giovedì 19 dicembre 2019

ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO





Sono note le mie edificanti risposte contro haters e detrattori, al punto da essere diventate un genere letterario di sicuro richiamo. Quando annuncio un nuovo articolo  sulla mia pagina FB e scrivo la frase convenzionale "un po' di sana polemica", le visite raggiungono la stratosfera. Potete usare le "etichette" qui a lato cliccando sul link "polemica" delle Categorie e vi compariranno tutte. Ho anche infarcito di sana polemica il mio ultimo libro "Io e Zagor" (Cut-Up) con lo scopo di alzarmi sensibilmente le vendite (confidando soprattutto sull'acquisto da parte degli haters che vorranno controllare se sono stati chiamati in causa). Tuttavia non sono l'unico autore di fumetti a divertirsi nel rispondere ai detrattori, e so anzi di avere un compagno di mille battaglie in Michele Medda. Mi sono ricordato di un suo articolo intitolato "Altrimenti ci arrabbiamo" da lui pubblicato in Rete nel dicembre del 2007, e gli ho chiesto il permesso, prontamente accordato, di riproporlo. E' qui sotto, seguito dagli esilaranti Auguri Politically Correct. Grazie, Michele. Buona lettura!


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ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO 
(messaggio di pace per l’anno nuovo)
di Michele Medda

Articolo pubblicato il 15-12-2007

Dovrei imparare a leggere i messaggi che il Destino mi manda. Nel 1988, quando pubblicai su Nick Raider la storia intitolata Saigon, un lettore scrisse una lettera furibonda alla casa editrice, lamentando che il sottoscritto “parteggiava sfacciatamente per i Vietcong”. Ora, 1) Se si parteggia, si parteggia. “Sfacciatamente” cosa vuol dire? 2) Se anche avessi parteggiato per i Vietcong, cosa ci sarebbe stato di male? E comunque, 3) Non parteggiavo affatto per i Vietcong.
Perciò, scrollai le spalle e non mi curai nemmeno di rispondere al lettore, lasciando il compito alla redazione. Avrei dovuto pensare al vecchio detto: “Il buongiorno si vede dal mattino”. Il Destino mi stava annunciando qualcosa. E cioè che quel lettore arrabbiato sarebbe stato il primo di una lunga lista.

Pochi anni dopo scrissi una storia per Nathan Never, Terra bruciata, in cui compariva una gang di motociclisti. Un motociclista mi scrisse arrabbiato per il fatto che i motociclisti della storia erano cattivi.
Qualche anno dopo, quando cominciai a scrivere Legs, il gruppo degli arrabbiati si infoltì fino a diventare una folla. I primi a essere infuriati erano i lettori che avevano conosciuto Legs sulle pagine di Nathan Never e che detestavano con tutte le loro forze il cambio di tono narrativo. Quanto alle mie storie, non facevano arrabbiare solo i lettori. Facevano arrabbiare anche Antonio Serra. Per non parlare dell’editore. Quando uscì Fotogrammi di morte protestarono i sostenitori del cosiddetto “cinema d’autore”, quel tipo di cinema che io avrei sbeffeggiato incarnandolo nel presuntuoso regista Norberto Antonucci. Addirittura, facendo riferimento alla mia intera produzione, uno di quei mentecatti che ammorbano i newsgroup mi accusò di scrivere storie “anticulturali”.

Perfino le mie storie di Tex sollevarono un’ondata di proteste, quelle dei puristi texiani. Ci fu chi si si indignò per la comparsa di un bordello in una storia, chi per il fatto che Tex stendeva un avversario con una ginocchiata nelle parti basse, e chi semplicemente non voleva leggere trame “poliziesche” su Tex. (In realtà avevo fatto di peggio: in entrambe le storie Tex sparava a una donna, ma le scene furono prontamente modificate in redazione. E mi chiedo cosa mi sarebbe successo se quelle scene fossero rimaste intatte).

Appena pochi anni prima, un mio articolo che metteva a confronto serie italiane e serie americane aveva suscitato l’ira funesta degli appassionati di comics americani. Mi ero macchiato di lesa maestà nei confronti di Neil Gaiman e Frank Miller, e fui punito con un delirante pezzo che comparve su una fanzine, e che terminava con una chiosa critica di indiscutibile pregio letterario: “Nathan Never fa cagare”. Mosso a pietà, inviai all’incontinente (c/o la fanzine suddetta) due rotoli di carta igienica e una confezione di deodorante per w.c. Spero che ne abbia fatto buon uso.

Molti anni dopo scrissi un appassionato articolo elogiativo su Alan Moore (poi pubblicato nel libro Alan Moore: portrait of an extraordinary gentleman). Qualcuno mi accusò di spargere merda (sic!) su Alan Moore. Non oso immaginare le reazioni se l’articolo fosse stato dispregiativo. 

Con lo sviluppo di internet la situazione si complicò. Se non intervenivo sui forum, i lettori si arrabbiavano (“Medda fa la primadonna!”). Se intervenivo, era ancora peggio. Riuscivo a far arrabbiare perfino i colleghi (“Medda scrive solo stronzate!” scrisse su un newsgroup un giovane e talentoso sceneggiatore).

Alla fine ho deciso di limitare le mie esternazioni a questo sito, ovviamente senza riuscire ad arginare il fiume dell’ira. Ho fatto arrabbiare i videogiocatori, che mi hanno metaforicamente fatto a pezzi nei loro forum. Ho fatto arrabbiare almeno un paio di recensori, un patetico individuo che ha forwardato a diverse mailing-list una sequela di insulti al sottoscritto (così feroce che qualcuno gli ha chiesto “Ma Medda ti ha investito il cane?”); e poi ho fatto infuriare, letteralmente, decine e decine di nerd, wanna be e dreaming of (la categoria peggiore: quelli che non vogliono realmente fare i fumetti, ma vagheggiano di farli - ovviamente molto meglio di quelli che li fanno nel mondo reale).

L’ultimo ad arrabbiarsi col sottoscritto è stato un appassionato di manga, Emanuele Di Amico, che dopo aver letto Dylan Dog n. 256, Il feroce Takurr, mi ha inviato la lettera che pubblico qua sotto (col nulla osta dell’autore, sia chiaro). Secondo Emanuele, nell’albo suddetto avrei insultato i lettori di manga ironizzando su un collezionista di fumetti del Sol Levante.

Non che la cosa mi faccia effetto. “Ve ne sbattete le palle” ringhia Emanuele nella sua lettera. E ha perfettamente ragione: infatti non gli ho chiesto scusa. Da scrittore, non devo scusarmi di niente, e pazienza se qualcuno si arrabbia.

In realtà simili reazioni esacerbate, nel loro piccolo, sono la spia di un problema più generale. Perché ci sono “reazioni esterne”, diciamo così, a ogni tipo di espressione artistica. Soprattutto a quelle che stanno sotto i riflettori molto più dei nostri fumetti. E queste “reazioni” implicano l’idea che ci siano cose che non si possono dire. Un’idea che, ovviamente, non mi trova per niente d’accordo, perché implica a sua volta che debba esistere un controllo su quanto viene detto, scritto, cantato, disegnato, filmato. In parole povere, questa idea legittima la censura.

Ma siamo ancora sotto le feste, l’anno nuovo si avvicina, e permettetemi di rimandare l’argomento censura. Salvaguardiamo il nostro fegato per il cenone di fine anno.

Ne approfitto per fare gli auguri a tutti, amici e nemici, colleghi e lettori, anche e soprattutto all’offeso Emanuele. E dato che l’effetto-Natale dura ancora e siamo tutti più buoni, vi giro gli auguri politicamente corretti dell’amico Luigi Mignacco (comprensivi degli auguri natalizi). E se dopo questi si arrabbierà qualcun altro, non so che cosa farci…

Buon 2008, e a rileggerci presto.

Michele Medda


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La lettera del lettore:

Salve.

Ho appena terminato di leggere l'ultimo episodio di Dylan Dog (ultimo in tutti i sensi visto che non lo comprerò più, dato che, e di questo non gliene fregherà nulla, mi ritengo offeso). Scrivo a lei in primis, che è l'autore della storia, e dopo anche alla sua casa editrice Bonelli.

Io sono un convinto e fervente non ammiratore, proprio innamorato dei Manga, i fumetti Giapponesi che lei (e guardi che darle del lei mi sta costando fatica; avrei voluto scrivere tutt’altre cose ma io sono civile, difficile da credere, vero? Eppure ho la casa piena di Manga. Strano, vero? Secondo lei chi legge Manga è un deficiente).

Ma andiamo per ordine: amo i Manga e gli Anime (i cartoni, in Italiano: sapeva, vero, che si chiamano cosi?). Adoro il Giappone, mi piace il Sushi, ma non lo mangio con le bacchette, non lo mangio a colazione pranzo merenda cena e spuntino di mezzanotte, non per questo mi vesto da Goku di Dragonball e cerco di vestire da Sailor Moon una ragazza che mi piace, non vivo chiuso in una stanza con i Manga a cerchio attorno a me, dando loro un nome, e magari organizzando feste da ballo ballando con i gadget dei pokemon o di qualunque altro Anime.

Lei, caro signor Medda, sta tirando fuori uno dei piu scemi e ritriti luoghi comuni che circola sugli amanti dei Manga: e cioè la credenza che chi legge i fumetti made in Japan si fonda il cervello fino a fare quanto ho scritto, e quanto lei ha riportato nella sua storiella.

Bene, io ci tengo a far sapere che noi (sì, noi. perchè siamo tanti ma non per questo ridotti come lei ci dipinge) siamo persone a posto. Ogni tanto mangiamo Sushi, e allora? Non vuol dire che siamo svitati. Possiamo comprare i gadgets, ma non vuol dire che passiamo 23 ore in adorazione con ceri d'incenso e preghiere ancestrali buddiste, per dormire una sola ora e quindi tornare a pregare.

No, li conserviamo e ci piace tenerli là come ognuno puo tenere qualcosa di caro, ma questo luogo comune, cazzo, è esagerato. Se vuole saperlo ho visto persone vestite da Dylan Dog e quelle camicie rosse sono davvero orribili, sa?

Ma alla fine io penso che (la sua storia, ndr) sia tutta una forma di protesta (vedi il protagonista del suo stupido siparietto che vede la luce ed è grato di aver smarrito i Manga salvandosi cosi la vita: non si offenda, una cagata assurda), suscitata dall'invidia che, statistiche alla mano, non perchè possa sembrare di parte ma perchè le ho viste, su giornali e tg, il Manga vende di piu dei vostri scartafacci, quindi stroncandovi il mercato.

Beh che dire? Io posso tranquillamente convivere comprando fumetti Giapponesi, Italiani,e anche quelle assurde strips yankee, ma a quanto pare vi acceca la rabbia di essere superati nel vostro campo da qualcuno. Se mi permette questo è un atteggiamento molto fascista, dia retta: se deve iniziare una campagna offensiva contro i Manga,e contro chi li legge dipingendoli come dei poveri mentecatti svalvolati, si compri un ettaro di terra e ci coltivi le bietole; perchè lei dei Manga, e di chi li segue,mi permetta, non ha capito proprio un cazzo.

Ho provveduto ad inoltrare alla Bonelli le pagine con le vignette incriminate, scrivendo loro più o meno le stesse cose. So perfettamente che ve ne sbattete le palle, ma sa com'è, come protesta lei protesto anche io, perchè non mi va proprio di essere offeso, e soprattutto di vedere offesi dei fumetti che invece meritano rispetto, e che invece suscitano rabbia solo perchè vendono di piu, fate festa perchè dimostrate di cadere in basso.

Ovviamente mi darà del cretino e cancellerà questa mail (sempre che sia arrivato fino a qua,sa voi non digerite per niente le critiche altro esempio di rabbia repressa), ma non importa, ho inoltrato anch'io una civile protesta contro le vostre stupide offese ai Manga e a chi li segue.



Continui a partorire storie sceme come quella del Takurr, razzista e luogocomunista, io non la leggerò.


Abbandono la barca visto come siamo stati trattati.


Salve.

Emanuele Di Amico


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Auguri Politically Correct

Io sottoscritto (d'ora in avanti "l'Augurante")
chiedo al mio interlocutore (d'ora in avanti "l'Augurato")
di accettare senz'alcun obbligo, implicito o esplicito, i voti più sinceri dell'Augurante (d'ora in avanti "gli Auguri") affinché l'Augurato possa trascorrere nel migliore dei modi (ove nella frase "migliore dei modi" si sottintende da parte dell'Augurante e si presuppone da parte dell'Augurato un atteggiamento che tenga conto delle problematiche di carattere sociale, ecologico e psicologico, che non sia causa di tensione e/o competizione, né comporti o favorisca alcun tipo di assuefazione o di discriminazione, sia sessista, sia di diverso carattere) la festività coincidente al Solstizio d'Inverno convenzionalmente nota come "Natale", ma che può essere chiamata e celebrata dall'Augurato secondo le sue tradizioni religiose e/o laiche, premesso il debito rispetto nei confronti delle tradizioni religiose e/o laiche di persone di qualunque razza, credo o sesso diverse dall'Augurato, ivi comprese coloro che non praticano alcuna tradizione religiosa e/o laica.

Qualsiasi riferimento a qualunque divinità, figura mitologica, personaggio tradizionale, reale o leggendario, vivo o morto che sia; a simboli (ove sono compresi tra l'altro - ma non limitativamente - canti e rappresentazioni artistiche, letterarie esceniche) religiosi, mitologici o della tradizione che possa essere ravvisato direttamente o indirettamente nei presenti Auguri non implica da parte dell'Augurante alcun sostegno nei confronti della figura o del simbolo in questione.

L'Augurante chiede inoltre all'Augurato di accettare gli auguri per un felice (ove l'aggettivo "felice" viene definito tra l'altro - ma non limitatamente - come “gratificante dal punto di vista personale, sentimentale e finanziario e privo di complicazioni di carattere medico, dirette o indirette”) anno 2008.

L'Augurante sottolinea che la datazione "2008" è qui considerata come convenzionale, così com'è considerata convenzionale la data del 1° Gennaio come inizio dell'anno, e dichiara il suo assoluto rispetto per altri tipi di datazione legati alle differenti culture religiose e/o laiche di cui l'Augurante riconosce il prezioso contributo allo sviluppo dell'attuale società multietnica.

Augurante e Augurato convengono inoltre su quanto segue:

- Gli Auguri valgono a decorrere dalla data del presente accordo al 31 Dicembre 2008, dopodiché dovranno essere esplicitamente rinnovati da parte dell'Augurante.
- Gli Auguri non implicano alcuna garanzia che i voti di "felicità" espressi dall'Augurante trovino un effettivo riscontro nella realtà dell'Augurato, il quale non potrà attribuire all'Augurante alcuna responsabilità civile e/o penale e/o morale per la loro mancata attuazione.
- Gli Auguri sono trasferibili a terzi purché il testo originale non subisca modifiche o alterazioni. La libera diffusione del testo non implica tuttavia il pubblico dominio del testo stesso, i cui diritti appartengono in ogni caso al detentore del copyright.
- L'Augurante declina ogni responsabilità derivata dall'utilizzo degli Auguri al di fuori dai limiti prescritti; in particolare, l’Augurante declina ogni responsabilità per eventuali danni fisici o morali all'Augurato e/o a persone e/o sistemi informatici a lui collegati derivati dall'invio degli Auguri mediante E-Mail o qualunque altro metodo di trasmissione, elettronico o di diverso genere, attualmente in uso, in fase di sperimentazione o non ancora inventato.

Ciò stabilito,

Buon Natale e Buon 2008!