol trarre, e non ce n'è bisogno, in realtà), ma sarà chiara (se sarà chiara) solo a storia finita. Ne riparleremo il mese prossimo.